ATTACCO A PARIGI: RAFFORZATE IN ITALIA MISURE DI SICUREZZA

di Angelo Barraco
 
Parigi – La Francia è stata messa ferro e fuoco dai terroristi dell’Isis in una serie di attentati senza precedenti che hanno cagionato la vita a 127 persone e 192 sono rimaste ferite, 80 in gravi condizioni. L’Isis minaccia ancora la Francia con un video “Non vivrete in pace finché continueranno i bombardamenti”. Intanto le forze di sicurezza sono mobilitare al massimo livello per fronteggiare nuovi possibili e ulteriori attentati. La rivendicazione dei Jihadisti ha puntato il dito anche verso l’Italia: ““La Francia manda i suoi aerei in Siria, bombarda uccidendo i bambini, oggi beve dalla stessa coppa": è quanto afferma il canale Dabiq France (la rivista francese dello Stato islamico) assumendo la paternità degli attentati. Lo riferisce il Site. Dopo Parigi, ora "tocca a Roma, Londra e Washington”. Minacce che non promettono nulla di buono per gli eventi di natura mondiali che si svolgeranno in Italia quanto prima, ovvero il Giubileo.
 
 Intanto in Italia i vertici delle forze dell’ordine hanno rafforzato le misure di sicurezza, i controlli e le aree a rischio. Particolare controllo alle aree riconducibili a Francia, Roma e Milano.  Alfano riferisce: “L’antiterrorismo è in costante contatto con i colleghi francesi anche allo scopo di disporre ulteriori interventi preventivi”. La città di Torino rafforza le proprie misure di sicurezza. La decisione è stata presa dai vertici delle forze dell’ordine in una riunione del prefetto che spiega: “Non ci sono elementi di preoccupazione iteniamo però doveroso dare un segnale di sicurezza ai cittadini”. 

Papa Francesco è rimasto sconvolto dalla notizia degli attentati in Francia e lo sgomento del Papa è condiviso all’interno della Curia. In merito al Giubileo, il responsabile di uno degli enti più importanti della Città del Vaticano ha riferito all’Agi: “una delle possibili soluzioni per garantire la sicurezza sarebbe un 'cordone sanitario' attorno a via della Conciliazione e alle altre strade di accesso, in modo che la gente possa accedere solo a piedi e dopo un controllo della polizia, come avviene per la sola piazza San Pietro in occasione delle udienze generali”.

Ricordiamo inoltre che i terribili attentati in Francia e la minaccia agli Usa potrebbe essere dovuta alla recente uccisione del boia dell'Isis "Jihadi John". I mass media Usa hanno anticipato una notizia che  è stata confermata dal Pentagono ovvero che nel corso di un raid aereo in Siria è stato colpito il temibile boia dell’Isis “Jihadi John”, l’uomo che senza pietà ha tagliato la gola a tanti ostaggi stranieri. Il Pentagono però non è in grado di dire al momento se “Jihadi John” (il suo vero nome è Mohamed Emwazi), sia stato ucciso o no. Intanto arrivano commenti in merito a quanto accaduto è stato confermato da parte del portavoce della Difesa Peter Cook: “sono in corso verifiche del risultato dell'operazione di stanotte. Forniremo ulteriori informazioni se e quando sarà appropriato”.
 
La Abc ritiene che il boia sia stato ucciso poiché sarebbe rimasto colpito mentre lasciava un edificio a Raqqa mentre stava salendo a bordo di un veicolo. L’Abc ha citato fonti vicine ad Obama  e l’operazione è stata definita senza errori, senza danni collaterali e secondo le autorità il boia sarebbe stato disintegrato. Il boia chi era? Un 27enne completamente vestito di nero con pistola in una fondina di cuoio e in mano teneva un minaccioso coltello.

Chi sono state le sue vittime? Il primo a finire sotto le mani del boia è stato l’americano James Foley il 19 agosto 2014. Successivamente sono stati brutalmente sgozzati Steven Sotloff, i britannici David Haines e Alan Henning, l'americano Peter Kassig e i giapponesi Haruna Yukawa e Kenji Goto. Il terribile killer era in fuga da mesi. 

Madre del giornalista americano decapitato Se verrà confermata la morte di Jihadi John sarà «una piccolissima consolazione per noi». Lo ha detto Diane Foley, la madre del giornalista americano che è stato la prima vittima del 'boia dell'Is' nell'agosto del 2014, che ha sempre criticato l'amministrazione americana per non aver fatto abbastanza per liberare il figlio e gli altri ostaggi occidentali poi decapitati dallo Stato Islamico. «Questo enorme sforzo per dare la caccia a questo uomo folle pieno d'odio quando non hanno fatto neanche metà di questi sforzi per salvare gli ostaggi quando questi giovani americani quando erano ancora vivi», ha aggiunto Foley che in passato ha condannato Washington per la sua politica di non negoziare per la liberazione degli ostaggi. Dopo l'identificazione di Jihadi John come Mohammed Emwazi lo scorso febbraio, Foley aveva detto che è «sconvolgente come una persona giovane con molti talenti li possa usare per azioni così cattive» rivolgendo un pensiero anche alla sua famiglia. Poi aveva parlato della necessità di punire ma anche perdonare i responsabili dell'uccisione del figlio: «devono essere puniti perché la loro brutalità è orribile, ma dobbiamo anche perdonare perché ad un certo punto l'odio non può continuare».