Operazione "Napoli Group", fessi o troppo spavaldi?

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Sei falso come una banconota da tremila lire. Era questa la battuta scherzosa che girava spesso tra gli ambienti goliardici, per attestare l’impossibilità di dare credibilità a una persona, a un progetto o altro.
Nessuno avrebbe mai pensato di accettare una moneta o una banconota che non rispettasse uno dei tagli prodotti regolarmente dalla Zecca o dall’Istituto Poligrafico dello Stato. Non ci sarebbe stato bisogno di verificare la filigrana, la qualità della stampa, il filo argentato inserito nella carta. La sola presenza di un valore bizzarro, non conforme con quelli comunemente in commercio, sarebbe bastata per insospettire anche il meno scaltro tra i cassieri.
Leggendo le cronache odierne, riguardo l’inchiesta su “Napoli Group”, l’organizzazione di falsari che, secondo gli inquirenti, ha smerciato il 90% degli euro falsi in tutto il mondo, sembra che alcuni falsari siano stati così certi di non essere scoperti da permettersi il lusso di stampare una banconota da trecento euro, e di smerciarla non in un paese africano, dove probabilmente i commercianti avrebbero potuto non conoscere quali fossero i tagli della moneta unica europea, ma di mandarla nella nazione più grande (come popolazione) e più potente economicamente della federazione.
Non credendo possibile pensare che i falsari in questione siano "fessi", e abbiano compiuto una così palese ingenuità riguardo il valore scritto sulle banconote, viene da pensare che fossero così spavaldi da sfidare le forze dell'ordine, con un atteggiamento irridente nei loro confronti.
Nella stessa inchiesta sembra coinvolta anche Domenica Guardato, la mamma della piccola Fortuna Loffredo, la bambina caduta nel vuoto nel palazzo di case popolari di Caivano. Le è stato notificato il divieto di dimora, con l’obbligo di abbandonare la città di residenza entro sei ore. Secondo gli inquirenti Mimma acquistava notevoli quantità di banconote, da smerciare ai negozi della zona. La donna si dichiara innocente, ha detto che nel momento in cui i Carabinieri le hanno recapitato l’avviso, credeva le avessero portato notizie relative alle indagini sulla morte della figlia.
Siamo in attesa di verificare se il provvedimento recapitato a Domenica Guardato sia per un suo effettivo coinvolgimento nell’attività di smercio di banconote false, se possa averla riguardata indirettamente a causa delle attività illecite del suo ex marito, oppure se il suo nome sia stato collegato all’inchiesta da parte di qualche accusatore, come punizione per le sue richieste di giustizia per la morte della figlia.




SINDACATI: QUEL PROGETTO CHE LI SPAVENTA

di Silvio Rossi

Da tanti anni a questa parte i sindacati non sono mai stati così agguerriti. Lo scivolone di Landini, che ha dovuto chiedere scusa per la frase poco felice sull’onestà dei sostenitori del governo, dimostra come non ci sia la minima volontà da nessuna parte di scendere a compromessi con l’interlocutore.

Qual è il motivo per cui Renzi fa più paura al sindacato dei governi Berlusconi, Monti e Letta? Perché la CGIL e la UIL indicono uno sciopero generale, mentre hanno tenuto bassi i riflettori quando provvedimenti governativi più ostili rispetto alla condizione dei lavoratori italiani non erano stati osteggiati con la stessa veemenza? Basti vedere la reazione affidata a innocue urla fuori campo in risposta alla riforma Fornero, che molto ha contribuito a peggiorare la condizione di lavoratori e pensionati.

Renzi non piace perché in un’Italia dove i governi passano ma non riescono a colpire gli sprechi, il rischio che il Premier possa intervenire senza colpo ferire su alcune prerogative sindacali, terrorizza i piani alti di Corso d’Italia, e delle altre confederazioni nazionali.

Il punto della discordia non è l’articolo 18, o i permessi sindacali. Le organizzazioni dei lavoratori hanno paura che il governo, con l’istituzione della possibilità di inserire le dichiarazioni dei redditi per i lavoratori dipendenti (il modello 730) direttamente online da parte dei contribuenti, possa infliggere un colpo duro da assorbire per i loro bilanci.

