Bracciano, conferita la cittadinanza onoraria al giornalista antimafia Paolo Borrometi

BRACCIANO (RM) – Un evento atteso al Comune di Bracciano quello di ieri che ha visto ufficializzare la cittadinanza onoraria al giornalista antimafia Paolo Borrometi.

Le motivazioni,
votate all’unanimità dal Consiglio comunale e riportate sulla pergamena della
cittadinanza, si riferiscono al lavoro svolto da Borrometi nella sua Sicilia:
“Per l’elevato senso civico dimostrato, sfidando le mafie in nome della verità
e della giustizia contribuendo con le proprie inchieste a portare alla luce
gravi reati legati alle organizzazioni mafiose e diventando così un esempio da
seguire sia come giornalista, sia e soprattutto come uomo e cittadino”. Un lavoro di
legalità che non si piega nemmeno davanti alle minacce dei boss di Pachino che
avevano orchestrato per lui un attentato sullo stile di quello di Capaci.

Il sindaco: “Borrometi, un eroe dei giorni nostri”

Il sindaco
Armando Tondinelli riferendosi a Borrometi lo ha appellato come “eroe, di
quelli veri, di quelli che servono all’Italia perché incarnano quei valori che
ci hanno permesso di diventare una grande nazione”. Il primo
cittadino ha ricordato come un articolo d’inchiesta sulle mafie agroalimentari,
firmato dal giornalista siciliano e pagato 3 euro lordi, sia costato a
Borrometi una menomazione permanente di una spalla.

Paolo Borrometi: “5 anni fa, mi trovavo in ospedale dopo un’aggressione mafiosa”

Lo stesso
giornalista antimafia, una volta presa la parola, ha ricordato come il 16
aprile sia per lui un giorno difficile: “5 anni fa, mi trovavo in ospedale dopo
un’aggressione mafiosa che ha segnato l’inizio di tutta una serie di atti
invasivi compiuti contro la mia persona”. Borrometi si
è poi soffermato sull’importanza della libertà del giornalista di svolgere
onestamente il suo mestiere, una libertà che va difesa perché prodromo per la tutela
di tutte le altre libertà, “Io non condivido la tua idea, ma morirei affinché
tu possa esprimerla”.

Davanti le
videocamere de L’Osservatore d’Italia, Borrometi ha spiegato nei dettagli le
pagine del suo libro “Un morto ogni tanto” dove riporta attimi di vita
personale, articoli ed inchieste che hanno portato al commissariamento di molti
comuni tra cui quello di Vittoria centro propulsivo per le agromafie che
proprio lì avevano dato il via ad un business di centinaia di milioni euro.

Oggi Paolo
Borrometi è costretto ad una vita sotto scorta, una non vita, per continuare a
lottare affinché il cancro mafioso venga finalmente sconfitto. Borrometi non ama
definirsi un eroe dato che “Esistono solamente cittadini perbene che fanno il
loro mestiere” ma sicuramente è, per dirla con Siani, un “giornalista
giornalista”.




Castel Gandolfo, il progetto “Lago Sicuro” riparte dalla sicurezza: unità cinofile in prima linea per sorvegliare i luoghi di balneazione

CASTEL GANDOLFO (RM) – Riparte il progetto “Lago Sicuro” a Castel Gandolfo da domenica 14 aprile dalle ore 9 alle ore 18, con la presenza delle unità cinofile della Federazione Italiana Nuoto, del sindaco di Castel Gandolfo e delle Autorità. Dopo l’apertura del centro di formazione Unità Cinofile
F.I.N. da parte di A.S.D. Lunga Vita al Lupo affiliata F.I.N. e la locale
A.S.D. Castel Gandolfo Outdoor, si riparte dal tema sicurezza.

“L’obiettivo è quello di informare per prevenire. –
Dichiarano gli organizzatori – perciò si è pensato di realizzare la prima
edizione di uno stage totalmente gratuito in cui si discorrerà di sicurezza,
ambiente ma anche di giusta relazione con i cani. I nostri amici a quattro
zampe – proseguono – che da mascotes possono facilmente diventare
indispensabili e soprattutto infaticabili collaboratori per chi sorveglia i
luoghi di balneazione in estate”.

Questa iniziativa ha ricevuto il patrocinio del Comitato
Regionale della Federazione Italiana Nuoto, del Comune di Castel Gandolfo, del
Parco dei Castelli Romani, della Regione Lazio e della Città Metropolitana di
Roma Capitale.

Il programma prevede, oltre una conferenza in aula, una
parte di simulazioni pratiche di salvamento da parte delle Unità Cinofile già
brevettate (ore 11,30). Inoltre nel pomeriggio, i bambini potranno assisterà
alla proiezione di un video loro dedicato e interagire con i cani da
salvataggio.




