Albano Laziale, cultura: ecco le falle della decantata politica della trasparenza

ALBANO LAZIALE (RM) – Il territorio dei Colli Albani, ed in particolare quello di Albano Laziale, risulta essere abitato sin dal paleolitico-medio (300.000 anni fa) ma è durante l’età del ferro che nasce Albalonga. Dopo la distruzione voluta dal re Tullio Ostilio, Albalonga diviene il punto nevralgico della Seconda Legione Partica dislocata dall’imperatore Settimio Severo nel secondo secolo dopo Cristo. Per garantire il rifornimento idrico dell’accampamento militare si pensa alla costruzione dei “Cisternoni”, in grado di assicurare 10.132 metri cubi di acqua. Tale opera di massima ingegneria situata in Via Aurelio Saffi, è tutt’oggi in funzione e permetterebbe di assaporare le grandi glorie di un passato che non passa se non fosse per una Res Publica moderna inefficace soprattutto per quanto riguarda i lavori pubblici e la manutenzione.

È interessante analizzare, attraverso il sito del Comune di Albano Laziale, come quella politica della trasparenza (che vorrebbe i cittadini sempre dettagliatamente informati) interessi solo settori economici e quasi mai di protezione del nostro patrimonio, basti infatti passeggiare per le ville di Albano Laziale che versano in condizioni poco dignitose e che sono ormai spesso ritrovo di vandali e drogati. Altro che luogo di cultura e trasmissione storica!

Le politiche di promozione culturale sono politiche di mera promozione economica. La gestione comunale riguardante il patrimonio sembra essere dettata dalla linea guida del guadagno: gestire il turismo, assicurare servizi nei pressi delle aeree di interesse. Tutto normale se non fosse che ci sono molti slogan ma non altrettanti fatti. I cisternoni, per esempio, sono aperti solo poche ore a settimana (anche se le informazioni sugli orari di apertura cambiano come i venti) e non vedono una ristrutturazione o, almeno, un’assicurazione nella stabilità dell’impianto dall’epoca repubblicana (quella romana). In più, la certa indignazione per mancata competenza viene giustificata dal Comune riferendosi all’ art.1, comma 557, della Legge 27.12.2006,n.296es.m.i. ex art.76,comma7delD.L.n.112/2008,convertito con la Legge n.133/2008 es.m.i. art.9,co.28,del D.L.n.78/2010,convertito in Legge n.122/2010es.m.i. che “ha impedito il reclutamento attraverso concorsi pubblici per sopperire alla contrazione di personale” limitando il naturale miglioramento nell’efficacia dei servizi.

L’assessorato al patrimonio è infatti affidato ad Alessio Colini, che fortunatamente non rientra nella lista degli indagati dal Tribunale di Velletri per abuso di ufficio e concorso in corruzione elettorale nel 2016 al contrario del sindaco Nicola Marini e altri. Nulla togliendo alle sue abilità di assicuratore e di libero professionista, nonché alla sua esperienza politica nelle fila della Lista Civica Impegno Cittadino, DS e PD, i cittadini si aspetterebbero alla direzione di tale assessorato un professionista nella questione della storicità del territorio e non delle sue economicità.

Forse la politica, apparentemente innovativa, del Customer Satisfaction Management che ricerca, soprattutto nelle Università, giovani stakeholders, si arresta davanti ad un’esperienza politica contestabile ed al sistema di amicizie e fiducie cittadine che conducono alla stanza dei bottoni non statisti ed incontestabili professionisti ma come spesso accade in Italia politici o, peggio, politicanti.

Non resta, quindi, che sperare nella Meritocrazia e nella sua resurrezione nel 2019, quando scadrà il secondo mandato del sindaco Marini.




Frascati: Renzi, la festa dell’Unità e… l’amaro in bocca

FRASCATI (RM) – Il 14 di settembre si è aperta, tra i fasti di Villa Torlonia a Frascati, la festa dell’Unità della cittadina tuscolana, ma il vero protagonista è sempre lui: Matteo Renzi.

Renzi alla Festa dell’Unità a Frascati

Dopo i mille giorni trascorsi a Palazzo Chigi, il segretario dem ha svolto all’incirca 70 incontri col suo popolo di centrosinistra e giovedì sera, accolto da centinaia di persone, ha voluto affrontare alcuni tra i temi più attuali. Primo fra tutti il sociale, come già anticipato dalla band “Ladri di carrozzelle” composta da giovani disabili con l’hashtag “Stravedo per la vita”. Il problema delle periferie, più volte citate, viene collegato da una parte all’odissea Olimpiadi 2024, rifiutate dalla giunta Raggi che già deve provvedere a misure contro un debito capitolino plurimiliardario, e dall’altra all’immigrazione (argomento principale per le elezioni venture).

Renzi ha ricordato come il governo Berlusconi-Bossi abbia firmato gli Accordi di Berlino nel 2003 e tagliato i fondi per le Confederazioni Internazionali mentre il Pd ha triplicato le risorse. Cita, tra le iniziative sociali, il Dopo di noi – “Legge doverosa” scandisce il segretario, introduce il tema bollente dell’Europa ed afferma con veemenza “mi rifiuto di dare 20 miliardi ai colleghi europei per vederne indietro solo 12, mentre tutti quei soldi vanno ad aiutare Paesi in difficoltà che però ci lasciano soli sul fronte migratorio”. È proprio di immigrazione che si parla nel suo libro “Avanti” (Feltrinelli), dove tra l’altro si scherza sulla caduta del governo Letta, il “Broncione”, a cui aveva malamente augurato di “stare sereno”.

Ma Matteo non risparmia nemmeno la Lega che “ha frodato i contribuenti per 48 milioni di euro” e Salvini, “grande frequentatore di talk show e riconosciuto assenteista del Parlamento (europeo e non)”. In seguito, con il suo tipico humus fiorentino, rimemora i grandi successi della sua Politica come Umanità: gli 80 euro; la quattordicesima nel sistema pensionistico, l’abolizione dell’IMU sulla prima casa, il decurtamento del canone Rai, la legge sull’autismo e sul terzo settore.

E’ sera: il segretario nazionale dem saluta i suoi elettori al grido di “insieme ce la faremo” per discutere con imprenditori e ragazzi delle scuole, ma lasciando l’amaro in bocca a chi avrebbe voluto qualche informazione, anche spicciola, sul caso Consip, sulla Boschi ed il Referendum. Per quanto riguarda il primo punto (Consip), Renzi ha solo espresso l’augurio di prammatica che tutto si risolva per il meglio, ma non ha parlato del decreto Orlando, in questi giorni in discussione, che farebbe cadere lo scoop del giornalista del Fatto Marco Lillo e, tanto più, del perché uno dei carabinieri coinvolti sia stato promosso invece che sospeso. Tenuta lontana dalla discussione l’ex ministra Boschi implicata nel caso Etruria denunciato da De Bortoli, il quale, scaduti i termini di querela, è ormai convinto della sua inchiesta. Sul Referendum, a più riprese oggetto di risa e sarcasmo, Matteo riconosce di aver sbagliato ma non riesce proprio a collegare il bonus dei diciottenni e la riforma della Buona Scuola al nefasto 4 dicembre.

Prendendo a prestito le parole di Berlusconi che lo definiva “bulimico di potere”, forse il nemico politico di Renzi è proprio lui stesso ed il suo enorme ego. Quando non va in overdose di Renzismo persino quel Giglio Magico assomiglia meno ad una dionea.

L’intervento a Frascati di Matteo Renzi