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AUTISMO: QUALCOSA ACCADE ALLA NOSTRA SOCIETA' AL LIVELLO EPIDEMIOLOGICO

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Tempo di lettura 7 minuti La domanda che dovremmo porci e alla quale dovremmo avere una certa risposta: Quando inizia questa malattia?

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Importanti osservazioni del dottor Girolamo Giannotta sull’autismo che ricorda come sia a tutti gli effetti un membro di una famiglia allargata di epidemie post-industriali che coinvolgono una risposta immune inappropriata. La società industriale ha depositato un pesante carico tossicologico capace di intaccare la nostra prole. Tra gli imputati il mercurio che non è solo presente nei vaccini. Nel periodo gestazionale lo sviluppo del cervello dipende dalla genetica ma anche dalla dieta della madre se si alimenta con pesce contaminato

di Cinzia Marchegiani

A parlarci di autismo interviene il dottor Girolamo Giannota, medico pediatra che da tempo sta analizzando molti studi in merito a questa malattia che ad onor di cronaca comincia a diventare non più una patologia rara, i numeri in crescita purtroppo cominciano ad indicare che qualcosa di importante sta accadendo alla nostra società a livello epidemiologico e non solo. Per il dr Giannotta ci sono diverse linee di evidenza che supportano l’idea che l’autismo è un membro tipico di una grande famiglia di malattie croniche, non infettive, immuno-correlate ed associate alla società post-industriale. La famiglia di questa nuova nobiltà annovera tra i suoi membri le malattie auto-infiammatorie, allergiche ed auto-immuni che sono la conseguenza di una forte destabilizzazione del sistema immunitario:”Queste malattie sono il risultato dell’interazione tra genetica ed epigenetica, hanno cause scatenati, esiste un ruolo apparente del sistema immunitario nella patogenesi, sono altamente prevalenti, l’eziologia e le manifestazioni sono complesse. Se anche l’autismo è una questione associata all’ipersensibilità immunitaria, che si manifesta in modo epidemico in una società post-industriale; c’è da pensare che la sola presa di coscienza possa consentire di adoprarsi per la sua prevenzione.”

Il dottor Giannotta entra nel dettaglio e cerca di inabissarsi in quei vuoti e bui angoli che dovrebbero invero suscitare interesse.

« Se pensiamo che l’autismo è un membro di una famiglia allargata di epidemie post-industriali che coinvolgono una risposta immune inappropriata, ammettiamo fin da ora che la società industriale ci ha dotato di un carico tossicologico capace di intaccare la nostra prole e quella futura. Questa è decisamente una nuova ed olistica prospettiva che considera l’essere umano la risultante di un complesso processo di interazioni tra genetica ed epigenetica. Anche lo sviluppo del cervello nel periodo prenatale è la prova vivente che nessun processo evolutivo può realizzarsi indipendentemente dai fattori ambientali, che orchestrano e dirigono l’espressione genica, i cui prodotti (proteine) segnalano alle cellule quale è la strada temporale da percorrere.
Se è vero, come è vero, che lo sviluppo del cervello dipende dalla genetica e, soprattutto, dall’epigenetica; se sulla genetica possiamo incidere in misura infinitesimale, sull’epigenetica abbiamo la potenzialità di incidere decisamente per frenare questa continua ascesa della prevalenza dei disturbi pervasivi della comunicazione, che si sta realizzando sotto i nostri increduli occhi.»

