Post referendum: Laura Boldrini e l'effetto indotto dalla sconfitta di Renzi

 

di Roberto Ragone

Pareva che la presidenta della camera Laura Boldrini, come riportato da alcuni quotidiani, avesse avuto una reazione negativa nei confronti del risultato della consultazione referendaria, dichiarando la propria disapprovazione.. “Sono davvero disgustata dal risultato elettorale, una vera delusione. Il popolo Italiano, sempre più razzista e disfattista, non merita che continuiamo a perdere tempo e risorse per migliorare questo paese. Se questi sono gli Italiani da rappresentare, io me ne vergogno e quindi abbandono la politica per sempre.” Tutto questo è risultato falso, opera di persone dotate di una fantasia poco civile, tese solo a screditare sul web il nome della presidente della Camera.

 

Pur riportate da più giornali, infatti, le frasi della signora Boldrini sono subito apparse non in linea con il personaggio. Infatti, pur mostrando a volte lati molto decisi del suo carattere  e delle sue manifestazioni, Laura Boldrini non ha mai tradito i suoi principi democratici, appassionandosi a tal punto al suo ruolo di garante della democrazia parlamentare, da riprendere, a volte aspramente, i ‘ragazzacci’ del movimento Cinquestelle, sottoposti a volte alla ‘ghigliottina’. È noto altresì l’impegno femminista della presidenta della camera, che sfocia a volte, per troppa passione, in manifestazioni sempre lodevoli sotto il profilo civile, ancorchè poco comprensibili al grosso pubblico. Questo è forse il motivo che ha creato l’equivoco che ha potuto attribuire alla signora Boldrini frasi che ha smentito categoricamente di aver mai pronunciato, per cui è doverosa da parte nostra una precisa smentita. È comprensibile il disappunto di un personaggio di spicco della nostra politica come Laura Boldrini di fronte alla sconfitta di cui è rimasto vittima il presidente del consiglio: dobbiamo tuttavia riportare, per dovere di cronaca, che le sue espressioni hanno riguardato soltanto l’esito altamente democratico della volontà dei cittadini, con toni positivi. La democrazia è senz’altro un bene prezioso per ogni nazione, aggiungiamo noi, e preservarlo da derive non democratiche è un privilegio, come riconosciuto anche dalla signora Laura Boldrini nelle sue interviste successive allo spoglio elettorale.




Post referendum: Matteo Renzi l'autorottamato

 

di Roberto Ragone

 

Cosa dici a chi ha sbagliato tutto? Cosa dici a chi pensava ancora di essere negli scout, dove si dice sempre la verità, si aiutano le vecchiette ad attraversare la strada, si va in giro con i pantaloni corti anche a quarant’anni e con la pancia, e si alzano due dita per certificare la propria buonafede? Profetico fu l’Economist, quando lo raffigurò in una vignetta satirica su di una barchetta di carta, con il gelato in mano, in compagnia della Merkel e di Hollande; una barchetta europea che già allora faceva acqua. Quella è l’immagine che don Matteo ha sempre dato a noi Italiani, quella di  un bimbo con il cono gelato, che bada a leccare le gocce che colano dal biscotto, tutto intento, non ai bisogni della nazione, ma al contenuto dolce e variopinto che pregusta già con gli occhi; mentre tutto il resto della popolazione, dopo l’irreparabile e criminale catastrofe montiana, badava soltanto a sopravvivere, fra gente che si bruciava in piazza, che si impiccava, che si sparava, che apriva il gas, con conseguente esplosione e crollo delle palazzine; famiglie costrette a dormire in macchina, aziende costrette a licenziare, a chiudere l’attività e a demolire il tetto dei capannoni costruiti con il  mutuo, per non pagarci sopra anche le tasse, dopo il danno, la beffa; quando in molti casi il dissesto era provocato da uno Stato debitore e insolvente, o da estorsive cartelle pazze di Equitalia. Un’Equitalia che avrebbe dovuto essere rottamata, secondo il vocabolario renziano, invece s’è risolto nella solita presa in giro. La malavita che veniva dall’est, senza poterla contrastare, con la polizia sottorganico e l’indulto e il decreto svuota carceri che li rimettevano in circolazione, e i giudici che condannavano i derubati che si erano difesi, oltre ai Carabineri e poliziotti che sparavano, a pene pecuniarie, quasi a riconoscere al delinquente un risarcimento per il mancato furto. Il mercato immobiliare, crollato sotto Monti, non riprendeva, mentre le pensioni d’oro e gli sprechi continuavano, le spending review erano fatte sempre a spese dei più deboli, e i migranti invadevano, a torto o a ragione, il nostro paese, ben remunerati e assistiti. La scuola veniva distrutta nei suoi principi e il precariato aumentava in modo esponenziale, corroborato dall’eliminazione dell’art, 18 e dalla comparsa dei vaucher e del fallimentare jobs act, un’operazione ingenua, infantile, da peracottaro, che ha soltanto causato un danno di qualche miliardo all’erario. Una gestione irresponsabile della cosa pubblica, che assegnava a qualcuno, – che non s’è mai capito bene chi e come – i famosi 80 euro, che sono “pochi per chi ne ha, di soldi, ma tanti per chi ha bisogno.”

