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Economia e Finanza

Aumentano le donne imprenditrici

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Tempo di lettura 3 minuti Le statistiche del 2016: oggi rappresentano il 35% degli imprenditori. Le donne chiudono positivamente un contratto in affiliazione il 15% in più degli uomini

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L’imprenditoria femminile cresce in Italia, anche nel franchising, il settore del commercio e dei servizi in affiliazione che ha un giro d’affari di 23 miliardi annui. Tra i 51.000 franchisee titolari di un negozio o un centro servizi in franchising, le donne risultano essere 17.800 a fine 2016, pari al 35% del totale (con un aumento del 2% rispetto al 2015). Una crescita analoga si registra nel popolo del franchising, cioè tra quel mezzo milione di italiani che ogni anno si avvicina con interesse alla formula del franchising: qui le donne sono 160.000, pari al 32% del totale (con un aumento dell’1,8% rispetto al 2015). Ed infine una conferma viene dalla fiera di settore, il Salone Franchising Milano, che ha registrato tra i suoi visitatori il 31% di donne (con un aumento del 4% rispetto al 2015).

Risulta anche che le donne chiudono positivamente un contratto di affiliazione il 15% in più degli uomini, confermando intuito imprenditoriale e spiccate capacità manageriali: pur essendo maggiore il numero degli uomini che si avvicinano al mondo del franchising è maggiore il numero delle donne che chiudono effettivamente un contratto e divengono franchisee.

“Esattamente come gli uomini, ormai le donne sembrano preferire forme di autoimprenditoria – spiega Antonio Fossati, Presidente del Salone Franchising Milano – Nel franchising crescono anno dopo anno e sono arrivate ad una quota del 35% sul totale degli imprenditori franchisee. Hanno successo nel commercio in affiliazione anche perché sembrano essere migliori degli uomini nell’organizzare il negozio e la gestione delle risorse e nell’ascoltare la clientela e le loro necessità. Appaiono inoltre più fortemente motivate in quanto intraprendono la nuova avventura come una vera scelta di vita, tanto che le catene franchisor apprezzano sempre più le loro candidature”.

I settori merceologici preferiti dalle donne sono, nell’ordine: Food (31%), Fashion (27%), Servizi alla persona (18%), Commercio specializzato (11,5%), tabella per la casa (6%). Come primo investimento per aprire un punto di vendita, le donne prediligono per il 49% la fascia fino a 25mila euro; per il 26,5% la fascia fino a 50mila euro, per il 13,5% la fascia fino a 100mila euro. Le donne che si avvicinano al franchising appartengono per lo più alla fascia d’età tra i 30 ed i 40 anni ed hanno quasi tutte una precedente esperienza lavorativa: impiegate (24%), commercianti (17%), libere professioniste (16%), imprenditrici (15%) (Dati elaborati dal Centro Studi Rds Expo-Salone Franchising Milano).

Anche in considerazione del trend di crescita delle donne imprenditrici nel franchising, un noto settimanale femminile leader di settore è entrato come partner primario nell’organizzazione del Talent Show, una delle novità dell’edizione 2017 del Salone Franchising Milano (in Fieramilanocity dal 12 al 14 ottobre): verrà premiato il progetto di un negozio innovativo o di un concept rivoluzionario.

E il Salone proporrà servizi pensati soprattutto per le donne che si avvicinano al franchising. F-foryou, un servizio di consulenza gratuito nei giorni della fiera, incluso il Desk Counseling che assisterà le donne che tendono a valutare il proprio ingresso nel franchising come una impegnativa scelta di vita, non come un mero cambiamento di lavoro. E la Franchising School, corsi gratuiti su come mettersi in proprio e costruire la propria evoluzione professionale, evitando errori e truffe.

Salone Franchising Milano (SFM) ha compiuto 31 anni: dal 1985 è un incubatore e rampa di lancio per piccole catene in crescita, ma anche passerella per brand già noti che con il Salone hanno rafforzato la propria reputazione e visibilità. 2.500 aziende e 600.000 i visitatori sono passate da SFM in questi anni. SFM 2017, arrivato alla sua 32° edizione, cresce e raddoppia, grazie alla società Rds Expo, frutto della partnership tra RDS & Company, storico organizzatore di SFM, Fandango Club Spa, società specializzata in event management, marketing e comunicazione, e Fiera Milano. Salone Franchising Milano punta così a rafforzarsi, aumentando la sua forza di comunicazione e inserendo elementi di spettacolarizzazione, che faranno del Salone il punto di riferimento per i grandi brand di franchising e retail e per i brand con potenzialità di crescita, www.salonefranchisingmilano.com/it/Home.

