POZZOLENGO, BRESCIA: ACCUSATO DI ABUSARE DI UNA 16ENNE, PRESIDENTE DELLA COMUNITA' DI RECUPERO FINISCE IN MANETTE

Redazione

Brescia – I carabinieri di Brescia hanno arrestato Giovanni Bonomelli, imprenditore 62enne, fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Lautari ed ex consuocero di Salvatore Ligresti. L'accusa è violenza sessuale ai danni di una ragazza 16enne ricoverata nella struttura di recupero che ha sede a Pozzolengo (Brescia). Con Bonomelli è finita in manette anche una sua presunta complice, Michela Righetti di 40 anni.




CASERTANO, DEPURATORI: DANNO ERARIALE DI 53 MILIONI DI EURO

Redazione

Napoli – Ammonta complessivamente a circa 53 milioni di euro il danno all'Erario accertato dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli nell'ambito di complesse indagini delegate dalla Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania, su disposizione dei Sostituti Procuratori Pierpaolo GRASSO e Ferruccio CAPALBO, in relazione alla mancata rifunzionalizzazione dei depuratori delle acque reflue gestiti da una "Spa" e alla conseguente inefficienza del complessivo sistema di depurazione. Ciò a fronte di un esborso di denaro pubblico pari ad oltre 235 milioni di euro.
Le minuziose indagini condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli , cui hanno contributo nella fase inziale anche i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, hanno ricostruito le complesse vicende che hanno portato nel 2006 all'avvio della concessione, in regime di project financing, alla società di scopo denominata "H. C. Spa".
Al fine di adeguare gli impianti ex PS3 (Piano Speciale n. 3) di Napoli Nord, Acerra, Napoli Ovest (Cuma), Area Casertana (Marcianise) e Foce Regi Lagni alla normativa ambientale, nel 2002 il Commissariato alle Bonifiche e Tutela delle Acque nella Regione Campania affidò il servizio utilizzando la procedura prevista dall'art. 37-bis della legge n. 109/1994 (project financing), per ottenere un duplice vantaggio: utilizzo di capitali privati per gli investimenti ; traslazione del rischio d'impresa sul concessionario.
Il CIPE, interpellato in merito, aveva sconsigliato il ricorso alla finanza di progetto, suggerendo, di converso, la formula dell'appalto/concorso, viste le modifiche normative in atto (Nuovo codice dell'ambiente, di cui al D.Lgs. n. 152/2006), la complessità del sistema depurativo nonché il fatto che il project financing "meglio si presta in caso di limitati vincoli territoriali ed amministrativi ".
Ciononostante, l'allora Commissariato alle Bonifiche e Tutela delle Acque nella Regione Campania decise di percorrere la "strada innovativa" della finanza di progetto e nel successivo luglio del 2003 l'A. composta da due società che poi avrebbero costituito la citata società di scopo "H. C. Spa" – si aggiudicò la concessione "per l'adeguamento e la realizzazione del sistema di collettore PS3 (…) l'adeguamento degli impianti di depurazione di Acerra, Cuma, Foce Regi Lagni, Marcianise, Napoli Nord, nonché la realizzazione o l'adeguamento degli impianti di trattamento dei fanghi".
Il Piano economico finanziario (PEF) prevedeva investimenti privati pari a complessivi 120 milioni di euro da destinare a rendere il processo depurativo conforme alla normativa ambientale.
Parallelamente la "H. C. Spa" riusciva altresì ad assicurarsi la gestione e l'incasso dei canoni sulle acque reflue per 15 anni, per un volume di introiti stimato in oltre un miliardo di euro.
Sui canoni delle acque reflue sono emerse nel corso delle indagini esperite dal Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli, una serie di significative anomalie, di seguito illustrate.