 

Nessuno, nella storia repubblicana, sì è mai permesso di insultare così i suoi ‘sudditi’, con una tale elemosina. E poi a qualcuno quella cifra favolosa è stata anche stornata, con il preteso del ‘conguaglio’, senza vergogna, sentimento che Renzi ha dimostrato di non conoscere. Prima li dai, con grande strombazzamento, e poi li riprendi in sordina. E le auto blu? Erano troppe, e troppo costose, secondo l’opinione pubblica. Bene, le vendiamo su e-bay. Vendute sette, le altre non si sa che fine abbiano fatto, subito rimpiazzate da quelle nuove, in numero ancora maggiore. E l’aereo? Cosa ne farà ora? Continuerà a pagare il leasing di tasca propria, o ce lo appiopperà? Con le dimissioni irrevocabili non ne sarà più titolare, quindi lo pagheremo noi. Mentre tutta l’Italia si arrabatta per arrivare a fine mese, il nostro, cosa fa? Invece di guardare da vicino le pensioni sotto i mille euro, che sono la prima causa di impoverimento della gente comune e degli anziani, di cui dimostra di non curarsi minimamente, a fronte di quelle d’oro, intoccabili, prende su e va a Flushing Meadows, a godersi la vittoria di Roberta Vinci agli US Open di tennis, per stringerle la mano e congratularsi con lei. Insomma, un sovrano magnanimo e democratico, che va incontro al popolo. “Non sapevo che mi odiassero così tanto”, pare abbia detto, frase riportata da un quotidiano. In America lo avrebbero già sottoposto a cecchinaggio. Certo, non ti sei mai preoccupato di sapere cosa pensassero gli Italiani, quelli veri, quelli al di fuori dei tuoi giochi di palazzo, quelli che con disprezzo hai sempre definito ‘populisti’, e che oggi ti hanno bocciato come il peggior governo dal referendum monarchia-repubblica in poi. Il peggiore.

 

Perciò, cosa dire al ragazzo di Rignano, quando si accorge che nessuno gli vuol bene e si auto commisera, e si piange addosso, commuovendosi nel parlare della moglie e dei figli, se non che ha sbagliato tutto? Ha sbagliato nei confronti della nazione tutta, ha sbagliato nei confronti del suo partito, ha sbagliato nei confronti di Enrico Letta, ha sbagliato nei confronti dei rottamandi D’Alema, Bindi e Bersani: non piangere quando ti presentano il conto, sono lacrime di coccodrillo. Scendi dalla carrozza di Cenerentola, spegni il tuo videogioco. La vita reale è altro, e tu non l’hai capito, preso da un delirio di onnipotenza e da una autoreferenzialità assoluta, egocentrica. ‘Spaccone, rodomonte, truffatore, bugiardo, imbroglione, presuntuoso,’ sono solo alcuni degli epiteti che gli sono stati rivolti nel tempo, anche su qualche quotidiano, mentre lui pensava d’aver sempre ragione, e che gli altri avessero torto, come nel caso del referendum delle trivelle in Adriatico, dove ha fatto un favore miliardario alle imprese petrolifere, consentendo di derogare dagli accordi presi in sede di assegnazione di permessi di trivellazione, e ora quelle piattaforme nessuno le demolirà più. Oppure nel casi di banca Etruria, dove ha distrutto i risparmi di anni di lavoro di correntisti in buona fede, solo per salvare la banca e chi ad essa era legato; per non parlare poi dell’MPS, con un suicidio sospetto nell’armadio.

 

La sconfitta di Renzi è anche quella di Napolitano, che l’ha spinto al di là delle sue capacità, senza dargli una regola, come si fa quando si vuol crescere bene un adolescente. Così don Matteo esce di scena, e così speriamo del Giglio d’oro, dei suoi fedelissimi, piazzati nei gangli vitali della nazione. Non ci mancherà. Ultimamente ne avevamo fin sopra i capelli, e cambiavamo canale appena appariva in TV.

 

