Smog, ultimo avviso dalla Ue: "Italia protegga la salute pubblica"

 

Ultimo avvertimento dall'Ue all'Italia sull'inquinamento da polveri sottili. La Commissione europea invita il nostro Paese, con un "ultimo avviso", ad adottare misure contro l'inquinamento da Pm10 "per proteggere la salute pubblica". Il problema "persistente" del livello "elevato" di Pm10 in varie parti del Paese comporta dei "rischi importanti per la salute pubblica", sottolinea l'esecutivo comunitario. L'inquinamento da Pm10 in Italia è causato principalmente da emissioni da energia e riscaldamento, trasporti, industria e agricoltura. Oltre 66mila persone muoiono ogni anno a causa dell'inquinamento da particolato, sottolinea la Commissione, dato che fa del nostro Paese quello dell'Ue con il più alto tasso di mortalità legato alle polveri sottili, secondo dati dell'Eea (European Environment Agency).
 
L'avvertimento, spiega la Commissione, riguarda 30 zone per la qualità dell'aria, nelle quali i limiti giornalieri di Pm10 sono stati superati da quando sono entrati in vigore, nel 2005. L'Italia era già stata dichiarata in violazione delle leggi Ue in una precedente sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue per gli anni 2006 e 2007. Per il limite giornaliero, le zone coinvolte sono in Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia. In più, l'avvertimento riguarda anche il superamento del limite annuale in nove zone: Venezia-Treviso, Vicenza, Milano, Brescia, due zone della Pianura lombarda, Torino e la Valle del Sacco, nel Lazio. Nel caso di superamento dei valori limite, gli Stati devono adottare e implementare dei piani per la qualità dell'aria, con misure volte a riportare l'inquinamento sotto le soglie nel più breve tempo possibile.
 
Le misure amministrative e legislative adottate dall'Italia finora "si sono rivelate insufficienti ad affrontare il problema". La decisione di oggi fa seguito ad una lettera aggiuntiva di messa in mora mandata all'Italia nel giugno 2016. Se il Paese non agirà entro due mesi, il caso potrebbe essere deferito alla Corte di Giustizia dell'Ue. "Non speculerei in questa fase su qualsivoglia tipo di multa – ha spiegato il portavoce della Commissione Enrico Brivio – siamo al parere motivato e speriamo che gli Stati membri rispettino i loro obblighi. Ci sono vari tipi di sanzioni, che vengono stabilite secondo certi parametri, ma siamo molto lontani da quel punto. Speriamo che gli Stati rispettino i loro obblighi". La Commissione europea ha attualmente in corso procedure di infrazione per i livelli di Pm10 nei confronti di 16 Stati membri, tra cui l'Italia. Due di questi casi, quelli riguardanti Bulgaria e Polonia, sono già stati portati davanti alla Corte di Giustizia dell'Ue. Il Pm10 (Particulate Matter o materia particolata) è materiale di varia origine (prodotto da attività umane o da fenomeni naturali come gli incendi boschivi) presente nell'aria, con diametro uguale o inferiore a 10 millesimi di millimetro, ritenuto nocivo per la salute umana.



Lavoro: un'emergenza nazionale

 

Il lavoro "resta un'emergenza nazionale. L'Italia deve mettere il lavoro al primo posto." Lo sottolinea la Cei nel messaggio presentato oggi in vista del 1 maggio. La Cei, dati alla mano, nel messaggio per il 1 maggio presentato oggi da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei e da mons. Filippo Santoro, presidente del comitato organizzatore della Settimana Sociale che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre prossimi, si sofferma sulla drammaticità dei livelli occupazionali:: "I livelli disoccupazione nel nostro Paese arrivano al 40% con punte del 50-60% al Sud. Otto milioni di persone a rischio di povertà, spesso a causa di un lavoro precario o mal pagato, più di 4 milioni di italiani in condizione di povertà assoluta. Nonostante la lieve inversione di tendenza registrata negli ultimi anni, il lavoro rimane un' emergenza nazionale. Per tornare a guardare con ottimismo al proprio futuro, l'Italia deve mettere il lavoro al primo posto". "Al di là dei numeri, – osserva la Cei – sono le vite concrete delle persone ciò che ci sta a cuore: ci interpellano le storie dei giovani che non trovano la possibilità di mettere a frutto le proprie qualità, di donne discriminate e trattate senza rispetto, di adulti disoccupati che vedono allontanarsi la possibilità di una nuova occupazione, di immigrati sfruttati e sottopagati. La soluzione dei problemi economici e occupazionali – così urgente nell'Italia di oggi – non può essere raggiunta senza una conversione spirituale che permetta di tornare ad apprezzare l'integralità dell'esperienza lavorativa".