Regione Lazio, sanità: il dossier M5s punta il dito sul buco miliardario

La sanità laziale sembra non trovare pace, almeno per quanto riguarda la sua gestione economico-finanziaria. Infatti, il Lazio è l’unica regione in Italia a presentare un fondo di dotazione negativo per quasi un miliardo di euro. Sullo stato di questa emorragia presente da almeno dieci anni, è intervenuto il consigliere del M5S Davide Barillari inviando una lettera al ministro dell’Economia, Giovanni Tria e alla titolare del Ministero della Salute, Giulia Grillo. Quest’ultima, in un’intervista al Corriere ha affermato: “Lasciamo fare ai responsabili dei tavoli di monitoraggio il loro lavoro. Certo, quando leggo nei verbali che il Lazio è l’unica regione che da anni ha un fondo di dotazione negativo per circa 1 miliardo qualche domanda me la pongo. Le liste sono chiaramente un indicatore importante dello stato di salute in una regione, ma non sono un fattore dirimente nel commissariamento”.

D’Amato: “Il consigliere Barillari fa molta confusione.”

“Il consigliere Barillari fa molta confusione.” Aveva dichiarato su queste colonne l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato asserendo che “non vi è alcun ‘buco’ in bilancio” tanto che “Il disavanzo del servizio sanitario regionale ossia la differenza annuale tra ricavi e costi è stato ridotto di oltre 40 volte. Partiva da circa 2 miliardi nel 2006 ed è stato ridotto a 45 milioni ultimo consuntivo certificato. Il dato finale 2018 sarà ancora migliore, ma attendiamo i tavoli di verifica”.

Il dossier sulla sanità del M5s

L’Osservatore d’Italia ha potuto visionare il dossier redatto dalla task force sanità del Movimento 5 Stelle proprio riguardante le misure che il Commissario ad acta Nicola Zingaretti sta prendendo in merito alla valutazione straordinaria del fondo di dotazione.

Da quello che emergerebbe, la sanità laziale, in commissariamento dal 2008, deve risolvere il problema di un buco di 994 milioni di euro prima di uscirne.

Ma cerchiamo di capire meglio analizzando quanto riportato nel dossier.
Il fondo di dotazione è uguale alle attività meno le passività meno i finanziamenti per i beni di prima dotazione. Tale fondo fa parte del patrimonio netto il quale , da quanto riportato nel consolidato regionale nel suo andamento storico, risulta essere di 2 miliardi di euro. Ma se si fa la somma algebrica delle voci che compongono il patrimonio netto il risultato è assai diverso: all’incirca 700 milioni. Questa analisi deriva dalla visione di una tabella all’interno del dossier che si è potuta redigere dalle relazioni e dai verbali dei tavoli tecnici interministeriali e regionali del 26 luglio e del 22 novembre 2018 ma che comunque pecca di trasparenza, anche perché i suddetti verbali sono disponibili solo dopo molti mesi.
Il fondo di dotazione, che parte naturalmente in positivo, si scopre essere in rosso solo dopo il decreto legislativo n.502 del 1992 quando le USL (unità sanitarie locali) che fanno parte della Regione vengono trasformate in ASL (azienda sanitaria locale che fa capo alla Regione). Questo comporta il passaggio dalla contabilità finanziaria, in cui bisogna inserire lo stato patrimoniale, alla contabilità generale dove vanno riportati oltre lo stato patrimoniale anche il conto economico e le note integrative. Svolto questo passaggio, si scopre che il fondo di dotazione è in negativo. All’epoca i Direttori Amministrativi dichiaravano l’impossibilità di risalire alle responsabilità a causa degli strumenti a disposizione per l’analisi della contabilità finanziaria. Forse la passività si è venuta a creare quando i contributi in conto capitale provenienti dalla Regione non erano sufficienti per la copertura delle perdite e quindi le eccedenze di quest’ultime venivano stornate attraverso la contropartita fondo di dotazione. Ad oggi sembra che non ci siano nemmeno i partitari per identificare i fornitori e le singole voci di debito/credito.
Nel 2012 il fondo di dotazione era in passivo per un miliardo, oggi di 994 milioni. Nello stesso 2012, il Ministero della Sanità e quello della Salute hanno chiesto la risoluzione di tale problematica attraverso i tavoli tecnici. Mentre è lecito domandarsi dove fossero la Corte dei Conti e i revisori.

Il dossier si concentra essenzialmente sui prospetti dell’ultimo decreto ad acta del commissario Nicola Zingaretti il n.502

Il decreto prevede la creazione di due fondi: il primo di accantonamento da estinzione debiti e il secondo di svalutazione crediti di dubbia esigibilità. Ciò per far sì che il fondo di dotazione si trasformi in fondo di garanzia, cambiandogli veste ma non toccando evidentemente la sostanza. La ricerca di quei crediti da accantonare e di quei debiti da svalutare spetta alle Asl che dovranno, entro l’inizio di maggio attraverso una delibera dei direttori generali, presentare un consolidato. Le considerazioni che si possono trarre sono almeno due: i tempi molto stretti (2 mesi) per decidere che ne sarà del commissariamento della sanità laziale e rischi di decreti ingiuntivi e di altre azioni penali a cui sono esposte le svalutazioni dei debiti. Quest’ultimo passaggio, anche se rientra in una decisione straordinaria di cui si assumerà la responsabilità la Regione, non è remoto. Si scoprirà mai di chi è la responsabilità di questo buco miliardario nelle tasche della sanità della Regione Lazio? Non è forse una scelta avventata uscire dal commissariamento in una situazione di instabilità contabile?