In Italia sono circa trenta milioni le dichiarazioni dei redditi presentate tramite i centri di assistenza fiscale. Per ognuna di queste lo stato corrisponde la cifra di 11 euro più Iva, per una spesa totale di circa 400 milioni di euro.

Dalle indicazioni dell’Agenzia delle Entrate, con il nuovo sistema, si stima in circa venti milioni il numero dei modelli 730 precompilati che potrebbero essere inseriti online dagli utenti, con un costo per lo stato di circa 250 milioni di euro.

Non sembra quindi un arretramento dei diritti, una precarizzazione dei lavoratori, che senza bisogno di sofisticate analisi, appare evidente già con la normativa vigente prima dell’ascesa al potere dell’ex sindaco di Firenze, ma una mera questione economica la maldisposizione di Camusso e company nei confronti del governo. Renzi è un nemico perché rischia di togliere dalle stalle sindacali la mucca da mungere.

 

 




FIUMICINO, CASO GROUNDCARE: L'INCONTRO TRA IGNAZIO MARINO E SINDACATI

di Silvio Rossi

Fiumicino (RM) – I lavoratori delle società impegnate nelle attività collegate al funzionamento degli aeroporti romani hanno manifestato venerdì pomeriggio in Campidoglio, in occasione di un incontro tra il sindaco Ignazio Marino e i sindacati.

L’incontro era stato promesso da Marino ai lavoratori della Groundcare, la società che si occupa delle attività di assistenza a terra nell’aeroporto di Fiumicino. La società, con 871 dipendenti, è stata dichiarata fallita, e la GH che dovrebbe subentrare nell’attività ha dichiarato di non poter acquisire tutti i lavoratori, per cui saranno assorbiti solamente 522 lavoratori, lasciando a casa oltre quattrocento esuberi.

Il 19 novembre, durante una conferenza stampa di Ignazio Marino con i vertici di Aeroporti di Roma, alcuni lavoratori hanno fatto irruzione nella sala, e dopo i primi istanti caratterizzati da una certa tensione, c’è stato l’impegno del sindaco di incontrare i sindacati entro la fine della settimana. Ieri il sindaco ha ricevuto i sindacati, accompagnati da un centinaio di lavoratori di Groundcare e alcuni colleghi di altre società impegnate nello scalo romano, tra cui un gruppo di ATA, un’altra società di handling, e una delegazione di Alitalia Maintenance Systems, azienda leader nelle revisioni dei motori e delle parti meccaniche aeronautiche, coinvolta nelle vicissitudini di Alitalia.

I sindacati hanno chiesto al sindaco Ignazio Marino di far pressione sulla trattativa governo per congelare la trattativa, al momento attuale la GH ha dato come ultima data ai sindacati il 10 dicembre per accettare o meno il piano proposto. Principalmente è stato chiesto alle istituzioni di fare in modo che vengano rispettate le clausole sociali, per le quali i lavoratori impiegati seguono il lavoro, per cui GH dovrebbe riassumere tutti i lavoratori impiegati in precedenze.
Ci conferma Fabio Ceccalupo, dell’UGL: “Dato che AdR fa utili, e che Groundcare è una costola di AdR, perché è nata praticamente da una esternalizzazione di Aeroporti di Roma, abbiamo chiesto al vicesindaco di Fiumicino, che da AdR prende comunque soldi come attività sul territorio, di chiedere alla società di prendersi le proprie responsabilità, visto che questi lavoratori erano 'figliocci' suoi”.

Gli abbiamo chiesto anche informazioni sulle altre società dell’aeroporto che rischiano di fare la fine di Groundcare. Ci risponde: “Al tavolo noi di UGL abbiamo aperto una finestra su tutto l’indotto, dove ci sono situazioni come quella di ATA, che è una società più piccola che fa sempre attività di handling, che è a rischio chiusura e ha già chiesto gli ammortizzatori sociali. Ciò che oggi al tavolo è stato detto, e che già era stato detto al Ministero delle Infrastrutture, è che c’è stata una concorrenza selvaggia. A Roma ci sono sette società di handling (con la chiusura di Groundcare ne restano sei), mentre all’aeroporto di Francoforte ce ne sono solo due. Questo ha determinato una frammentazione dell’offerta e una concorrenza tutta al massimo ribasso, perché in Italia non c’è mai stata una regolamentazione seria”.

