Borderlands 3, varietà e humor per lo shooter targato Gearbox

Borderlands 3 arriva su Pc, Xbox One e Ps4 a 7 anni di
distanza dal secondo capitolo canonico della saga. Il nuovo titolo sviluppato
da Gearbox e prodotto da 2k Games si presenta come il capitolo più grande e
folle della saga e, dopo un’attenta analisi e moltissime ore passate nel mondo
di gioco, possiamo affermare che ci si trova davanti a un vero e proprio
capolavoro. Ma andiamo a capire il perché di questa nostr affermazione. Il
titolo è ambientato alcuni anni dopo gli eventi di Borderlands 2, con la
scoperta di numerose altre Cripte oltre quella di Pandora. La scomparsa di Jack
il Bello ha portato inoltre all’ascesa dei Gemelli Calypso, un duo di
psicopatici che sono riusciti in breve tempo a riunire tutti i clan di banditi
di Pandora in un unico culto chiamato “Figli della Cripta”, che venera i due
gemelli come divinità e che ha come unico scopo il ritrovamento della Grande
Cripta. Ad opporsi a questa nuova follia c’è la Sirena Lilith, una vecchia
conoscenza della serie che adesso è a capo dei Crimson Rider, l’unico gruppo
che si ribella ai Calypso e che tenta di fermare i loro folli piani. Tra i
Crimson Rider ci sono anche altri volti noti come la sexy barista Mad Moxxi, lo
storico mercante Marcus e l’immancabile robot monoruota CL4P-TP, meglio
conosciuto come Claptrap. Nonostante ciò però i Crimson Raider non riescono a
gestire la continua espansione dell’esercito dei Calypso, questo almeno fino
all’arrivo di quattro nuovi Cacciatori della Cripta: Amara, FL4K, Zane e Moze. Come
di consueto anche in Borderlands 3 il primo compito del giocatore è proprio
quello di scegliere quale di questi impersonare, ognuno che come da tradizione
rappresenta una diversa “classe” e stile di gioco, completamente diverso l’uno
dall’altro. Amara è una Sirena in grado di evocare delle braccia di energia con
cui picchiare, difendersi o immobilizzare i nemici, FL4K invece è un robot in
grado di stringere legami con gli animali e sfruttarli in combattimento
attaccando o distraendo gli avversari. Zane è un maestro dell’inganno ed è in
grado di creare ologrammi di sé stesso per confondere i nemici utilizzando
inoltre diversi gadget in battaglia, mentre la piccola Moze può evocare un mech
da combattimento dotato di un armamento letale e di una corazza in grado di
assorbire un gran numero di colpi. Ovviamente, proprio come avveniva già in
passato, anche in Borderlands 3 si punta tantissimo sulla componente ruolistica,
quindi ogni personaggio salendo di livello può essere personalizzato attraverso
tre diversi skill-tree con abilità attive e passive. Ogni abilità può essere
potenziata singolarmente per migliorarne gli effetti, inoltre si possono anche
mescolare bonus di diversi skill-tree per creare delle build “ibride” che
aprono potenzialmente a decine di combinazioni per soddisfare ogni esigenza.
Inoltre in qualsiasi momento si possono riassegnare i punti per sperimentare
combinazioni differenti.

A livello di gameplay Borderlands 3 riprende la tradizionale
formula di gioco tanto apprezzata dai fan, in cui l’azione adrenalinica dei
first-person shooter sposa la profondità dei giochi di ruolo in un mix a dir
poco perfetto. In questo terzo capitolo della serie il combat system in
generale e gli scontri a fuoco sono stati vistosamente svecchiati grazie a un
sistema di movimento più dinamico. I giocatori possono ora effettuare scivolate
durante le sparatorie, arrampicarsi per raggiungere eventuali alture e infine
schiantarsi al suolo, con uno scenografico attacco in picchiata. Tutto
contribuisce allo sviluppo di un’azione più trascinante rispetto al passato, destinata
a decollare con le stravaganti bocche da fuoco e le abilità dei cacciatori
della Cripta. Che sia l’erculea Sirena Amara, l’impertinente Zane, l’enigmatico
FL4K o la letale Moze, la scelta non cambierà il risultato finale, regalando
sempre del puro e coinvolgente caos dal primo all’ultimo minuto della campagna.
Per quanto riguarda le armi, in Borderlands 3 si possono raccogliere un numero
davvero impressinante di fucili d’assalto, SMG, shotgun e lanciarazzi che
sembrano concepiti da una mente folle, con significativi passi in avanti in
termini di fantasia e di mera potenza di fuoco; come se ciò non bastasse, molte
armi offriranno una modalità di fuoco secondaria, che permetterà di agganciare
un nemico con i proiettili traccianti, passare dallo sparo automatico alla
raffica o lanciare scariche di micro-razzi dalla canna di quella che sembra
solo un’”inoffensiva” pistola. Insomma, se non si fosse ancora capito il titolo
offre centinaia di scontri in cui il caos sarà all’ordine del giorno, talvolta
con effetti disorientanti sull’azione trasposta su schermo, ma Borderlands 3 offre
molto di più di qualche boss fight impegnativa o dell’ennesima carneficina di
nemici. Affiancando la storyline principale, le quest secondarie raccontano le
curiose vicende di alcuni personaggi fuori dal coro che, paradossalmente, si
riveleranno essere le figure più caratteristiche di Pandora e dintorni.
Puntando sulla varietà delle folli situazioni esposte, e su una scrittura, in
questo caso, sorprendentemente ispirata, gran parte delle missioni secondarie regalano
esperienze stimolanti e momenti di pura ilarità, che vanno ben oltre la
semplice consegna del solito pacchetto o della taglia da riscattare. Inoltre va
sottolineato il lavoro certosino svolto dal team di sviluppo in quanto il
titolo è stracolmo di squisiti riferimenti alla cultura pop anni 80 e infarcito
di continui rimandi agli altri episodi del franchise, The Pre-Sequel compreso. Inoltre
è bene sottolineare che le side-quest offrono ai Cacciatori più valorosi laute
ricompense oltre che essere un pretesto per esplorare a fondo la rumorosa
galassia di Borderlands 3.

Nell’ultima opera di Gearbox la varietà è l’aspetto
portante, infatti, il titolo offre il maggior numero di scenari esplorabili dai
fan della serie, che potranno finalmente abbandonare il pianeta Pandora per
intraprendere un viaggio interplanetario alla ricerca delle Cripte. Questa è
l’occasione per rifarsi gli occhi sui colossali grattacieli ultrafuturistici di
Promethea, per meditare nei templi di Athenas o per esplorare le paludi
selvagge di Eden-6. Per intraprendere i viaggi spaziali basterà impostare la
rotta dalla sala di comando della Sanctuary-III, nave dei Crimson Raider e hub
centrale della campagna, e preparsi all’atterraggio. Il mondo di gioco è
nuovamente suddiviso in macro-aree, collegate tra loro attraverso varchi e
stazioni adibite al viaggio rapido: insomma, un ritorno al passato che sà di
occasione sprecata nei confronti di un potenziale open world, ma che, se non
altro, può ora offrire dei caricamenti sensibilmente ridotti. Da apprezzare,
inoltre, l’inedita verticalità dell’ambientazione, che spesso invita i
giocatori a puntare gli occhi verso l’alto e a sfruttare la nuova scalata. In
Borderlands 3 una volta atterrati sul pianeta destinazione, ci si potrà dirigee
alla prima stazione Catch-A-Ride e utilizzare uno dei veicoli disponibili. Tra
questi si trovano le solite camionette corazzate e i runner in stile Mad Max,
affiancati dai nuovi futuristici Cyclone che permettono di sfrecciare a tutta
velocità verso l’ignoto all’interno di una ruota gigante. L’esplorazione dello
scenario è incentivata dalla presenza di oggetti collezionabili disseminati in
ogni area: tra questi sono presenti i diari di Typhon DeLeon, il primo
Cacciatore della Cripta, o dei nuovi componenti per i bolidi di Ellie. Tra i
contenuti da scovare ci sono anche alcune sfide esclusive, come le taglie di
Zer0 in cui sarà necessario uccidere i ricercati o le cacce leggendarie di Sir
Hammerlock, con creature esotiche da studiare e da far fuori, ovviamente.

https://www.youtube.com/watch?v=hdImDagjNGQ

Complessivamente l’avventura di Gearbox ha una durata che
spazia tra le 40 e le 60 ore, a seconda di come si gioca, ma il bello di
Borderlands 3 è che offre un alto tasso di rigiocabilità. Dopo aver portato a
termine la campagna infatti sarà possibile intraprendere diverse modalità di
gioco con cui proseguire nell’avventura o, in alternativa, ricominciare da capo
ma con una marcia in più. La prima novità endgame si chiama Modalità Caos.
Suddivisa in tre diversi livelli di sfida, essa dà una maggiore probabilità di ottenere
i pezzi di loot più rari e di ricevere percentuali bonus sull’esperienza, il
denaro e l’Eridium guadagnati. Il prezzo da pagare coincide con un
considerevole aumento dell’energia e della corazza dei nemici, così come
diverse mod che potenzieranno ulteriormente gli avversari con resistenze ai
proiettili, ai danni elementali e chi più ne ha più ne metta. Puro e semplice
caos, nulla da aggiungere. Segue la Modalità Vero Cacciatore della Cripta, anch’essa
contenente ricompense più ghiotte e criminali più ardui da affrontare, ma che
in questo caso non offre nulla di nuovo se non il rivivere la storia di
Borderlands 3, conservando tutti i progressi raggiunti fino a quel momento e
mettendo contro livelli molto più duri da abbattere. E’ bene sottolineare che il
sistema di progressione del gioco non è legato al singolo personaggio, bensì
all’intero account, permettendo quindi di guadagnare nuovi gradi utilizzando
anche altri Cacciatori. Un’aggiunta molto interessante, soprattutto agli occhi
di chi macina numeri per scovare le migliori combinazioni per la propria build.
Forti dei bonus e dell’equipaggiamento ottenuto sul campo, i giocatori in cerca
di una vera sfida potranno mettersi alla prova in Circle of Slaughter, la
modalità “orda” ideata dall’inimitabile Torgue, o nei Terreni di Prova. Mentre
la prima si presenta come un piacevole passatempo da sperimentare da soli o in
co-op, le arene di Terreni di Prova richiederanno grande concentrazione e,
possibilmente, l’aiuto di un amico (ricordiamo che in Borderlands 3 si può
giocare fino a 4 giocatori contemporaneamente in qualsiasi modalità di gioco),
nel disperato tentativo di superare le numerose ondate e lo scontro finale con
il temibile boss.