Albano Laziale, al via il progetto “Il Parco che vorrei”: l’iniziativa del Consiglio comunale dei giovani

ALBANO LAZIALE (RM) – Domenica 24 marzo al parco Vivaldi di via Donizetti, ad Albano Laziale, ha visto luce il primo progetto proposto dal Consiglio Comunale dei Giovani di Albano Laziale.

A spiegarlo è uno degli ideatori del programma Filippo Piluso

L’iniziativa “Il Parco che Vorrei” vede la compartecipazione della Polisportiva Castelli Insieme che si occupa di sport integrato mettendo insieme ragazzi normo dotati e ragazzi con disabilità. Il consiglio dei Giovani e gli architetti della Polisportiva si prefiggono l’obiettivo di rivalutare totalmente il parco pubblico in modo da renderlo accessibile a tutte le tipologie di persone disabili senza nessuna discriminazione, ma anche di permettere di vedere quel campo da basket come una nuova struttura. Infatti proprio lì, da giugno si terrà il torneo di street basket diviso in quattro categorie.

La mattinata di domenica, che ha visto la partecipazione di
moltissime delle associazioni dei Castelli Romani tra cui Circo Svago, è stata
dominata dall’allegria dei ragazzi disabili che, con i loro compagni normo
dotati, hanno sottolineato la necessità di realizzare questo progetto. Il
Consiglio Comunale dei Giovani vi ha lavorato per diversi mesi e il preventivo
per permettere di ristrutturare il campo da gioco, le aree ludiche e la
possibile creazione di un orto botanico ha raggiunto la cifra di 20 mila euro.

Il presidente della Polisportiva Castelli Insieme, Fabrizio
Izzo, ricorda che il progetto si prefigge il proposito di creare uno spazio
inclusivo da dedicare soprattutto allo sport integrato che sarà una delle tante
attività che vedranno anche la condivisione da parte delle famiglie (Genitori
Speciali) e un’equipe di psicologi. Questi ragazzi che all’inizio “chiedevano
di uscire solo di casa”, oggi iniziano a parlare di “lavoro, di andare al pub,
della fidanzatina” segnando una crescita delle esigenze.

Alla presentazione del programma era presente anche
l’assessore alla Pubblica Istruzione, Politiche Educative, Giovanili di Albano
Laziale Alessandra Zeppieri che ha reso nota la volontà del Comune e del
Sindaco di tradurre questa idea in realtà perché le disabilità vengono create
da un ambiente ostile.

Sicuramente una giornata come quella di domenica, se fosse ripetuta con una cedenza settimanale, diverrebbe un’occasione per tutta la comunità di sentirsi tale. Magari imparando da ragazzi con grandi difficoltà, i quali però affrontano la vita sempre con un sorriso e soprattutto “Insieme”.




Sanità laziale, botta e risposta tra l’assessore D’Amato e il consigliere Barillari

Un buco di quasi un miliardo di euro all’interno del fondo di dotazione della sanità laziale. Questo quanto evidenziato lo scorso 10 marzo da Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio del M5S nonché membro della Commissione Sanità, che ha inviato una lettera al titolare del ministero dell’Economia Giovanni Tria, nella quale asserisce che “A quanto risulta dal verbale della riunione congiunta del tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza del 26 luglio 2018, persiste una grave criticità relativa al fondo di dotazione negativo per un negativo di 994,247 mln euro, la cui risoluzione è stata richiesta fin dal 2011”.

D’Amato: “Barillari fa molta confusione”

Sulla questione abbiamo
sentito l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato il quale ha
asserito che “Il consigliere Barillari fa molta confusione. Il disavanzo del
servizio sanitario regionale ossia la differenza annuale tra ricavi e costi è
stato ridotto di oltre 40 volte. Partiva da circa 2 miliardi nel 2006 ed è
stato ridotto a 45 milioni ultimo consuntivo certificato. Il dato finale 2018
sarà ancora migliore, ma attendiamo i tavoli di verifica. È evidente- continua
l’assessore- che il Cons. Barillari non conosce la contabilità pubblica,
tantomeno i bilanci del sistema sanitario. Il fondo di dotazione, benché
negativo, è infatti una delle tante voci che compongono il patrimonio netto
della sanità laziale; voce quest’ultima positiva per oltre 1 miliardo e mezzo
di euro a garanzia della solidità finanziaria del sistema. Pertanto non vi è
alcun ‘buco’ in bilancio”.

Alla nostra domanda sulla necessità di intessere un dialogo con i ministeri della Salute e dell’Economia, D’Amato ha risposto che “Se dopo dodici anni di commissariamento e oltre circa 50 tavoli di verifica ci fossero ancora misteri sui conti della sanità regionale dovremmo richiedere di commissariare il Ministero dell’Economia e quello della Salute. Il tema del fondo di dotazione negativo risale tra l’altro alla riforma contabile del sistema sanitario nazionale del 1992. Attribuire quindi la responsabilità di tale posta contabile all’attuale amministrazione è clamorosamente strumentale”.

