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Costume e Società

BANDA DELLA MAGLIANA – I PARTE

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Tempo di lettura 7 minuti L'Osservatore D'Italia ripercorre ad episodi la storia della Banda della Magliana

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di Angelo Barraco

Roma – Oggi Trastevere è un quartiere alla moda, meta di turisti che tra questi vicoli riscoprono il fascino di Roma. Oggi le case sono state ristrutturate, ma è rimasto intatto il fascino della Roma popolare. Negli anni 70 il volto di Trastevere era un altro; è un quartiere dove le case sono senza servizi, abitate da operai e piccoli artigiani. Nel quartiere, di notte si svolgono attività criminali come prostituzione e bische clandestine. Tra questi vicoli c’è il forno della famiglia Giuseppucci, famiglia semplice. Franco, il figlio del proprietario, lavora lì sin da bambino ed è proprio così che si è guadagnato il suo soprannome, “Er Fornaretto”. Ma il Fornaretto all’odore del pane preferisce l’odore dei soldi, così nel tempo libero frequenta una sala corse ad Ostia, dove impara che i criminali lì godono di rispetto e che i soldi possono raddoppiare facilmente come altrettanto facilmente si possono perdere. Nel 1976 Franco Giuseppucci ha poco meno di 30 anni, ha compiuto qualche piccola rapina, decide che deve rischiare e come prima mossa stringe amicizia nell’ambiente criminale locale, offrendosi di custodire armi nella roulotte di sua proprietà. 

Il 14 gennaio 1976 la roulotte viene perquisita e viene sequestrato l’arsenale e Giuseppucci viene arrestato. Pensa che la sua carriera da criminale termina con l’arresto, ma è proprio l’ambiente carcerario di Regina Coeli ad offrirgli nuove alleanze, acquisisce la fama di duro ed un nuovo nome di battaglia: “Er Negro”, per via della sua carnagione scura. Quando esce ha capito dove ha sbagliato e si è prefissato un obbiettivo, diventare il più importante boss della mala romana. La prima regola di un boss è avere un gruppo d’uomo, Er Negro recluta i suoi amici di sempre. Il primo ad essere reclutato è Renzo Danesi. Er Negro ha stretto alcune alleanze, ma all’inizio del 1977 è ancora un piccolo criminale di quartiere, ha ripreso a custodire armi per conto d’altri. Questa volta le tiene con se, nascoste in un borsone all’interno della sua auto, fino al giorno in cui la sua auto viene rubata. Infuriato per il furto inizia a cercare colui che ha commesso il furto, le informazioni che raccoglie lo conducono ad un giovane ladro del quartiere Magliana, Maurizio Abbatino detto “Crispino” per via dei suoi capelli ricci. Giuseppucci deve decidere se andare da Abbatino e vendicarsi per il furto oppure allearsi. Giuseppucci propone a Crispino di usare insieme quelle armi per mettere in atto un colpo che li possa arricchire per davvero. La proposta viene accolta e nasce così la Banda della Magliana.