Cosa succederà ora? Serve senz’altro qualcuno che amministri le faccende correnti del governo: tolto Renzi, toccherà a Mattarella gestire il vuoto di potere, fermo restando che Cinquestelle e Pdl hanno chiesto elezioni anticipate. La palla rimane comunque in mano al gruppo più numeroso, cioè il PD, di cui, almeno per ora, Renzi rimane il segretario, in vista di un congresso che decreterà la sua sostituzione o la sua riconferma. Da sciogliere il nodo dell’Italicum, con il parere della Consulta, non prima di gennaio o febbraio: non si può, infatti, andare alle elezioni anticipate senza aver fatto chiarezza sulla ‘nuova’ legge elettorale. D’altra parte, su queste colonne avevamo previsto che in caso della vittoria del NO l’Italicum sarebbe stato ‘disattivato’, in quanto troppo favorevole ad un partito che non fosse il PD di Renzi, con un premio di maggioranza esagerato. E sì che Renzi l’aveva voluto approvare applicando la fiducia, bypassando il dibattito in Parlamento, pratica criticata quando era Berlusconi ad adottarla, ma adottata dal governo Renzi quasi come prassi. Un Renzi che rideva in faccia, in parlamento, ai deputati dei Cinquestelle durante i loro interventi: ma qualcuno gli ha detto che ‘lui’ non è il marchese del Grillo? Il traghettatore ad interim che porterà l’Italia alle elezioni potrebbe essere Pier Carlo Padoan, già indicato da alcuni come la vera ‘anima’ dell’azione di governo di Renzi,  e che farebbe da garante nei confronti delle banche; oppure Dario Franceschini, più legato alla politica. Una terza ipotesi fa il nome di Piero Grasso, per un governo ‘del presidente’. Per martedì è convocata la direzione PD, per sapere con quale proposta il PD si presenterà al Quirinale. Bisognerà poi verificare come cambiano gli equilibri in seno al partito, visto che i seguaci di Renzi già spingono perché si ripresenti come leader al prossimo congresso. Sull’altro fronte, Berlusconi aveva in precedenza dichiarato che in caso di vittoria del NO avrebbe cercato un’ampia coalizione con il PD. Ora rivendica di aver contribuito al crepuscolo degli dei con un robusto 5%, e dichiara invece di voler stare alla finestra. Tutti comunque sono d’accordo sul fatto che il rischio maggiore sono i Cinquestelle, che potrebbero arrivare al governo, e allora non ce ne sarebbe più per nessuno, vista la loro dichiarata idiosincrasia a qualsiasi forma di alleanza. Si profila la presenza di due gruppi contrapposti: da una parte il Movimento di Grillo, dall’altra PD e Berlusconi. La coalizione di centrodestra – o di destra – con Meloni e Salvini è decisamente in minoranza: all’occorrenza potrebbe forse appoggiare Berlusconi, per partecipare ad un governo di larghe intese. Tutti contro Di Maio & Co.




Milano: stringe i genitali ad un uomo per derubarlo

 

di Roberto Ragone


MILANO – Aggredito in via Vincenzo Monti, a Milano, un uomo di 63 anni da una ragazza rom, la quale gli ha stretto i genitali, sussurrandogli nell’orecchio l’offerta di un rapporto sessuale. Il tutto per sfilare il costoso orologio da polso al malcapitato impegnato in una conversazione telefonica, un Rolex del valore di diecimila euro. Intervenuti immediatamente alcuni agenti di polizia, richiamati dalle urla del derubato, hanno fermato la ladra dopo un inseguimento di pochi metri, in piazza Virgilio. A seguito di una che potremmo definire spiritosamente – data la delicatezza del bersaglio – un’aggressione ‘a mano armata’,  la donna è stata arrestata e portata a processo, imputata di rapina e violenza sessuale.
 
Tuttavia il GUP di Milano, Stefania Donadeo, ha inteso condannarla solo per la prima imputazione, sostenendo che l’azione era stata  “solo un atto finalizzato a stordire” la vittima, al solo scopo di derubarlo, e non un’invasione della sua sfera sessuale. Nell’imputazione la Procura aveva contestato alla donna, una romena di 28 anni, di aver violentemente palpeggiato i genitali dell’uomo, costringendolo a subire ‘atti sessuali’. Per il Gup, invece, lungi dal voler invadere la sfera sessuale dell’uomo, l’atto è stato compiuto solo per distrarre violentemente il derubato, al fine di mettere a segno la rapina. Condannata a un anno e 8 mesi di reclusione, la donna, considerate le attenuanti generiche, è stata scarcerata dal penitenziario di S. Vittore, dove era in trattenuta in custodia cautelare, dopo aver risarcito con 500 euro la vittima dell’aggressione.
 
Speriamo che questa notizia non sfugga alla presidenta della Camera dei deputati Laura Boldrini: sarebbe un bell’esempio di come insegnare la cultura rom a noi Italiani. In questo caso la donna è stata bloccata: in altri casi, e sono la maggioranza, questo non succede, e le vittime diventano una risorsa economica per chi non lavora: quindi per la condizione a cui questo governo ci sta portando, dopo Monti, con una austerity che disapprova solo a parole, e con provvedimenti-fuffa. La realtà, per chi ha vicino casa una mensa della Caritas, appare molto diversa. 

 




Referendum costituzionale: finalmente รจ finita

 

di Roberto Ragone

 

Finalmente è finita quella che avrebbe dovuto essere soltanto un’operazione che facesse chiarezza sugli scopi e gli effetti di una trasformazione costituzionale, e che invece si è trasformata nella più accesa campagna elettorale che la storia dell’Italia repubblicana ricordi, dal 1948 ad oggi. Le ragioni del SI’ e del NO ci sono state propinate a pranzo, cena, colazione e anche a merenda, dalle tv su qualsiasi canale, anche il più sperduto, e sui giornali, che fossero in edicola o sul web. Il vantaggio per i cittadini è stato che hanno potuto capire chi sta da una parte e chi dall’altra, compresi sportivi, cantanti, attori e uomini di cultura. Certo tutti gli Italiani, dopo la mezzanotte del 3 dicembre, hanno tirato un sospiro di sollievo.

