BANCA ETRURIA, BLITZ DELLA FINANZA AD AREZZO
Redazione
Arezzo – Blitz della Finanza negli uffici di Banca Etruria ad Arezzo per acquisire nuovi documenti. L'accusa ipotizza il reato truffa ai danni di Luigi D'Angelo, il pensionato suicida di Civitavecchia che si è tolto la vita il 28 novembre dello scorso anno dopo aver saputo di aver perso i suoi risparmi – oltre 100 mila euro – per l'azzeramento delle obbligazioni subordinate della banca.
Secondo quanto si è appreso, le Fiamme Gialle si sono recate in Banca Etruria per ordine della Procura di Civitavecchia (Roma), per acquisire documentazione relativa proprio all'emissione di obbligazioni subordinate sottoscritte dalla clientela retail (i clienti "al dettaglio" della banca) e anche documentazione specifica, ulteriore rispetto a quella già acquisita, che riguardava il pensionato suicida. La Procura di Civitavecchia sta lavorando già da alcuni mesi per verificare se qualche dipendente della banca abbia ingannato D'Angelo – pensionato e pertanto persona con bassa propensione al rischio – modificando il suo profilo per indurlo a comprare (cosa che D'Angelo ha fatto) obbligazioni subordinate per 90 mila euro e azioni per circa 20 mila euro, strumenti finanziari entrambi con alto livello di rischio.
Nel frattempo Il gup del Tribunale di Arezzo, Anna Maria Loprete, non ha ammesso la costituzione delle oltre 200 parti civili rappresentate da ex obbligazionisti ed ex azionisti nel procedimento in corso per ostacolo alla vigilanza nei confronti degli ex vertici di Banca Etruria. Unica parte civile ammessa è stata la Banca d'Italia, parte offesa secondo l'ipotesi della Procura. La decisione è stata presa stamani nel corso della terza udienza preliminare fissata a seguito della richiesta di rinvio a giudizio per l'ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari, dell'ex amministratore delegato Luca Bronchi e dell'ex direttore centrale Davide Canestri. Ex obbligazionisti ed ex azionisti di Banca Etruria, insieme ad alcune associazioni di tutela dei consumatori, chiedevano di poter entrare nel processo per ottenere eventuali risarcimenti. I giudice ha rigettato la costituzione di parte civili di oltre 200 soggetti non ritenendo un danno diretto per le vittime del Salva-Banche il reato per il quale si procede, ovvero l'ostacolo alle autorità di vigilanza. La Procura era rappresentata in udienza dal procuratore capo Roberto Rossi e dal pm Julia Maggiore che fa parte del pool di magistrati che si occupa delle inchieste sul dissesto di Banca Etruria, si era pronunciata a favore dell'ammissione di tutte le parti civili. La difesa dei tre imputati aveva richiesto l'esclusione di tutte le parti civili, così come la Banca d'Italia che si riteneva l'unica parte offesa dal reato.
I tre ex vertici della vecchia Banca Etruria sono accusati dalla Procura di Arezzo, diretta dal procuratore Roberto Rossi, di ostacolo alle autorità di vigilanza, avendo fornito dati non veritieri sulla situazione dell'istituto di credito alla Banca d'Italia. Si tratta del primo filone di indagine arrivato a conclusione sul dissesto dell'istituto di credito aretino, commissariato nel febbraio 2015. A questo si aggiungono quello per bancarotta fraudolenta, che vede sotto inchiesta tutto il vecchio cda compreso l’ex vicepresidente Pierluigi Boschi, quello per omessa dichiarazione di conflitto d’interessi, che vede indagati Rosi e l’ex membro del cda Luciano Nataloni, quello per false fatturazioni e quello per truffa ai risparmiatori che hanno acquistato azioni e obbligazioni subordinate senza essere informati dei rischi.