Zingaretti e il suo
entourage si dicono orgogliosi del fatto che l’indice dei Lea (livelli
essenziali di assistenza) sia aumentato.

Ma su questo ci sono
forti dubbi dato che essi contengono numerosi e diversi valori, alcuni dei
quali sono in negativo. Ma l’assessore alla sanità laziale ci fa sapere che “Dopo
12 anni di piano di rientro del Lazio oggi è necessario aprire una nuova fase.
Il sistema sanitario regionale è in sostanziale equilibrio
economico-finanziario avendo ridotto di ben 40 volte il disavanzo originario e
i Lea, con 180 punti, sono sopra la soglia di adempienza con margini di
miglioramento soprattutto nell’assistenza territoriale. È ora necessario
superare la lunga stagione del commissariamento, modificando l’approccio che
deve essere prioritariamente rivolto agli esiti di salute andando, dove
necessario, a incidere puntualmente in singole realtà che necessitano di un
affiancamento. Questo approccio viene proposto anche nel documento che le
Regioni hanno elaborato come contributo per il nuovo patto per la salute”.

Barillari: “D’Amato sta sottovalutando la situazione”

Sentito al telefono, il consigliere del Movimento 5 Stelle Davide Barillari asserisce che “La Regione ed in particolare D’Amato stanno sottovalutando la situazione sapendo quanto sia grande l’impatto di questo fondo di dotazione negativo”.

Il ministero della
Salute sta comunque valutando il caso che sarà anche oggetto di verifica al
prossimo tavolo tecnico del 28 marzo quando si deciderà necessariamente se il
Lazio uscirà o meno dal Commissariamento. L’Osservatore d’Italia è in grado di
rivelare che il M5S sta preparando un dossier tecnico che è in fase finale di elaborazione,
il quale affronterà in maniera dettagliata tale problematica. Giovedì alle 11 e
20, i grillini hanno inoltre ascoltato una delle Asl più esposte.

Riguardo il patrimonio
netto della sanità laziale che secondo D’Amato sarebbe in attivo di un miliardo
e mezzo, Barillari ricorda come “tra l’inizio e la fine del 2018, la Regione,
rendendosi conto di questo problema enorme mai affrontato dal 2011, emana 3
decreti che si rivolgono alle Asl chiedendo una verifica celere per capire come
è composto questo fondo e perché è così negativo. Queste informazioni -continua
il consigliere- non sono arrivate. I risultati di D’amato sono frutto di una
forzatura non supportata da dati (che dovrebbero arrivare tra l’altro a
giugno)”.

Il dossier dei grillini
analizza anche la possibilità che questi debiti inagibili siano trasferiti su
due fondi. Così si può affermare che una parte del buco finanziario non esiste
andando però incontro a problemi economici relativi a ricorsi e decreti
ingiuntivi; mentre un’altra parte si può considerare come credito non
riconoscendo più le fatture.

Sul nodo, ancora tutto
da sciogliere, è intervenuta anche il ministro della salute Giulia Grillo che
asserisce: “Lasciamo fare ai responsabili dei tavoli di monitoraggio il loro
lavoro. Certo, quando leggo nei verbali che il Lazio è l’unica regione che da
anni ha un fondo di dotazione negativo per circa 1 miliardo qualche domanda me
la pongo. Le liste sono chiaramente un indicatore importante dello stato di
salute in una regione, ma non sono un fattore dirimente nel commissariamento”.

Sarebbe forse
necessario che il neo segretario del PD nonché governatore laziale, Nicola
Zingaretti chiarisse in una conferenza stampa la situazione finanziaria della
Sanità della Regione. Ma anche il fatto che ricopre simultaneamente il ruolo di
commissario alla sanità e quindi di controllore e quello di governatore e
quindi di controllato. Cumulando così tre cariche molto impegnative che
difficilmente riuscirà a gestire nel migliore dei modi. Così che giovedì era
assente in aula “per motivi istituzionali” proprio mentre si votava una legge
sui riders importante per il PD.




Sanità Lazio, Barillari (M5s) scrive al ministro Tria: “Grave criticità relativa al fondo di dotazione”

Nuova bagarre tra Pd e M5s sul campo della Regione Lazio o meglio sulla Sanità laziale Dal luglio 2008 sotto commissariamento, era previsto il ripristino della gestione ordinaria entro il 31 dicembre 2018, ma la strada sembra essere ancora lunga.

Barillari (M5s): “Grave criticità relativa al fondo di dotazione”

Il 10 marzo scorso Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio del M5S nonché membro della Commissione Sanità, ha inviato una lettera al ministro dell’Economia Giovanni Tria nella quale asserisce che “a quanto risulta dal verbale della riunione congiunta del tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza del 26 luglio 2018, persiste una grave criticità relativa al fondo di dotazione negativo per -994,247 mln euro, la cui risoluzione è stata richiesta fin dal 2011”.