 

Da oggi, anzi da mezzanotte di ieri 3 dicembre in poi, non vedremo più quella brutta ‘maschera’ in TV, divisa in due, bianco e nero, SI’ e NO, bianco – colore della purezza – per il SI’, nero come l’inferno, per il NO. Si può essere per l’una o l’altra parte, ormai non ne potevamo più, e vada come vada. Sui risultati peseranno senza alcun dubbio gli esiti del voto degli Italiani all’estero, calcolati in circa quattro milioni, lira più, lira meno, ma la cifra non è certa, potrebbe essere più alta, nessuno lo sa. La partita, dunque, si gioca su quei voti, ampiamente ‘catturati’ da un Renzi e da una Boschi in trasferta, e bombardati di lettere d’amore dal governo italiano. Mentre meno incisiva appare l’azione del M5S che si è mosso in ritardo, e senz’altro con mezzi economici meno cospicui. Ancora da gestire gli indecisi, molti dei quali, secondo i sondaggisti, decideranno in cabina dove apporre la propria X, semplicemente leggendo quel quesito referendario oggetto di pesanti e reiterati ricorsi – sempre respinti con le più varie motivazioni – e che secondo alcuni sarebbe esposto in maniera ingannevole. Ma tant’è, carta canta e villan dorme: il quesito è stato redatto da Renzi e dai suoi, e ognuno, finchè può, tira l’acqua al suo mulino.

 

Come, per esempio, la scheda per l’elezione dei senatori, mostrata al pubblico in TV tre giorni prima del voto. È già pronto un ricorso, con conseguente prevedibile molto accesa battaglia legale, se i voti degli Italiani all’estero dovessero presentare delle ‘anomalie’, come per esempio una smaccata preponderanza dei SI’.  Alla finestra, le banche mondiali e i grandi investitori, per decidere se appoggiare i propri capitali ancora in Italia o no. In realtà, più che essere ciò che dovrebbe essere, cioè uno svecchiamento delle regole costituzionali, alcune delle quali mostrano i segni del tempo, questa consultazione si è trasformata in ben altro: di fronte, contrapposti, due blocchi: da una parte  l’Unione Europea con i suoi programmi, dall’altra quei ‘populisti’ – così definiti in senso dispregiativo – che ultimamente hanno segnato alcuni punti a loro favore, con la Brexit e l’elezione di Trump. In Francia corre veloce François Villon, tallonato da Marine Le Pen, dando corpo anche nei transalpini ad una tendenza destrorsa che cavalca l’invasione dei rifugiati.  Invasione che rischia di detronizzare perfino la Merkel. Il timore che l’ondata di ricerca di evasione dall’UE si concretizzi in un NO referendario ha certamente innescato un processo che appare per nulla sicuro, cioè le dimissioni del governo Renzi; a meno che la longa manus di Napolitano non abbia già pronto un piano B da presentare ai suoi sodali europei. Secondo i sondaggisti, un’altra delle incognite che pesano sul risultato referendario è la partecipazione dei giovani al voto.

 

Pare infatti che tra i frequentatori dei social network, tra cui sono numerosi attivisti, prevalga il NO. Come pare anche che il nord sia più propenso al SI’, ritenendo che la riforma vada nella direzione giusta per ammodernare il paese; meno propensi al SI’ i meridionali, che si sentono abbandonati da questo governo. Ancora qualche ora, e tutti potremo seguire i risultati degli exit poll e delle proiezioni, magari restando attaccati al piccolo schermo o alla radio tutta la notte, con il solito balletto di su e giù, dei numeri e dei diagrammi, delle opinioni degli opinionisti, mobilitati in gran numero da tutte le emittenti. Sarebbe da dire, una festa repubblicana, ma vedremo in che cosa si trasformerà, se, come sostengono alcuni, in una vittoria dei NO, con la conferma della bontà della creatura dei nostri padri costituenti, o, invece, in quella che alcuni vedono come una svolta autoritaria, collegata al riformando – forse – nuovo Italicum. Insomma, tutto da scoprire, come in un giallo di Edgar Alla Poe, con finale piuttosto ‘noir’.




Referendum: con il NO l'Italia riparte

 

di Roberto Ragone

 

Per molti versi questa ‘riforma’ costituzionale – fra virgolette, perché più che una riforma, la nuova Costituzione riveste il carattere di un vero e proprio colpo di Stato, abbiamo tutti il coraggio di riconoscerlo, specialmente quelli che votano SI’ perché a loro non piacciono quelli che votano NO. Ma non è un fatto politico: la nuova Napolitano-Verdini-Boschi-JP Morgan-Bilderberg che modifica la ‘vecchia’ Costituzione – ritoccata comunque ben sedici volte dal ‘48 ad oggi – è sempre stata contestata nel merito, e mai nel fatto politico.

 

Solo Renzi ha voluto farne un fatto personale, con la sua famosa promessa di andare a casa.  Ma, nella realtà, tutti i più eminenti costituzionalisti italiani – e in queste colonne abbiamo avuto il piacere di ospitare un’intervista alla professoressa Lorenza Carlassare – sono insorti come un sol uomo contro un provvedimento raffazzonato, pasticciato, manovrabile, e soprattutto orientato in una unica direzione: quella di togliere agli Italiani, insieme alla nuova legge elettorale, ogni e qualsiasi libertà e democrazia, accentrando tutto il potere nelle mani di un uomo solo al comando.