Per quanto riguarda invece Alitalia Maintenance Systems, ci fa sapere: “Abbiamo ribadito che è una realtà importante che non possiamo fare sparire. Abbiamo fatto presente il problema di AMS, e abbiamo avuto l’appoggio in questo da parte del deputato Marco Miccoli, che ha posto l’attenzione non solo sul problema Groundcare, ma su tutto l’indotto del sedime aeroportuale. In ogni caso oggi una delegazione di lavoratori AMS erano presenti qui per dimostrare la nostra vicinanza ai colleghi di Groundcare, convinti che certe rivendicazioni debbano essere portate avanti congiuntamente da tutte le realtà che operano nell’indotto”.

Parlando con alcuni dei manifestanti, ci confidano come per loro è quasi inspiegabile come mai si sia giunti a tale situazione. Groundcare è la società di handling più organizzata dell’aeroporto, i lavoratori hanno una professionalità che non si discute, e se le commesse si sono ridotte è solo colpa degli appalti dati a massimo ribasso. Qualcuno si lamenta anche del fatto che Aeroporti di Roma ha esternalizzato alcune attività a ex carabinieri in pensione.


Il sindaco Marino alla fine dell’incontro ha scritto una lettera al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per coinvolgerli nella soluzione della vicenda che rischia di lasciare a casa centinaia di persone solo perché schiacciate da un giogo rappresentato dagli interessi delle società che si avvicendano nella gestione di attività che non sono certo un lavoro che scarseggia.

 

 




ROMA, TEATRO DELL'OPERA: LICENZIAMENTI RIENTRATI

di Silvio Rossi

Il Teatro dell’Opera di Roma manterrà, salvo complicazioni, l’orchestra e il coro che compongono l’organico artistico del Costanzi.
La vicenda è partita i primi di ottobre, quando dopo la lettera di dimissioni del maestro Riccardo Muti, nel Consiglio di Amministrazione del Teatro, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha annunciato la decisione di licenziare 182 persone, e procedere all’esternalizzazione di orchestra e coro, decisione unica e senza precedenti nelle fondazioni liriche di tutta Europa.
Nonostante la sollevazione dei diretti interessati, la vicenda sembrava indirizzata verso uno scontro senza possibilità di soluzione. Da una parte i musicisti che non accettavano la decisione aziendale, dall’altra il sovrintendente Carlo Fuortes, che era determinato nel portare a compimento l’indicazione pervenutagli dal Presidente del Consiglio di Amministrazione.
Il 23 ottobre la riunione del CdA del teatro ha espresso la volontà di recuperare il rapporto con gli orchestrali, a patto che da questi fosse giunta una proposta valida per ottenere i tre milioni di risparmio necessario per rientrare nei parametri della legge Bray (e ottenere quindi il finanziamento statale che ammonta a venticinque milioni).
Dopo quasi un mese di trattativa, le sette sigle sindacali e la direzione del Teatro hanno trovato un accordo, col sacrificio economico da parte dei dipendenti, che rinunciano per due anni ai salari accessori. La ratifica dell’accordo dovrà avvenire con il Consiglio di Amministrazione del prossimo 24 novembre.
 

Abbiamo sentito un artista del Teatro Lorella Pieralli, per conoscere quale sia lo stato d’animo che li contraddistingue in questo momento.

Fino a un certo punto la direzione del teatro era determinata nel portare avanti i licenziamenti ed esternalizzare il servizio. Come mai c’è stato poi questo cambiamento di rotta?
L'inversione di rotta è stata ottenuta grazie alla determinazione dei lavoratori e alla risonanza mediatica ottenuta a livello nazionale e internazionale. L'operazione “licenziamenti ed esternalizzazione” ha trascinato tutta la politica romana e italiana nel generale disappunto e ha fatto ancora una volta di questo paese lo zimbello di tutta Europa e non solo.

Voi avete rinunciato a una componente del vostro stipendio, non c’è l’impressione che tutta la vicenda non sia stata una “mossa” della dirigenza per tagliare parte del costo del personale, cercando di gettare addosso a voi la responsabilità dei problemi organizzativi?
Non credo proprio… io penso invece che l'intenzione fosse effettivamente quella di licenziare. La vendetta sui salari è stata un ripiego. Il disegno di esternalizzare i musicisti viene da lontano: il ministero lo aveva teorizzato già dal 2006 attraverso uno studio di “fattibilità” commissionato da Salvatore Nastasi all'Avvocato De Giosa di Bari.