E’ il 1977, si verificano scontri tra Polizia e soggetti aventi ideali degli anni passati. In questo trambusto si sviluppa la microcriminalità, ovvero piccoli gruppi criminali che si uniscono per un solo colpo e poi si sciolgono, tale meccanismo prende il nome di “Batteria”. Si sviluppa anche un’altra forma di manifestazione criminale, il sequestro di persona. Nel 1977 Giulio Grazioli è poco più che 30enne, figlio del Duca Massimiliano Grazioni Lante Della Rovere le cui discendenze risalgono alla Roma dei Papi. Giulio Grazioli ha la passione per le armi e i fuori strada, passione che condivide con un suo amico, Enrico Mariotti. Enrico Mariotti sembra uno per bene, in realtà gestisce una sala corse ad Ostia e le sue amicizie più strette contano malavitosi che frequentano la sua sala corse tra cui Franco Giuseppucci “Er Negro”. Ed è proprio lì che Mariotti indica a Giuseppucci il colpo della svolta. Giuseppucci affida il sequestro ad una “Batteria” amica, così da poter essere libero ed avviare le trattative. Il primo contatto dei rapitori con Giulio Grazioli avviene dopo poche ore dal sequestro, telefonata in cui vengono chiesti 10 miliardi. Mariotti è il primo ad arrivare a Palazzo Grazioli, da A Giulio Grazioli un registratore per registrare le telefonate. Ma tutto ciò ha un fine, ovvero controllare in modo diretto le attività di indagine delle forze dell’ordine. Le trattative vanno avanti per mesi. I sospetti dei Carabinieri, con il tempo, cadono su Enrico Mariotti, l’amico di Giulio Grazioli. Mariotti perciò decide di sparire e scappa a Londra. Non essendoci più il basista di Giuseppucci, quest’ultimo si affretta nel chiudere le trattative riducendo la cifra del riscatto a un miliardo e mezzo. Giulio Grazioli depone la somma all’interno di un borsone, i rapitori puntuali si fanno sentire e danno indicazioni al figlio del Duca per il luogo della consegna del denaro verso la periferia romana. Giulio Grazioli, dopo le indicazioni date dai rapitori, giunge ad un parcheggio affianco ad un cavalcavia, qui trova la prova che tanto aspettava, una foto del padre vivo con in mano il quotidiano del giorno. Accando un biglietto dice che presto abbraccerà suo padre. Sotto il cavalcavia ci sono coloro che hanno il compito di prelevare il denaro, il figlio del Duca lo getta dal cavalcavia e la trattativa sembra, apparentemente, conclusa. Consegnato il denaro il figlio del Duca era convinto che il Duca fosse stato liberato in fretta ma non fu così, i giorni, i mesi passarono ma il Duca non tornò; come mai non rispettarono i patti i rapitori? Il Duca è stato ucciso qualche giorno prima dello scambio per aver riconosciuto uno dei rapitori, la foto che è stata inviata al figlio lo ritrae già morto.

 

Franco Giuseppucci “Er Negro”, ha adesso il capitale necessario per poter investire su affari miliardari. Sua è l’idea della suddivisione del denaro in quote pari, chiamata “Stecca Para” e sua è l’idea di creare un fondo da poter utilizzare in caso di necessità. La prima fonte di investimento su cui punta Giuseppucci è la droga. Giuseppucci tesse una rete di fornitori suddivisa a zone di competenza, scientifica e capillare in modo tale che il controllo della droga è in mano solo ed esclusivamente ai ragazzi della Banda della Magliana. La città viene suddivisa in zone: i quartieri Testaccio e Trastevere vanno a Renatino De Pedis e Danilo Abbruciati detto “Il Camaleonte”, alla Magliana e al Trullo restano Abbatino e Danesi. Ogni capo reclutava spacciatori sulle strade si Roma, tra cui una giovane, Fabiola Moretti, che inizia a frequentare la Banda nel 1979. Diventa la compagna di Danilo Abbruciati e collaboratrice fidata di De Pedis. Il carisma di Giuseppucci porta la Banda al totale controllo del traffico di stupefacenti nella capitale. La Magliana, Trastevere e Testaccio diventano improvvisamente zone tranquille e senza violenza, non avvenivano atti di violenza senza l’autorizzazione di Giuseppucci.

16 marzo 1978, il presidente della democrazia cristiana Aldo Moro viene rapito dalle Brigate Rosse. Per ritrovare Moro la Polizia è disposta a tutto, anche a chiedere aiuto ai criminali. Secondo la testimonianza di alcuni pentiti, si rivolgono al boss della nuova camorra organizzata, Raffaele Tutolo, che a sua volta incarica il boss di Acilia e Ostia che è Nicolino Selis. Selis coinvolge la Banda della Magliana, sa che Giuseppucci è in grado di scovare il covo dove è tenuto segregato Aldo Moro. I collaboratori di giustizia raccontano che Giuseppucci riesce a trovare il covo, Abbatino racconta di un incontro tra Giuseppucci e L’Onorevole F.Piccoli. Il sequestro Moro non da a Giuseppucci i frutti sperati e la sua collaborazione con le più alte cariche dello stato finisce lì. Aldo Moro viene trovato morto e la Banda della Magliana ha un nuovo alleato, Nicolino Selis. Tra gli amici di Selis c’è Antonio Mancini detto “Accattone”, si unisce alla Banda e compie delitti efferati, adesso è collaboratore di giustizia.