 

Certo, non c’è scritto espressamente così, e ci mancherebbe: ma con tutti i giri di parole, gli arzigogoli, le norme, leggi, leggine e disposizioni ad incastro che troviamo nei vari tabella, nei fatti succederebbe proprio questo; come, ad esempio, l’elezione del capo dello Stato, dei membri del CSM, la maggioranza assoluta in Parlamento, l’egemonia del partito di governo, e così via, a cascata. Presentare una legge di iniziativa popolare, o un referendum – le uniche manifestazioni di democrazia dal basso – diverrebbe praticamente impossibile. Agli ex presidenti della Repubblica – leggi Napolitano – verrebbe riconosciuto, avulso da qualsiasi altro conteggio, un emolumento mensile vitalizio di poco meno di 50.000 euro. Il pareggio di bilancio, una norma che costringerebbe l’Italia ad accantonare decine di miliardi all’anno per eliminare un debito pubblico che spiace solo all’Europa della Merkel, diverrebbe costituzionale, senza possibilità di ritocco: mentre gli economisti di tutto il mondo hanno sempre considerato il pareggio di bilancio un suicidio, per una nazione.

 

Il Senato di nominati – nonostante l’ultimo coniglio dal cappello, quello della falsa scheda elettorale per il Senato velocemente elaborata al computer in esemplare unico, ma di cui mancano le disposizioni ed ogni altro strumento per metterla in opera – farebbe il gioco del governo, impedendo di fatto ogni iniziativa con solo il 30% dei voti, se il governo non fosse quello che questo Senato ha nominato. Fermo, e dimostrato, restando, che i sindaci e i consiglieri regionali non possono materialmente svolgere con efficacia due compiti come quelli proposti. E se dobbiamo votare noi i futuri senatori, perché farli passare attraverso le Regioni, e non lasciarli eleggere liberamente a quell’incarico nelle politiche, come s’è sempre fatto? E via così. Non possiamo qui fare una disamina completa di tutta la nuova Costituzione, né è questa l’intenzione.

 

Renzi non ama perdere, questo l’abbiamo capito, e la scheda elettorale per il nuovo Senato ne è la prova: invocare un falso a tre giorni dalla consultazione è contro ogni correttezza, contro ogni etica, contro ogni regola del vivere civile e di quella mens democratica che dovrebbe ispirare chiunque voglia impegnarsi nell’agone politico. Che sia una toppa, è evidente: togliere ai cittadini, e agli Italiani all’estero, la possibilità di eleggere i loro senatori, è stato un argomento cardine delle contestazioni. Sfilare dalla manica una falsa scheda elettorale, stravolgendo tutto ciò che si è pubblicizzato fino ad un momento prima, vuol dire aver capito che quello era un punto dolente, e che si è voluto mettere una pezza a colore, l’improvvisazione fatta politica, adottata a gestione della nazione e delle sue leggi. Ma noi non vogliamo gli improvvisatori, le amebe politiche, quei personaggi che cambiano le tre carte in tavola secondo il vento. All’Italia serve che ci sia un governo prima di tutto che faccia gli interessi dei cittadini: questo è il significato di ‘democrazia delegata’. Ridurre il numero comunque dei parlamentari di ambedue le Camere è un provvedimento che rispecchierebbe i tempi in cui viviamo: anche a loro farebbe bene un po’ di austerity. Toglierci la democrazia, no.

 

Altri paesi hanno un’amministrazione diversa, senza due camere paritarie, me il loro ordinamento – Germania, Francia, Inghilterra – e i loro meccanismi sono diversi. Insomma, questa riforma è un gran cavallo di Troia di Renzi, dove si vuol far passare dalla finestra ciò che non può far passare dalla porta. Insieme a tante strombazzate ‘buone’ modifiche, passerebbero altre cose poco piacevoli. Se in vece del SI’ vincerà il NO, dal giorno dopo gli Italiani potranno incominciare a riprendersi l’Italia, scevri da lacci e lacciuoli, liberi da un orientamento politico liberticida e totalitario. Finalmente potremmo riprenderci la nostra democrazia; con tutti i suoi difetti, con le liti in Parlamento, con le contrapposizioni più o meno ideologiche, con i giochi di palazzo, ma è meglio una brutta democrazia che una bella dittatura, specialmente se sappiamo da dove viene. Se gli investitori internazionali – dei quali non abbiamo avuto bisogno per settant’anni – non verranno a comprare i nostri titoli di Stato, o i nostri gioielli di famiglia, le nostre eccellenze – che è bene che rimangano nostre – ce ne faremo una ragione. Meglio così che diventare una colonia. L’Italia ha in sé gli anticorpi, la capacità di risollevarsi da sola, a dispetto di qualsiasi deleteria globalizzazione, tesa soltanto a renderci schiavi di grosse multinazionali, – il Nuovo Ordine Mondiale –  a cui Renzi e tutta la sua truppa spianano il terreno per la conquista. Se vince il NO, il giorno dopo l’Italia riparte, ma nella direzione giusta, con i cittadini italiani che potranno ancora alzare la voce. La Costituzione, non è assolutamente vero che non si possa più modificare per trent’anni: questo slogan è stato preso dalle vendite televisive, dove lo sconto è praticato solo se ordinate subito il prodotto reclamizzato; ma il giorno dopo, la canzone è la stessa. Se vince il NO, l’Italia riparte, senza una casta deleteria, come si è dimostrata fino ad oggi, e con una democrazia, con tutti i suoi difetti, ma che da’ voce anche a chi non ne avrebbe più.