Cosa manca perché le intenzioni siglate diventino definitive?
Manca la riunione del consiglio di amministrazione che deliberi il ritiro della procedura. Se per qualunque motivo questa non dovesse verificarsi in modo chiaro e pieno, si dovrà tornare sul tavolo di trattativa. Questa volta però con gli atti giudiziari, che il sindacato ha pronti da tempo, depositati in tribunale: l’illegalità della procedura di licenziamento è palese e gravissima.

Voi siete degli artisti. Per esprimersi ai massimi livelli dovreste lasciar fuori le preoccupazioni. Come si fa a mantenere la tranquillità e prepararsi adeguatamente in queste condizioni? C’è qualcuno di voi che soffre maggiormente la vicenda?
Noi siamo la massima espressione di professionalità nel settore della musica colta. Andare in scena come se nulla fosse fa parte del nostro bagaglio. Abbiamo già mandato in scena il Rigoletto in pieno licenziamento. È stata una produzione impeccabile frutto di un moto di orgoglio e di dignità. Certo che un’orchestra e un coro ridotti in schiavitù e umiliati non possono dare gli stessi risultati.




CITTA' METROPOLITANA: PRIMA BOZZA DELLO STATUTO POCO GRADITA

di Silvio Rossi

E fu così che la montagna partorì il topolino. Anzi, considerando i commenti che hanno accompagnato la pubblicazione sul sito della Provincia, sembra che la Commissione Statutaria del Consiglio Metropolitano della Città di Roma Capitale, riunita il 17 novembre per redigere la prima bozza dello Statuto Metropolitano, abbia creato una pantegana.

Gli aspetti controversi nella lettura del testo sono diversi, tutti opinabili. C’è chi contesta siano particolarmente bassi i criteri per ottenere la maggioranza di una decisione, tanto da poter favorire un accordo dei soli rappresentanti della Capitale, bypassando in pratica le eventuali opposizioni dei comuni dell’hinterland.
Ma il punto che vede tutti contrari, è espresso nell’articolo 20, laddove (comma 2) recita: “Il Sindaco di Roma Capitale è di diritto Sindaco della Città metropolitana”.
La legge che ha istituito le città metropolitane ha lasciato la possibilità, nello statuto, di definire i criteri con cui sarebbe stato eletto il sindaco metropolitano, se dall’assemblea dei sindaci della ex provincia, oppure con suffragio universale di tutti i cittadini dei comuni compresi nel territorio della Città Metropolitana. La bozza di statuto presentata invece accoglie, tra queste possibilità, la più antidemocratica, quella che tutti, ma proprio tutti, indipendentemente dalle appartenenze politiche e territoriali avevano definito come irricevibile.
Come mai, se tutti i rappresentanti, da destra a sinistra, dal centro di Roma al più sperduto comune dei Monti Simbruini, si erano dichiarati favorevoli all’elezione del sindaco metropolitano a suffragio universale, oggi esce dalla commissione questo testo? Come si fa a non considerarlo offensivo per i cittadini che si attendevano, da questa riforma dell’organizzazione territoriale, un nuovo approccio della politica verso i cittadini, e invece appare come l’espressione usata dal Marchese del Grillo quando sale sulla carrozza: “Io sò io, e voi …”?
Speriamo che, nelle audizioni, finalizzate al recepimento di proposte di modifica dalla società civile nonché dagli esperti del settore, che verranno programmate nella seduta di domani, 21 novembre, si possa ovviare a quest’obbrobrio legislativo.
 




ANGUILLARA: GRANDE RITORNO DEI MAESTRI DEL PRESEPE

di Silvio Rossi

Anguillara (RM) – Quando lo scorso anno presentarono i presepi di San Gregorio Armeno nelle viuzze del centro storico di Anguillara Sabazia, promisero che sarebbero tornati l’anno successivo. L’accoglienza riservata loro dall’associazione Asso del Lago, e da quanti hanno collaborato con la loro presenza alla riuscita dell’organizzazione, ha convinto i maestri dell’Arte Presepiale a inserire Anguillara come tappa del progetto San Gregorio Armeno in Tour.