Un buco di quasi un miliardo di euro

Molti si interrogano sul fatto che Zingaretti mantenga le cariche di neo Segretario del Pd, Governatore della Regione Lazio e Commissario alla Sanità. Tre scranni impegnativi che si interessano di dossier delicati i quali richiedono precisione e molto studio per garantire l’efficienza.
Ma il M5S alla Regione Lazio chiama in causa anche il Ragioniere Generale dello Stato, Daniele Franco e il ministro della Salute, Giulia Grillo.

Lo stesso Barillari avverte: “Ho incontrato lo staff del ministro Grillo che mi ha confermato l’interesse di proseguire lungo la strada di verifica di questo fondo di dotazione perché è un dato per capire se il Lazio a marzo 2019, il prossimo tavolo di verifica dei (Lea) livelli essenziali di assistenza sarà in grado di uscire dal commissariamento oppure no”.

I dubbi non sono solo politici o tecnici ma di forte carattere finanziario

Zingaretti e il suo assessore alla sanità si dicono orgogliosi del fatto che l’indice dei Lea sia aumentato. Ma su questo ci sono forti dubbi dato che i livelli essenziali di assistenza contengono numerosi e diversi valori, alcuni dei quali sono in negativo. Come anche le Asl: nemmeno una in attivo e il disavanzo in perenne rosso. È vero come riporta lo stesso Barilli che il sistema sanitario è in risanamento grazie alla Gsa (gestione sanitaria accentrata) che copre i debiti ma la cassa è lungi dall’equilibrio.

Criticità sul fondo di dotazione. Nella lettera il consigliere grillino riporta un risultato uscito dal tavolo tecnico: il conto consolidato della Regione Lazio è l’unico in Italia a presentare un fondo di dotazione negativo per il quale non sono note le motivazioni (..) e continua a rappresentare una rilevante criticità con riferimento all’effettiva chiusura di ogni partita di debito pregressa.

Un nodo da sciogliere necessariamente per uscire dal commissariamento

La Regione è in allerta su questo punto e c’è chi si domanda se sia anche del tutto risolvibile. Sul tema è intervenuta con un’intervista il ministro Grillo: “Lasciamo fare ai responsabili dei tavoli di monitoraggio il loro lavoro. Certo, quando leggo nei verbali che il Lazio è l’unica regione che da anni ha un fondo di dotazione negativo per circa 1 miliardo qualche domanda me la pongo. Le liste sono chiaramente un indicatore importante dello stato di salute in una regione, ma non sono un fattore dirimente nel commissariamento”.

Gli ultimi due punti posti all’attenzione del ministro dell’Economia che si ritrovano nella lettera riguardano l’ultimo appuntamento del tavolo tecnico e la possibilità di creare un fondo parallelo. L’ultimo tavolo tecnico di cui fa parte anche la società Kpmg in forma di advisor insieme ai tecnici del ministero dell’economia e della salute è fissato per marzo 2019 ma i dati sui quali discutere saranno disponibili solo a giugno. Mentre Barillari richiama il ministero di via XX Settembre a vigilare sull’eventuale realizzazione di un fondo dove far defluire i debiti inagibili cosi da tenerli fuori bilancio.




Albano Laziale, Consiglio comunale dei giovani: la video intervista a Filippo Piluso

ALBANO LAZIALE (RM) – Filippo Piluso, capogruppo di Giovani Albano, nel corso della nostra video intervista si è dilungato nello spiegare il funzionamento del Consiglio Comunale dei Giovani che lui stesso ha contribuito a creare nella cittadina laziale.

Il rapporto tra i differenti gruppi è quello di una collaborazione apartitica che non vuole creare fratture ideologiche ma che si prospetta l’obiettivo di tracciare un disegno comune.

Tra le finalità del neonato Consiglio dei Giovani ci sarà quella di promuovere una larga partecipazione tra le diverse categorie partendo dallo schema dello Zaino Solidale, ma anche divulgare la conoscenza del nostro territorio e della sua flora.

Per quanto riguarda il bilancio di previsione per il 2019, il finanziamento da parte della Regione Lazio ancora deve essere erogato. Può consistere in un ammontare anche di 5mila euro fino ad arrivare a 6mila o 7mila euro in base al numero di consiglieri e al numero di abitanti.

Accanto alle mostre e agli eventi, le attività messa a bilancio sono: un campo di volontariato internazionale in collaborazione con Legambiente che si terrà nel mese di luglio, progetto di sport integrato coadiuvato da varie associazione, torneo di street basket che coinvolge tutta la popolazione dei Castelli Romani, programma di selezione degli studenti meritevoli per impartire ripetizioni, work shop accanto ad un cortometraggio, corso di formazione professionalizzante tenuto da uno psicologo del lavoro per diplomati o laureati totalmente gratuito.
Queste le attività messe a bilancio, ma comunque il Consiglio sarà protagonista anche della promozione di eventi e mostre.