In sede di convenzione, innanzitutto, il Commissariato aveva inserito una clausola di salvaguardia in contraddizione con il ricorso alla finanza di progetto: l'erario si accollava, in caso di mancata riscossione dei canoni sulle acque reflue, tutto il rischio imprenditoriale, garantendo con risorse proprie il "volume dei ricavi attesi", pari a 62 milioni di euro annui. In tal modo, la società concessionaria non aveva alcuna convenienza nell'intraprendere azioni nei confronti dei Comuni morosi, in quanto la differenza, tra l'incassato e i ricavi attesi sarebbe stata garantita dalla Regione Campania.
Dalle indagini svolte dai Finanzieri è di contro emerso come il calcolo del volume di ricavi attesi (62 milioni di euro) fosse stato sovrastimato, a causa della storica morosità dei Comuni interessati, dell'aggio trattenuto dagli Enti gestori delle erogazioni idriche e dell'alto tasso di evasione.
In definitiva:
il piano economico-finanziario a base dell'intervento in project financing non era basato su dati verosimili;
i ricavi sono stati di gran lunga sovrastimati rispetto ai costi;
la Regione Campania non ha mai incassato interamente i previsti 62 milioni di euro, mentre i volumi del fatturato, a tutt'oggi, si aggirano in realtà intorno ai 42 milioni di euro, peraltro al lordo dei "pesanti" aggi riconosciuti agli Enti gestori delle forniture idriche. A titolo di esempio, infatti A. S.p.a. aveva sottoscritto con H. una convenzione che, al netto dell'aggio, garantiva introiti per circa 8 milioni di euro annui a fronte dei 23 milioni previsti nel PEF.
In effetti, quando nel 2006 furono consegnati gli impianti, emersero tutte le deficienze della concessione.
H. non riusciva a riscuotere i canoni dai Comuni e dagli Enti gestori delle reti idriche, i quali, invece, li incassavano dagli utenti finali.
Mancando i ricavi attesi ne in assenza dei finanziamenti bancari necessari per effettuare i previsti lavori sugli impianti, la concessionaria H. necessariamente si rivolse alla Regione Campania per ottenere i cc.dd. "volumi minimi di incassi".
Nel settembre del 2010 la Regione Campania ha risolto unilateralmente il rapporto concessorio.
Le indagini svolte hanno accertato che non solo gli impianti sono stati riconsegnati non rifunzionalizzati, ammodernati e adeguati alla normativa ambientale, come previsto dalla concessione, ma addirittura in uno stato peggiore rispetto al 2006.
Emblematici sono i dati delle analisi effettuate dall'ARPAC, che nel periodo di concessione hanno costantemente certificato la non conformità ai parametri fissati dal Codice dell'ambiente, e dai RUC (Responsabili della concessione per la Regione Campania).
La stessa H., del resto, in sede di richiesta di autorizzazione per lo scarico a mare indirizzata alle Provincie di Napoli e Caserta, sedi dei 5 depuratori gestiti, aveva dichiarato la non conformità loro e dei relativi reflui alla normativa ambientale.
Sino al 2012, tuttavia, la ormai ex concessionaria H. ha curato la mera gestione degli impianti, garantendosi altri 5 milioni di euro al mese.
Dall'agosto del 2012 gli impianti sono passati a una gestione commissariale, che riesce, allo stato, a garantire una gestione efficiente, certificata dalle analisi condotte a valle della depurazione, a fronte di una spesa mensile di circa 4 milioni di euro.
Sulla base degli elementi investigativi forniti dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli, la Procura contabile ha contestato – a titolo di dolo e/o colpa grave – a "T. Spa", "G. C. Spa" e "H. C. Spa" nonché a 7 soggetti, di cui 2 pubblici amministratori, 2 dirigenti pubblici e 3 dirigenti d'azienda, la responsabilità di un danno erariale quantificato in circa 53 milioni di euro complessivi.
Per tali responsabilità, la Guardia di Finanza ha notificato ai medesimi soggetti un decreto emesso dalla Corte dei Conti per la Campania, che ha disposto – a scopo conservativo – il sequestro di beni mobili e immobili e valori sino a concorrenza dell'intero danno erariale contestato.