Dal 21 al 23 novembre i vicoli che dalla piazza del Comune scendono verso il lago torneranno quindi ad animarsi con botteghe storiche, zampognari, tammorriate, dolci tipici napoletani con la pasticceria Carbone, una delle più antiche della città vesuviana. Saranno nove i punti espositivi, dove potranno essere ammirati i lavori delle storiche botteghe presepiali, appartenenti all’associazione Corpo di Napoli, che unisce le più antiche attività artigiane presenti nella strada famosa in tutto il mondo per le statuine create per festeggiare la rappresentazione della natività.

La manifestazione sarà impreziosita da dimostrazioni dal vivo curate dalla Bottega Cantone & Costabile, nota per aver realizzato il grande presepio di Papa Francesco per Piazza San Pietro in Vaticano nel 2013.
Il presidente dell’associazione Asso del Lago, Riccardo Lelli, ci ha comunicato che, oltre all’esposizione dei presepi, ci saranno molte manifestazioni correlate, dai concerti eseguiti dagli “Zampognari del Vesuvio”, le Tammorre del Vesuvio, e dal Coro di Bracciano, al mercato di Campagna Amica che si svolgerà presso i Giardini del Torrione durante la giornata di domenica.

I maestri delle botteghe di San Gregorio Armeno continueranno il loro tour visitando le città di Chieti, Palermo, Potenza e Civitavecchia, oltre a una serie di Centri Commerciali del centro-sud, grazie alla collaborazione con Publievent.
La mostra dei presepi ad Anguillara è stata resa possibile anche dalla collaborazione dei comuni di Anguillara Sabazia, Bracciano e Trevignano, e della Provincia di Roma che hanno offerto il patrocinio.




ELENA CESTE: IL COMITATO NATO A SUO NOME SI SPACCA

di Silvio Rossi

Costigliole d'Asti – All’atto della sua costituzione, il Comitato Insieme per Elena, si batteva per trovare il corpo della mamma di Costigliole D’Asti. Sicuramente la nascita del Comitato e le iniziative che stavano prendendo per non far spegnere i riflettori sul caso, hanno favorito una maggior attenzione, e forse la scoperta del corpo nei pressi del canale sia un primo risultato dell’iniziativa lanciata inizialmente da Paolo Lanzilli, ex fidanzato di Elena ai tempi del liceo, e di Morena Deidda, sua compagna di classe.

Dopo la scoperta del corpo, delle tracce lasciate probabilmente dall’assassino, in una fase in cui le indagini per la scoperta della verità, quando le indagini devono essere condotte col massimo della riservatezza, il comitato non può essere altrettanto utile, ma il suo scopo è di continuare a chiedere la verità, e difendere l’immagine di Elena, considerato che uno degli sport nazionali è quello di crocifiggere le vittime, e salvaguardare i carnefici.
Mantenere però l’unità nel comitato quando i risultati sono meno facilmente valutabili, non è semplice, possono avvenire quindi divisioni per un particolare secondario.
Accade quindi che Paolo partecipa a una trasmissione televisiva invisa a Morena e a qualche altro membro del comitato, e questa sua azione ne ha determinato l’espulsione dal gruppo.

Abbiamo chiesto a Paolo se può fornirci una spiegazione di tutto ciò.

Puoi spiegarmi cosa è successo?
Niente, hanno deciso di mandarmi via, ne prendo atto.
 

Cosa ti rimproverano? Da quello che ho letto, non ti rimproverano di aver detto qualcosa in particolare, ma di non aver difeso Elena.
Non è vero. Io ho sempre detto: “Dobbiamo proteggere i bambini, lasciamo perdere gli amanti di Elena e pensiamo a trovare l’assassino”. Dato che pensano che andando da Barbara D’Urso ho fatto un errore, io accetto l’errore che dicono, ma ho sempre difeso Elena. In tutte le trasmissioni dove sono andato, ho sempre cercato di dire: “dobbiamo trovare l’assassino di Elena, non scavare il suo passato, se ha avuto amanti o no”. L’ho sempre detto e l’ho sempre ripetuto.
 