Onda Verde Civica, partita l’intesa tra Verdi e Italia in Comune in vista delle europee

ROMA – Sabato scorso, al teatro Quirino a pochi passi da Fontana di Trevi, è stata lanciata Onda Verde Civica: un’intesa tra i Verdi ed Italia in Comune del sindaco di Parma Federico Pizzarotti principiata dalle proteste di Greta Thunberg. L’intento ultimo è quello di formare una lista plurale, europeista ed ambientalista per le elezioni europee del 26 maggio partendo da un manifesto al quale hanno già aderito molti esponenti della società civile tra i quali Andrea Purgatori, Massimo Bray e Pierfrancesco Favino.

Al convegno hanno partecipato il co-presidente dei Verdi Europei Monica Frassoni, il coordinatore esecutivo dei Verdi Angelo Bonelli, l’unico europarlamentare dei Verdi italiani Marco Affronte, il sindaco di Cerveteri e coordinatore nazionale di Italia in Comune Alessio Pascucci e il sindaco di Parma Federico Pizzarotti.

Il tema centrale è stato ovviamente l’ambiente che
“nessuno ha trattato nelle passate elezioni del 4 marzo in Italia” ma che in
Europa ha permesso ai Verdi di raggiungere percentuali interessanti come in
Germania e in proiezione in Olanda ed in Belgio. Perciò la speranza del leader
dell’Onda Verde Civica Pizzarotti è quella di inserirsi all’interno di questo
movimento spontaneo di carattere europeo per poi assumerne la guida. Per dirla
con le parole di Monica Frassoni “mettere insieme tre elementi: il potere, la
mobilitazione e la sfida dei cambiamenti climatici e della democrazia”.

Onda Verde Civica è intenta ad analizzare le possibili alleanze a livello nazionale facendo sedere allo stesso suo tavolo partiti ambientalisti ed europeisti come +Europa (lo stesso Cappato è intervenuto con un breve video), Possibile (presente con Annalisa Corrado) e Diem25 il movimento di Varoufakis. Partendo da qui, l’obiettivo è quello di apportare un cambiamento al sistema economico europeo e alle istituzioni comunitarie sviluppando un clima solidale fra tutti i componenti dell’Unione, per questo “non basta essere europeisti alla Macron, ma c’è bisogno che le forze di questa alleanza condividano anche la stessa idea di futuro e di sviluppo”.




Marino, l’assessore Andrea Trinca ha presentato il nuovo Piano Regolatore

MARINO LAZIALE (RM) – Lo scorso 22 febbraio si è tenuta, presso l’aula consiliare di Palazzo Colonna a Marino Laziale, la presentazione del nuovo piano regolatore dal titolo “Ambiente e strutture urbane: Linee guida per una nuova concezione pianificatoria di Marino”.

L’assessore Andrea Trinca illustra il nuovo piano

“Un dialogo costruttivo tra amministrazione e parti sociali è il miglior viatico per tutelare l’ambiente e valorizzare il territorio” così ha presentato l’incontro il coordinatore di Italia Nostra Mauro Abate. Difatti 5 associazioni di tutela ambientale e del retaggio storico-paesistico hanno partecipato ognuna con un proprio portavoce: A.D.A Argine Divino Amore, Associazione Contro la Cementificazione, Circolo “Il Riccio” di Legambiente Onlus, Comitato di Quartiere Santa Maria delle Mole e Italia Nostra Onlus.

Il progetto urbanistico molto innovativo, voluto dalla giunta pentastellata del sindaco Carlo Colizza, è stato illustrato ai cittadini dall’assessore all’urbanistica Andrea Trinca già professore universitario ed esperto in urbanistica, ingegneria naturalistica e bioarchitettura, in concerto con l’Ing. Manuel Casalboni (vice presidente dell’ordine degli ingegneri della provincia di Roma) esperto di sviluppo sostenibile.

Trinca ha spiegato come la disciplina urbanistica presenti un limite intrinseco: il conflitto tra spazio naturale e spazio urbano. Perciò si pone il problema di far convivere ambiente e strutture urbane necessarie alla quotidianità di una cittadina. Ma quali sono i dettami legislativi a cui bisogna fare riferimento nell’ambito della tutela ambientale e culturale dei territori?

La legge Bottai del 1939 che predilige il criterio della visuale, la legge Calasso che introduce la guisa ecologica, e la legge Urbani del 2004. Ma in Italia risulta essere praticamente impossibile creare un landscape ecology dato che quasi tutto il territorio è antropotizzato.

Il comune di Marino, allora, coadiuvato da tecnici e professori universitari cercherà di rivoluzionare il territorio della cittadina che ha sofferto del primo piano regolatore datato 1979, della variante generale del 2004, della perimetrazione dei nuclei abusivi nonché delle varianti puntuali e dei programmi integrati d’intervento che hanno avuto come esito finale l’aumento delle cubature.

Quindi l’assessore Andrea Trinca ha voluto discutere con gli stakeholders e con i cittadini le linee guida che comporranno interamente il documento preliminare d’indirizzo il quale attiverà, per la prima volta, una pianificazione strategica dell’urbanistica di Marino. Questo però è solo il prologo del piano urbanistico comunale generale.