Sul versante grafico/tecnico Borderlands 3 sfoggia il suo
caratteristico stile “disegnato” che ha reso famosa la serie, e il
passaggio alle nuove console (se si esclude la remastered Handsome Collection)
si nota grazie ad una pulizia generale dell’immagine e un maggior numero di
dettagli a schermo, sia per quanto riguarda i nemici che per le stesse armi,
che possono anche essere decorate con diversi accessori. Peccato, però, che il
comparto visivo di Borderlands 3 cada in qualche imperfezione tecnica. I primi
problemi che affliggono le versioni PS4 e Xbox One si palesano nel framerate.
Su PS4 Pro e Xbox One X, Gearbox Software propone due diverse modalità
grafiche, Prestazioni e Risoluzione, che prediligono rispettivamente la
fluidità visiva (60 fps) e il livello di dettaglio (4K). A conti fatti, la
prima opzione si è dimostrata la scelta preferibile per godere pienamente del
titolo, là dove Risoluzione compromette in maniera evidente l’azione di gioco;
eppure, neanche i 60 fotogrammi al secondo si dimostrano solidissimi, perdendo
diversi frame nelle situazioni più concitate dell’avventura. È possibile
arginare tali problemi disattivando le notifiche Social, ma solo in piccola
parte. Passando sopra l’instabilità del framerate (fortunatamente rara), gli
occasionali pop-in delle texture e i bug si viene ricompensati con un clamoroso
colpo d’occhio, offerto dagli sconfinati scenari che si esploreranno e dai più
dettagliati modelli poligonali. Netto miglioramento anche per le curatissime
animazioni, che segnano un notevole distacco dalle precedenti avventure della
serie. Un elemento che ci ha davvero colpiti di Borderlands 3, tuttavia, è
legato al sonoro. Non stiamo parlando della soundtrack, che in ogni caso è
davvero molto bella da ascoltare, ma ci riferiamo al doppiaggio in italiano:
ogni singolo personaggio prende vita attraverso interpretazioni a dir poco sensazionali,
con una scelta delle voci sempre azzeccata. Un grande plauso al registro
umoristico scelto che fa letteralmente scompisciare dalle risate in quanto non
è mai esagerato ma si sposa perfettamente con le situazioni presenti sullo
schermo. Tirando le somme, se si passa sopra i leggeri problemi di framerate,
Borderlands 3 rappresenta pienamente tutto ciò che un vero appassionato della
saga desidera, ma è anche un ottimo titolo per chi si avvicina per la prima
volta al brand. La comicità travolgente e il gameplay semplice ma in grado di
creare dipendenza fanno trascorrere le ore in maniera piacevole e spensierata,
e non si vedrà l’ora di scoprire quali folli missioni aspettano ad ogni nuova
area e pianeta. Insomma, l’ultima fatica di Gearbox è un titolo di un certo
spessore, che non giocare sarebbe davvero un peccato e che continuare dopo l’endgame
sarebbe un vero spreco. Un arsenale spaventoso, mezzi assurdi, follia allo
stato puro, humor intelligente, riferimenti alla cultura pop e tantissime cose
da fare fanno di Borderlands 3 una vera perla nell’olimpo del gaming.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise




Mi Mix Alpha lo smartphone Xiaomi tutto display

Xiaomi Mi Mix Alpha è realtà ed è senza dubbio uno degli smartphone più avveneristici del momento. La particolarità di questo dispositivo è quello di avere un display completamente “avvolgente” capace di rendere possibile un rapporto tra corpo e display pari addirittura al 180,6%. Questo significa che il pannello flessibile dello schermo corre lungo tutto il corpo dello smartphone sia davanti che dietro in una continuità che nessun altro brand aveva mai permesso fino ad oggi. Ovviamente Mi Mix Alpha offre un’interfaccia utente dedicata per sfruttare al meglio il display avvolgente, non ci sono infatti tasti fisici (sostituiti da una tecnologia che simula la pressione dei pulsanti) e sono presenti piacevoli effetti che colorano lo schermo ad esempio quando lo smartphone è in carica. E’ stato poi implementato un sistema per evitare i tocchi involontari, specialmente sui bordi. Grande lavoro è stato fatto anche dal punto di vista dei materiali, con l’impiego di vetro zaffiro per le fotocamere, titanio e ceramica per la fascia posteriore, scelte rese necessarie per garantire una maggiore protezione della tripla cam e dell’intero dispositivo. Il nuovo e futuristico Xiaomi mi Mix Alpha risulta effettivamente un concept per Xiaomi che dunque decide di renderlo tale anche nella commercializzazione che arriverà entro la fine dell’anno esclusivamente in pochi pezzi anche se ci si attende un’estensione poi in futuro. Il prezzo dichiarato al momento è di 19.999 yuan che equivalgono sostanzialmente a circa 2.550 euro.

Xiaomi Mi Mix Alpha specifiche tecniche:

  • Display: Surround display Super AMOLED da 6.39”
    HD+ densità 420ppi e rapporto schermo/scocca pari al 180,6%
  • Processore: Qualcomm Snapdragon 855+
  • RAM: 12GB LPDDR4X
  • Memoria interna: 512GB di tipo UFS 3.0
  • Fotocamere: 3 posteriori da 108MP con f/1.69,
    1/33”, pixel da 1.6um e AF + 20MP grandangolare con angolo da 117°, f/2.2 e
    1/2.8” + 12MP con f/2.1 e 1/2,8”
  • Batteria: 4.050 mAh con ricarica rapida 40W
  • Connettività: 5G, Wi-Fi, Bluetooth 5.0, NFC
  • Sistema Operativo: Android 10 con MIUI 11
  • Dimensioni: 157 x 74 x 8 mm
  • Peso: 199 grammi
  • Colorazioni: Bianco e Nero

Francesco Pellegrino Lise




Greedfall, il Gdr in stile coloniale

Greedfall, svilupato dai francesi Spiders, è il nuovo gdr
per Pc, Xbox One e Ps4 che catapulta il giocatore in un’epoca che strizza l’occhio
all’Europa all’Europa del diciottesimo secolo. Il titolo racconta le vicende di
De Sardet, un ambasciatore della Confederazione dei Mercanti in partenza da
Serene, sua nazione natale, alla volta dell’isola di Teer Frade. Questa terra è
un luogo misterioso e semisconosciuto verso il quale è iniziato un processo di
colonizzazione, e che pare custodisca la chiave per scongiurare la Malicore,
un’epidemia che imperversa sul continente e che sta mietendo migliaia di vite
umane. L’avventura inizia nel porto di Serene, subito dopo la creazione del proprio
alter ego virtuale attraverso un editor piuttosto profondo, dove oltre
all’aspetto fisico del personaggio, vengono applicate le caratteristiche legate
al gameplay come forza fisica, destrezza, carisma o conoscenza delle arti magiche.
Nel triplice intento di trovare nuove rotte commerciali, nuove risorse naturali
ed una cura per la malicore (la piaga di cui sopra), De Sardet viene affiancato
da suo cugino più giovane, che, in verità, necessita di una balia più di quanto
non dicano i suoi anni. L’incipit è promettente, e l’approccio con un nuovo
mondo, con le fazioni che lo animano, con la flora e la fauna locali è a dir
poco elettrizzante. In Greedfall più che l’intreccio in sé a destare interesse
sono la cura per i particolari, la costruzione dell’universo di gioco, la
differenziazione tra le fazioni presenti in game e, soprattutto, le quest
secondarie, foriere di informazioni aggiuntive e di abbondanti dosi di lore. Le
sei fazioni contribuiscono a rendere credibile il mondo di gioco e ad offrire
sempre una sponda al giocatore, con effetti evidenti sull’esito della storia,
che può contare su quattro differenti finali. Si spazia dalla popolazione
locale, che richiama fortemente i nativi americani, a Theleme, fazione
strettamente religiosa con tanto di Inquisizione, passando per i Nauti,
peculiare gilda marinaresca che ottiene i suoi membri come pagamento di
contratti di lavoro.

Tra tanti giochi di ruolo che scelgono di lasciare esplorare
al giocatore mondi devastati, classiche lande fantasy o ambienti urbani
contemporanei, allora, l’ambientazione scelta dal team francese, pur non del
tutto inedita, risulta fresca e stimolante, e mette realmente il giocatore di
fronte a scelte non banali. Peccato che la scarsa espressività facciale dei
personaggi di Greedfall e una serie di dialoghi a volte troppo prolissi
limitino la godibilità dell’intreccio e delle relazioni tra fazioni, che
rimangono comunque tra i punti più alti della produzione, anche in assenza del
doppiaggio italiano e con qualche strafalcione tra i sottotitoli. Sin dai primi
passi nel mondo di gioco si può respirare un’atmosfera davvero molto
particolare: le ambientazioni ricalcano il nostro continente in epoca
coloniale, sia per quanto riguarda l’architettura di abitazioni e vascelli che
nell’abbigliamento dei personaggi, chiaramente ispirato alle vesti iberiche
dell’epoca, e fanno da sfondo ad un mondo popolato da bizzarre creature,
mostruosità di ogni genere, magia e arti oscure. Le primissime ore del gioco si
svolgono all’interno dell’area portuale di Serene, fungendo un po’ da tutorial
per iniziare a metabolizzare le dinamiche del gioco prima di immergersi in un
così particolare universo. Diversi sono i compiti che vengono assegnati già in
questa fase e che permettono immediatamente di capire che in Greedfall ogni
incarico può essere affrontato in diversi modi, a seconda delle proprie
inclinazioni. Ad esempio quando ci si trova dinanzi a una persona da cui
ottenere preziose informazioni, ad esempio, si può scegliere di propendere per
l’utilizzo della dialettica, qualora il livello di carisma sia sufficientemente
alto per riuscire a convincerlo a parlare, oppure si può scegliere di optare per
le maniere forti, minacciandolo fisicamente facendo leva sul livello di costituzione
fisica, o ancora si può optare per la subdola arte della corruzione, offrendo
oro in cambio di favori. Libera scelta è lasciata in gran parte di queste
situazioni, e le scelte adottate influenzeranno in maniera importante
l’universo di gioco, facendo guadagnare lustro agli occhi di una fazione a
discapito di un’altra. In sostanza ogni azione avrà sempre pro e contro, quindi
grazie a questo sistema Greedfall offre un livello di giocabilità veramente
elevato.