Quindi è solo per la partecipazione?
Loro non hanno accettato la partecipazione dalla D’Urso. Finché sono andato a Mattino Cinque, dalla Panicucci, non c’era nessun problema, me l’hanno detto di andarci. Una volta a Barbara D’Urso ho dato un’intervista in diretta, e Morena non mi ha detto nulla. Invece ha dato fastidio che sono andato in diretta lì. Mi hanno detto: “Che vai a fare, l’hai già detto nell’intervista”. Sono andato perché non ci trovavo niente di male. Mi ha dato fastidio che mi è stato detto che io andavo perché mi davano i soldi, mi hanno detto anche quanto avrei preso. Io non ho preso mai nulla, perché mi hanno chiesto ciò? Che altri quando vanno prendono i soldi?
 

E ora cosa farai?
Io domani sarò a Mattino Cinque, andrò sempre a difendere Elena, a chiedere che si trovi l’assassino, come ho fatto finora. Non faccio più parte del comitato, ci vado come Paolo Lanzilli, parlo per me, non parlo a nome di altri. Ma non vado a cercare le trasmissioni, vado solo se mi cercano. L’unica cosa che voglio è che si scopra la verità.

Intanto da parte del comitato a nome del legale Serena Gasperini, che cura gli interessi del gruppo, ha nominato come consulente tecnico la Dottoressa Roberta Bruzzone, e ha deciso di organizzarsi meglio, perché se oggi per farne parte bastava iscriversi al gruppo facebook del comitato, dal prossimo 23 novembre ne faranno parte solo coloro che invieranno una richiesta corredata dai dati anagrafici e una richiesta firmata, un passo che forse andava fatto subito, ma probabilmente nella fretta di voler aiutare le indagini per ritrovare Elena non è stato pensato all’inizio.




GUBBIO: SUCCESSO PER IL "QUINTO QUARTO"

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di Silvio Rossi

Gubbio – Un uggioso week end autunnale ha accolto un buon numero di visitatori che hanno potuto apprezzare, oltre alle bellezze storiche della cittadina umbra, anche l’organizzazione e l’accoglienza dei ristoratori locali, che hanno partecipato alla prima edizione della manifestazione culinaria.

Madrina dell’evento è stata Anna Moroni, la “casalinga” della Prova del cuoco (lei stessa non ama definirsi cuoca, ma casalinga), romana, ma di origini eugubine, che ha tenuto a precisare come spesso torna nella cittadina per i fine settimana.

L’affiancano due chef giovani ma già molto apprezzati, Marco Bistarelli, chef stellato Michelin, col suo ristorante “Il Postale” di Perugia, e Fabrizio Rivaroli, che ha alternato la sua esperienza in locali di prestigio in tutta Europa con la docenza presso una serie di istituti tra cui L’Università dei Sapori di Perugia.

La scelta di dedicare una manifestazione culinaria importante a quei tagli che una volta erano il cibo per le classi povere, gli “scarti” delle carni che i nobili consumavano, i piatti che si trovano nelle tradizioni contadine di diverse regioni italiane è stata particolarmente azzeccata. Fegato, trippa, coda, sono stati per secoli piatti “minori”, ma certamente non meno saporiti e degni dell’attenzione che finalmente è stata loro resa.

Il termine “Quinto quarto” è stato importato dalla tradizione romana, che tra i piatti più famosi vede proprio alcuni realizzati con le interiora, come la pajata e la coda, e che ha contaminato la cucina umbra.

Ne abbiamo parlato proprio con Anna Moroni, che essendo metà umbra e metà romana, interpreta al meglio questa fusione.

Le ricette mostrate oggi sono legate alla tradizione romana. Quanto si rischia di snaturare in questo modo la cucina umbra?

In Umbria in effetti il quinto quarto non lo conosciamo proprio. Abbiamo colto l’occasione perché la Federcarni voleva sensibilizzare al consumo di queste carni. Qui il fegato, la trippa, che qui si usava quella nera, sono sempre stati mangiati, ma la cultura del quinto quarto l’abbiamo importata da Roma.

Con piatti anche come la coda che abbiamo visto prima (con lo chef Bistarelli).

Esatto, la coda, la pajata, che ora non si trova quasi più, ma una volta era uno dei piatti più ricercati, ma anche le animelle, il cervello.