ALBANO LAZIALE: SULLA RICHIESTA DI AIUTO DEI COMITATI MENSA DEL COMUNE INTERVIENE IL CONSIGLIERE FABIO GINESTRA

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Albano Laziale (RM) – Alla richiesta di aiuto dei comitati Mensa del Comune di Albano Laziale, risponde il Consigliere Comunale Fabio Ginestra, Capogruppo in Consiglio del partito Nuovo Centrodestra: Il consigliere Ginestra commenta di restare sbalordito riguardo quanto letto lo scorso 17 febbraio 2014 su un sito di informazione locale dell'area dei Castelli Romani. "Pensavo che il problema mensa nelle scuole di Albano non esistesse più,  dopo la nuova gara di affidamento esterno del servizio – dichiara Ginestra in una nota – e che tutto questo fosse soltanto “un brutto ricordo del passato”. Purtroppo mi rendo conto, dalle Vostre dichiarazioni e dalle mie esperienze personali, che non è così. Seguo personalmente il problema dal 2000, coinvolto da amici che avevano i figli a scuola, e lo vivo oggi ogni giorno, avendo una figlia che frequenta la scuola dell’infanzia a Cecchina. Non voglio discutere il menù, la qualità degli alimenti e la preparazione dei cibi, avendo visitato qualche anno fa il Centro cottura di Via Rossini ed il  loro magazzino, allora in ottime condizioni, ma voglio fare alcune considerazioni di carattere politica amministrativo.
Durante l’Amministrazione Mattei, abbiamo meglio regolamentato la normativa comunale sui Comitati Mensa, che in quegli anni hanno svolto un ottimo lavoro, coordinandosi con gli assessori , pro tempore, alla Pubblica Istruzione.
Qualche domanda, a questo punto, mi sorge spontanea:
Come mai un’amministrazione di centrosinistra, votata alla partecipazione dei cittadini e alla democrazia, non riesce a collaborare e ad avere nella giusta considerazione le osservazioni dei genitori dei bambini, che frequentano le scuole di Albano?
Come mai, pur lamentandosi per anni dell’operato di questa Società affidataria, svolgono una gara per l’affidamento diretto del servizio e la giudicano come la migliore di quelle che hanno risposto al bando?
Non mi sento di attaccare la Società per dei problemi verificatisi singolarmente nello svolgimento delle proprie funzioni, perché sbagliare è umano, “sbaglia chi lavora”, specialmente per chi svolge questo tipo di attività, ma non posso giustificare chi non vigila sull’igiene, sul trasporto, sulle grammature e sulla qualità dei materiali usati per lo sporzionamento, così come denunciato nell’articolo dai genitori.
In sostanza la mia considerazione è una soltanto: tralasciamo gli errori episodici e dedichiamoci a quelle anomalie sistematiche del servizio, poiché soltanto in questo modo possiamo migliorare la qualità dei pasti dei Nostri figli.

Vorrei ricordare, e concludo, che la qualità del servizio mensa è stata definitivamente pregiudicata dalla scelta del governo di centrosinistra di Albano Laziale, che tra il 1998 ed il 2000 ha deciso di chiudere i Centri Cottura nelle scuole, di alienare le attrezzature, di riconvertire  i dipendenti ed affidare all’esterno il servizio.
Nessuno può pensare che un pasto trasportato sia migliore di uno cucinato sul posto e servito espresso. Tutte le altre sono soluzioni che possono essere di ottima qualità, ma sicuramente non possono avere lo stesso risultato, in termini di freschezza, gusto e fragranza dei prodotti.”