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Ambiente

Macchine a idrogeno: una tappa significativa nella transizione verso un’economia più verde e sostenibile

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Dal MASE 100 milioni per gli investimenti sulla filiera delle componenti per la produzione di idrogeno rinnovabile

Il Ministro Pichetto: “Ulteriore passo avanti nel potenziamento di una tecnologia strategica per il Paese”

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato l’avviso per selezionare progetti di investimento sullo sviluppo della filiera di componenti per la produzione di idrogeno rinnovabile. La dotazione economica complessiva è pari a cento milioni di euro e rientra nell’investimento sull’idrogeno previsto dal PNRR. Le imprese interessate potranno presentare le proposte progettuali ad Invitalia, soggetto gestore della misura, dal prossimo 29 novembre fino al 12 gennaio 2024.

“Con la pubblicazione dell’avviso – spiega il Ministro Gilberto Pichetto – si fa un ulteriore passo in avanti per lo sviluppo e il potenziamento della filiera italiana dell’idrogeno rinnovabile, tecnologia strategica in particolare per i settori industriali ‘hard-to-abate’ e per i trasporti a lunga distanza”.

I progetti finanziabili potranno riguardare la creazione o l’ampliamento di unità produttive di componenti degli elettrolizzatori, dispositivi per la compressione e lo stoccaggio dell’idrogeno, sistemi di interfaccia con impianti di produzione di energia rinnovabile, ma anche la ricerca industriale e la formazione di personale correlate all’investimento.

Il futuro: macchine a idrogeno e la sostenibilità

L’uso dell’idrogeno come vettore energetico è una tendenza in crescita nell’ambito delle tecnologie sostenibili. Le macchine a idrogeno, come veicoli a celle a combustibile e apparecchiature per la produzione di energia, stanno guadagnando popolarità per la loro capacità di ridurre le emissioni di carbonio e contribuire alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Celle a combustibile per veicoli: guidando verso un futuro sostenibile

I veicoli a celle a combustibile (FCV) rappresentano uno dei settori più promettenti nell’uso dell’idrogeno come carburante. Questi veicoli utilizzano un processo di elettrolisi per generare idrogeno da fonti di energia rinnovabile o idrogeno prodotto da fonti convenzionali. L’idrogeno viene quindi utilizzato in una pila a combustibile per produrre energia e alimentare il veicolo, con l’unico sottoprodotto dell’acqua.

Ciò significa che i veicoli a idrogeno non emettono gas serra o inquinanti atmosferici diretti. Inoltre, offrono prestazioni simili ai veicoli a benzina o diesel e tempi di ricarica più veloci rispetto alle auto elettriche, rendendoli una scelta interessante per chi cerca soluzioni di mobilità sostenibile.

Produzione di energia verde con l’idrogeno

Oltre all’uso nei trasporti, l’idrogeno viene utilizzato anche nella produzione di energia verde. Le celle a combustibile stazionarie possono convertire l’idrogeno in elettricità e calore per applicazioni residenziali, commerciali e industriali. Questo approccio consente di immagazzinare energia in eccesso proveniente da fonti rinnovabili, come l’energia solare e eolica, e di utilizzarla quando necessario.

Sfide e sviluppi futuri

Nonostante le promettenti applicazioni dell’idrogeno, ci sono sfide da superare. La produzione, lo stoccaggio e il trasporto dell’idrogeno richiedono attenzione particolare, e le tecnologie per migliorare l’efficienza e ridurre i costi stanno ancora evolvendo. Inoltre, è essenziale che l’idrogeno venga prodotto da fonti rinnovabili per massimizzare i benefici ambientali.

L’uso delle macchine a idrogeno rappresenta una tappa significativa nella transizione verso un’economia più verde e sostenibile. Con ulteriori investimenti nella ricerca e nello sviluppo, potremmo vedere una crescente adozione di queste tecnologie nei prossimi anni, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale e a mitigare il cambiamento climatico.

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Economia e Finanza

Settimana corta al lavoro: l’Italia è davvero pronta?