Quindi questo tuo avere anche la cultura romana ha aiutato nell’organizzazione della manifestazione?

Certo, la mia cucina è più romana che umbra, perché qui in Umbria i piatti tradizionali sono pochi, abbiamo solo la Crescia al Testo, l’Imbrecciata che è una zuppa di legumi che si fa a Capodanno, il sugo con l’oca, i fegatini di pollo, non è che per il resto abbiamo molto. A Roma invece la cucina ha molti piatti, anche perché ha due grandi filoni, con la cucina ebraica e il quinto quarto.

Perché non legarsi invece con la tradizione toscana, che ha un territorio molto simile a quello umbro?

La cucina toscana è diversa. La trippa la mangiano anche loro, alcune interiora, ma la regina della cucina toscana è la bistecca. Invece volevamo fare una manifestazione con questo cibo “povero”, e in questo la cucina romana è quella che meglio la interpreta.

Nel visitare le strade di Gubbio, con le perone piattini in mano che assaggiano questi piatti particolari, con i palazzi storici che fanno da cornice alla manifestazione (i laboratori del gusto sono organizzati in un locale che è sotto la piazza sospesa, che è una delle più particolari d’Italia), si comprende come per incrementare il turismo in Italia si deve collegare la tradizione con la modernità. Non si può sperare di attrarre le persone solamente coi “fori cadenti e gli atrii muscosi” di manzoniana memoria, né ci si può accontentare di piccole tradizioni locali che sfociano in sagre che non interessano nessuno, se non chi le organizza.




Roma. Fiaccolata di solidarietà per il custode ferito

Di Silvio Rossi

 

Roma Srepentara – “Abbiamo organizzato questa fiaccolata solo per solidarietà nei confronti di Gino Lozzi, un custode che è stato selvaggiamente aggredito. Quando l’altro giorno abbiamo lanciato l’iniziativa, così come ne abbiamo fatte altre nel municipio dove viviamo, non ci aspettavamo una partecipazione così grande.
Associazioni di qualsiasi orientamento politico, come hanno sentito la notizia, hanno voluto esprimere la loro vicinanza all’iniziativa garantendo la loro partecipazione, è un chiaro segno che il problema della sicurezza riguarda tutti, perché ieri è successo a Lozzi, domani potrebbe succedere chiunque di noi.”
Questo è quanto ci ha dichiarato Cristiano Bonelli, consigliere del Nuovo Centro Destra del terzo municipio, che con io colleghi Filini e Bartolomeo sono stati i promotori della fiaccolata.
Per questa iniziativa i consiglieri sono stati chiamati dalla Questura di Roma, che non ha autorizzato la manifestazione. A tal proposito Bonelli ci ha dichiarato
“In genere quando organizziamo questi eventi nel municipio avvertiamo il commissariato locale. In questo caso per via della partecipazione che si prevede, evidentemente hanno pensato di coinvolgere la struttura maggiore. Quando ci hanno chiamato alla Polizia, ci hanno comunicato che non l’avrebbero autorizzata, perché non c’erano le condizioni per farlo, ma ormai non potevamo più dire a tutte le persone che hanno promesso la loro partecipazione di non venire. Tra l’altro non l’abbiamo impostata come una manifestazione politica, senza simboli dei partiti”.
In pratica proprio il probabile successo dell’iniziativa sembra rappresentare il problema maggiore per gli organizzatori, perché è stato fatto capire loro che se non partecipa nessuno, si può sorvolare al permesso, ma con molte persone in piazza qualcuno deve prendersi la responsabilità.
“Il problema maggiore è che non c’è una programmazione di questo disagio – aggiunge il consigliere – quando c’era Alemanno ha cercato di occuparsi della questione, io ero in Municipio, e abbiamo fatto qualche sgombero, col quale certo non si risolve il problema degli accampamenti abusivi, però ora sembra tutto fermo”.
La fiaccolata si svolgerà stasera, 14 novembre, davanti la chiesa di Sant’Ugo, su viale Lina Cavalieri