 




MILANO, APPALTOPOLI: IN MANETTE VICESINDACO E ASSESSORE DI COLOGNO MONZESE

Redazione

Cologno Monzese (MI) – L'indagine Clean City, che lo scorso dicembre aveva svelato l'esistenza di un collaudato sistema corruttivo per ottenere appalti pubblici grazie al pagamento di tangenti, con protagonista l'I. S. di Monza, si arricchisce di un nuovo capitolo.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Milano, coordinati dai Pubblici Ministeri Salvatore Bellomo, Manuela Massenz e Giulia Rizzo della Procura di Monza, stanno indagando su una tangente di 300 mila euro. Il prezzo per affidare alla S. l'appalto del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti di un comune lombardo, per un valore di oltre 28 milioni di euro.
Una vicenda che ha fatto emergere la complicità tra amministratori comunali, accusati di corruzione ed imprenditori privi di scrupoli, pur di ottenere i loro illeciti scopi.
Sono stati raggiunti da un ordine di carcerazione, firmato dal GIP del Tribunale di Monza – Claudio Tranquillo -, R. C., vicesindaco ed assessore all'ambiente di Cologno Monzese e l'assessore all'edilizia privata e pubblica, M. D.. Per loro l'accusa è pesante: aver ricevuto dai S. una mazzetta di 50 mila euro, quale acconto dei 300 mila pattuiti, per favorire l'impresa monzese nell'affidamento dell'appalto.
Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti M. D. G. di A. S. M. Spa, attuale affidataria del servizio di igiene urbana e F. D., dipendente della S..
Coinvolta anche la S. G. Srl di Pianezza (TO), azienda che opera in diversi comuni della Brianza.

A tutti viene contestato di essere complici del vice sindaco C., dell'assessore D. e di G. S., in un preciso, illecito piano: fare in modo di annullare la gara per l'affidamento del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti bandito dal comune, in quanto non remunerativa, indirne una nuova, per un valore superiore, favorendo la vittoria della S..
Sulla vicenda avevano iniziato ad indagare la Procura di Monza ed i Carabinieri del NOE di Milano, dopo aver raccolto una denuncia su presunte anomalie nella procedura per l'assegnazione del servizio in questione. Una svolta decisiva, però, si è avuta quando G. S., ormai alle strette, ha deciso di collaborare con gli inquirenti, confessando di aver pagato una tangente al vice sindaco C., per assicurarsi l'appalto. A quel punto il fascicolo è confluito in quello già aperto, relativo all'operazione Clean City e le indagini sono state affidate ai finanzieri del Gruppo Monza.
In meno di due mesi di intensa attività investigativa, attraverso numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, diversi servizi di pedinamento ed appostamento, registrazione filmata di incontri, indagini bancarie e documentali, è stato possibile fare luce sull'intero iter amministrativo dell'appalto incriminato, trovare i riscontri alle dichiarazioni accusatorie dei S. ed individuare il ruolo e le responsabilità delle persone coinvolte.
Sono stati ricostruiti tutti gli incontri avvenuti nel tempo tra il vicesindaco di Cologno Monzese (Milano), Raffaele Cantalupo, e dell'assessore all'Edilizia, Maurizio Diaco, serviti a pianificare, nei dettagli, la strategia per truccare la procedura di gara. E' stato individuato il giorno ed il luogo dove è avvenuta la consegna dei 50 mila euro in contanti al vicesindaco.
Sono state trovate le prove per sostenere che la S. si era prestata, per conto della S. – che non doveva figurare – a promuovere un ricorso sul bando di gara. In questo modo l'Amministrazione comunale ha potuto annullare la procedura, per indirne una nuova.
Scoperte anche le modalità che avrebbero permesso alla S. di vincere la nuova gara.
Questa volta la turbativa non sarebbe avvenuta con il solito bando "cucito" su misura, per sbaragliare la concorrenza, ma attraverso il suggerimento di ben specifiche migliorie da inserire nell'offerta tecnica.
Così, all'apertura delle buste, la società di Monza avrebbe avuto un punteggio più alto rispetto alle altre aziende. In quest'ultimo contesto investigativo avrebbero avuto parte attiva e sono indagati oltre al vicesindaco C., anche M. D. G. della società A. S. M. e F. D., dipendente e consulente della S..
I militari della Guardia di Finanza di Monza sono in azione dalle prime ore di questa mattina per eseguire i provvedimenti cautelari emessi dall'Autorità Giudiziaria, per acquisire in Comune la documentazione relativa al bando e soprattutto le buste presentate dalle società contenenti le offerte tecniche ed economiche.