Giuseppucci negli anni si è preso il controllo su tutto, da semplice fornaio è diventato un boss temuto e rispettato, ma vuole ancora di più, vuole prendersi anche il racket delle scommesse clandestine. Le sue mire di espansione devo fare i conti con Franco Nicolini detto “Franchino il Criminale”, vecchio nemico di Selis e Mancini. Franco Nicolini gestisce gli ippodromi tra cui uno a Tor di valle, al confine con la Magliana, possiere una scuderia e riesce a condizionare l’andamento delle corse e incassa milioni di lire. Per conquistare il suo territorio la Banda ha soltanto una soluzione: l’omicidio. Il 26 luglio 1978 la Banda aspetta Franco Nicolini che esca dall’ippodromo, non appena è fuori viene colpito da una raffica di proiettili. E così la Banda prende in mano anche l’ippodromo di Tor di Valle. Gli inquirenti ignorano l’esistenza di una banda organizzata ma pensano che si tratti di una vendetta trasversale. Per Giuseppucci e soci inizia la vita che hanno sempre voluto, fatta di lusso, di eleganza e di rispetto. L’omicidio diventa il mezzo per dimostrare il potere raggiunto e colpisce chi non paga, chi reagisce ai soprusi. Un esempio di tale efferatezza è l’omicidio di un tabaccaio ucciso da due giovani che hanno ucciso il tabaccaio. Il tabaccaio era entrato in conflitto con Franco Giuseppucci che lo fa eliminare. Questo omicidio segna l’unione operativa tra esponenti della Banda della Magliana ed esponenti del terrorismo nero. Ad uccidere il tabaccaio infatti non è stata la banda della Magliana, ma secondo la testimonianza di alcuni pentiti è stato un certo Massimo Carminati. Carminati era il pupillo di Franco Giuseppicci ed era anche un giovane fascista che ha scelto la strada della lotta armata, è uno dei nuclei armati rivoluzionari. I NAR sono terroristi di estrema destra che negli anni 70 mettono sotto pressione la capitale, sono figli della Roma bene. Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, considerati i capi insieme a Massimo Carminati, sono stati condannati per la strage di Bologna avvenuta il 2 Agosto 1980.

Giuseppucci e Carminati si conoscono in uno dei bar controllati dalla banda e tra i due c’è subito intesa e rispetto. Carminati capisce che può usare la banda per raggiungere i suoi scopi, per i suoi fini politici. I NAR si finanziano attraverso le rapine, e Giuseppucci coglie l’affare, i soldi vengono investiti nell’usura e viene creato un arsenale comune, come nascondiglio scelgono gli scantinati del ministero della sanità all’Eur. Giuseppucci ha in pugno in controllo criminale della città, ma non immagina che l’alleanza con i NAR gli costerà cara, infatti una mattina di gennaio del 1980 accade una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Franco Giuseppucci viene nuovamente arrestato per furto, furto che però era stato compiuto da Massimo Carminati e compari. I rapporti con la destra eversiva che Giuseppucci aveva intrecciato lo hanno tradito, sei mesi più tardi il giudice che conduce le indagini su Giuseppucci, Giudice Mario Amato, viene ucciso il 23 giugno del 1980 in un agguato. Ad ucciderlo sono due sicari dei NAR. Giuseppucci non appena esce riallaccia i suoi rapporti criminali e i suoi affari specialmente quelli dell’ippodromo a Tor di Valle. Tutti sanno chi è stato ad uccidere “Franchino er Criminale” e c’è chi da anni brama vendetta. I fratelli Proietti, detti “i Pesciaroli” per via del banco del pesce che gestiscono ma che in realtà è un’attività di copertura per traffici illeciti. Il 13 settembre 1980 Franco Giuseppucci è a Trastevere, seduto in un bar in Piazza. Giuseppucci ha appena finito di giocare a carte con il fratello e con alcuni amici, saluta gli amici, sale in auto e infila le chiavi nel cruscotto. Un giovane si avvicina allo sportello ed ha esploso un colpo e spara a Giuseppucci, poi si allontana a piedi e viene raggiunto da un giovane alla guida di una moto. Giuseppucci si reca in ospedale da solo in auto ma muore. E la banda perde il suo capo.

