BANDITI A MARSALA: AL SETACCIO I FILMATI. DIETRO L'ANGOLO LA SOLUZIONE SICUREZZA

di Angelo Barraco – Ivan Galea

Marsala – La città di Marsala è stata messa a ferro e fuoco da rapine negli ultimi giorni di novembre e la paura e il timore che possa accadere nuovamente un’altra rapina sotto gli occhi di tutti è tanta.

Sono tutt’ora in corso le indagini in merito agli autori delle quattro rapine avvenute tra il centro e la periferia marsalese. Quello che preoccupa di più i cittadini però e che sicuramente non faciliterà il lavoro degli inquirenti è il non funzionamento del sistema di sorveglianza presente nel centro storico.

Come mai sono presenti delle scatole vuote che dovrebbero sorvegliare e garantire la sicurezza? È ciò che si chiedono tutti i cittadini all’indomani delle rapine, che hanno avvelenato gli umori di una città apparentemente tranquilla ma che sta emergendo ai rigori della cronaca nazionale anche per le vicende giudiziarie del noto imprenditore Michele Licata. Quanto è sicura Marsala? Certamente il lavoro degli inquirenti è tanto ed è lodevole per una città così grande.

Il pensiero di molti cittadini marsalesi è che l’amministrazione comunale dovrebbe provvedere in primis alla sicurezza della città e poi al resto. Gli inquirenti comunque stanno indagando a 360° in merito alle quattro rapine e non escludono nulla.

Le rapine.
Lo scorso 24 novembre arriva la quarta rapina, nel giro di pochi giorni, e la vittima è ancora una volta un supermercato, precisamente il Conad che si trova in Contrada Terrenove Bambina, noto come Megamarket, che si trova di fronte la Pizzeria Siciliana. La Rapina avviene intorno alle ore 19 circa di martedì 24 novembre e sul posto intervengono i Carabinieri per gli accertamenti di rito. Sabato 21 alle 18,30 la terza rapina ai danni di un supermercato Sisa in contrada Strasatti. Un uomo a volto coperto minaccia uno dei cassieri con un coltello intimandogli di farsi consegnare il denaro presente in cassa che ammontava a poche centinaia di euro. Non ci sono state colluttazioni e nessuno ha subito danni fisici, il titolare del supermercato ha prontamente chiamato i Carabinieri che hanno svolto gli accertamenti di rito. Venerdì 19 novembre 2015 alle ore 19 è stata rapinata in via XI Maggio, di fronte la sempre popolatissima Piazza della Repubblica, chiamata comunemente dai marsalesi Piazza Loggia, la famosa gioielleria gestita da Saverio D’Angelo. La rapina avviene alle ore 19.00, orario in cui il flusso di cittadini che percorre quelle vie del centro è intenso. Due rapinatori a volto scoperto si introducono all’interno della gioielleria asportando diversi gioielli.

Il gioielliere reagisce ai malviventi ma viene picchiato I malviventi subito dopo il saccheggio si dileguano per le vie del centro storico, confondendosi con la folla, senza destare alcun sospetto. L’allarme è stato lanciato proprio dal gioielliere che è stato poi condotto presso l’ospedale “Paolo Borsellino” per un trauma alla mandibola. Dei banditi invece non c’è traccia. Gli inquirenti stanno setacciando le riprese video delle telecamere del centro storico per cercare di individuare chi ha compiuto il furto e il danno fisico al gioielliere.

Solo ventiquattro ore dopo la rapina alla gioielleria, due uomini armati di fucile e a volto coperto entrano all’interno di una tabaccheria, prima dell’orario di chiusura. La rapina è avvenuta in Via Colocasio, di fronte al Pronto Soccorso del vecchio ospedale San Biagio. Uno dei due rapinatori ha puntato l’arma contro la proprietaria della tabaccheria e si è fatto consegnare l’intero incasso. La donna non ha reagito poiché ha temuto per la sua vita, per quella del figlio e di un cliente e ha consegnato l’incasso ai malviventi. Dopo aver preso l’incasso i due uomini si sono dileguati e hanno fatto perdere le proprie tracce, non è esclusa l’ipotesi che con loro ci fosse un terzo uomo in macchina ad attenderli. La donna ha poi chiamato subito le forze dell’ordine che hanno svolto gli accertamenti di rito. Non è dato sapere a quanto ammontasse l’incasso, le indagini sono indirizzare su due uomini di nazionalità italiana che hanno dimostrato, dal modus operandi, di non essere alla prima esperienza.

"La prima fase del progetto dell'anagrafe delle telecamere di videosorveglianza urbana è stata attivata a Pisa nel 2013 quando fu progettata anche la fase due, quella della video-analisi per prevenire e contrastare eventuali atti terroristici, in attesa di attuarla non appena vi fossero state risorse economiche disponibili".

L'ex prefetto di Pisa, Francesco Tagliente, ha recentemente illustrato l'importanza del sistema di video analisi alla luce delle parole del premier Matteo Renzi all'Italian digital day sulla necessità "di 'taggare' i potenziali soggetti sospetti. Si tratta di un progetto di video sorveglianza urbana in cui i filmati delle telecamere convergono su un unico sistema in grado di effettuare la video analisi di tutti i fotogrammi, quindi di riconoscere – "taggare" – i movimenti dei soggetti sospetti. In pratica il potente software sarebbe in grado di riconoscere ed individuare il volto dei banditi tra i milioni di fotogrammi ripresi da tutte le telecamere cittadine che confluirebbero su un unico server. "Esso riduce il carico di lavoro delle forze di polizia a beneficio della sicurezza generale, – ha spiegato l'ex Prefetto di Pisa – perché permette di disporre di un'informazione completa e immediata sulla dislocazione delle telecamere pubbliche e private censite".

Francesco Tagliente ha sottolineato il fatto che a Pisa aveva già progettato l'evoluzione del progetto con la quale sarebbe stato possibile, grazie a un software di ultima generazione, passare in rassegna milioni di fotogrammi e individuare veicoli e individui sospetti. "Questi sistemi – ha inoltre spiegato Tagliente – possono consentire l'immediata identificazione per via telematica di tutti i volti dei potenziali terroristi, che appaiono in una telecamera, se preventivamente 'caricati' in una banca dati internazionale".

Un progetto, quindi, che sembra avere tutti i requisiti per scoraggiare in maniera considerevole e concreta i malitenzionati e che permetterebbe una immediata identificazione dei malviventi, riducendo il lavoro delle forze dell'ordine che attualmente si trovano in condizione di dover setacciare i pochi filmati disponibili fotogramma per fotogramma, con un risparmio di tempo e risorse pubbliche che in tal modo potrebbero essere impiegate a rinforzo dei servizi essenziali di sicurezza e pattugliamento del territorio.