Alitalia: il futuro è appeso a un filo

 

Nessun'altra soluzione possibile, nessuna alternativa, nessuna possibilità di nazionalizzazione. A poche ore dal termine del referendum con il quale i lavoratori di Alitalia devono esprimersi sul verbale d'intesa tra azienda e sindacati per il futuro della compagnia, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio rinnova l'appello lanciato ieri dal presidente del Consiglio e sottolinea che "bisogna seguire con coraggio la strada iniziata".Il ministro interviene per mettere la parola fine alle speculazioni su un possibile intervento dello Stato per il salvataggio della compagnia nel caso di una vittoria del no all'accordo. Una soluzione invocata dai sindacati di base mentre a scendere in campo in prima persona a favore del sì al preaccordo ieri sono anche i leader di Cisl, Uil e dell'Ugl.
 
Intanto l'affluenza al voto è stata altissima, 12.500 i lavoratori aventi diritto. I nove seggi tra Roma e Milano saranno aperti fino alle 16, poi lo spoglio. In caso di vittoria del no, secondo quanto si apprende, un cda si terrebbe già domani, martedì 25, per avviare la procedura di amministrazione straordinaria. La prospettiva è quella del commissariamento e il rischio, "concretissimo", secondo il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda è quello di una liquidazione della compagnia. L'ipotesi che circola è quella di uno spezzatino. Nel caso della vittoria del sì è previsto un cda mercoledì per sbloccare la ricapitalizzazione, 2 miliardi di equity di cui 900 milioni di nuova cassa. Sul fronte dei tagli il preaccordo prevede un calo degli esuberi del personale a tempo indeterminato da 1.338 a 980, e un taglio degli stipendi del personale di volo dell'8%.
 
"Alitalia morirà se verrà bocciato il piano. I lavoratori di Alitalia hanno ora in mano il destino della loro azienda" afferma Annamaria Furlan, ricordando che "non c'è oggi una alternativa concreta al piano industriale di sviluppo e di ricapitalizzazione", facendo "appello al senso di responsabilità dei lavoratori di Alitalia". "Ora bisogna salvare il lavoro e non rendere vani i sacrifici fatti dai lavoratori", sostiene anche il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo che ricorda come poi "bisognerà puntare a un'effettiva discontinuità aziendale e a un sistema di partecipazione nelle scelte che dia un futuro certo all'Alitalia".



Corea del Nord: caccia cinesi pronti al decollo

 
Le forze armate cinesi hanno messo in "massima allerta" i caccia, armati con missili cruise, per essere pronti a rispondere a un'eventuale situazione in Corea del Nord. Lo hanno riferito fonti militari americane alla Cnn, precisando che le ricognizioni americane stanno riscontrando un numero straordinario di aerei militari cinesi pronti ad essere operativi attraverso l'intensificazione delle operazioni di manutenzione. Queste misure sono state adottate dai militari cinesi nell'ambito degli sforzi per "ridurre i tempi di reazione" in caso del precipitare di una situazione in Corea del Nord, hanno aggiunto le fonti Usa.
 
La crisi tra Stati Uniti e Corea del Nord sta destando allerta e preoccupazione in tutta la comunità internazionale. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato con forza l'ultimo test missilistico di Pyongyang e ha minacciato nuove sanzioni per il comportamento nordcoreano definito fortemente destabilizzante. Intanto, dopo le minacce del Paese asiatico di mettere in atto un attacco preventivo, la Cina ha allertato la sua aviazione.