Greedfall è un gioco complesso fin dalle prima battute, ma
dà grandi soddisfazioni per via delle meccaniche semplici quanto profonde. Una
volta avviato il gioco per la prima volta e creato un personaggio, esso va
indirizzato verso una delle tre classi iniziali, una basata sugli attacchi
corpo a corpo, una sulla magia ed una sugli attacchi indiretti e la furtività,
al giocatore sarà lasciata ampia libertà di scelta nel prosieguo della storia,
così da creare build miste come maghi/guerrieri capaci di brandire pesanti armi
a due mani o tecnici insospettabilmente abili nelle arti curative. Il sistema
di crescita del personaggio si basa su tre valori, ovvero abilità, che include
tutte le skill attive, attributi, che invece raggruppa quelle passive, e
talenti, ovvero ulteriori conoscenze, in genere non legate al combattimento ma
utili per facilitarsi la vita nel mondo di gioco, come la capacità di
scassinare serrature, preparare pozioni o disinnescare mine. I tre alberi sono
di dimensioni molto contenute, ed è possibile, dedicandosi con costanza alle
quest secondarie, riempirli tutti anche solamente in una prima run, svilendo un
po’ la rigiocabilità del titolo. Per quanto riguarda le missioni secondarie, a
nostro avviso, esse rappresentano uno dei punti più alti della produzione. A
fronte di un numero generale assai ristretto se confrontato con larga parte
della concorrenza, le side-quest risultano ben scritte e sufficientemente varie
da invogliare chi gioca ad affrontarle tra una missione principale e quella
successiva. Funzionano discretamente anche il sistema di crafting, basilare
nell’esecuzione ma sempre chiaro e mai troppo invadente, e la grande libertà di
scelta lasciata al giocatore anche in sede di scontro, con una pletora di
approcci possibili, dallo stealth alla diplomazia, passando per la coercizione
e l’approccio violento. In Greedfall l’esplorazione di Teer Frade avviene con
una struttura semi-open world: l’isola è esplorabile liberamente in tutta la
sua estensione, ma è suddivisa in zone in cui il passaggio tra una e l’altra
richiede un breve caricamento. In queste fasi gli sviluppatori hanno fatto
ricorso ad un escamotage semplice quanto geniale per evitare di tediare il
giocatore nella seppur brevissima attesa: durante il caricamento si accede
infatti ad una sorta di accampamento dove poter organizzare la propria squadra,
cambiandone i membri per renderla quanto più equilibrata possibile, modificare
il proprio equipaggiamento o potenziarlo attraverso lo strumento di crafting. A
proposito di team, è bene sottolineare che in Greedfall il protagonista durante
le sue peripezie non è solo ma è accompagnato da due compagni che lo affiancano
negli scontri. Essi possono essere reclutati tra i moltissimi personaggi che
incrociano il cammino del giocatore e vantano talenti e specializzazioni uniche.
Queste abilità possono essere miscelate a dovere per la creazione di una
squadra equilibrata e che funzioni. I compagni non rappresentano però delle
mere “bocche da fuoco” supplementari. Col passare del tempo infatti le relazioni
con loro si fanno più strette, si impara a conoscerli, si scoprono i segreti
delle loro vite e affrontando con loro missioni secondarie si potranno
instaurare legami sempre più forti.

Per quanto riguarda il sistema di combattimento di Greedfall,
esso si basa sull’utilizzo fondamentale di due colpi da breve distanza, attacco
leggero e attacco caricato, e da un attacco da lunga distanza, effettuato
mediante l’utilizzo della pistola. In fase difensiva due tasti frontali sono
designati alla parata ed alla schivata. Parlando delle armi da mischia, queste
si dividono in due classi, armi contundenti e da taglio: equipaggiate
contemporaneamente nell’inventario queste armi possono essere alternate
velocemente, ed il loro utilizzo combinato risulta determinante per distruggere
le armature con le prime ed infliggere ingenti danni a bersagli scoperti con le
seconde. A livello di giocabilità, tra fasi d’esplorazione, dialoghi con i
personaggi, missioni e combattimenti, Greedfall può tenere impegnati tra le 30
e le 60 ore a seconda se si vuole esplorare a dovere il mondo di gioco o se si
vuole fare solo l’essenziale. La versione Xbox One da noi testata per questa
recensione, offre un livello grafico buono ma non sempre eccellente. Ciò è
probabilmente dovuto al fatto che una tale produzione è troppo ambiziosa per
uno sviluppatore che ha comunque dei limiti di budget ben precisi. Greedfall, è
bene sottolinearlo, rappresenta l’apice della produzione del team transalpino,
grazie a scorci mozzafiato e a un lavoro scenico eccellente, tanto sui costumi
d’epoca quanto sulle ambientazioni, impreziosito dal supporto all’HDR. Purtroppo
però, c’è ancora tanto da lavorare sul comparto animazioni, che rimane povero e
generalmente legnoso, sui modelli poligonali, che sono passabili ma non
perfetti e, soprattutto, sul massiccio riutilizzo di texture ed asset, che
rende tutti gli interni delle case identici tra loro e costringe il giocatore a
parlare con i medesimi sette o otto NPC per tutta la durata dell’avventura.
L’ambizione del team di sviluppo è assolutamente ammirevole, e il risultato
finale è comunque buono in quanto, nonostante Greedfall non sia un titolo
perfetto, il gioco resta comunque un’avventura profonda e bella da portare a
termine. Tirando le somme, l’ultima opera del team Spiders è sicuramente una
sorpresa gradita per gli amanti dei gdr. Una buona giocabilità, la possibilità
di fare tante cose e una trama ben strutturata fanno si che non ci si annoi
mai. Se quello che si cerca è un gioco di ruolo mediamente difficile, in grado
di offrire diverse ore di gioco e abbastanza profondo, allora Greedfall è un
titolo che non bisogna lasciarsi scappare.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 7,5

Gameplay: 7,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise




Gears 5, l’evoluzione dell’esclusiva Microsoft

Gears 5 arriva su Xbox One e Pc a distanza di quasi tre anni
dal quarto capitolo della serie. Con questo nuovo episodio, gli sviluppatori di
The Coalition sembrano ora aver dato libero sfogo a tutta la loro creatività
con lo scopo dichiarato di realizzare il Gears più vasto e profondo di sempre.
E a nostro avviso ci sono riusciti in pieno. Ma andiamo a scoprire il perché.
La trama si collega benissimo con il finale del gioco precedente, infatti, dopo
gli eventi narrati in Gears 4, la situazione sul pianeta Sera è sull’orlo del
baratro. Lo Sciame, l’esercito generatosi dall’esposizione prolungata di
Locuste ed esseri umani agli effetti nocivi dei cristalli di Imulsion, è uscito
allo scoperto e si sta preparando per attaccare gli Insediamenti e le città
gestite dalla Coalizione dei Governi. Una nuova guerra sembra quindi
inevitabile e i COG, nonostante il loro esercito, sanno di non poter resistere
a lungo senza armi adeguate. L’unica opzione plausibile, per quanto il Primo
Ministro Jinn Desai non sia d’accordo, sembra essere legata al Martello
dell’Alba, la “vecchia” tecnologia satellitare sviluppata durante le Guerre
Pendulum che permise ai Gears di sopravvivere dopo il Giorno dell’Emersione. Su
indicazione di Baird la squadra Delta, composta da Marcus Fenix, suo figlio JD,
Kait Diaz, figlia della leader degli Estranei rapita dallo sciame nel
precedente capitolo, e Delmont “Del” Walker, torna quindi ad Azura per lanciare
in orbita un vecchio prototipo di Martello rimasto miracolosamente intatto. Una
volta rientrati a Nuova Ephyra i soldati scoprono però che l’arma non sta
rispondendo nel modo corretto, solo per scoprire che le cose stanno per
precipitare. Le creature si sono infatti evolute, generando nuovi giganteschi
abomini e sviluppando la capacità di prendere il controllo dei Dee-Bee, i robot
utilizzati dalle forze governative come strumento di difesa e controllo. Una
situazione imprevista alla quale si aggiungono l’esuberanza e gli errori di JD,
che aveva già rischiato di compromettere l’incursione su Azura, i conflitti
interiori di Kait, tormentata da visioni e incubi, e la scarsa affidabilità del
satellite appena messo in orbita. La somma di tutti questi fattori influisce in
modo irreversibile sull’esito della missione, finendo per creare una profonda
frattura all’interno dei Delta. Kait, spalleggiata dagli inseparabili Del e
Jack, viene quindi inviata in missione negli angoli più remoti di Sera con
l’obiettivo di convincere altri Estranei ad unirsi alle forze COG per respingere
definitivamente lo Sciame. Ed è proprio a partire da qui, il secondo atto per
essere precisi, che Gears 5 mette in mostra tutto ciò che c’è di nuovo: l’attenzione
infatti si sposta da JD alla giovane Kait e sulla sua missione, che ben presto
si trasforma in un’indagine sul suo oscuro passato e sulle vere origini dello
Sciame. Un viaggio pericoloso, che attraverserà biomi e ambientazioni molto
differenti e dal quale dipenderà non solo il destino della giovane protagonista
ma anche quello di tutto il popolo di Sera. Fra intense sparatorie, colpi di
scena e una trama sempre coinvolgente, Gears 5 offre un viaggio di una quindicina
di ore che possono diventare anche il doppio se giocato alla difficoltà
massima.

Come vi dicevamo però, Il cambio di protagonista e le nuove
ambientazioni non sono le uniche novità introdotte da The Coalition, lo studio
di Vancouver infatti, ha infatti deciso di imprimere con maggiore forza la
propria impronta nella saga, apportando alcune importanti modifiche al sistema
di gioco originale. La prima, quella che salta subito all’occhio, riguarda la
possibilità di affrontare l’intera campagna con altri due amici, sia in
split-screen sia tramite Xbox Live, formando una squadra composta dai due
protagonisti più il robot di supporto Jack, il quale diventa a tutti gli
effetti un personaggio giocabile dotato di caratteristiche proprie che gli
consentono di attivare interruttori, di intrufolarsi nei condotti di aerazione,
di diventare invisibile per un breve lasso di tempo e di
raccogliere/trasportare oggetti quali armi, munizioni o altro. Quando su gioca
a Gears 5 in singolo, tutte queste azioni di Jack vengono sempre gestite dalla
I.A., liberamente o su specifica indicazione del giocatore, mentre quando si è
in coop sarà un giocatore in carne ed ossa a dover interpretare il ruolo di
supporto. Supporto che, in questo nuovo capitolo, non si limita solo alle
azioni appena citate. La nuova versione di Jack dispone infatti di 11 abilità
speciali suddivise in Assalto, Supporto e Passive. Queste ultime sono
utilizzabili fin dal primo minuto e influiscono su parametri quali la sua
salute, la capacità di curare gli altri o la durata dell’invisibilità. Le altre
abilità, che permettono di scansionare le aree per individuare nemici e
rifornimenti, di curare o rendere invisibile la squadra, di controllare per un
tempo limitato gli avversari, di accecarli e così via, funzionano invece in
modo leggermente diverso. Innanzitutto devono essere sbloccate, collegando al
robot specifici accessori ottenibili nel corso dell’avventura, e poi vanno
equipaggiate sfruttando i due slot disponibili, uno per ogni tipologia di
abilità. Solo così possono poi essere utilizzate sul campo di battaglia,
tenendo però sempre presenti i tempi di ricarica necessari dopo ciascun utilizzo.
Tutte queste skill, così come quelle Passive, possono poi essere potenziate su
4 differenti livelli. I primi 3 sono accessibili consumando Componenti, delle
parti elettroniche speciali che i giocatori avranno l’opportunità di
raccogliere durante l’esplorazione, mentre l’ultimo livello, denominato
Ultimate, può essere sbloccato solo ottenendo specifici moduli, generalmente
legati al completamento di missioni principali o secondarie.