Questo cambio di passo è stato reso possibile dall’approvazione della delibera comunale n. 17 del 15 giugno 2017 che ha recepito l’innovativo Piano Territoriale Provinciale Generale. Prima del 2017, la redazione del piano urbanistico faceva riferimento al complesso normativo espresso dalla legge n. 1150 del 1942 e successive modificazioni del 1967 che divideva il territorio in zone omogenee (l’ambiente non veniva considerato). L’assetto del vecchio piano regolatore si basava su delle stime di crescita volumetrica e di espansione autropica: mai, invece, su considerazioni ambientali e sociali.




Franceschini e Astorre a Genzano per sostenere Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd

GENZANO (RM) – Sabato scorso si sono riuniti nella sala dell’ex enoteca comunale di Genzano di Roma (ora un centro per gli anziani) tutti i vertici amministrativi legati al mondo del centrosinistra per ascoltare l’onorevole Dario Franceschini, grande sostenitore di Nicola Zingaretti per la segreteria del Partito Democratico. Vicino al leader di AreaDem, componente strategica del PD, siede il segretario generale del Lazio Bruno Astorre.

Astorre: “Incrementare la partecipazione”

Bruno Astorre auspica nella “creazione di gruppi in modo da poter incrementare la partecipazione”. Mancano pochi giorni alle primarie dem del 3 marzo e il nodo è far sapere alle persone che chiunque può votare ma soprattutto spingere le persone ai gazebo. Il segretario regionale riconosce che le modalità di elezione all’interno del partito democratico debilita l’elettorato che si ritrova spaesato dopo le convenzioni regionali e nazionali e dopo il voto al congresso regionale. Insomma serve chiarezza per raggiungere un milione di voti: obiettivo che sbaraglierebbe la strada per le europee.

Nel Lazio la lista in sostegno di Zingaretti sarà composta dalla consigliera comunale di Genzano Martina Ortolani, il sindaco di Albano Laziale Nicola Marini e dal sindaco di Velletri Orlando Pocci. Dopo gli interventi della consigliera e dei due sindaci, prende la parola l’onorevole Dario Franceschini il quale si sta spendendo in tutta Italia per portare Nicola Zingaretti a capo della segreteria dem.

Per Franceschini, Zingaretti è l’unico che rappresenta il cambiamento

Franceschini ha già affermato in un’intervista al Corriere della Sera che l’idea di una lista unitaria per le Europee è positiva a patto che a guidarla sia proprio Zingaretti. E guardando anche alle prossime amministrative che porteranno al voto 3.500 comuni, Franceschini vuole che sia la mobilitazione delle primarie a motivare i suoi a livello locale. Per l’onorevole, Zingaretti è l’unico che rappresenta il cambiamento e un cambio di rotta. Ma poi si parla di un Pd aperto a tutti anche a Renzi per evitare fratture e perdite di voti. Zingaretti viene presentato come l’unico che è uscito vincitore nel generale bagno di sangue nella battaglia contro Lega e Movimento 5 Stelle, anche se a guardare le percentuali delle scorse regionali nel Lazio è chiaro che se Pirozzi (5%) fosse rimasto all’interno del centrodestra di Parisi (31%), Zingaretti sarebbe arrivato secondo col 33%.
L’onorevole Franceschini continua il suo discorso presentando questo governo come un’orda di “incompetenti, ignoranti e possiamo dirlo: fascisti”. D’altronde “quella tra M5S e Lega è un’accozzaglia”: sì, ma resa necessaria prima dal Rosatellum (scritto dal Pd e FI) essenzialmente proporzionale che rende obbligatoria una coalizione post elettorale e poi dall’abbuffata di pop corn del PD. Franceschini in un passaggio, forse non troppo chiaro, accosta questo governo ai passati esecutivi targati Berlusconi: quello che manca in entrambi i casi è la reazione forte e decisa della sinistra. Zingaretti sicuramente uscirà vincente dalle primarie anche per assenza di competizione interna ma il problema urgente del Partito Democratico resta sempre il programma.

Negli ultimi anni in cui la sinistra ha guidato il paese nessuna iniziativa legislativa è stata presa in termini di giustizia, corruzione, evasione fiscale, conflitto di interessi, ambiente e sanità. E forse volgendo lo sguardo alle passate iniziative, il governo gialloverde acquisisce un senso solo come espiazione.




Amatrice, dopo 3 anni dal sisma è ancora emergenza. Palombini: “Tempi biblici per le procedure”

AMATRICE (RI) – A distanza di due anni e mezzo dal sisma dell’agosto 2016, L’Osservatore d’Italia è tornato ad Amatrice.

Sulla strada si riconoscono ancora le rovine di decine di ristoranti ed hotel costretti alla chiusura

Il video servizio su Amatrice trasmesso a Officina Stampa del 21/02/2019

La giornata è soleggiata e gli abitanti ne traggono nuova energia per affrontare un altro giorno di attesa per una ricostruzione che non è ancora partita. Solo pochi giorni fa, Amatrice e le 69 frazioni sono state colpite da esose nevicate che hanno costretto la popolazione ad avvicinarsi a Roma.