Salute e hi-tech: l'uso eccessivo del cellulare provoca il tumore

 

"Per la prima volta al mondo una sentenza di primo grado ha riconosciuto un nesso causale tra l'uso prolungato del cellulare e il tumore al cervello". Così gli avvocati torinesi Renato Ambrosio e Stefano Bertone hanno illustrato la sentenza emessa lo scorso 30 marzo dal giudice tribunale di Ivrea Luca Fadda. Protagonista della vicenda un dipendente 57enne di una grande azienda a italiana che per 15 anni ha utilizzato per lavoro il telefonino senza precauzioni per più di tre ore al giorno al quale è stato diagnosticato nel 2010 un tumore benigno ma invalidante. Il Tribunale ha condannato l'Inail a corrispondere al lavoratore una rendita vitalizia da malattia professionale.
 
Le motivazioni della sentenza di primo grado saranno rese note nei prossimi 50 giorni. "E' una sentenza straordinariamente importante – commenta l'avvocato Bertone – perché il fatto che si riconosca la causa oncogena insita nei campi elettromagnetici generati dai cellulari è il segno del continuo avanzamento delle conoscenze scientifiche. Il telefono cellulare è un dispositivo tecnologico che emette onde elettromagnetiche ad altissima frequenza e ogni giorno più di 40 milioni di italiani lo utilizzano. Per questo è importante che tutti siano al corrente dei rischi che corrono loro stessi e coloro che hanno intorno. E', dunque, importante riflettere sul problema e adottare le giuste contromisure".
 
La dipendenza dallo smartphone, la cosiddetta 'Sindrome da Hand-Phone' capace di ipnotizzare le persone davanti ad uno schermo, riguarda circa 7 italiani su 10. E' quanto è emerso da uno studio realizzato lo scorso settembre che ha coinvolto 4.500 persone tra i 18 e i 65 anni attraverso un monitoraggio online (Web Opinion Analysis) sui principali social network, blog e community interattive. Secondo la ricerca il 72% degli italiani ha lo smartphone sempre in mano e lo utilizza soprattutto sui mezzi pubblici (78%), nel luogo di lavoro (69%) e persino in vacanza (41%). Due italiani su 10 (19%) lo adoperano per circa 6 ore al giorno, percentuale che sale al 42% tra più giovani, mentre il 21% si attesta sulle 4 ore.
 
Il 41% si limita a 2 ore, mentre il 19% riesce a fare a meno del cellulare e lo utilizza meno di un’ora al giorno. I 'mobile-dipendenti' sono più donne (58%) che uomini (43%), hanno principalmente 18-24 d'età (67%), 35-54 (56%) e 13-17 (31%). Per avere di nuovo le mani libere, secondo 9 esperti su 10 (87%) il primo passo da fare è imparare a spegnere lo smartphone ed essere in grado di capire quando è il caso di 'staccare'. Si può approfittare del tempo libero per fare diverse attività come leggere un libro (75%), fare una passeggiata in bici o sport in genere (63%) coltivare la passione per il pollice verde (61%), concedere un massaggio al proprio partner (57%), sperimentare in cucina (53%) gustare un gelato in compagnia (52%).



Italia, più di una famiglia su 10 senza soldi

 

L'11,9% delle famiglie italiane nel 2016 si è trovata nelle condizioni di ''grave deprivazione materiale''. Lo rileva l'Istat nel dossier sul Def, nel corso dell'audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato.I minori che nel 2016 risultano in condizioni di ''grave deprivazione'' sono 1.250.000 pari al 12,3% della popolazione con meno di 18 anni. ''Tale quota risulta in lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti'', rileva ancora l'Istat.''Sappiamo che il governo ha messo in campo una serie di provvedimenti importantissimi per quanto riguarda la lotta alla povertà'', afferma il direttore del dipartimento dell'Istat. ''Nonostante il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie non si è osservata una riduzione dell'indicatore di grave deprivazione materiale. Si tratta della quota di persone che sperimentano sintomi di disagio di vario tipo'' che, secondo i dati provvisori del 2016 ''è stabile'' rispetto all'anno precedente. Nonostante ''migliora il mercato del lavoro, crescita economica e la disuguaglianza -osserva il direttore- rimane stabile questa quota che percepisce gravi difficoltà''. In particolare nell'ultimo anno questo indice ''peggiora soprattutto per le persone anziane: la percezione degli anziani sta aumentando''. Nel 2016 la situazione del mercato del lavoro è ''ancora sfavorevole per la fascia di età tra 25-34 anni''. La quota di giovani che ha trovato lavoro nel periodo ''è più bassa rispetto sia a quella registrata nello spesso periodo dell'anno precedente sia a quella di due anni prima''.