connazionale rapito in siria

CONFERMATA LA NOTIZIA DEL RAPIMENTO IN SIRIA DI UN NOSTRO CONNAZIONALE
DI ROBERTO RAGONE
Confermata anche dall’Intelligence italiana, e da fonti investigative, la notizia del rapimento in Siria del cittadino bresciano Sergio Zanotti arriva direttamente dal fronte siriano. Un caso che l’Unità di Crisi della Farnesina sta seguendo con la massima attenzione. I rapitori pare non siano terroristi, ma più probabilmente delinquenti comuni, dato che nessuna rivendicazione, né alcuna richiesta di riscatto è ancora giunta alle nostre autorità. Gli 007 si sarebbero comunque messi in azione per risolvere questo inusitato sequestro.   Lo stesso sito russo che ha rilanciato il video, e il caso del sequestro, rivela che il responsabile dell’edizione inglese di Newsfront avrebbe ricevuto un messaggio sul suo profilo Facebook da un profilo intestato ad un tale Almed Medi, con allegato il video dell’italiano. Secondo Newsfront, l’autore del messaggio sarebbe un jihadista siriano, che risponderebbe al nome di Abu Jihad. I rapitori chiedono al governo italiano di ‘agire’, senza precisare cosa intendono per tale espressione, altrimenti, minacciano, uccideranno l’ostaggio. “Prima di uccidere qualcuno” scrivono nel messaggio “comunichiamo sempre con i media”. Il che fa pensare che questo non sia l’unico, o il primo sequestro orchestrato da questa misteriosa organizzazione. Desta anche qualche perplessità la foto dello Zanotti, che appare in buone condizioni fisiche, nonostante dichiari di essere stato rapito circa sette mesi addietro. Perplessità suscita anche il fatto che questo video sia in rete da più d’una settimana, senza che nessuno abbia rilevato il fatto, o la sua gravità. Insomma, un giallo all’italiana in chiave mediorientale. Un rompicapo che la nostra Intelligence saprà senz’altro risolvere, come in altre numerose occasioni, nelle quali l’Italia ha fatto da bancomat a terroristi e delinquenti comuni.
 
 



tedeschi stufe della ue

A SORPRESA ANCHE I TEDESCHI SONO STUFI DELL’UNIONE EUROPEA
 
DI ROBERTO RAGONE
 
Siamo alla resa dei conti? Dopo la Brexit, e dopo l’uscita in sordina dell’Islanda dalla trappola europeista, pare che anche i cittadini tedeschi siano stufi delle regole imposte da Bruxelles. Un sondaggio effettuato dall’istituto di ricerca politica ‘Tns Infratest’ per conto della fondazione Koerber di Amburgo ha rivelato che l’idiosincrasia alle regole e alle direttive della UE non è solo degli Inglesi. La Brexit ha tracciato un solco nel quale ora s’incamminano un po’ tutti. Il sondaggio ha rivelato che i due terzi dei cittadini tedeschi si dichiarano insoddisfatti dell’UE, e il 42% vorrebbe un refe5rendum per decidere della permanenza della Germania nell’Unione. Il 62% ritiene che l’UE stia sbagliando percorso, e il 73% pensa che la Germania sia stata lasciata sola dai paesi partner nella crisi dei profughi. Il 67% considera la Brexit un indebolimento dell’Unione, il 59% pensa che la Germania dovrebbe rinforzare la sua leadership, e il 25% saluta con favore l’apparire di partiti euroscettici. Naturalmente questo è un allarme rosso sotto eleszioni per Angela Merkel, proiettata ad un ennesimo mandato elettorale,l il quarto. Bisognerà valutare l’impatto di questi dati sulla consultazione della primavera del 2017. La Merkel rischia, in caso di vittoria, di ritrovarsi l’unica sopravvissuta in un contesto internazionale che va rapidamente evolvendosi, incalzato dalla recente vittoria di Donald Trump. Tutta l’Europa, insomma, divampa di sentimenti anti-Bruxelles, e anche la Germania ne è contagiata. Certamente le prossime elezioni per la Merkel non saranno una formalità. Ormai il re è nudo, e la strada è tracciata. I popoli hanno i loro diritti, e cercare di conculcarli a favore di lobby internazionali non può che portare alla catastrofe per chi ci prova. Uscire dall’Europa, magari con le ossa rotte, ma evitando di doversele rompere in seguito e senza possibilità di riscatto, è l’unica strada percorribile. Come l’unico ostacolo per l’Italia a seguire questa via, è la pretesa ‘riforma’ costituzionale, che, se approvata, ci legherebbe mani e piedi. Gli interessi in ballo sono enormi, ma di certo non sono i nostri. 
 