ROBERTA RAGUSA: NUOVE TESTIMONIANZE

di Silvio Rossi

Gello di San Giuliano (PI) – Non solo Sara. Antonio Logli non si limitava a tradire Roberta con la ragazza che lavorava presso la sua agenzia, e che dopo la scomparsa della donna sarebbe poi divenuta la nuova compagna, ma aveva anche altre “avventure”, come testimonia a “Chi l’ha visto” una prostituta che ha avuto un rapporto col marito della donna scomparsa.
La donna ha affermato che l’uomo gli raccontò le sue difficoltà matrimoniali, del fatto che aveva un’amante, ma non poteva separarsi dalla moglie per questioni economiche. Logli era, secondo il racconto, una persona tranquilla, gentile, che aveva voglia di parlare, che soffriva la sua situazione familiare.
L’incontro è avvenuto nell’estate del 2011, quando la donna si prostituiva a Pisa. Una sera si presentò un uomo che, in seguito alla scomparsa di Roberta e dopo che il suo volto è stato mostrato su TV e giornali, ha riconosciuto essere Antonio Logli. Dell’incontro di quella sera ne ha informato, nel luglio 2012 i Carabinieri.
Nel racconto della squillo il motivo per cui Logli non aveva abbandonato la moglie era per il costo che ne sarebbe comportato. Era certo però che l’uomo non era più innamorato della donna, avrebbe voluto lasciarla per andare a vivere con Sara Calzolaio, sua amante da molti anni.
Il rapporto tra Logli e la sua attuale compagna risaliva infatti a diversi anni prima della scomparsa di Roberta, Circa sei anni prima del 13 gennaio 2012, ultimo giorno in cui la donna è stata vista, uno scambio di mail tra Sara e Antonio, in cui si evidenziava la gelosia della ragazza, che rimproverava all’uomo il fatto che non avrebbe mai lasciato la moglie, e questi le rispondeva rassicurandola, giurandole il suo amore.
Appare sempre più probabile il collegamento tra la scomparsa di Roberta Ragusa e la torbida storia d’amore instaurata dal marito. Ne è certo anche lo zio della donna, che alla trasmissione condotta da Federica Sciarelli ha affermato come il marito era con lei solo per non pagarle gli alimenti, concludendo con un amaro "Roberta è stata uccisa due volte".
 




ANGUILLARA, PONTON DELL'ELCE: DECORO URBANO ASSENTE

di Silvio Rossi

Anguillara Sabazia (RM) – Il decoro urbano, in tempi di spending rewiev, è uno degli aspetti che, purtroppo, viene spesso messo in secondo piano rispetto a interventi che, a volte giustamente, altre forse meno, sono ritenuti prioritari. In particolare nei quartieri periferici, come Ponton dell’Elce, gli interventi per il decoro urbano sono nulli.
Effettuare una degna manutenzione di strade, marciapiedi, giardini, spazi ricreativi, ha dei costi, ha bisogno di procedure per aggiudicare i lavori che spesso si imbattono in cavilli burocratici e ricorsi pretestuosi che non fanno altro che rallentare i tempi.
Quando però l’incuria è da ascrivere a comportamenti privati, la soluzione dovrebbe essere rapida. Un’amministrazione non può consentire che il menefreghismo di un singolo possa arrecare danni a tutta la collettività.
Come si può spiegare che la siepe di conifere di una casa possa invadere quasi completamente il marciapiede, obbligando chi lo percorre di scendere nella carreggiata? Perché non intervenire sui proprietari perché facciano ciò che è in loro dovere?
Oltretutto nel caso in questione, sul cancello dell’invasore, c’è un bel cartello “vendesi” con annesso numero di telefono, per cui un operatore comunale che dovesse accertare la presenza di questi rami fastidiosi non deve neanche fare lo sforzo di andare a cercare il proprietario negli archivi comunali. Basterebbe una telefonata lì sul posto.
Altro ingombro incomprensibile è una quercia presente sul marciapiede, un centinaio di metri più avanti. Rami bassi fino a terra costringono anche in questo caso i pedoni a esporsi a un pericolo gratuito. Non si comprende come, a fronte di un oneroso contratto di manutenzione del verde, che vede fatturare ogni mese circa diciottomila euro, non sia possibile potare la pianta, almeno fino a due metri di altezza, per consentire un transito pedonale in tutta sicurezza.
In conclusione, che dipenda da un’inadempienza privata o pubblica, non è giustificato non intervenire per ripristinare le condizioni di decoro e sicurezza che i cittadini reclamano.