Missioni secondarie? Eh sì, avete capito bene perché una fra
le novità più interessanti di questo Gears 5 è data dal fatto che nel corso
dell’avventura, i protagonisti raggiungono due remote regioni open world di
Sera. Tali zone possono essere esplorate liberamente e sempre da queste è
possibile accedere non solo ai luoghi teatro dei capitoli principali, che mantengono
la medesima struttura lineare e guidata dei precedenti episodi, ma anche ad
altre aree, di dimensioni più limitate, nelle quali è possibile completare
alcuni incarichi opzionali quali missioni di salvataggio o ricerca, utili per
raccogliere nuovi potenziamenti o per scoprire importanti retroscena sulle
vicende narrate nel titolo. Tutti questi incarichi, così come gli eventuali
punti di interesse, vengono memorizzati da Jack, il quale ha anche acquisito la
capacità di visualizzare la mappa di queste regioni così da fornici
costantemente indicazioni sulla direzione da seguire tramite una pratica
bussola visualizzata nella parte superiore dello schermo. Attenzione però a non
farsi trarre in inganno: Gears 5 non è diventato un titolo open world puro, però
offre due grandi “hub” che possono essere esplorati a piedi o, più rapidamente,
sfruttando una sorta di slitta trainata da una vela chiamata “Skiff”, sulla
quale possono anche essere riposte due armi aggiuntive. Il passaggio da una
regione all’altra è inoltre sempre vincolato al completamento del relativo
Atto, con punti di non ritorno segnalati chiaramente nel corso dell’avventura.
Giocare ogni missione secondaria, ovviamente, è il modo migliore per godere pienamente
della spettacolare campagna di questo Gears 5, quindi, il nostro consiglio è: mai
avere fretta. A livello di meccaniche di gioco sono state introdotte anche
alcune piccole chicche, adesso, è possibile cogliere di sorpresa gli avversari
con un’uccisione silenziosa, il che permette di superare alcune sezioni senza
sparare nemmeno un colpo, e si possono sfruttare nuove armi come il
mitragliatore leggero Claw, la cui precisione aumenta con il fuoco continuato,
la pistola automatica Talon e il cannone Criogenico, che congela gli avversari lasciandoli
alla mercé dei proiettili del giocatore o delle altre creature. A queste si
sommano poi alcune armi uniche dotate di caratteristiche speciali, che possono
essere raccolte nel corso dell’avventura. L’esercito nemico offre poi una gran
varietà di unità e riversa sul campo di battaglia la consueta varietà di
creature che vanno dalle minuscole sanguisughe ai giganteschi Swarmack,
passando per un paio di classi inedite come i pericolosi Sorveglianti o i
fastidiosi robot volanti corrotti dallo Sciame, chiamati Bastion. Anche a
livello estetico l’ultima fatica dei The Coalition sembra riprendere il
discorso interrotto in GOW 4: aree molto ampie, palette di colori molto
variegata per un capitolo della saga e in generale una mole poligonali
imponente. Qualche piccola sbavatura su alcune texture che forse avrebbe
meritato qualche attenzione in più, ma in generale il quadro estetico riempie
gli occhi come mai prima d’ora. Sarà anche molto appagante, una volta terminata
la battaglia, vedere quanti pezzi di armature e avversari rimangono a terra, a
creare una veridicità davvero molto elevata. Sugli scudi anche gli effetti
volumetrici e particellari, nonché un sistema di illuminazione che in alcuni
passaggi riesce davvero a stupire. Ottimo come sempre il doppiaggio a dir poco perfetto
in lingua italiana e il comparto sonoro che offre effetti da brivido. Squisita
anche la colonna sonora che è sempre coerente con gli eventi che avvengono
sullo schermo e mai fuori luogo.

Ovviamente anche Gears 5 offre un ampio comparto multigiocatore,
ma stavolta c’è davvero l’imbarazzo della scelta grazie a una serie di modalità
di gioco differenti pensate per accontentare quanti più giocatori possibili. A
partire dalla classica modalità competitiva Versus, che racchiude al suo
interno varie tipologie di partite suddivise tra Arcade, Classificate, Coop vs
I.A. e Personalizzate; la prima rappresenta un’assoluta novità e propone ai
giocatori deathmatch tra squadre di 5 elementi scelti in una rosa di 11
personaggi diversi, tutti dotati di skill peculiari e di un equipaggiamento
iniziale fisso, che può poi essere modificato spendendo i punti ottenuti
uccidendo gli avversari. Tra le Classificate, che permettono di selezionare gli
stessi personaggi, figurano invece una selezione delle 8 modalità di gioco
distinte presenti nel gioco, che vanno dal classico deathmatch a squadre al
sempreverde Re della Collina, passando per una buona varietà di tipologie di
match differenti già presenti nel precedente capitolo. Coop Vs I.A. permette
invece, come facilmente intuibile, di affrontare squadre controllate dalla CPU
insieme ad altri 4 giocatori umani, mentre il menu delle sfide Personalizzate
consente di creare liberamente le proprie partite, anche in LAN, selezionando
non solo la modalità di gioco, ma anche su quale delle 12 mappe presenti al
lancio disputarla e quali opzioni specifiche attivare. In Gears 5 fa poi
ritorno la tanto blasonata modalità Orda, che vede una squadra formata da 5
componenti, umani o bot, scontrarsi con 50 ondate di nemici di difficoltà
crescente sulle stesse mappe pensate per le sfide Versus. Ogni 10 ondate si
affronta un boss, e per ogni nemico abbattuto si ottiene energia da spendere
per fabbricare e/o potenziare le proprie difese, per acquistare equipaggiamenti
o, novità assoluta, per incrementare le caratteristiche del proprio
personaggio. La nuova struttura dell’Orda permette infatti ai giocatori di
selezionare i rispettivi alter-ego da una selezione che al lancio includerà 9
personaggi differenti, tra i quali anche il robot Jack, suddivisi in 5
categorie: Scout, Ingegnere, Attacco, Tank e Supporto. Ogni categoria è
specializzata in uno specifico aspetto, ma questo non significa che due Tank
siano identici perché ogni singolo personaggio dispone di una propria abilità
passiva, di una Ultimate, che si ricarica con il passare del tempo e che
potrebbe influenzare anche gli altri membri della squadra, e di 4 diverse
caratteristiche base, ciascuna delle quali può essere potenziata attraverso 10
differenti livelli consumando energia.

https://www.youtube.com/watch?v=ErqsgG0HRR8

A completare il tutto in Gears 5 c’è anche l’inedita
modalità Fuga. Essa rappresenta un’altra novità assoluta per la serie, sia per
la tipologia di match sia per quanto riguarda il numero di giocatori coinvolti.
Si tratta infatti di una tipologia di gioco cooperativa pensata per un massimo
di tre giocatori nella quale l’obiettivo finale non è quello di uccidere il
maggior numero di avversari ma piuttosto di uscire indenni, o quasi, da un
Alveare dello Sciame, il tutto senza dimenticarsi di lasciare in pegno una
discreta quantità di gas velenoso. Il funzionamento di questa tipologia di
scontri è molto semplice: all’avvio i giocatori fuoriescono da uno dei bozzoli
dello Sciame e posizionano delle granate, le quali inizieranno a rilasciare gas
dopo un certo lasso di tempo riempiendo progressivamente ogni parte
dell’alveare, composto generalmente da un’alternanza di corridoi stretti, svincoli
e stanze di varie dimensioni. Mentre ciò accade, i giocatori devono avanzare
verso l’uscita per non rischiare di finire soffocati dal loro stesso veleno,
affrontando nel frattempo i nemici che incontrano sfruttando al meglio le poche
armi che riescono a recuperare durante il percorso. Una volta raggiunta
l’uscita devono sigillarla per massimizzare l’effetto del gas, e procedere con
l’estrazione. In questo caso i personaggi selezionabili al lancio del gioco
sono solo 6, con modalità di suddivisione, progressione e personalizzazione
identiche a quelle della modalità Orda. Le mappe invece sono 4, create
specificatamente per questa modalità. Un numero effettivamente ridotto, ma
destinato a crescere rapidamente vista la presenza di un editor tramite il quale
è possibile creare le proprie mappe, che possono poi essere giocate o condivise
con l’intera community. Insomma, tirando le somme, questo Gears 5 è un gioco
assolutamente incredibile, che offre la possibilità di divertirsi da soli o in
compagnia e lo fa grazie a una valanga di possibilità fra campagna,
multigiocatore cooperativo o competitivo e l’introduzione di tantissime novità.
Se si è possessori di una console Xbox One o di un Pc e si cerca qualcosa di
davvero “tosto”, Gears 5 è un titolo che dovete assolutamente giocare.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise




Nex 3, presentato in Cina lo smartphone 5G di Vivo

Dopo mesi di rumors e indiscrezioni sul web, Vivo ha finalmente
tolto i veli sul suo prossimo smartphone top di gamma. Il dispositivo si chiama
Nex 3 e si caratterizza per dimensioni, potenza e design raffinato. L’azienda
cinese, tra i primi 5 costruttori al mondo di telefoni, ha mostrato la novità nel
corso di un evento in Cina. La caratteristica che balza subito all’occhio è
l’ampio display, da 6,89 pollici e “a cascata”: un termine che
descrive il modo in cui i bordi laterali dello schermo “scivolano”
verso la scocca posteriore. Il rapporto schermo-scocca è del 99,6%:
praticamente privo di cornici e interruzioni, grazie anche alla fotocamera
anteriore a comparsa (da 16 megapixel) che evita fori e notch nel display. A
mancare sono anche i tasti fisici, sostituiti da tasti virtuali “Touch
Sense”; il lettore di impronte è integrato nello schermo. Il comparto
fotografico posteriore è inserito in un cerchio centrale come l’atteso Mate 30
di Huawei. Il sensore principale da 64 megapixel è affiancato da un
grandangolare e un teleobiettivo entrambi da 13 megapixel. Sul fronte della
potenza il Nex 3 monta un processore Snapdragon 855 Plus – il top di casa
Qualcomm – coadiuvato da 8 GB di Ram e 128 GB di memoria interna nella versione
4G, e da 8 o 12 GB di Ram e 256 GB di memoria nella versione 5G. Ha un sistema
di raffreddamento a camera di vapore e la batteria, da 4.500 mAh, supporta la
ricarica veloce a 44W. Quanto ai prezzi, in Cina saranno compresi tra i 5mila e
i 6.200 yuan (640-790 euro). Riuscirà questo dispositivo a catturare una buona
fetta di persone e a imporsi sui colossi di Apple e Samsung? Nel corso dei
prossimi mesi vedremo se Nex 3 sarà apprezzato oppure conquisterà solo una
piccola parte di pubblico.

F.P.L.