Nella foto il vicesindaco Raffaele Cantalupo




PALERMO, CONTRABBANDO: SEQUESTRATI TRENTAMILA LITRI DI OLIO LUBRIFICANTE

Redazione

Palermo – Un ingente quantitativo di olio lubrificante per automobili del valore di circa 200 mila euro di provenienza illecita, verosimilmente destinato al mercato palermitano, è stato sequestrato dal Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo.
Nel corso di un ordinario servizio di controllo economico del territorio, una pattuglia di finanzieri ha notato, nei pressi di un'area di sosta ubicata nella zona di Via Messina Marine, la presenza di un auto rimorchio recante targa albanese dal cui cassone posteriore era possibile intravedere numerosi fusti ed altrettanti cartoni contenenti prodotti petroliferi.
Le Fiamme Gialle hanno deciso di procedere ad un controllo più approfondito, verificando che il mezzo trasportava olio lubrificante per auto proveniente dall'estero ed identificando tre soggetti, fra cui il trasportatore di origine albanese, che stazionavano nelle vicinanze dell'auto rimorchio esaminando il carico.
Alla richiesta di esibire la documentazione relativa alla provenienza e alla regolarità del possesso e del trasporto del prodotto, anche ai fini della prova del pagamento delle relative imposte di consumo (accise), i tre hanno consegnato ai finanzieri documenti che non consentivano in alcun modo di risalire con certezza né al mittente né al destinatario della merce.
In particolare, nella lettera di vettura internazionale (CMR) prodotta dall'autotrasportatore, mancante del numero progressivo obbligatorio per questo genere di trasporti, era indicata, quale luogo di destinazione, la città di Macerata e, quale presunto destinatario, una ditta di vendita all'ingrosso di prodotti per auto con sede nella stessa città, poi risultata – da una rapida consultazione delle banche dati a disposizione della Guardia di Finanza – priva delle autorizzazioni per ricevere e commercializzare prodotti del genere.
Emergendo elementi indicativi della falsità della documentazione, i finanzieri hanno proceduto al sequestro di 50 fusti da 205 litri cadauno di olio lubrificante per auto di marca estera per un totale di 10.250 litri, nonché di circa 900 cartoni contenenti in totale 18.000 confezioni sigillate da 1 litro del medesimo prodotto, introdotto illegalmente dall'estero in totale sottrazione dell'imposta erariale di consumo ed in violazione alle norme che ne regolano la relativa tassazione.
I preliminari accertamenti sull'origine del prodotto hanno permesso di appurare la sua provenienza dall'Albania.
Nel corso dell'ispezione i finanzieri hanno prelevato campioni del prodotto sequestrato al fine di accettarne la qualità e la conformità alle caratteristiche previste dalle rigorose norme europee a tutela degli automobilisti e dell'ambiente, nonché per verificare la corrispondenza con quanto riportato nelle etichette apposte sulle singole confezioni, verosimilmente non veritiere, in quanto prive di qualsiasi dicitura che potesse ricondurre chiaramente alla loro origine; i campioni sono stati inviati al laboratorio chimico dell'Agenzia delle Dogane.
Oltre al sequestro del carico, i finanzieri hanno denunciato l'autotrasportatore e altri due soggetti palermitani, risultati rappresentanti di ricambi per auto, che si stavano verosimilmente accordando con il primo per la distribuzione del prodotto sul mercato locale; i reati contestati vanno dal contrabbando alla sottrazione all'accertamento e al pagamento dell'accisa sui prodotti energetici.




COSENZA: LATITANTE DAL 2011, PRESO MENTRE TENTA DI RUBARE CAVI ELETTRICI

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Cosenza – I militari del pronto intervento "112" della Compagnia Carabinieri di Cosenza hanno tratto in arresto un giovane rumeno disoccupato, con precedenti di Polizia.