L’intervista a Maria storica commerciante di Amatrice

L’intervista di Gianpaolo Plini per L’Osservatore d’Italia

La proprietaria di “Maria Sport”, un negozio di abbigliamento che sorge all’interno del Centro Commerciale il Triangolo, racconta come “le scorse settimane le temperature sono scese sotto i -20 c° distruggendoci fisicamente e mentalmente: si blocca tutto, dalle attività commerciali allo smistamento delle macerie: ci si sente soli”.

L’intervista a Filippo Palombini sindaco di Amatrice

L’intervista di Gianpaolo Plini per L’Osservatore d’Italia

Il sindaco Palombini, ingegnere sismico, spiega che il problema sono i detriti e le macerie che bloccano la ricostruzione. La Regione è deputata allo smistamento delle macerie mentre il comune si occupa solo delle ordinanze per quegli immobili pericolosi che vanno abbattuti. Mentre la rimozione dei detriti è bloccata al centro storico, dove hanno perso la vita molte persone, per disposto della procura. Idem per le 103 chiese dell’area, le quali sono sotto osservazione da parte del MIBAC.

Il secondo passaggio sarà quello della microzonazione sismica che i tecnici svolgeranno verso gli inizi di giugno. Ad oggi i cittadini che detenevano la residenza in una casa dichiarata modulo E vivono all’interno delle SAE (soluzioni abitative di emergenza) che sono 1900 nel cratere e 500 ad Amatrice. Si è discusso spesso della loro efficienza e, a due anni e mezzo dal sisma, si può affermare tranquillamente che non risultano essere adatte. Dalle testimonianze istituzionali e non che siamo stati in grado di raccogliere, è evidente che le SAE non rappresentano una sicurezza per i cittadini delle aree terremotate. Sono più che soventi i problemi legati all’umidità che alza i pavimenti o fora i soffitti non avendo i tetti a spiovente. La domanda è come mai vengono utilizzate a quelle latitudini? Le soluzioni abitative sono state acquistate prima del terremoto non tenendo conto che le strutture vanno adattate all’ambiente circostante (una casa al mare non può essere identica ad una casa in montagna). In molti ora risiedono entro i confini della zona franca urbana e perciò sono esentati dal pagamento delle imposte. In realtà la condizione è più complessa e presenta dei risvolti che suscitano molti interrogativi. L’emolumento dell’Enel, per esempio, è sospeso (lo paga il comune) fino al termine del 2019 quando i cittadini aretini dovranno pagare anche gli arretrati che, nel frattempo, si saranno cumulati in 2 o 3 mila euro. Una proposta più consona sarebbe stata quella di rimborsare interamente e senza nulla pretendere le tariffe delle bollette calcolando il consumo medio. Qualora qualcuno oltrepassasse la media indicata, allora paga l’ammontare in eccedenza.

Una questione urgente è il popolamento delle zone colpite dal sisma

È preoccupante analizzare il numero di abitanti rimasti e la loro età media. I giovani non hanno scelta: o partecipano alla rimozione delle macerie con tutti i danni psicologici che ne derivano oppure fanno i bagagli e vanno via. Bisogna ripartire dalle case modulo B, quelle con danni non troppo ingenti, che dalla prossima primavera dovrebbero cominciare ad essere ristrutturate. L’ex sindaco di Amatrice, il consigliere regionale Pirozzi è riuscito a far approvare una legge sul terremoto e la prevenzione che, con rischi di incostituzionalità, permette “ai proprietari delle seconde case dichiarate inagibili di installare, anche sul terreno non di proprietà, fino alla completa ristrutturazione dell’immobile, una o più strutture abitative temporanee e amovibili”.

Il sindaco Palombini utilizza parole forti nei confronti del terzo commissario alla ricostruzione Farabollini, professore all’università di Camerino, che “non ha capito dove sta, sbagliando totalmente approccio e quindi: o questo ruolo non è giusto per lui oppure non l’ha capito”.
Il 14 gennaio scorso, il primo cittadino ha accolto il sottosegretario alle aree terremotate Vito Crimi. Sono tre i punti principali dell’analisi del tavolo tecnico. Il primo riguarda lo sblocco dei finanziamenti, 2,3 miliardi nel 2017 fino a un miliardo e mezzo nel 2019, che però non sono spendibili a causa delle procedure bibliche, farraginose e non adatte ad una situazione di estrema emergenza. Il secondo, quello del rinnovo dei contratti a termine dei dipendenti comunali è stato licenziato in ritardo dalla Finanziaria mentre ancora nessuna notizia per i contratti dei segretari. Il terzo punto riguarda il PASS (Presidio assistenza Socio-Sanitaria): il sindaco ha ottenuto un’automedica e un’ambulanza con la permanenza stabile di un medico. Ma il ruolo che svolgono è solamente quello di trasferimento del malato all’ospedale di Rieti. Per lo storico ospedale Grifoni si stanno ancora svolgendo le gare per gli appalti.

È pleonastico che il grimaldello per la rinascita delle aree colpite dall’ondata sismica è lo sviluppo del turismo. Bisogna ricostruire gli alberghi, ristrutturare le seconde case per combattere l’abbandono del territorio soprattutto da parte dei giovani e dare, così, impulso al commercio che ora sembra quasi al limite della sopravvivenza.