Uccellino Azzurro Onlus, una bella storia da raccontare

 

di Marco Staffiero

 
Non ci sono solo notizie brutte da leggere. Esistono per fortuna anche delle belle storie da poter raccontare. Dove il volontariato, l’amore per gli altri (in una società spinta dalla violenza e dall’odio) rappresentano un modello di vita da poter trasmettere. Tra queste c’è L’uccellino Azzurro Onlus. Da marzo 2013 l’associazione ha offerto ad oltre 50 bambini con disabilità neurologica cure e percorsi riabilitativi efficaci. Il Presidente Fabiola Tomasi, mamma di Samuele, un bambino di 7 anni, sta provando a vivere un sogno: “Poter aiutare mio figlio insieme a tante altre famiglie. Sognare un futuro in cui le difficoltà del mondo della disabilità possono essere affrontate contando sulla forza della solidarietà sociale, che non lascia il bambino della porta accanto chiuso nella sua casa a combattere da solo, con la sua famiglia una battaglia così dura, ma che accoglie, condivide, razionalizza e sostiene tutti gli sforzi necessari a compiere quel cammino verso la maggior autonomia possibile, per ogni bambino diversa e per ciascuno un diritto innegabile”.
 
La mission di Uccellino Azzurro Onlus, presso la struttura di Casciana Terme in Toscana, dove viene ospitata,  è quella di offrire e proporre ai bambini con disabilità percorsi riabilitativi efficaci, costanti nel tempo e integrati in quel tessuto sociale sensibile e pronto a tendere una mano. Punto di riferimento per le cure a partire dall’acqua, necessari per integrare ogni fase del percorso riabilitativo, professionali osteopati, logopedisti, psicologi e molte altre figure ancora. Secondo uno degli ultimi rapporti dell’Unicef, circa 93 milioni di bambini (1 su 20 tra quelli al di sotto dei 14 anni) convivono con una disabilità moderata o grave. Nei Paesi in via di sviluppo i bambini con disabilità sono gli ultimi tra gli ultimi, i più trascurati e vulnerabili. Si stima che circa 165 milioni di bambini sotto i cinque anni abbiano un ritardo nella crescita o siano cronicamente malnutriti, vale a dire circa il 28% dei bambini sotto i cinque anni nei Paesi a basso e medio reddito. Il Rapporto dell'Unicef  mette in luce come i bambini con disabilità abbiano minori possibilità di ricevere cure mediche o di andare a scuola.
 
Sono tra i più vulnerabili alla violenza, agli abusi, allo sfruttamento e all’abbandono, in particolar modo se sono nascosti o istituzionalizzati – come succede a molti a causa dello stigma sociale o dei costi per crescerli.
Dalle analisi emerge che i bambini con disabilità sono tra le persone più emarginate al mondo. Se i bambini che vivono in condizioni di povertà hanno minori probabilità di frequentare la scuola o accedere ai centri sanitari quelli con disabilità ne hanno ancora meno. Esistono pochi dati affidabili sul numero di bambini con disabilità, su quali siano le disabilità più diffuse e su come le disabilità abbiano avuto impatto sulle loro vite. Dai risultati è emerso che sono pochi i Governi che hanno piani per allocare risorse al supporto e all’assistenza dei bambini con disabilità e alle loro famiglie. Circa un terzo degli Stati del mondo non hanno ancora ratificato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.
 