Final Fantasy 8 remasterd, il ritorno a 20 anni dal lancio

Final Fantasy 8 ritorna, in occasione dell’anniversario dei
suoi 20 anni dall’uscita, in versione rimasterizzata.  Questa edizione parte da quella già
disponibile per PC con l’aggiunta di miglioramenti grafici sui modelli e su
nuove funzionalità per rendere più leggera e vivibile la trama di quest’opera
che ha contribuito a rendere grande il brand. Il titolo è uscito il 3 settembre
in formato digitale per PS4, Xbox One, PC (Steam) e Nintendo Switch. Aspettando
la prossima primavera per mettere le mani sul promettente remake di Final
Fantasy VII, questa versione rimasterizzata dell’originale Final Fantasy 8
permette ai fan più datati e a quelli più recenti di rivivere le avventure di
Squall e di Laguna, con un comparto grafico migliorato e nuove funzionalità che
facilitano chi si approccia per la prima volta al gioco firmato Square Enix. Per
chi non avesse mai avuto l’occasione di giocare all’ottavo capitolo della saga,
è bene dire che il titolo è un JRPG vecchio stampo, con combattimenti a turni
in arene temporanee, grande varietà di ambientazioni, una caratterizzazione
profonda dei personaggi e minigiochi all’interno del gioco stesso. Il design e
le idee del direttore del gioco, Yoshinori Kitase, risultano così tutt’oggi
ancora estremamente avanzate e ricche di ispirazione. Rispetto ai precedenti
capitoli della saga, Final Fantasy VIII ha introdotto una serie di novità di
grande importanza, come la traduzione in lingua italiana, l’utilizzo della
grafica 3D e di sfondi pre-renderizzati e la stesura di una colonna sonora
creata ad hoc, composta da due canzoni: “Liberi Fatali”, brano corale in
latino, e “Eyes on me”, una ballata interpretata dalla cantante cinese Faye
Wong; entrambe sono state scritte da Nobuo Uematsu, compositore storico della
saga Final Fantasy.

Per quanto riguarda la trama in Final Fantasy 8 si vivono le
avventure di Squall, cadetto di una scuola di mercenari, i SeeD, che insieme ai
suoi compagni di battaglia finirà invischiato in vicende molto più grandi di
lui. Il mondo creato da SquareSoft è infatti sorretto da equilibri politici
precari dove gli Stati cercano di avere la meglio gli uni sugli altri in un
continuo scontro bellico intercontinentale. Squall è un talentuoso cadetto che
verrà inviato a supporto sia di fazioni di resistenza ribelle sia di città
sotto assedio. Ben presto però le priorità di ingaggio cambieranno quando i
protagonisti apprenderanno delle forze sovrannaturali che muovono il conflitto,
portando la battaglia per la salvezza del mondo a un livello superiore. Quella proposta
da Final Fantasy 8 è una storia intima ed in apparenza contorta, dove la
cornice politica è solo il punto di partenza per un racconto che diviene
un’epopea sull’amore e sui ricordi. Un intreccio poetico e destabilizzante che,
al pari del gameplay, non è invecchiato di un giorno. Come molti JRPG, il DNA
di Final Fantasy 8 è costituito da una crescita progressiva dei personaggi
basata su livelli e punti esperienza accumulati, scontri con mostri minori e
boss, magia e tanta strategia. Questi ultimi due elementi in particolare sono
legati tra loro dal Junction, feature inedita dalla quale dipenderà la maggior
parte delle abilità offensive e difensive dei protagonisti. Il Junction, come
lascia intendere il nome, è una connessione tra il personaggio e i Guardian
Force, creature magiche dalla grande potenza che possono essere chiamate sul
campo di battaglia e che donano numerose abilità, prima su tutte quella di
manipolare e utilizzare la magia. Attraverso questa capacità si avrà modo di
combinare le arti magiche con le statistiche di base sia per aumentare i valori
di attacco e difesa, sia per produrre alterazioni di stato sui nemici attraverso
i copi base. Inoltre lo sviluppo delle Guardian Force permette la possibilità
di apprendere nuove abilità e di poter sviluppare resistenze a incantesimi ed
elementi specifici. Padroneggiare il sistema di Junction è dunque essenziale
per prepararsi al meglio agli scontri, i quali sono liberi dalle logiche dei
turni e sono basati sulla priorità dell’ATB, che concede la mossa a chi riempie
la propria barra/timer più velocemente. In Final Fantasy VIII Square fece in
modo di ridurre al minimo i tempi morti in battaglia anche durante gli attacchi
speciali più cinematici: le Limit Break, ora attivate quando il personaggio
raggiunge una soglia critica di salute, sono accompagnate da brevi sessioni
interattive che incrementano le ferite inflitte; lo stesso vale per le
evocazioni dei Guardian Force, che attraverso l’abilità supporto ottengono una
percentuale di danno extra contro i nemici. Dal canto loro, i Guardian Force
non sono solo strumenti da usare senza ritegno in duello, infatti, come
accennato qualche riga più in alto, anche queste creature crescono acquisendo
punti esperienza per aumentare il loro potere offensivo e sbloccare abilità
utili con cui proseguire l’avventura. La relazione coi GF inoltre dipende da
un’affinità che aumenta in base alla frequenza dell’evocazione: più volte si
chiama in campo la creatura e meno tempo impiegherà per comparire sul terreno
del duello. Attraverso queste dinamiche belliche si dispiegherà di fronte a chi
gioca un universo sconfinato, fatto di scontri epici, incantesimi prodigiosi e
temibili boss.

https://www.youtube.com/watch?v=t-mK6Gkc7-Q

Final Fantasy VIII però non è un titolo composto solo da
battaglie frequenti e incontri casuali con nemici, bensì è ricco di attività
secondarie capaci di intrattenere chi gioca per svariate ore. Tra queste va
ricordato il Triple Triad, ossia il card game col quale Squall può
impratichirsi fin dai primi minuti di gameplay. Alla base del gioco vige la
regola fondamentale de “la carta più alta vince” con variazioni sensibili
in base alla regione in cui ci sposteremo. Intorno a questa attività c’è un
intero filone di quest, necessarie per ottenere le carte più rare. Triple Triad
inoltre è perfettamente integrato con le meccaniche gestionali del titolo:
convertendo le carte con speciali abilità è infatti possibile ottenere preziosi
materiali per produrre power-up per le nostre armi, oggetti dai poteri
superiori, curativi eccezionali e incantesimi proibiti. Addirittura sarà
possibile catturare i nemici trasformandoli in card, dando inizio a una caccia al
mostro per avere la collezione completa. Anche i Guardian Force stessi fanno
parte di una ramificata attività secondaria: per ottenere alcuni di loro sarà
richiesto di recuperare speciali oggetti da combinare insieme, mentre altri
sono in attesa di essere affrontati e sconfitti in angoli remoti del mondo di
Final Fantasy 8, raggiungibili solo rispettando particolari criteri. Specifiche
creature saranno poi evocabili esclusivamente utilizzando oggetti rarissimi, che
attendono di essere scoperti nelle attività opzionali a loro dedicate. Parlando
del comparto grafico è bene dire che nonostante la pratica della
rimasterizzazione sia senza dubbio benefica per tutti quei prodotti che, con il
passare del tempo rischiano di venire inghiottiti dall’oblio dell’obsolescenza
tecnica, in Final Fantasy 8 la percezione che si ha è quella di un lavoro
riuscito a metà. Questa nuova edizione remastered infatti gode di un restauro
completo di tutti i personaggi, i nemici e le animazioni legate alle magie. Per
contro, le componenti 3D della world map e gli sfondi della field map che
originariamente erano fondali bidimensionali pre-renderizzati, sembrano esser
stati esclusi dal processo di perfezionamento delle loro texture, creando così
un vistoso contrasto tra i due elementi presenti sulla scena. Collateralmente a
questa mancanza, l’impossibilità di ricreare da zero i fondali 2D non ha
permesso un adattamento adeguato dell’opera alle risoluzioni moderne,
mantenendo il gioco su un originale 4:3 vistosamente percepibile dalle ampie bande
nere che compaiono sui lati dello schermo.

Discutibile anche l’introduzione di determinati “hack”: come
in alcuni software di emulazione, in questa versione di Final Fantasy 8 sono
state inserite tre feature attivabili, nel caso della versione Xbox One qui
recensita, tramite la pressione combinata degli stick analogici del controller:
premendo L il gioco subirà una brusca accelerazione delle animazioni che darà
modo di muoversi molto più in fretta. L’adozione di una soluzione simile
probabilmente è dovuta alla volontà di avvicinare un’utenza non più
disposta/abituata a cimentarsi con titoli dai ritmi ludici molto dilatati. Allo
stesso modo premendo R si attiva un perk che facilita i combattimenti
garantendo Limit Break più frequenti, punti forza e HP maggiorati. La pressione
contemporanea di entrambi gli stick attiva e disattiva gli incontri casuali,
permettendo una più tranquilla esplorazione degli ambienti. Se da una parte
queste tre feature possano esser d’aiuto per avvicinare alla produzione
un’utenza più vasta, dall’altra sono implementazioni che tradiscono la natura
dell’ottavo episodio e che risolvono un malcelato tentativo di restaurazione e
ricalibrazione dell’architettura ludica. Così come le sue immortali sonorità
MIDI, in conclusione, Final Fantasy 8 Remastered porta con sé nel 2019 tutti i
sapori di 20 anni fa, trattati però con molto meno rispetto di quel che meriterebbero.
Tirando le somme, se vi state chiedendo se valga la pena acquistare questa
edizione celebrativa per i 20 anni dell’uscita del titolo originale, la
risposta è sì. L’essenza dell’ottavo capitolo della saga fortunatamente c’è
tutta, ed ogni elemento di gioco è lì al suo posto come due decadi fa. Detto
questo però bisogna tenere conto che l’aspetto estetico con cui Final Fantasy 8
si presenta al pubblico evidenzia la poca cura dedicata al comparto grafico.
Vedere Squall, che col suo modello poligonale rinnovato si muove su sfondi 2D
sgranati crea un contrasto francamente troppo marcato e sicuramente può far
storcere il naso a chi si aspettava un’opera di rimasterizzazione totale. Le
scelte adottate per far risultare il titolo più appetibile alle generazioni,
come l’aggiunta degli hack e i testi in italiano, sono a nostro avviso una
soluzione insufficiente per riportare sotto la luce dei riflettori e
modernizzare uno dei titoli più venduti della saga Square. Ad ogni modo, questa
rimasterizzazione resta comunque un gradevole viaggio di riscoperta per i più
nostalgici, ma nello stesso tempo è senza dubbio un ottimo modo di far avvicinare
le nuove generazioni e chi non ci ha mai giocato a un vero e proprio classico
del gaming.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro 8,5