AUTISMO E VITA INTRAUTERINA. PREVENZIONE

« Solo per ipotesi, se le radici della malattia emergono dalla vita intrauterina, è alla gestante che dobbiamo pensare per effettuare una minima prevenzione. Viceversa, se pensiamo che una parte dei casi si producono, come fatto iniziale, nella vita post-natale, dobbiamo concentrare la nostra attenzione sull’ambiente nutrizionale e tossicologico che circonda il neonato-lattante. Un esempio pratico vi farà capire la rilevanza del mio dire. Prendiamo il caso della tossicità del mercurio. Se pensiamo che il mercurio presente in piccole quantità in alcuni vaccini è lesivo per il sistema nervoso del neonato-lattante, potremmo anche decidere, in autonomia informativa, di non vaccinare il bambino. In questo caso abbiamo prodotto il nostro bilancio rischio/beneficio ed abbiamo allontanato il nostro bambino dal mercurio. Questo è quello che noi pensiamo di aver fatto adottando questa opzione. Ma siamo sicuri che questo bambino è libero dal mercurio? Evidentemente, siamo sicuri, ma è molto probabile che non sia così.
Tra i nutrizionisti italiani gira la bella e deleteria favoletta che la gestante deve mangiare molto pesce perché gli acidi grassi essenziali polinsaturi a lunga catena sono i precursori di EPA e DHA che servono al cervello fetale. Purtroppo, per la dinamica ambientale planetaria del mercurio, l’elemento tossico è concentrato nel pesce, e lo è in misura tanto maggiore, quanto più alta è la posizione del pesce nell’ambito della catena alimentare marina. Così la gestante consuma discrete ed importanti quantità di pesce che apportano molto più mercurio al feto di quanto possa fare la pratica vaccinale intera. Per di più, tale apporto avviene in un periodo di altissima vulnerabilità del cervello in via di sviluppo. Se questo è il danno, rimane la beffa che ci ha propinato il nutrizionista, che è un settorialista e non ha una mentalità olistica, poiché per lui gli alimenti sono solo fonte di nutrienti e non di nutrienti e di molecole tossiche eventualmente contaminanti. Inoltre, come fatto aggravante, è nella vita post-natale che servono molti acidi grassi per edificare le membrane del sistema nervoso centrale, poiché la mielinizzazione delle fibre nervose del cervello avviene nei primi due anni di vita post-natale.
Adesso sorge spontaneo il quesito: ha prodotto più danni il vaccino od il nutrizionista?
Mentre voi pensate che esiste anche la tossicologia che interessa l’unità materno-fetale, e della quale in pochi ne parliamo, io passo a fornirvi qualche altra notizia flash.
Nel 1992, Colborn and Clement, dissero alla comunità scientifica che certe sostanze chimiche di sintesi industriale erano in grado di attraversare la placenta e la barriera cerebrale, ed interferire con lo sviluppo e la funzione del sistema nervoso centrale del feto. Nel 1980 qualche studioso si preoccupava del fatto che la prevalenza dell’autismo era in aumento. Uno studio condotto nel 1998 nel New Jersey, dava prevalenze dello 0,40% e dello 0,67%, rispettivamente, per i criteri ristretti ed allargati per la diagnosi. Attualmente, la prevalenza negli USA di ASD pare che sia di 1 caso ogni 65 bambini, ben oltre l’1%.
Nel 1996 partirono le indagini strumentali con la risonanza magnetica nucleare (MRI), cominciarono le indagini istologiche su materiale umano e modelli animali, e cominciò ad essere evidente che le lesioni tipiche dell’autismo si verificavano prima o subito dopo la chiusura del tubo neurale che avviene attorno alle 6-7 settimane di gestazione.
Non mancano gli tabella sugli ormoni tiroidei. Vi ricordo che nelle prime settimane di gravidanza il feto è totalmente dipendente dagli ormoni materni e che gli ormoni tiroidei sono importantissimi per edificare una corretta struttura cerebrale. Nel 2003, Lavado-Autric et al., dimostrarono che esisteva un’anormale migrazione cellulare ed un’anormale cito-architettura nell’ippocampo e nella corteccia primaria somato-sensoriale nei piccoli ratti, la cui mamma era stata alimentata con una dieta carente di iodio. La carenza di ormoni tiroidei nelle fasi precoci della gravidanza non provoca l’autismo, ma imponenti e definitivi effetti sul divenire del sistema nervoso centrale che possono essere prevenuti solo con un banale dosaggio degli ormoni tiroidei e del TSH, appena dopo che è arrivata la notizia della gravidanza.»

MA QUANDO INIZIA L’AUTISMO?

«Accertato che non conosciamo la causa, non conosciamo l’iniziale evento della malattia, non conosciamo il tempo d’insorgenza, ma sapendo che le sostanze chimiche nocive raggiungono facilmente il cervello fetale, che il cervello fetale può essere compromesso nel suo iter evolutivo da tossici e carenze ormonali; non ci resta che proiettarci sui temi più dibattuti, senza esprimere un giudizio di merito derivante da personali convinzioni.
La prima cosa sulla quale fare chiarezza sono i disturbi intestinali che spesso si associano ai sintomi neurologici e psichici, nei bambini affetti da questa patologia. I disturbi intestinali cui si fa riferimento non sono le malattie infiammatorie intestinali (IBD), quali morbo di Crohn e colite ulcerosa, che qualcuno in modo marchiano confonde. Le IBD non sono associate dagli studiosi all’autismo, almeno nella letteratura che ho letto, seppur entrambi abbiano una componente infiammatoria importante (l’unico articolo è stato quello di Wakefield costretto a ritrattarlo). Visto che siamo nell’intestino dobbiamo pure sfatare il mito della dieta “Gluten-Free, Casein-Free”. Tale dieta viene adottata su bambini affetti da ASD che non hanno la celiachia. Il suo ipotetico razionale è alla base della teoria dell’asse microbiota-intestino-cervello, che si regge su questa catena di eventi: il microbiota è alterato, rende la mucosa intestinale suscettibile al danno, all’infezione, all’infiammazione, all’anormale digestione, allo sbilanciamento del sistema immunitario ed alla cross-reazione in altri tessuti, incluso il cervello. È decisamente una catena di eventi sulla quale non posso esprimere opinioni; ma che comunque mi detta una relazione temporale: il danno intestinale precede e determina il danno neurologico.»