italiano rapito in siria

CONFERMATA LA NOTIZIA DELL’ITALIANO RAPITO IN SIRIA
DI ROBERTO RAGONE
Confermata anche dall’Intelligence italiana, e da fonti investigative, la notizia del rapimento in Siria del cittadino bresciano Sergio Zanotti arriva direttamente dal fronte siriano. Un caso che l’Unità di Crisi della Farnesina sta seguendo con la massima attenzione. I rapitori pare non siano terroristi, ma più probabilmente delinquenti comuni, dato che nessuna rivendicazione, né alcuna richiesta di riscatto è ancora giunta alle nostre autorità. Gli 007 si sarebbero comunque messi in azione per risolvere questo inusitato sequestro.   Lo stesso sito russo che ha rilanciato il video, e il caso del sequestro, rivela che il responsabile dell’edizione inglese di Newsfront avrebbe ricevuto un messaggio sul suo profilo Facebook da un profilo intestato ad un tale Almed Medi, con allegato il video dell’italiano. Secondo Newsfront, l’autore del messaggio sarebbe un jihadista siriano, che risponderebbe al nome di Abu Jihad. I rapitori chiedono al governo italiano di ‘agire’, senza precisare cosa intendono per tale espressione, altrimenti, minacciano, uccideranno l’ostaggio. “Prima di uccidere qualcuno” scrivono nel messaggio “comunichiamo sempre con i media”. Il che fa pensare che questo non sia l’unico, o il primo sequestro orchestrato da questa misteriosa organizzazione. Desta anche qualche perplessità la foto dello Zanotti, che appare in buone condizioni fisiche, nonostante dichiari di essere stato rapito circa sette mesi addietro. Perplessità suscita anche il fatto che questo video sia in rete da più d’una settimana, senza che nessuno abbia rilevato il fatto, o la sua gravità. Insomma, un giallo all’italiana in chiave mediorientale. Un rompicapo che la nostra Intelligence saprà senz’altro risolvere, come in altre numerose occasioni, nelle quali l’Italia ha fatto da bancomat a terroristi e delinquenti comuni.
 
 



Fortuna Loffredo: lanciata nel vuoto ancora viva

 

di Roberto Ragone

 

NAPOLI – Quando fu lanciata nel vuoto da un’altezza superiore ai dieci metri, la piccola Fortuna Loffredo era viva e cosciente, secondo il medico legale Nicola Balzano, teste davanti alla quinta sezione del Tribunale di Napoli, al processo per l’omicidio avvenuto a Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, giunto alla terza udienza.

 

Alla sbarra l’imputato Raimondo ‘Titò’ Caputo, presunto assassino e violentatore della bambina, ex convivente di Marianna Fabozzi, anche lei imputata, madre delle tre bambine che lo hanno accusato. “La posizione del corpo a terra” afferma il perito ingegner Antonio Ciarlegno, consulente della Procura “indica senza ombra di dubbio che è stata lanciata.”   L’assenza di tracce di sangue o di tracce organiche non è anomalo, dato che nei corpi che precipitano da altezze notevoli si riscontrano forti emorragie interne, più che lesioni esterne. Il dottor Balzano ha anche partecipato alla perizia ginecologica, confermando i sospetti di tutti, che cioè la bimba era stata vittima di reiterati e continuati abusi sessuali. Nella ricostruzione da parte del teste della dinamica della caduta e degli effetti devastanti sul corpo di Chicca, la madre si è allontanata rapidamente dall’aula. “Voglio giustizia” aveva detto già in precedenza la donna, Mimma Guardato, “altrimenti me la faccio da me.” Sentiti anche due Carabinieri: un vice brigadiere che per primo cercò la scarpetta che mancava ai piedi di Chicca dopo la caduta, e il tenente Luigi Carriero, responsabile del Nucleo Operativo della Compagnia di Casoria, che coordinò per primo le indagini. “Quando è stata lanciata nel vuoto” , di spalle, leggermente inclinata a destra, ha affermato il dottor Nicola Balzano “Fortuna era viva e cosciente, e non aveva tracce di quelle violenze che sono procurate quando ci si difende da un’aggressione.” A quel punto la mamma è scoppiata in lacrime ed è uscita dall’aula.




I TEDESCHI STUFI DELL'UE

A SORPRESA ANCHE I TEDESCHI SONO STUFI DELL’UNIONE EUROPEA

 

DI ROBERTO RAGONE

 