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Contrasto all'immigrazione irregolare: varata la legge

Redazione

Una soluzione strutturale di lungo periodo secondo la maggioranza, un provvedimento autoritario che lede le garanzie giuridiche per l'opposizione. Il decreto Minniti-Orlando sul contrasto all'immigrazione irregolare, supera con 240 voti a favore, 176 voti contrari e 12 astenuti il passaggio alla Camera e viene definitivamente approvato, dopo il sì dato dal Senato lo scorso 29 marzo. E a Montecitorio, come era avvenuto due settimane fa a palazzo Madama, il governo ha blindato il decreto ponendo la fiducia, per scongiurare incidenti di percorso, visto che l'effetto del provvedimento, emanato dal Cdm il 17 febbraio, sarebbe scaduto la prossima settimana.
 
Mai in questa legislatura una votazione sulla fiducia alla Camera aveva ottenuto un numero di consensi così ridotto.Composto da 23 tabella, la cui finalità principale, come hanno precisato il ministro dell'Interno e della Giustizia, è rendere più rapido l'esame delle domande di asilo, istituendo delle sezioni di tribunale specializzate in materia di immigrazione e asilo. Molto discussa e contestata dall'opposizione è stata un'altra norma-cardine del decreto: l'abolizione del secondo grado di giudizio nel caso la richiesta di protezione internazionale sia stata respinta dal tribunale competente.Contro i paragrafi F e G dell'articolo 6, si sono schierati infatti diversi giuristi (oltre che le associazioni di volontariato che assistono i migranti) dichiarando che la norma collide sia con gli tabella 24 e 111 della Costituzione (Giusto processo con i tre gradi di giudizio e diritto alla difesa), sia con l'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti umani (diritto al contraddittorio).
 
Per la determinazione dell'accoglimento della domanda di asilo, le nuove disposizioni prevedono inoltre un rito camerale senza udienza, nel corso della quale il giudice si limiterà a prendere visione della videoregistrazione del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale. La legge attribuisce al Csm il compito di predisporre un piano straordinario di applicazioni di magistrati per coprire le esigenze delle nuove sezioni specializzate. In ciascun tribunale distrettuale potranno essere applicati al massimo 20 magistrati per 18 mesi, rinnovabili di ulteriori 6 mesi. Inoltre il ministero dell'Interno sarà autorizzato a assumere fino a 250 impiegati a tempo indeterminato per il biennio 2017-2018, da destinare agli uffici delle Commissioni territoriali o nazionale. Il ministero della Giustizia potrà a bandire concorsi per l'assunzione di 60 funzionari da assegnare al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Sarà incrementato di 20 unità il personale per l'Africa delle sedi diplomatiche e consolari, per le accresciute esigenze connesse al potenziamento della rete nel continente africano, derivanti anche dall'emergenza migratoria. E' previsto inoltre un aumento di spesa per l'invio in Africa di personale dei Carabinieri per la sicurezza delle ambasciate.



Rimini, si sfidano a saltare nel vuoto: 13enne in ospedale

 

di Marco Staffiero


RIMINI – "Benvenuti" nell'era della pazzia. Non salta un giorno, dove aprendo il giornale o qualche sito web non veniamo a conoscenza di un orribile gesto. Dagli omicidi ai suicidi, passando per i continui atti di violenza verso qualunque forma di vita. E' il tempo dell'odio e della violenza più spietata. Azioni crudeli spinte dal gioco, dalla noia o più semplicemente frutto di una società allo sbando priva di qualsiasi valore e principio. Oggi la collega Chiara Barin su Il Resto del Carlino ha riportato una notizia, che dovrebbe farci riflettere. Una sfida pericolosa:saltare nel vuoto tra un parapetto e l’altro, rischiando di inciampare e precipitare per diversi metri. E’ quella in cui, da alcune settimane a questa parte, sembrerebbero cimentarsi alcuni ragazzini nella zona di via Flaminia, all’altezza della caserma ‘Giulio Cesare’(a Rimini).
 