NEURO- INFIAMMAZIONE…IN CASO DI ASD, SI MA QUANDO INIZIA?

«L’altro campo di battaglia è la neuro-infiammazione in caso di ASD. Ci sono troppe cose che bollono in pentola ma manca l’elemento chiave: quando inizia e dove inizia?
In attesa della fondamentale risposta, vi dico che le ricerche attuali sono incentrati sulle risposte anomale del sistema immunitario prodotte in risposta a non si sa che cosa. Poi i filoni utilizzati privilegiano, di volta in volta, lo stress ossidativo, la disfunzione mitocondriale, l’esposizione a tossine ambientali e l’alterazione del sistema immunitario.
Infine, alcuni quesiti li lascio alla vostra riflessione: è possibile che il cervello durante la gravidanza non venga influenzato dalle molecole chimiche nocive disperse nell’ambiente? Siamo in grado di discernere tra causa prenatali e cause post-natali? La malattia quando, e dove inizia? La neuro-infiammazione quando inizia dove inizia e chi la scatena?
Anomalie istologiche cerebrali possono attivare la neuro-infiammazione, ed essa è causa od effetto del danno? Il fetal programming prenatale che ruolo ha nello stress del feto, poiché esso attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene ed inattiva l’asse con la tiroide e le gonadi? Il fumo di sigaretta ed altri fattori quali la carenza di ormoni tiroidei e della vitamina D li abbiamo considerati?»

Conclude il dr Giannotta con un aneddoto: “Stewart Johnson, aveva un figlio autistico che spesso manifestava episodi autodistruttivi e la disperazione lo indusse a cercare tabella in merito. Un giorno ne lesse uno, prodotto dall’Università dell’Iowa, che sosteneva che c’è stato un successo nel trattamento dei pazienti con il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa (entrambi IBD) con le uova di Trichuris suis (un parassita del maiale). Nelle IBD il sistema immune attacca la parete intestinale. Vargas et al. hanno dimostrato un’attivazione gliale estesa e la neuro-infiammazione nel cervello dei pazienti con autismo. Il signor Stewart è stato veloce di pensiero ed ha formulato l’ipotesi che esisteva una connessione tra intestino e cervello, fino a spingerlo ad ipotizzare la risoluzione del problema intestinale come apripista per la risoluzione del problema neurologico. Il dr. Eric Hollander ed il dr. Montefiore, non della Papuasia ma, del Medical Center University of the Albert Einstein College of Medicine, hanno preso la palla al volo ed hanno ottenuto il permesso da parte della FDA (Food and Drug Administration), che è la principale agenzia regolatoria sull’uso dei farmaci degli USA, di trattare il povero bambino di Stewart con le uova di parassita con l’etichetta delle“cure compassionevoli”. Dopo 10 settimane di trattamento con 2500 uova date ogni 2 settimane, i sintomi erano scomparsi. Il bimbo smise di picchiare la testa contro le pareti. Il comportamento psicotico si era arrestato e la vita del bimbo divenne normale.
La situazione testé riferita ha portato comunque ad un’ipotesi scientifica: il parassita intestinale può attivare la risposta di tipo TH2, e come conseguenza, sopprime la risposta TH1, la quale è usualmente implicata nelle malattie autoimmuni. Rottamata la prima, la seconda ipotesi formulata attribuisce al parassita la capacità diretta di modulare l’attività delle cellule Treg. I Treg sopprimono l’attivazione del sistema immune, perciò lo preservano dagli attacchi contro i propri tessuti. L’induzione delle cellule Treg nell’intestino modifica lo stato infiammatorio che risulta in una ridotta infiammazione del cervello.
Questo non vuol dire che cureremo l’autismo con i parassiti di maiale."

Riflessioni, osservazioni sempre importanti, perché lasciano la traccia di un viaggio, di uno studio che cerca tanti in tanti perché e le molteplici risposte, nascoste nell'ngegneria umana, fatta di tante molecole e cellule che improvvisamente rispondono agli imput di un sistema esterno forse per proteggere qualcosa di davvero miracoloso, la vita. Mai arrendersi, questi bambini hanno bisogno di risorse umane e intellettive, capaci anche di dare supporto e assistenza. 

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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