ATINA: ITALO AMERICANO FA RICOSTRUIRE LA GRANDIOSA FONTANA DELLA PIAZZA PRINCIPALE A PROPRIE SPESE

 

Il Comune è solito informare capillarmente con ogni mezzo: manifesti, tabella, messaggi mail, sulle iniziative che organizza:  di questo episodio di massima civiltà e di grande esemplarità niente e nulla si è visto o sentito!

 

di Michele Santulli 

Atina (FR) – Si definisce ‘mecenate’  il cittadino che a proprie spese, liberamente, senza sollecitazione o interessi personali, provvede al restauro o alla costruzione o all’abbellimento di un monumento o di una chiesa o di una scuola o di un museo, ecc., oppure dona la propria collezione d’arte o un’opera d’arte o la propria biblioteca alla pubblica istituzione in grado di accoglierla o che con propri mezzi incentiva e/o promuove iniziative  artistiche e culturali di ogni genere, a gratificazione e educazione della società. 

In tutta la Ciociaria ci sono stati sin dall’antichità  episodi di filantropia, raramente  di mecenatismo: tornando ai nostri giorni, in merito piace rammentare ancora una volta due mecenati, che abbiamo presentato in una nota passata: Francesco Ingrao e Francesco Paolo Ingrao da Lenola, cugini tra di loro,  dagli interessi artistici  differenti.  Altri episodi significativi da segnalare a gratificazione del lettore, non ne conosco. Purtroppo la Ciociaria  non è terra dotata dell’humus idoneo a far attecchire questa nobile pianta, tutto qui in effetti congiura a tenere la gente distratta e lontana da certi fatti e possibilità esistenziali:  invero tutto si fa per  attirarne l’attenzione e l’interesse  alla esteriorità più banale e volgare e il simbolo più eclatante e più obbrobrioso ne è la cementificazione selvaggia e farneticante che ha distrutto e degradato città e campagne e colline. Come può in siffatto contesto fiorire l’animo gentile e nobile  che si propone di realizzare qualcosa di bello e per di più, per gli altri?  E’ un po’ arduo: basti pensare che se ci fosse qualcuno che volesse donare, per esempio, un’opera d’arte al Comune di FR o di Cassino o di Ferentino  o di Alatri o di Fondi  si può essere certi e sicuri  che non c’è la pinacoteca o il museo o la galleria idonei per ospitare un’opera d’arte! Onta e disdoro maggiori non esistono. Tale è ancora oggi il livello: piscine olimpioniche, campi sportivi all’avanguardia, palazzoni e palazzoni, auditori stile Las Vegas vanno bene più o meno dovunque ma zero museo, zero pinacoteca, zero civica galleria degni ovviamente di questo nome!

La situazione è  così critica che  succede quindi che quando si verifica un episodio di mecenatismo, esso non si fa  conoscere, non viene fatto circolare, si direbbe che le istituzioni o non  ne comprendono  il valore oppure hanno altre motivazioni che non voglio esprimere: se però c’è la sagra delle fettuccine o la giornata del vino, la pubblicità è capillare dovunque: però  il gesto del mecenate non viene notato,  non se ne capisce il significato,  direi che se ne ha paura:  imbarazza quasi!  Vengo al punto: siamo ad Atina, giorno 15 agosto, un atinate,  il Signor Eugenio Cannatà, a proprie  spese, ha fatto ricostruire una grandiosa fontana in mezzo alla piazza  principale, uguale a quella che esisteva già molti anni prima ma che  la guerra aveva danneggiato e perciò eliminata del tutto: talmente imponente, la vecchia struttura, che  gli atinati la chiamavano il  ‘fontanone’,  punto di riferimento e di incontro. Ora grazie all’episodio di mecenatismo, la immagine di Atina ne ha acquistato enormemente poiché offre al visitatore che arriva un colpo d’occhio veramente  magnifico: un nuovo splendido ‘fontanone’ che si staglia imponente e solenne  al posto di quello distrutto, al centro della piazza! Opera realizzata con molta cura in marmo di Coreno, perciò impegnativa nella esecuzione, costata molti soldi! Il mecenate, il Signor Cannatà, è originario di Atina ma residente negli Stati Uniti a New York da molti anni: gesto dunque doppiamente ammirevole. Il sindaco e il parroco hanno onorato la iniziativa alla presenza anche di parecchio popolo.

Ma nulla si è sentito in giro. Il Comune è solito informare capillarmente con ogni mezzo: manifesti, tabella, messaggi mail, sulle iniziative che organizza:  di questo episodio di  massima civiltà  e di grande esemplarità  niente e nulla si è visto o sentito! Si elargiscono onorificenze, titoli e onori con tanta generosità: ecco un caso nobile ed eccezionale da additare al pubblico elogio ed esempio. E’ avvenuto come alcuni anni fa ed esattamente sempre nel mese di agosto ma del 1990, allorché un arpinate, anche lui emigrato in America, il benemerito Signor Vito de Arcangelis, donò alla città di Arpino  un monumento in marmo e bronzo  molto pregevole dedicato all’emigrante: anche allora zero informazione: istruttivo il fatto che fu collocato fuori della cttà in una delle tante frazioni di Arpino, dove ancora si ammira, se ovviamente si conosce. Ma quando invece c’è la sagra elettorale o di altra natura,  sempre mangereccia,  allora fuochi pirotecnici, luminarie, manifesti e quant’altro si immagina. Arte e Cultura, chissà perché, sempre emarginate in Ciociaria, ancora.