Gameplay: 8

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise




Apple lancia tre modelli di iPhone 11

L’attesissimo evento Apple di presentazione dei nuovi iPhone
ha portato con se una valanga di novità: tre nuovi smartphone di ultima
generazione, iPad, Apple Watch 5 e servizi Tv e videogiochi. Il primo argomento
trattato durante la conferenza del colosso di Cupertino sono stati i nuovi
servizi: Apple Arcade per i giochi e Tv Plus per i contenuti originali in
streaming. Quest’ultimo sarà in diretta concorrenza con Netflix, Amazon Video e
tra poco anche Disney. Apple Arcade, invece, è il servizio in streaming per i
videogiochi e sarà disponibile dal 19 settembre in 150 paesi nel mondo a 4,99
dollari al mese e prevede un mese di prova. Nell’offerta iniziale sono presenti
in catalogo ben 100 giochi. Apple Tv Plus, servizio in streaming di contenuti
originali per cinema e tv, sarà invece disponibile dal 1 novembre a 4,99
dollari al mese in 100 paesi nel mondo. E chi acquista uno fra i tre nuovi
modelli di iPhone 11 avrà Apple Tv gratis per un anno.

https://www.youtube.com/watch?v=2rbBirL1OHk

Per quanto riguarda gli attesissimi iPhone 11, si può dire
che essi sostanza replicano la “line up” dello scorso anno. Tutti hanno al loro
interno il processore A13 Bionic un processore così potente in grado di
eseguire 1 trilione di operazioni al secondo e realizzato utilizzando la
tecnologia a 7 nanometri, in grado di ottimizzare i consumi energetici. Per
quanto riguarda l’iPhone 11 “base”, il dispositivo sarà venduto a un prezzo di
partenza più basso rispetto allo scorso anno (699 dollari). Per quanto riguarda
le specifiche tecniche il device possiede un display da 6,1 pollici, liquid retina
con true tone e due fotocamere posteriori racchiuse in un quadrato. Inoltre la
fotocamera anteriore è in grado di “girare” video in slow motion per i selfie
lenti, gli “slofies”. Il melafonino potrà essere acquistato in sei nuovi
colori.

https://www.youtube.com/watch?v=YWnuHYzNJK8

Nel corso della conferenza Apple ha inoltre presentato iPhone
11 Pro e l’iPhone 11 Pro Max. Questi ultimi due hanno un display Oled
rispettivamente da 5,8 e 6,5 pollici e un comparto fotocamera potenziato con
tre fotocamere sul retro racchiuse in un quadrato con ultra-grandangolo,
grandangolo e teleobiettivo. Ogni fotocamera del sistema registra video 4K con
una gamma dinamica estesa e una stabilizzazione “di livello
cinematografico”. A livello tecnico ecco che la nuova CPU possiede due
core per le prestazioni, quattro core per l’efficienza e un motore neurale a 8
core. Tutto questo è solo consumo? Assolutamente no perché il nuovo iPhone 11
Pro durerà addirittura 4 ore in più rispetto al passato iPhone Xs mentre la
versione iPhone 11 Pro Max addirittura 5 ore in più rispetto alla versione Xs
Max. Oltretutto viene fornito con un adattatore da 18W per la ricarica rapida
già nella confezione. Con iOS 13, poi, tutti hanno accesso a strumenti di
editing video, per ruotare, tagliare, aumentare l’esposizione e applicare
filtri all’istante.

https://www.youtube.com/watch?v=cVEemOmHw9Y

I nuovi smartphone arrivano dal 20 settembre anche in Italia
ad un prezzo di partenza rispettivamente di 999 e 1099 dollari (1189 e 1280
euro). Nello specifico: iPhone 11 Pro da 64GB sarà disponibile a un prezzo di
1.189€, iPhone 11 Pro da 256GB a 1.359€ e iPhone 11 Pro da 512GB a 1.589€. Invece
il modello topo di gamma costerà qualcosina in più: iPhone 11 Pro Max da 64GB sarà
acquistabile a un prezzo di 1.289€, iPhone 11 Pro Max da 256GB a 1.459€ mentre l’iPhone
11 Pro Max da 512GB, il top della gamma, costerà 1.689€. Ricordiamo che i nuovi
modelli di iPhone sono preordinabili già a partire da questo venerdì.

L’azienda statunitense ha anche lanciato un nuovo iPad che a
partire da adesso ha un sistema operativo proprio, per renderlo più
indipendente dall’iPhone. Il dispositivo di settima generazione ha un display
più grande e la compatibilità con la Smart Keyboard di dimensioni standard, è
un Retina da 10,2 pollici e la compatibilità con Apple Pencil, il chip A10 Fusion,
fotocamere e sensori evoluti. Può essere ordinato a partire da oggi e sarà
disponibile nei negozi da lunedì 30 settembre, a partire da 389 euro.

https://www.youtube.com/watch?v=5bvcyIV4yzo

 Novità in arrivo
anche per gli amanti degli orologi intelligenti della Mela, arrivano infatti
anche i nuovi Apple Watch series 5 con display always on, Retina, e un “Low
Temperature Polisilicon display”, in grado di fare il refresh dinamicamente per
risparmiare energia. C’è anche un nuovo sensore per la luce ambientale, che
insieme ad altre innovazioni nel software dovrebbero garantire una durata della
batteria per tutto il giorno. Gli schermi sono ottimizzati per tutti i tipi di
workout e sarà presente un compasso che rileverà la direzione come avviene
sugli iPhone. Ci sarà un modello con il case in titanio e uno in alluminio
ricilcato al 100%. Il prezzo di partenza è di 399 dollari, sarà disponibile negli
store dal 20 settembre e ordinabile da oggi. Insomma, anche per quest’anno
Apple si è presentata a settembre con una carrellata di novità. Riuscirà fra
prezzi più bassi, dispositivi sempre più potenti e servizi innovativi a
conquistare ancora di più consensi fra gli appassionati di tecnologia? Non
resta altro che attendere qualche giorno per capirlo.  

Di seguito, per i più interessati o per chi se la fosse persa, vi proponiamo la conferenza Apple per intero. Buona visione.

Francesco Pellegrino Lise




Huawei presenta il chip 5G all’Ifa di Berlino

Huawei presenta le sue novità all’Ifa di Berlino, fra queste
spiccano un processore per la connessione 5G veloce, il Wi-Fi domestico di
nuova generazione, nuovi auricolari e nuove colorazioni per la serie di
smartphone P30. Il processore Kirin 990 è la variante che supporta le reti 5G,
sarà disponibile per la nuova serie di smartphone Mate 30 che l’azienda cinese
presenterà il 19 settembre e a Monaco. “Consente agli utenti di accedere
ad una straordinaria e avanzata esperienza di connettività 5G, nel primo anno della
implementazione della rete” ha dichiarato Richard Yu, CEO Huawei Consumer
Business Group “Per offrire esperienze 5G avanzate, Kirin 990 (5G) è stato
completamente aggiornato in termini di prestazioni ed efficienza energetica, AI
computing e ISP, per portare l’esperienza di telefonia mobile ad un nuovo
livello”. Presentato anche il router Q2 Pro. Il dispositivo è invece
dotato del chip modem PLC Gigahome 5630 gigabit di Huawei e dell’innovativa
tecnologia PLC Turbo, “migliora notevolmente l’anti-interferenza della
rete PLC per assicurare trasferimenti dati veloci e bassa latenza, ponendo le
basi per l’adozione diffusa di nuove tecnologie, come la banda larga 200 Mbps e
l’ancora più veloce fibra ottica”. Da Huawei arrivano anche i nuovi
auricolari FreeBuds 3 che grazie al chip Kirin A1 inaugurano l’era del suono
intelligente con “sonorità superiori abbinate a eccezionali tecniche di
elaborazione del suono digitale”. Infine, Huawei ha lanciato due nuove
colorazioni per la serie di smartphone P30 Pro: sono Mystic Blue e Misty
Lavender. Inoltre, il dispositivo include anche nuove funzioni di editing foto
e video ed è pronto per EMUI10, l’interfaccia utente basata su Android 10. Il
prossimo appuntamento importante con Huawei è adesso, lo ripetiamo, il 19
settembre a Monaco. In molti infatti non aspettano altro che il lancio del
nuovo Mate 30.

F.P.L.




Man of Medan, il videogame in cui ogni scelta ha una conseguenza

Vi siete mai trovati al cinema a vedere un bel film horror e
di dire fra voi e voi: “io avrei agito così”, oppure di pensare: “Ma cosa sta
facendo? Scappa”. Bene, In Men of Medan, primo capitolo di un’antologia dell’orrore
per Pc, Xbox One e Ps4, sarà possibile decidere le sorti dei protagonisti,
instaurare rapporti solidi o antipatie che porteranno alla salvezza o alla
morte. Ogni dialogo è cruciale, ogni decisione importante, ogni dettaglio non
trascurabile. Insomma, Men of Medan è un vero e proprio horror movie da giocare
da soli, in coppia con un altro giocatore online o in 5 seduti sul divano di
casa. Prima di esaminare il software nello specifico però è bene spendere
qualche parola sul team di sviluppo. Supermassive Games non è un nome
particolarmente famoso presso il largo pubblico videoludico. La software house
inglese, fondata nel 2008, ha lavorato per vari anni a piccoli giochi o come
team di supporto nell’ecosistema PlayStation, trovando poi uno spazio sotto i
riflettori grazie ad Until Dawn (PS4, 2015), avventura narrativa
cinematografica dal taglio horror. Dopo di che, il gruppo si è dedicato di
nuovo a produzioni minori, perlopiù per la VR. Ora, Supermassive torna alla
ribalta con un nuovo progetto che è praticamente figlio di Until Dawn: The Dark
Pictures Anthology. Quest’ultimo non è un gioco ma, come il nome fa
perfettamente intuire, una raccolta di opere indipendenti che condividono lo
stesso stile. Il 30 agosto è uscito il primo titolo di questa antologia: Man of
Medan ed è proprio di questo capitolo che vi andremo a parlare in questa
recensione. A livello di trama il gioco si propone subito in maniera
intrigante, dopo un breve prologo ambientato subito dopo la seconda guerra
mondiale, che funge da tutorial ci si trova immersi nel presente, vero tetro
del gioco. I relitti sommersi, si sa, hanno sempre esercitato un certo fascino
nell’immaginario collettivo, attirando gli esploratori più avventurosi che
cercano di svelarne i segreti. Ed è proprio uno di questi relitti ad attrarre
un gruppo di amici: i ricchi fratelli Conrad, interpretato dall’attore Shawn
Ashmore, Julia, il fidanzato di quest’ultima Alex e suo fratello Brad. I
quattro si avventurano con la capitana polinesiana Fliss su una barca per
immersioni verso alla posizione di un vecchio aereo affondato, determinati a
scoprirne i segreti. E’ esplorando questo relitto che vengono a conoscenza
delle coordinate dell’Oro della Manciuria, quello che sembra essere un tesoro a
sole due ore di navigazione dalla loro posizione. Un obiettivo irresistibile
per il gruppo… e non solo per loro. Man of Medan è un’avventura narrativa che
segue la storia dei cinque protagonisti e che, da semplice escursione
esplorativa nel Pacifico meridionale, degenera velocemente trasformandosi in un
vero incubo per tutto il gruppo.