I Carabinieri, durante un servizio di controllo del territorio, giunti presso le Cupole Geodetiche, hanno notato una persona intenta a tranciare e asportare i cavi di rame dell'impianto di illuminazione. L'uomo, alla vista della pattuglia, ha tentato la fuga venendo tuttavia prontamente bloccato dai militari e condotto in caserma per gli accertamenti del caso.

Le verifiche esperite hanno permesso di accertare l'esatta identità dell'uomo e scoprire che nei suoi confronti pendeva un'Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) nell'agosto 2011, quale aggravamento della misura degli arresti domiciliari, cui si era stato sottoposto per violenza sessuale nei confronti di una minore di anni 14. Cattura mai eseguita perché l'uomo si rese immediatamente irreperibile.

Nel corso del controllo gli uomini dell'Arma hanno rinvenuto in possesso allo straniero due coltelli a serramanico, oltre a diversi strumenti utilizzati per tagliare i cavi di rame, tra cui un'ascia, nonchè utensili per effettuare lo scavo nel terreno.

L'arrestato, al termine del giudizio direttissimo, è stato trasferito presso la locale casa circondariale.




LANCIANO: TENTA DI RUBARE IN UN ASILO

Redazione


Lanciano (CH) – E' stato sorpreso da una pattuglia di Carabinieri del Nucleo Radiomobile mentre stava tagliando, con una cesoia, la recinzione metallica di un asilo d'infanzia ubicato nel centro abitato di Lanciano. L'uomo, un 37enne del posto attualmente senza lavoro, è stato tratto in arresto con l'accusa di furto e, su disposizione dell'Autorità Giudiziaria, posto agli arresti domiciliari. L'episodio è avvenuto questa notte. A sorprendere il ladro in flagranza di reato è stata una pattuglia dell'Arma che stava svolgendo un servizio di controllo del territorio nel centro abitato di Lanciano proprio per prevenire questo tipo di reati. L'intervento è scaturito da una segnalazione di un passante che aveva notato il 37enne mentre usciva dall'androne di un palazzo con in spalla una bicicletta che, subito dopo, aveva caricato a bordo di una Fiat 600. La telefonata pervenuta al 112 ha fatto scattare l'intervento dei Carabinieri che, sulla base delle indicazioni ricevute, poco dopo hanno notato l'autovettura segnalata ferma nelle vicinanze di un asilo d'infanzia. Gli uomini dell'Arma sono scesi per controllare ed hanno sorpreso il 37enne mentre era intento a tagliare la recinzione metallica con una cesoia. Bloccato è stato tratto in arresto e posto ai domiciliari. Nella sua auto, oltre alla bicicletta, è stata ritrovata anche una pianta che, come accertato successivamente dai militari, era stata rubata nel corso della notte da un vivaio della zona.




TORINO: IN MANETTE PER COLPA DELLA DROGA

Redazione

Nell'ambito di una serie di attività di controllo del territorio, finalizzate alla prevenzione e repressione del fenomeno dello spaccio si sostanze stupefacenti, la Polizia di Stato ha tratto in arresto, negli ultimi due giorni, tre persone (due cittadini extracomunitari ed un italiano) che si erano rese responsabili di possesso e cessione e di droga. Il primo intervento risale al pomeriggio del 17 febbraio scorso in via Saluzzo, dove il personale del Commissariato Barriera Nizza, impegnato in un mirato servizio antidroga in San Salvario, ha individuato un cittadino gabonese, classe 1991, che aveva appena ceduto delle dosi di cocaina ad un tossicodipendente della zona.

Accortosi della presenza degli agenti della Polizia di Stato, aveva tentato di fuggire in via Silvio Pellico, rifugiandosi all'interno di un negozio, ma è stato bloccato e tratto in arresto. A suo carico è stato sequestrato un involucro in plastica con all'interno 16 ovuli di cocaina. Un altro arresto è stato eseguito, sempre nella giornata del 17, davanti ad una discoteca, all'interno del parco del Valentino.