Il gioco ricorda molto da vicino il parkour, sport estremo che consiste nell’affrontare un percorso urbano, eseguendo salti, capriole e arrampicate per superare diversi ostacoli. Difficile dire se gli adolescenti riminesi si siano ispirati in qualche modo ai campioni di questa disciplina. Sta di fatto che ieri uno di loro ha rischiato davvero grosso, sbattendo contro un muretto e finendo direttamente all’ospedale. Protagonista di questa disavventura un 13enne, che forse voleva stupire gli amici saltando da un parapetto all’altro. Probabilmente ha calcolato male la traiettoria, perché alla fine il suo balzo si è concluso contro il ripiano in cemento. Il giovane ha iniziato a urlare dal dolore, richiamando sul posto i clienti e i gestori di alcune attività vicine, che gli hanno prestato i primi soccorso.
 
Il tutto sotto gli occhi di numerosi coetanei, che a quell’ora stavano aspettando l’autobus nei pressi della fermata (a poche centinaia di metri è situato il centro studi). Sul posto è quindi intervenuta un’ambulanza del 118. Il 13enne è stato stabilizzato dal personale medico, che quindi ha deciso di trasportarlo a sirene spiegate all’ospedale ‘Infermi’ di Rimini. Stando ai primi accertamenti, pare che se la sia cavata soltanto con una caviglia rotta. Grande la paura tra le persone presenti in via Flaminia, che lo hanno sentito urlare disperato subito dopo la caduta.
 
«Sapevo che prima o dopo qualcuno si sarebbe fatto male» allarga le braccia un residente. «Non è la prima volta che vedo i ragazzini compiere gesti del genere. Si danno appuntamento qui all’uscita da scuola oppure nel pomeriggio, e si divertono a saltare nel vuoto sopra il ‘fossato’. Qualche volta ho provato a rimproverarli, ma loro mi hanno risposto in malo modo. Per carità, in fondo si tratta di semplici bravate tra adolescenti. Il rischio di cadere però è sempre dietro l’angolo. Per fortuna questa volta non ci sono state conseguenze gravissime, anche se poteva andare diversamente». «E’ una sorta di gara – aggiunge un esercente –. Si sfidano a compiere il salto più lungo oppure a compiere determinati ostacoli. Forse non pensano ai rischi che corrono: altrimenti non sarebbero così avventati». Cosa passa per la mente ai ragazzi di questa ultima gererazione? dove sono le loro famiglie? la società dei telefonini e di Facebook offre questo? Poniamoci delle domande e cerchiamo di trovare delle rispospe immediate prima che sia troppo tardi.



Aprilia, il sindaco ascoltato sulla criminalità nel territorio comunale

 

APRILIA (RM) – Il sindaco del comune di Aprilia Antonio Terra è stato ascoltato oggi in commissione consiliare speciale sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata nel territorio regionale, presieduta da Baldassare Favara. Il tema dell’audizione era la situazione della sicurezza pubblica nel territorio comunale, con particolare riferimento all’eventuale presenza di organizzazioni criminali. A tale proposito, il sindaco, che ha riferito di essere già stato ascoltato in commissione al Senato, ha detto che ad oggi non gli risulta appurato che alcuno degli eventi intimidatori verificatisi ad Aprilia di recente (auto incendiate, colpi di pistola contro veicoli) sia riconducibile con certezza alla criminalità organizzata. Ciononostante, gli episodi destano preoccupazione e l’amministrazione comunale “ha messo a disposizione degli inquirenti ogni elemento utile a ricostruire l’accaduto” per individuare le responsabilità.
 
Un paio di sequestri di fabbricati nel territorio comunale, uno dei quali era di proprietà di uno storico esponente della banda della Magliana, potrebbero, secondo il sindaco, far pensare in effetti a infiltrazioni della criminalità organizzata ad Aprilia. Al riguardo, la richiesta dell’Amministrazione che i beni siano messi a sua disposizione per l’utilizzo nell’interesse della collettività non è stata soddisfatta: questo nonostante il comune si sia anche dotato di un ufficio per la gestione dei beni confiscati. Il sindaco non ha inteso negare che il territorio, punta avanzata della provincia di Latina in direzione di Roma, possa essere oggetto degli appetiti criminali, ma ha voluto dire che i sequestri di fabbricati, nonché le intimidazioni subite da egli stesso e da un altro funzionario comunale, non sono state almeno finora ricondotte con certezza a una matrice di criminalità organizzata. “Il comune di Aprilia bandisce regolarmente gare”, ha concluso il sindaco, e queste “vedono un’alta partecipazione di imprese, molte delle quali ubicate nella parte meridionale dell’Italia”: ma ciò non autorizza, secondo Terra, alcuna conclusione su presunti interessi criminali nel settore degli appalti. Il settore dei rifiuti, che potrebbe essere appetibile per il suo valore complessivo, di circa 12 milioni, è addirittura gestito in house.
 