Come già vi abbiamo detto, il nuovo titolo di Supermassive
games è un’avventura fortemente ramificata, in cui ogni scelta, operata tramite
dialoghi (completamente doppiati in italiano) e azioni, può portare a
evoluzioni della vicenda molto diverse. Alcune delle scelte fatte nella prima
ora di gioco potrebbero avere impatti importanti non solo sul finale, ma
sull’intero svolgimento della trama. Anche la formazione dei vari
“gruppi” all’interno della storia può cambiare in base alle scelte
fatte; i protagonisti non sono infatti sempre insieme e spesso si separano in
due o tre gruppi la cui composizione dipenderà dalle azioni, influenzando di
conseguenza il resto della storia. Inutile dire che quest’alta possibilità di
situazioni porta ad un gran numero di eventi, dialoghi ed esiti diversi in base
alle scelte fatte. Di tanto in tanto nel corso della storia, poi, la narrazione
si interrompe portando i giocatori nella biblioteca del Curatore, un uomo
misterioso che sembra sapere tutto di quello che potrebbe o meno accadere. Il
Curatore ogni tanto fa la sua comparsa commentando le scelte fatte e mettendo
chi gioca in guardia su quello che il futuro potrebbe riservare. Questo sarà
l’unico personaggio ricorrente e filo conduttore che si troverà anche nei
futuri giochi della serie “The Dark Pictures”. Parlando di Gameplay,
Man of Medan si presenta come un’avventura in terza persona con ambienti a
telecamera fissa, quindi legata alla regia degli sviluppatori, in cui di volta
in volta si controllano le azioni dei vari personaggi mentre si dipana l’intera
storia. Nei panni del personaggio di turno sarà possibile esplorare l’ambiente,
interagire con alcuni oggetti raccogliendoli ed esaminarli oppure tirando leve,
aprendo porte e così via, o anche scegliere come condurre i dialoghi scegliendo
tra due risposte da dare entro un tempo massimo, oppure non dicendo nulla.
L’esplorazione si conduce in gran parte camminando più o meno lentamente,
talvolta accompagnati da uno o più personaggi, in ambienti prevalentemente
scuri, e senza grandi possibilità di deviazione. In buona parte degli ambienti
esplorabili è possibile trovare stanze opzionali per scoprire segreti ed
informazioni rilevanti sulla storia sotto forma di diari, lettere e telegrammi,
ma di fatto l’esperienza è totalmente lineare al netto delle scelte compiute
nei momenti chiave. Per quanto riguarda la componente horror, Man of Medan
gioca molto sull’atmosfera, sempre molto cupa e misteriosa. Essa aiutata anche
da un ottimo sound design, tiene sempre sulle spine. Inoltre a condire il tutto
non mancano ovviamente moltissimi “jumpscares” a base di teschi, morti e teste
mozzate, che avvengono nei momenti più inattesi provocando più di un sussulto.
Nei momenti più “concitati” ci sono poi le classiche sequenze di
tasti da premere col giusto tempismo, la cui corretta esecuzione può fare la
differenza tra la salvezza e la morte di un personaggio, e sui quali non si può
tornare indietro visto che il gioco salva istantaneamente le azioni compiute.
In alcuni momenti particolarmente tesi, quando ad esempio ci si stà nascondendo
da un pericolo mortale, interviene infine una sequenza “mantieni la
calma” che consiste nel premere un tasto a ritmo con il battito cardiaco
del personaggio, il fallimento di tale evento porterà il giocatore ad essere
scoperto con tutto ciò che ne consegue. Questi meccanismi fanno quindi sì che si
debba stare sempre ben attenti a quello che avviene sullo schermo, senza mai
mollare il pad; una distrazione qualunque o uno sguardo al telefonino possono
infatti modificare irrimediabilmente la storia per il resto della partita, con
l’unica possibilità di ricominciare dall’inizio oppure ricaricare il singolo
capitolo, opzione questa però disponibile solo dopo essere arrivati alla fine
della trama. Avviso per i “furbetti”, chiudere velocemente il gioco per poi
riavviarlo e ricaricare la partita non funziona, perché ogni azione sarà
salvata istantaneamente.

Il gioco non deluderà nemmeno gli appassionati di
esplorazione, infatti Man of Medan offre una buona dose di segreti
collezionabili, 50 in tutto, e 13 dipinti da cercare in giro per l’ambiente.
Questi quadri sono molto importanti in quanto offrono brevi visioni di quello
che potrebbe accadere in futuro. Ovviamente il condizionale è d’obbligo in
quanto il futuro dei protagonisti dipenderà solo ed esclusivamente dalle scelte
fatte da chi gioca. Ovviamente una singola partita non basterà per vedere ogni
singolo filmato o epilogo, quindi se si vuole vedere tutto è necessario
svolgere più di una “run”. Giocare più partite dall’inizio alla fine servirà
infatti non solo per raccogliere tutto ma anche per scoprire le varie
diramazioni della storia, cercare di salvare tutti o anche di trovare il finale
più negativo possibile. Arrivare dall’inizio alla fine della storia richiederà
ogni volta dalle 4 alle 6 ore e la rigiocabilità è molto alta grazie alle tante
variabili in gioco, per cui è necessario rigiocare il tutto almeno due o tre
volte, magari anche in compagnia di amici, se si vuole puntare a scoprire ogni
cosa. Come vi dicevamo all’inizio, Man of Medan vi dà la possibilità di
affrontare l’avventura da soli o in compagnia, il menu principale del gioco presenta
infatti due opzioni iniziali, “Non giocare da solo” e “Gioca da
solo”; mentre la seconda porta alla classica esperienza single player,
selezionando la prima si avrà la possibilità di accedere alle modalità
“Storia condivisa” e “Serata al cinema”. La prima permette
di giocare online con un amico, controllando ognuno un personaggio diverso:
quando i due personaggi sono insieme nella stessa scena, si potrà interagire e
portare avanti insieme la storia, ma poi se/quando si divideranno ognuno
continuerà la storia dalla propria prospettiva, raccontandosi a vicenda quello
che accade e dandosi consigli. La modalità “Serata al cinema” invece
permette ad un massimo di 5 giocatori di seguire l’intera storia davanti alla
TV, passandosi il controller quando è il momento di controllare il proprio
personaggio, o i propri, visto che i personaggi vengono spartiti tra i
giocatori presenti se sono meno di 5 e contribuendo così alle decisioni per
portare avanti la trama. Insomma, con Man of Medan c’è davvero molto con cui
divertirsi. A livello audio il gioco è impeccabile, infatti il titolo offre un
fantastico doppiaggio in italiano e una serie di effetti spaventosi e musiche
sempre consone con ciò che avviene sullo schermo. Anche a livello grafico Man
of Medan regala un buon colpo d’occhio. Gli ambienti di gioco sono ben
realizzati e particolarmente curati, i volti dei protagonisti sono espressivi e
assolutamente credibili. Peccato per il movimento dei ragazzi che a tratti può
apparire legnoso, ma nulla di eccessivamente grave. Durante la nostra prova
(avvenuta su Xbox One X) il titolo in alcuni rari frangenti è risultato
scattoso, però fortunatamente si è trattato solo di fenomeni sporadici. Tirando
le somme, l’ultimo lavoro di Supermassive Games è in generale un titolo che
merita di essere giocato. Parlando del team che ha sviluppato il bellissimo
Untill Dawn, il risultato non tradisce le aspettative, infatti Man of Medan è
un’avventura narrativa/esplorativa assolutamente ben riuscita ed estremamente
divertente. Ovviamente tale titolo non è consigliato a chi cerca un videogame
di azione o uno sparatutto. Lo ripetiamo ancora, Man of Medan è come vedere un
film al cinema con la differenza che saranno il o i giocatori a decidere come
andrà a finire la pellicola.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 9

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Control, il nuovo incubo sovrannaturale di Remedy

Control è finalmente arrivato su Pc, Xbox One e Ps4. Il
titolo sviluppato da Remedy Entertainment, software house già ben nota per aver
prodotto capolavori del calibro di Max Payne, Alan Wake e Quantum Break,
irrompe sul mercato con una storia incredibile dove il sovrannaturale e l’alone
di mistero che avvolge la trama riescono a catturare il giocatore fin dai primi
minuti di gioco. Ma cos’ha di così speciale questo titolo? Andiamolo a scoprire
insieme. Jesse Faden è una ragazza di origini statunitensi che, a distanza di
tanti anni da un misterioso incidente durante il quale perse il fratello,
decide finalmente di fare chiarezza e si reca quindi al Federal Bureau of
Control, una struttura governativa impegnata nello studio di fenomeni
sovrannaturali.

 Varcata però la
soglia della sede newyorkese del Bureau, denominata Oldest House, Jesse capisce
che qualcosa non va: la reception è deserta, alcuni monitor mostrano la scritta
rossa “Isolamento Interno Attivo” ed anche nei primi uffici che
incontra non c’è traccia di dipendenti. Più si addentra nella struttura, più la
cosa si fa strana: incontra lo strambo custode del palazzo che, con accento
finlandese, le dice di procedere per il suo colloquio di aiutante custode, e
mentre procede sembra parlare con una qualche voce nella sua mente, apparentemente
qualcuno del suo passato. Alla fine arriva fino all’ufficio del direttore del
Bureau, sente il rumore di uno sparo fuori la porta e, quando si precipita
all’interno, lo trova morto con la sua pistola a terra, come se si fosse
suicidato. Sì, sta senza dubbio accadendo qualcosa di strano ed è da qui che la
trama di Control prende vita. Ancora sotto choc per il suicidio del titolare
dell’agenzia, Jesse raccoglie la pistola del direttore per trovarsi
improvvisamente a puntarsela alla testa, dopo di che ha la visione di una
piramide capovolta con una voce, “il Consiglio”, che le spiega che
deve superare una sfida per dimostrare di avere le qualità giuste per diventare
il nuovo Direttore. Improvvisamente si trova quindi nel “piano
astrale”, un’area/percorso composta da parallelepipedi fluttuanti, nella
quale deve dimostrare di saper combattere una serie di nemici usando sia gli
attacchi corpo a corpo che l’Arma di Servizio, la particolare pistola che solo
i direttori del Bureau possono impugnare. Questa sezione è di fatto un breve
tutorial al sistema di combattimento di Control. Superata questa fase, Jesse
viene suo malgrado nominata direttore e, come se non bastasse, inizia anche a
sentire la voce del precedente direttore, che le dice che deve salvare il posto
dalla crisi che sta attraversando. Da questo punto proseguendo con l’esplorazione
della “Oldest House” si verrà a conoscenza del fatto che il luogo è stato
invaso da una presenza sovrannaturale chiamata Hiss, che si è impadronita di
tutti i dipendenti tranne che per quei pochi che indossano dei particolari corpetti
protettivi. Ovviamente Jesse non ha bisogno di tale apparecchio in quanto
sembra che la protagonista sia naturalmente immune al contagio dell’Hiss, cosa
che la rende la persona più adatta per combattere l’invasione; forse il fatto
che sia arrivata proprio in questo momento non è un caso. Questo è solo
l’inizio della storia di Control, nella quale nei panni di Jesse si inizieranno
a scoprire tutti i segreti del Bureau, incontrando alcuni dei personaggi di
spicco, sbloccando un po’ alla volta tutte le aree del palazzo e cercando di
venire a capo del mistero della scomparsa di suo fratello, Dylan. Il tutto
mentre si acquisiscono gradualmente nuove abilità utili a combattere le schiere
di esseri che l’Hiss manderà contro il giocatore, liberando una dopo l’altra le
zone dall’infezione per riprendere così il controllo della struttura. Insomma, la
trama di Control è tutt’altro che semplice e per comprenderla sarà necessario
svelare numerosi segreti e misteri.