Siamo alla resa dei conti? Dopo la Brexit, e dopo l’uscita in sordina dell’Islanda dalla trappola europeista, pare che anche i cittadini tedeschi siano stufi delle regole imposte da Bruxelles. Un sondaggio effettuato dall’istituto di ricerca politica ‘Tns Infratest’ per conto della fondazione Koerber di Amburgo ha rivelato che l’idiosincrasia alle regole e alle direttive della UE non è solo degli Inglesi. La Brexit ha tracciato un solco nel quale ora s’incamminano un po’ tutti. Il sondaggio ha rivelato che i due terzi dei cittadini tedeschi si dichiarano insoddisfatti dell’UE, e il 42% vorrebbe un refe5rendum per decidere della permanenza della Germania nell’Unione. Il 62% ritiene che l’UE stia sbagliando percorso, e il 73% pensa che la Germania sia stata lasciata sola dai paesi partner nella crisi dei profughi. Il 67% considera la Brexit un indebolimento dell’Unione, il 59% pensa che la Germania dovrebbe rinforzare la sua leadership, e il 25% saluta con favore l’apparire di partiti euroscettici. Naturalmente questo è un allarme rosso sotto eleszioni per Angela Merkel, proiettata ad un ennesimo mandato elettorale,l il quarto. Bisognerà valutare l’impatto di questi dati sulla consultazione della primavera del 2017. La Merkel rischia, in caso di vittoria, di ritrovarsi l’unica sopravvissuta in un contesto internazionale che va rapidamente evolvendosi, incalzato dalla recente vittoria di Donald Trump. Tutta l’Europa, insomma, divampa di sentimenti anti-Bruxelles, e anche la Germania ne è contagiata. Certamente le prossime elezioni per la Merkel non saranno una formalità. Ormai il re è nudo, e la strada è tracciata. I popoli hanno i loro diritti, e cercare di conculcarli a favore di lobby internazionali non può che portare alla catastrofe per chi ci prova. Uscire dall’Europa, magari con le ossa rotte, ma evitando di doversele rompere in seguito e senza possibilità di riscatto, è l’unica strada percorribile. Come l’unico ostacolo per l’Italia a seguire questa via, è la pretesa ‘riforma’ costituzionale, che, se approvata, ci legherebbe mani e piedi. Gli interessi in ballo sono enormi, ma di certo non sono i nostri.

 

 

 




Pd nella bufera: firme false in Molise


di Roberto Ragone

CAMPOBASSO – Ci risiamo: sulle pagine dei giornali e in TV soltanto una grande cassa di risonanza a proposito delle firme ‘clonate’ dei grillini, i quali, probabilmente consigliati dai loro legali, hanno fatto scena muta davanti al giudice. Mentre, nel più assoluto silenzio, rotto solo dal Secolo d’Italia e dalla agenzia ANSA, in Molise si svolge un analogo dramma. Infatti nella bufera sono piombati il presidente del Consiglio Comunale di Campobasso Michele Durante e il sindaco di Santa Croce di Magliano, Donato D’Ambrosio, per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio.
 
Rimarchevole la celerità delle indagini a proposito delle firme Cinquestelle, mentre- udite udite – il presunto reato molisano si sarebbe svolto nientemeno che tre anni fa, nel 2013, in occasione delle elezioni regionali. Cioè, come al solito, due pesi e due misure, vista anche l’influenza di Renzi, impegnato nella gara referendaria, nei confronti della stampa e, presumibilmente, anche della magistratura. Tre anni e una indagine Digos per stabilire i fatti sono decisamente troppi per una regione come il Molise, grande meno di una provincia pugliese, specialmente di fronte all’indagine-lampo nei confronti del M5S.  Velocissima l’incriminazione del M5S o dei suoi affiliati; con il treno merci quella del PD molisano, magari nella speranza che nel frattempo si andasse a finire nella prescrizione o nel nulla dell’insabbiamento, mentre gli incarichi conferiti continuano ad essere attivi, nonostante le irregolarità.
 
Viene da pensare dove fosse la Iena Filippo Roma, l’autore dello scoop relativo a M5S quando a Campobasso si falsificavano firme che poi la magistratura ha appurato che venivano autenticate da 4 amministratori, a cui è stato notificato l’avviso di conclusione indagini. Si tratta dell’assessore comunale di Campobasso Salvatore Colagiovanni, e dei sindaci Luciano Di Biase (Mirabello Sannitico), Antonio Cerio (Ferrazzano), e Franco Antenucci (Roccavivara).  La procura contesta complessivamente alle 6 persone 30 firme false. Secondo il sostituto procuratore Nicola D'Angelo hanno "formato falsamente atti separati di dichiarazioni di presentazione delle liste attestando falsamente che alcuni cittadini, previamente da loro identificati, avevano sottoscritto l'atto in loro presenza". Dalle indagini della Digos risulta invece che la cosa si potrebbe allargare, perché non sono pochi i sottoscrittori non hanno riconosciuto le proprie firme.
 
Fonti del Palazzo di Giustizia asseriscono che per il momento gli indagati sono soltanto quelli di cui sopra, ma si approfondiscono le indagini per scoprire altre e più complete eventuali responsabilità. Nei mesi addietro in questura sono state ascoltate parecchie persone che sarebbero così venute a conoscenza del fatto che erano state apposte e autenticate firme a loro nome, per la presentazione delle candidature, senza che ne fossero a conoscenza. Alla Iena Filippo Roma consigliamo, se non altro per ‘par condicio’, di andare ad indagare altri partiti e altre sezioni di partito: come ho già scritto, quella delle firme false o clonate, o autenticate irregolarmente, è una prassi consolidata, ancorchè irregolare, e nessun partito, ripeto, nessuno, ne è o ne è stato esente. Magari non farà altrettanto rumore come per il M5S, ma almeno in questo caso farà il giornalista vero. Posto che ne abbia l’interesse.