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Nel contesto del rapido cambiamento globale, l’idea di una settimana lavorativa di 4 giorni sta ottenendo un forte riconoscimento anche in Italia. Alcune aziende hanno iniziato ad abbracciare questa modalità: nella sua infografica dedicata a questo tema, Ali Spa di Magister Group cerca di rispondere alla domanda cruciale: è il momento giusto per l’Italia?

L’Italia, al netto di alcune resistenze, sembra essere pronta per la settimana lavorativa corta. Al momento, il 9,4% dei lavoratori italiani rimane in ufficio per 49 o più ore a settimana: l’Italia al quarto posto nella classifica dei Paesi dell’Unione Europea più “stakanovisti,” dietro a Grecia, Francia e Cipro. Un patrimonio di ore lavorative che non fa rima necessariamente con qualità dell’output o della vita quotidiana dei lavoratori.

Il cammino verso l’attuale settimana lavorativa di 40 ore in Italia è stato un viaggio lungo e significativo. Dal 1923, dal Regio Decreto-legge n. 692 la giornata lavorativa di 8 ore ha impostato di fatto il tempo lavorativo come lo conosciamo. La pandemia ha cambiato in generale lo scenario lavorativo e la necessità di un miglior work-life balance ha fatto emergere tre possibili coniugazioni della “settimana corta”:

  • 4 giorni a parità di salario con meno ore totali;
  • 4 giorni a parità di stipendio con ridistribuzione delle ore;
  • 4,5 giorni a settimana a parità di stipendio.

I possibili limiti alla diffusione della settimana corta in Italia includono la persistenza di una cultura aziendale pre-pandemica, la difficoltà di applicazione in alcuni settori, sfide organizzative all’interno delle singole realtà e la necessità di dialogo tra le parti coinvolte: una serie di ostacoli che possono essere risolti o aggirati, con l’obiettivo di accogliere le richieste di un miglior bilanciamento vita-lavoro dei dipendenti, aumentandone la retention.

Caso Ali e Magister Group: “Alle persone serve tempo di qualità per evolversi”

In Italia ci sono aziende che stanno già testando la settimana di 4 giorni, con diverse modalità. Da febbraio a dicembre 2023, i dipendenti di Ali e delle altre controllate di Magister Group stanno sperimentando la prima vera settimana corta in Italia: 32 ore di lavoro su 4 giorni, mantenendo stipendio e condizioni contrattuali.

Simona Lombardi, Consigliere di Amministrazione del Gruppo Magister commenta: “Serve tempo di qualità, per evolversi personalmente. Personalità ricche ed appagate possono contribuire con un pensiero di valore a ridefinire lo spazio del lavoro, a dare un senso più profondo a ciò che facciamo“.

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Economia e Finanza

Riforma del Fisco, tutto pronto per i pignoramenti lampo: gli agenti avranno accesso diretto ai conti correnti dei debitori

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Il fisco potrà accedere direttamente ai conti correnti, per verificarne la disponibilità, prima di effettuare un pignoramento. Lo prevede la bozza della manovra.

Prima di procedere al pignoramento dei conti scoperti dalla consultazione dell’archivio dei rapporti finanziari, l’agente della riscossione può, in fase stragiudiziale, accedere con “collegamento telematico diretto, alle informazioni relative alle disponibilità giacenti” sui conti. Se dovessero emergere “crediti del debitore” nella disponibilità di uno o più operatori finanziari, l’agente “redige e notifica telematicamente al terzo, senza indugio, l’ordine di pagamento”.

“La notifica dell’ordine di pagamento è effettuata, a pena di nullità, anche al debitore, con le modalità stabilite”, non oltre trenta giorni dalla notifica al terzo. Le soluzioni tecniche di cooperazione applicativa per l’accesso alle informazioni, si precisa nella norma, sono definite con un decreto del Mef (cui è demandata anche la definizione delle “specifiche modalità informatiche” con cui va redatto e notificato telematicamente l’ordine di pagamento), sentite l’Associazione bancaria italiana, Poste italiane e l’Associazione italiana dei prestatori servizi di pagamento, nonché il Garante per la protezione dei dati personali.

Questo, si precisa, anche ai fini dell’adozione, da parte dell’Agenzia delle entrate-Riscossione di “idonee misure di garanzia a tutela dei diritti e delle libertà degli interessati, attraverso la previsione di apposite misure di sicurezza, anche di carattere organizzativo”.

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