Alcuni dipendenti del locale si erano accorti di un cittadino italiano che aveva ceduto della marijuana ad un cliente ed avevano avvisato il 113. Sul posto è intervenuto immediatamente un equipaggio della Squadra Volanti del Commissariato Centro che ha preso in consegna il malvivente, sequestrandogli svariate dosi di sostanza stupefacente e oltre 400 euro in contanti, provento dell'attività illecita. L'arrestato è un italiano nato a Torino, classe 1991, pregiudicato per reati in materia di spaccio di droga. Il terzo intervento è scattato nella serata di ieri, intorno alle 21,45.

Durante il continuativo pattugliamento in Largo Giulio Cesare, un equipaggio della Squadra Volanti ha individuato un cittadino senegalese, classe 1988, che aveva un atteggiamento sospetto. L'uomo, alla vista degli agenti, si è dato alla fuga in direzione di via Feletto, cercando anche di disfarsi di alcuni ovuli di droga, poi recuperati all'interno di un cassonetto. Dopo essere stato raggiunto, ha reagito violentemente con una serie di percosse. E' stato, infine, bloccato e tratto in arresto. I reati contestati sono detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e resistenza a pubblico ufficiale.




LECCE, ESTORSIONI E DROGA: 15 ARRESTI NEL SALENTO

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Non solo estorsioni, ma anche droga alla base dell'attività esercitata da un gruppo criminale operante nel Salento che la Polizia di Stato di Lecce ha individuato arrestandone i componenti.
Quindici persone sono finite in manette dopo un'indagine che ha consentito di tracciare i legami tra un'associazione per delinquere di stampo mafioso e un gruppo specializzato nello spaccio di sostanze stupefacenti che facevano "affari" insieme.

Due le persone di spicco del clan che tramite le donne della famiglia prendevano accordi, decidevano le sorti delle due bande e distribuivano il lavoro senza mai avere contatti diretti. Gli scambi di informazioni e gli accordi erano infatti gestiti dalle "quote rosa" dei gruppi criminali.

Gli investigatori hanno dimostrato come l'organizzazione avesse preso di mira, per le estorsioni, gli stabilimenti balneari situati lungo la litoranea salentina.
I gestori dei lidi, difatti, erano costretti a rivolgersi esclusivamente ad un appartenente del gruppo criminale che, dietro pagamento, garantiva la "giusta protezione".

Nel corso delle indagini, partite nel 2012, sono stati sequestrati, anche diversi quantitativi di droga, tra cui cocaina e marijuana.




ALBANO LAZIALE: SUL PROBLEMA PARCHEGGI SI PREPARA UNA NUOVA ASSEMBLEA PUBBLICA

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Albano Laziale (RM) – Nuova assemblea pubblica del comitato “Comune in Rosso, Parcheggi Blu, Cittadini al Verde” per giovedì prossimo 20 febbraio, alle ore 18,30 in punto a via della Rotonda.

"Pass gratuiti per parcheggiare in centro rilasciati, per l’anno 2014, solo ad alcuni ignoti beneficiari, – commentano in una nota dal comitato Comune in Rosso –  ma non a tutti gli altri cittadini residenti e commercianti. Perché? – la nota prosegue – Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.Su via Marconi, la strada che collega piazza Mazzini e piazza Pia, sostano indisturbate numerose macchine. Alcune in barba ai divieti sia di transito che di sosta vigenti 24 ore su 24 – forse certe di non incorrere in sanzioni? -, altre grazie a dei “non meglio identificati” permessi di cui taluni scaduti (anno 2012 e 2013) e altri, addirittura, rinnovati il 2 gennaio 2014 e validi fino al 31 dicembre 2014. Si tratta proprio della strada “chiusa” che sbocca sulle “scalette” di piazza Mazzini, punto di ritrovo per tanti giovani dei Castelli Romani, che collegano il “corso di sotto” con il “corso di sopra”.