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Isola delle rose e isola dei famosi: due esperimenti sociali agli antipodi

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L’Isola delle Rose e l’Isola dei Famosi rappresentano due realtà molto diverse tra loro, sia dal punto di vista sociologico che motivazionale, che riflettono cambiamenti significativi nella società nel corso del tempo.

L’Isola delle Rose è un’isola artificiale costruita nel 1967 al largo della costa italiana vicino a Rimini. Fu creata come una micronazione autoproclamata dallo scienziato e ingegnere italiano Giorgio Rosa, con l’obiettivo di sfidare la sovranità territoriale italiana e promuovere l’ideale di libertà e indipendenza. L’Isola delle Rose rappresenta una sperimentazione sociale e politica, con l’idea di creare una comunità utopica basata sulla cooperazione e l’autogestione.

D’altra parte, l’Isola dei Famosi è un reality show televisivo in cui un gruppo di persone famose viene portato in un’isola remota e deve affrontare sfide fisiche e mentali per sopravvivere e guadagnare premi. L’Isola dei Famosi è incentrata sull’intrattenimento e sulla competizione, con l’obiettivo di attirare l’attenzione del pubblico e generare interesse attraverso il dramma e le dinamiche interpersonali.

Le differenze sociologiche tra le due realtà sono evidenti:

  1. Finalità e motivazioni: L’Isola delle Rose era motivata da ideali di libertà, indipendenza e sperimentazione sociale, mentre l’Isola dei Famosi è incentrata sull’intrattenimento, la competizione e la celebrità.
  2. Struttura sociale: L’Isola delle Rose aveva una struttura sociale basata sull’autogestione e la cooperazione tra i membri della comunità, mentre l’Isola dei Famosi ha una struttura gerarchica con ruoli definiti e dinamiche di potere.
  3. Approccio alla vita quotidiana: Sull’Isola delle Rose, i residenti dovevano affrontare le sfide della vita quotidiana in un ambiente isolato e autonomo, mentre sull’Isola dei Famosi i concorrenti affrontano sfide create artificialmente per l’intrattenimento televisivo.
  4. Rapporto con il mondo esterno: L’Isola delle Rose era isolata dal resto del mondo e tentava di sfidare le autorità nazionali, mentre l’Isola dei Famosi è un programma televisivo che ha una forte connessione con il mondo esterno attraverso la trasmissione televisiva e i social media.

In conclusione, l’Isola delle Rose e l’Isola dei Famosi rappresentano due esperimenti sociali molto diversi tra loro, che riflettono valori, ideali e obiettivi differenti. Mentre l’Isola delle Rose rappresentava un tentativo di creare una comunità utopica basata sulla libertà e l’autogestione, l’Isola dei Famosi è un programma televisivo che si concentra sull’intrattenimento, la competizione e la celebrità.

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Dalla disco music alla Trap music: il fascino della “Febbre del sabato sera” è ancora vivo e vegeto

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La storia della disco music ha radici profonde nella cultura musicale afroamericana e ha attraversato diverse fasi e influenze nel corso degli anni, influenzando generazioni di appassionati di musica e ballerini.

Negli anni ’70, la disco music ha avuto origine nei club notturni di New York City e Philadelphia, dove DJ come DJ Kool Herc, DJ Afrika Bambaataa e DJ Grandmaster Flash iniziarono a sperimentare con mixaggi elettronici e a suonare registrazioni di musica funk e soul a velocità più elevate. Questa nuova forma di musica da ballo ha catturato l’immaginazione delle persone e ha rapidamente guadagnato popolarità nelle discoteche di tutto il mondo.

Tra i primi artisti che hanno contribuito a definire il suono della disco music ci sono stati i Jackson 5, con hit come “Dancing Machine”, e artisti come Donna Summer, Gloria Gaynor e i Bee Gees, che hanno dominato le classifiche con brani come “Love to Love You Baby”, “I Will Survive” e “Stayin’ Alive”, rispettivamente. Questi brani sono diventati inno della cultura disco e hanno contribuito a definire il suo stile e la sua estetica.