Per far vivere questa avventura in maniera degna, i ragazzi
di Remedy hanno scelto un formato con il quale si trovano ormai a loro agio,
quello dell’action-adventure in terza persona, ma introducendo numerose novità
rispetto ai loro titoli precedenti come Quantum Break ed Alan Wake. Per prima
cosa c’è la struttura aperta della mappa, anzi delle mappe, infatti, se
inizialmente si potrà esplorare un solo piano della Oldest House, una volta che
si riuscirà a revocare il blocco di sicurezza interno ci si potrà spostare a
piacimento tra i vari piani dell’edificio. Ogni livello ospita una diversa
divisione: manutenzione, ricerca, contenimento ecc… e ognuno di questi piani ha
la sua mappa diversa dagli altri sia per planimetria che per estensione. In
ogni ambiente di Control ci si trova in un luogo in cui viene fatto pesante uso
di “Oggetti del Potere”, ossia particolari oggetti intrisi di potere
sovrannaturale, fatti per stravolgere le leggi della fisica e creare spazi
enormi in quello che esternamente sembra un normale palazzo newyorkese. Ecco
quindi che alcuni piani dell’edificio contengono silo giganteschi o enormi cave
sotterranee, mentre altri sembrano maggiormente dei “semplici” uffici
e laboratori di ricerca, anche se di semplice in questo posto c’è davvero ben
poco. Tutto ciò che abbiamo descritto, una volta sbloccato, diventa liberamente
esplorabile – con tanto di sistema di viaggio rapido costituito da dei punti di
controllo “purificabili” dopo aver combattuto i soldati dell’Hiss che
infestano l’area – più o meno liberamente a seconda del livello di accesso
ottenuto da Jesse e dei poteri posseduti. Gli sviluppatori hanno infatti
strutturato la mappa del gioco in modo tale che molte aree sono bloccate da
porte che richiedono un certo livello di sicurezza o magari si trovano burroni
enormi a separare due aree, raggiungibili solo con il potere di levitazione.
Jesse è infatti molto speciale: oltre ad essere immune dall’Hiss, può anche
controllare alcuni particolari oggetti, chiamati “Oggetti del Potere” per
guadagnare nuove abilità come, appunto, la Levitazione, la possibilità di
compiere veloci scatti, la capacità di crearsi un muro di detriti per
proteggersi dal fuoco nemico, la telecinesi per afferrare e scagliare con forza
gli oggetti e altri che vi lascio scoprire da soli. Non tutti questi poteri
sono obbligatori; alcuni vengono recuperati nel corso della storia principale,
ma altri sono acquisibili solo svolgendo delle missioni secondarie. La
struttura “open” della mappa ha infatti permesso al team di sviluppo di Remedy Entertainment
di inserire anche una serie di quest non obbligatorie, assegnate da alcuni
personaggi come il Custode o scoperte tramite la lettura dei documenti sparsi
per il gioco, che permettono di ottenere risorse, utilizzabili poi per
potenziare sia Jesse e relativi poteri che la sua arma, e nuovi poteri, oltre a
scoprire maggiori retroscena sulla storia del Bureau. Svolgere queste missioni,
così come esplorare a fondo ogni area che si attraversa, è inoltre utile per
trovare i tantissimi oggetti collezionabili – documenti e registrazioni audio e
video – che permetteranno ai giocatori più incalliti di ottenere il 100% di
completamento del gioco.

Al di là dell’interessante storia personale di Jesse sono
probabilmente i personaggi “secondari” ad essere il vero fiore all’occhiello di
Control. Il burbero e misterioso inserviente Ahti, l’ex Direttore Trench e il
Dr. Darling sono alcuni esempi di una recitazione di altissimo livello in grado
di trasmettere a pieno la profondità di comprimari caratterizzati con notevole
maestria. Sia che si ami immergersi nella lore sia che si preferisca vivere la
trama in maniera lineare senza divagare più di tanto dall’azione, Controlnon
tradirà le aspettative in quanto ce n’è davvero per tutti i palati e la
longevità stessa dell’esperienza può passare dalle 10 ore al superare senza
alcun problema le 20. Una volta terminata la storia si resterà comunque nel
palazzo dell’Agenzia con la possibilità di completare le missioni non ancora
ultimate, quindi non serve necessariamente fare tutto prima dei titoli di coda;
Remedy prevede peraltro diverse espansioni nei prossimi mesi che introdurranno
probabilmente nuove aree dell’edificio e nuovi poteri, quindi ci sarà più di
un’opportunità per tornare a giocare.  Mantenendo
la cura nella narrazione e la grande capacità nella costruzione di universi e
lore abitati da esseri e personaggi complessi e affascinanti, il team
finlandese si è spinto oltre la propria zona di comfort abbracciando una
sperimentazione che ha dato vita ad aree che per level design, impatto visivo e
di gameplay ricordano i migliori lavori di Arkane Studios. Che si tratti di un
misterioso frigorifero da non perdere assolutamente di vista, della missione
Specchio Riflesso, del Labirinto del posacenere, o della “piccola”
deviazione alla ricerca dell’enigmatico Ahti, i momenti memorabili sono davvero
parecchi e si insinuano sia nella storia principale che nelle missioni
secondarie. Altro aspetto davvero ben riuscito è il combat system. I
combattimenti di Control si trasformano presto in un’apoteosi di distruzione
tra sparatorie, utilizzo di poteri e corse frenetiche sul campo di battaglia,
il tutto reso ancor più spettacolare non solo dagli effetti visivi di poteri ed
esplosioni, ma anche dall’enorme distruttività dell’ambiente che vede
praticamente qualsiasi elemento frantumarsi, scomporsi e rispondere fisicamente
alle sollecitazioni, creando un tripudio di frammenti e particelle che permeano
la scena durante gli scontri più intensi. A differenza dei precedenti titoli
Remedy, in cui il numero dei nemici in ogni scontro era tutto sommato
contenuto, qui possiamo trovare orde anche molto numerose di nemici, con
un’ampia varietà di tipologie che spazia dai soldati semplici ad esseri
esplosivi fino a quelli capaci di fluttuare nell’aria e lanciare attacchi
telecinetici o quelli protetti da uno scudo di detriti che sparano granate e
missili i quali possono essere rimandati indietro al mittente grazie all’utilizzo
dei poteri telecinetici della protagonista. Detto ciò va ricordato che control,
pur mantenendo il parlato in inglese, è localizzato in italiano nei testi, così
da permettere a tutti di godersi la trama. Certo, l’effetto non è lo stesso di
un doppiaggio, ma sicuramente i sottotitoli aiutano molto chi non parla la
lingua inglese.

Per quanto riguarda l’aspetto grafico, Control utilizza lo
stesso motore grafico utilizzato per Quantum Break, il Northlight, che ha permesso
agli sviluppatori di dar vita alla grande distruttività ambientale del titolo e
non dà cenno di cedimento neanche nei combattimenti più caotici, ma la resa
grafica pur mantenendo una certa suggestività non dà il massimo in quanto a
pulizia dell’immagine, mantenendo quella “sgranatura” dei materiali
che era presente anche nel precedente titolo di Remedy. Inoltre il fatto che il
gioco non supporti l’HDR è un vero peccato, perché le ambientazioni avrebbero
letteralmente brillato in questo formato. Da sottolineare poi che quando si
riavvia il gioco da una pausa o da una sospensione della console, il motore
arranca un po’ producendo cali di frame-rate che però durano solo un paio di
secondi. Nulla da dire invece sulle animazioni facciali, che si attestano
sempre a livelli eccellenti. Tirando le somme, con Control Remedy Entertainment
e 5050 Games hanno portato su Pc e console un vero e proprio capolavoro. Infatti,
tralasciando il fatto che manca il doppiaggio in italiano e che la grafica non
sia proprio sempre perfetta, la storia proposta è un vero e proprio capolavoro.
Lasciarsi sfuggire Control sarebbe un vero errore, infatti produzioni così
valide da un punto di vista narrativo raramente riescono a essere lanciate sul
mercato. Le grandi qualità di questo titolo sicuramente lo eleggono a uno delle
produzioni più interessanti attualmente in commercio.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8

Longevità: 8,5

Gameplay: 9,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise 




Huawei: il 19 settembre arriva il Mate 30, ma resta l’incognita Google

Huawei Mate 30 arriva il 19 settembre, la notizia è
ufficiale. Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi l’azienda cinese ha diramato
gli inviti per la presentazione della nuova serie di smartphone su cui però
resta ancora l’incognita Google. Per effetto del bando dell’amministrazione
Trump, infatti, il dispositivo al momento non potrà avere a bordo l’ecosistema
di Big G, compresi app e servizi Android. Se le cose dovessero restare così
fino all’evento di presentazione, Huawei potrebbe optare per una soluzione
diversa, ossia: adottare una versione modificata, “open source”, di Android
oppure mettere in pista il suo nuovo sistema operativo HarmonyOS, lanciato ad
agosto. Restano quindi i dubbi su una data di commercializzato nei mercati
internazionali. Sull’invito della presentazione del Huawei Mate 30, che si
terrà a Monaco di Baviera, c’è scritto “Rethinking Possibilities”,
“ripensare a delle possibilità” che fa ben capire lo spirito
dell’evento e il momento di cambiamento che il colosso della telefonia mobile
sta attraversando in questo periodo. Huawei con il lancio del suo Mate 30 sembra
dunque intenzionata ad andare per la sua strada con o senza Google che ha
bisogno di ottenere una licenza dal Dipartimento del Commercio degli Stati
Uniti per stipulare nuovi accordi con la società asiatica. Per quanto riguarda
invece le caratteristiche del dispositivo, è atteso uno smartphone con schermo
grande e sul retro un comparto fotografico con ben quattro obiettivi disposti
all’interno di una grande protuberanza circolare. Quindi il Huawei Mate 30
dovrebbe offrire prestazioni fotografiche di alto livello e ampio spazio per
utilizzare il dispositivo al meglio. Per capire come andrà a finire non resta
altro che attendere il 19 settembre.

F.P.L.