Il presidente Favara, nel ricordare la cronologia degli episodi di cronaca criminale riguardanti Aprilia in tempi recenti, ha evidenziato soprattutto il fatto che il questore di Latina abbia sottolineato come la zona della provincia nord di Latina, su cui insiste Aprilia, denoti una presenza criminale riconducibile alla Ndrangheta. Improbabile un interesse della criminalità per il settore edilizio, per il sindaco. A proposito infatti di uno degli episodi ricordati da Favara, il primo cittadino ha precisato che il funzionario che ne è stato vittima non si occupa di edilizia ma di servizi tecnologici, e che il piano regolatore di Aprilia risale al 1973 e che il settore edilizio al momento è praticamente fermo a causa della crisi.
 
La consigliera Valentina Corrado (Movimento 5 stelle) ha detto poi di ritenere utile sollecitare la competente direzione regionale per l’assegnazione al comune degli immobili di cui ha parlato il sindaco. A quest’ultimo ha rivolto un preciso invito per sapere come la Regione possa rendersi utile con la sua attività al comune di Aprilia e ha sollecitato il presidente Favara a farsi interprete della preoccupazione per la chiusura dei commissariati, che mette a rischio la sicurezza dei comuni del sud laziale. In risposta alla consigliera, il sindaco ha citato in particolare un progetto per la videosorveglianza, che aveva beneficiato di fondi regionali, ma solo inizialmente. Anche le carenze di organico del comune, ha detto il sindaco, costituiscono un problema per Aprilia, che ha solo 145 dipendenti (di cui circa 40 vigili) per una città di 75 mila abitanti. Il presidente Favara ha annunciato in conclusione che esiste l’ipotesi di stanziare altri fondi per la videosorveglianza e anche quella di rinnovare il patto Lazio sicuro; al contrario, poco si può fare sul tema della ristrutturazione della pianta dei commissariati di polizia, ha detto, che “risponde a precise linee del ministero degli interni”.



Tar, maglia nera all'Italia: sono i più lenti d'Europa

 

Paese che vai, giustizia amministrativa che trovi. Se non solo in Svezia, ma anche in Ungheria, Estonia, Bulgaria, Slovenia e Polonia servono circa 100 giorni in media per risolvere un procedimento amministrativo (cioè che veda opposti cittadini ad autorità locali, regionali o nazionali) in primo grado, in Italia ne occorrono dieci volte tanto, ben 1000 giorni, vale a dire quasi tre anni, contro i tre mesi dei Paesi citati. E' uno dei dati che emergono dalla V edizione del Justice Scoreboard della Commissione Europea, che misura l'efficienza della giustizia nei Paesi membri dell'Ue. Solo Cipro ha una giustizia amministrativa più lenta di quella del Bel Paese, con circa 1.400 giorni per chiudere un procedimento in primo grado; il Portogallo è allineato all'Italia (un migliaio di giorni); seguono Grecia (circa 900) e Malta (500). Tra 100 e 500 giorni Olanda, Romania, Lussemburgo, Lituania, Finlandia, Francia, Spagna, Germania, Slovacchia, Croazia, Repubblica Ceca e Belgio. Non ci sono dati per Danimarca, Irlanda, Austria (dove la giustizia amministrativa non è separata da quella civile) e Regno Unito. In Repubblica Ceca e Slovacchia i casi pendenti includono tutti i gradi di giudizio. 

CAUSE CIVILI – L'Italia resta la lumaca dell'Unione Europea, superata solo da Cipro, per la lunghezza delle cause civili e commerciali. In media, secondo il quinto 'Justice Scoreboard', nel nostro Paese occorrono ancora oltre 500 giorni, in media, per chiudere una causa in primo grado (dato 2015).