Eppure, il punto 6 della delibera n. 122 del 5 luglio 2013, che introduce il nuovo piano parcheggi comunale,  recita: “a partire dal 31 luglio 2013, non avranno più validità le autorizzazioni alla sosta rilasciate a titolo gratuito a tutti gli attuali fruitori.” La contestatissima delibera è stata votata, in piena estate, dalla Giunta comunale guidata dal sindaco Nicola Marini, senza prima consultare residenti e commercianti ed attuata, del tutto impropriamente, solo ad Albano centro e non pure a Cecchina e Pavona, dove le strisce blu avrebbero dovuto dilagare in egual misura. In questo modo, è del tutto evidente come si finisca per creare nuove e pericolose disparità tra i cittadini residenti a poche decine di metri l’uno dall’altro, nell’ambito dello stesso centro storico di Albano. Cornuti e mazziati. Per i residenti di Albano-centro, non c’è stato nemmeno il tempo d’archiviare la sonora “bastonata” del 16 dicembre scorso, con la bocciatura in consiglio comunale della mozione presentata dal Consigliere Maggi che rappresentava le istanze dei cittadini già presentate in forma di PETIZIONE POPOLARE (petizione, ricordiamo, sottoscritta ad oggi da quasi 2000 persone, e che non ha mai ricevuto risposta dall'amministrazione Marini), che arriva la nuova ed ulteriore brutta notizia. Il salasso, quindi, resterà invariato: abbonamenti per parcheggiare su striscia blu per residenti e commercianti dal costo faraonico – fino a 610 euro all’anno – senza pari in Italia ed Europa; invasione di strisce blu, ben oltre il limite del 50% previsto dalla legge e come emerso chiaramente dalla conta dei parcheggi effettuata a settembre scorso dal Movimento 5 Stelle di Albano – e tariffe orarie, per tutti gli altri, raddoppiate: residenti, avventori, turisti e lavoratori. Continuano a fare eccezione gli abitanti di Cecchina, quelli di Pavona e alcuni privilegiati che possono parcheggiare, senza alcun limite d’orario, nella centralissima via Marconi, proprio nel cuore del centro storico di Albano.
 




VITERBO, CARABINIERI IN AZIONE: ARRESTI E DENUNCE DURANTE GLI ULTIMI CONTROLLI DEL TERRITORIO PROVINCIALE

di Gianfranco Lelmi
Viterbo
– Arrestato a Monteromano in provincia di Viterbo, in flagranza di reato per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio un pregiudicato di anni 31, ora agli arresti domiciliari nella sua abitazione.Inoltre la presenza di 21 cartucce calibro 20 illegalmente detenute, ha fatto scattare l’accusa per detenzione illegale di munizionamento.
Nell’auto in cui viaggiava e nell’abitazione i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato 26 g. di marijuana 2 g. di hashih, 6 grammi di semi di canapa indiana, materiale vario per il confezionamento delle dosi ed un bilancino di precisione. L’operazione è stata condotta dai militari della stazione di Blera e dai carabinieri di Monteromano.

Sempre in provincia di Viterbo a Ronciglione e Barbarano sono stati segnalati per uso personale di stupefacenti, un uomo di 32 anni ed un 43 enne poiché sono stati trovati rispettivamente in possesso di 1,2g. di marijuana e 8,5 g. di hashish. A Capranica (Viterbo) sequestrata auto con tagliando assicurativo falso
Sempre a Capranica un pregiudicato ucraino di anni 58 è stato denunciato poiché viaggiava su un’auto con tagliando assicurativo falso. Difatti i carabinieri del pronto intervento, scoprivano la truffa e provvedevano a ritirare i documenti di guida ed al sequestro dell’auto.

Infine nel comune di Bassano Romano (Viterbo) sono stati denunciati due albanesi di 23 e 28 anni per un furto di ciclomotore avvenuto durante la notte del 7 febbraio ultimo.  I filmati di un supermercato, hanno permesso di individuare i due soggetti mentre caricavano il mezzo su un autocarro da loro usato.