Barry White è stato un altro artista iconico della disco music, noto per le sue canzoni romantiche e sensuali che includevano “Can’t Get Enough of Your Love, Babe” e “You’re the First, the Last, My Everything”. Le sue produzioni orchestrali lussureggianti e la sua voce profonda e sensuale hanno reso le sue canzoni dei classici della disco music.

Negli anni successivi, la disco music ha subito un declino di popolarità verso la fine degli anni ’70, ma il suo impatto sulla cultura musicale è rimasto significativo. Elementi della disco music sono stati incorporati in generi musicali successivi, compresa la dance music degli anni ’80 e ’90 e la musica house e dance pop contemporanea.

Più recentemente, il genere trap music ha guadagnato popolarità, soprattutto tra i giovani, con artisti come Future, Travis Scott e Migos che hanno portato avanti il suono e lo stile della trap music. Anche se la trap music ha radici diverse dalla disco music, entrambi i generi condividono un focus sull’energia e sul ritmo che li rende irresistibili per molti adolescenti e giovani amanti della musica da ballo.

In definitiva, la disco music ha avuto un impatto duraturo sulla cultura musicale e continua a influenzare la musica e la cultura pop contemporanee, dimostrando che il fascino della “febbre del sabato sera” è ancora vivo e vegeto per molte persone di tutte le età.

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Le note disciplinari a scuola: perché?

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Secondo il parere di alcuni docenti, da quando si utilizza il registro elettronico si è più propensi a cliccare sulla voce note per richiamare il comportamento non corretto di alcuni alunni.

Questa modalità è molto più diffusa nelle scuole secondarie di II grado piuttosto che negli altri gradi scolastici. Il perché di questo spartiacque rispetto agli altri gradi d’istruzione dipende dall’età degli alunni.

Nell’immaginario collettivo l’adolescente attua comportamenti più atipici rispetto ad altre età, nonché “degni” di una nota disciplinare in cui viene esplicato l’errore del comportamento dell’alunno da parte del docente.

Perché l’adolescente?

L’adolescente è maggiormente coinvolto nella fragilità del suo cambiamento e pertanto più volubile nel mettere in atto atteggiamenti non coerenti. È un’età di passaggio tra la pubertà e l’adolescenza costellata dai primi amori, le prime relazioni e i primi atteggiamenti di rivalsa sociale.

Un’età in cui il ragazzo/a si pensa in un’ottica di indipendenza da tutto e da tutti, in cui l’ego si esprime in modo alto, pensando di essere leader e di poter assumere comportamenti di ogni tipo. A volte la scaltrezza di un adolescente è peggiore di quella che può assumere un adulto.
In tutto ciò, la genitorialità e, a volte nemmeno la scuola, riesce a scalfire atteggiamenti non congrui alla convivenza sociale da parte di alcuni adolescenti.

È una fase di vita in cui ci si sente “grandi”, in cui ci si oppone alla correttezza e alla presa di coscienza di sé e dell’altro. Un passaggio difficile per la maggioranza dei ragazzi/e: alcuni adolescenti non riescono a darsi una collocazione nel mondo circostante, cadendo spesso in situazioni poco sicure (es. alcool, droga, fumo etc …).

Di concerto tali atteggiamenti vengono riflessi nel contesto domestico e scolastico.
In quest’ultimo caso, il docente è costretto a segnalare, mediante una nota disciplinare, il comportamento incoerente dell’alunno/a.

È in tal senso che il giovane mette in atto comportamenti spesso oppositivi e ribadisce la sua “innocenza”. Qui nascono i dissapori tra alunni e docenti e si spezza una sorta d’incantesimo che segna il percorso dello studente. Nascono raffronti con il docente che ha segnalato una nota disciplinare sia da parte dell’alunno che dei genitori. Quest’ultimi “pretendono” spiegazioni dall’insegnante e spesso sono contrari alla nota assegnata al figlio/a. In casi più sporadici, invece, è lo stesso genitore che chiede aiuto agli insegnanti poiché non riesce a tollerare il comportamento del figlio/a.

In questo contesto, i docenti e i genitori ricoprono un ruolo essenziale per la crescita e l’evoluzione del ragazzo/a. Queste due figure educative devono premunirsi di pazienza, stabilendo le regole da seguire e cercando di accompagnare il giovane verso la strada migliore per lui/lei.

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