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Cronaca

Bari, spaccio di droga: sgominato il gruppo criminale Dello Russo

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BARI – Si è svolta nella notte una vasta operazione antimafia dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari della Compagnia di Molfetta e della Tenenza di Terlizzi. Oltre 250 i militari impegnati. Decine gli arresti e le perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e droga. Unità cinofile, metal detector, sofisticate strumentazioni ed un elicottero sono stati utilizzati dai Carabinieri per chiudere il cerchio sul gruppo ”DELLO RUSSO” di Terlizzi.

Capi e partecipi sono stati neutralizzati da una complessa indagine che, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, ha colpito un pericoloso gruppo criminale, attivo sull’area del nord barese.

Le accuse sono di associazione finalizzata al traffico delle sostanze stupefacenti con l’aggravante della disponibilità delle armi. Nel corso dell’indagine, i Carabinieri avevano già proceduto all’arresto di 10 indagati, al sequestro di sostanze stupefacenti (cocaina, eroina, marijuana ed hashish) ed alla segnalazione all’U.T.G. di numerosi loro assuntori.

L’operazione – convenzionalmente denominata “ANNO ZERO” – è il frutto di un’indagine avviata nel 2014 dalla Tenenza di Terlizzi e poi proseguita congiuntamente, sino al luglio 2018, dalla Compagnia di Molfetta e dal Nucleo Investigativo di Bari, sviluppata mediante incessanti servizi di osservazione e pedinamento effettuati in territori ostili e per mezzo di costanti attività tecniche d’intercettazione telefonica ed ambientale, nonché attraverso attività di riscontro alle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia che hanno consentito di:

  • documentare una abbondante serie di elementi che dimostrano il perdurante operare dell’organizzazione criminale facente capo a DELLO RUSSO ROBERTO – legato a CONTE DOMENICO, affiliato al clan Capriati di Bari ed operativo a Bitonto – affiancato dai suoi soci DE SARIO GIAMBATTISTA e FICCO PAOLO, attiva con carattere di stabilità nella vendita e distribuzione di sostanze stupefacenti di ogni tipo nel territorio di Terlizzi, stabilmente controllato con modalità violente affinché nessun altro potesse esercitare, neppure a livello episodico e/o individuale, la medesima attività illecita. Al DELLO RUSSO ROBERTO ed al FICCO PAOLO, infatti, sono contestate anche le lesioni con sfregio permanente del viso in danno di uno spacciatore, ‘punito’ perché aveva smerciato sulla piazza, della marijuana di cui si era approvvigionato in altro comune;
  • sequestrare droga nella disponibilità della consorteria che manteneva importanti rapporti “commerciali” con sodalizi attivi nel capoluogo e nella provincia di Lecce e riforniva di narcotico, in regime di monopolio, le varie piazze di spaccio di Terlizzi – gestite da propri referenti, i quali erano responsabili dell’attività di smistamento del narcotico in favore dei componenti delle varie batterie di spaccio al minuto – nonché quelle di Bitonto, controllate dal gruppo mettente capo a CONTE DOMENICO;
  • ricostruire la composizione ed il modus operandi delle varie squadre di spacciatori al dettaglio attive a Terlizzi – ciascuna specializzata nello smercio di una determinata tipologia di stupefacente (marijuana, hashish, cocaina ed eroina) – che raccoglievano le richieste su utenze telefoniche fittiziamente intestate a terzi (utilizzando un linguaggio criptato per indicare la qualità e la quantità richiesta, del tipo “mezz’ora”, “un’ora”, “mezza birra” “una birra”, “birra grande”, “birra piccola”, “un fratello grande”, “un fratello piccolo”, “colore bianco”, “colore nero”) ed eseguivano le consegne in favore degli acquirenti – provenienti anche dai vicini comuni di Ruvo di Puglia, Corato, Molfetta e Giovinazzo – prevalentemente in aree periferiche o rurali del paese ove i pusher occultavano il narcotico – già suddiviso in dosi – all’interno di contenitori nascosti tra la vegetazione ovvero nei muretti a secco oppure celandolo in pacchetti di sigarette abbandonati in luoghi isolati.

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Cronaca

Mirella Gregori, la Commissione convoca l’uomo del citofono

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Saranno due testimoni chiave, due amici intimi delle due ragazze, i prossimi auditi, giovedì 19 settembre, dalla Commissione di inchiesta bicamerale sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. Si tratta di Gabriella Giordani, una delle due amiche più strette dell’epoca di Emanuela Orlandi e di Alessandro De Luca, ex compagno di scuola di Mirella Gregori. De Luca, in particolare, è al centro del giallo sulla scomparsa di Mirella. Sarebbe stato lui infatti, il 7 maggio del 1983, giorno della scomparsa a citofonare alla ragazza per incontrarsi a Porta Pia. Giovedì prossimo, a 41 anni dalla scomparsa, ci si aspetta una sua risposta definitiva circa il fatto che sia stato effettivamente lui a citofonare a Mirella e che cosa successe poi. 

La scomparsa di Mirella Gregori, una giovane ragazza romana, è uno dei misteri più inquietanti della storia italiana. La sua storia è legata a doppio filo con un’altra sparizione avvenuta nello stesso anno, quella di Emanuela Orlandi, e ha suscitato interrogativi che a distanza di decenni non hanno ancora trovato risposte. La vicenda di Mirella, scomparsa il 7 maggio 1983, è avvolta nel mistero, e continua a sollevare dubbi sulle possibili connessioni con fatti e circostanze di grande rilevanza politica e religiosa.

Il giorno della scomparsa

Mirella Gregori aveva 15 anni quando sparì. Era una ragazza semplice, che viveva con la sua famiglia in via Volturno, una zona centrale di Roma. Frequentava il liceo, aveva tanti amici e una vita normale, come quella di tante altre adolescenti della sua età.

Quel fatidico 7 maggio, Mirella uscì di casa dicendo a sua madre che avrebbe incontrato un amico sotto casa. Non ci fu più nessuna traccia di lei da quel momento. La famiglia, preoccupata per il suo mancato ritorno, denunciò la scomparsa, ma non immaginava che sarebbe diventata parte di un caso che avrebbe coinvolto lo Stato, la Chiesa e il Vaticano.

Le indagini e i collegamenti con Emanuela Orlandi

Solo poche settimane dopo la scomparsa di Mirella, un altro evento scosse Roma: il 22 giugno 1983, Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni, scomparve senza lasciare traccia. Immediatamente, la somiglianza temporale tra i due casi fece sospettare che potessero essere collegati, ipotesi rafforzata da alcune rivendicazioni che menzionavano entrambe le ragazze.

Le indagini sulla scomparsa di Mirella, condotte parallelamente a quelle di Emanuela, furono caratterizzate da numerosi depistaggi, rivelazioni anonime e piste poco chiare. I genitori di Mirella ricevettero strane telefonate, e una delle ipotesi avanzate fu che la sua scomparsa potesse essere legata a una più ampia trama internazionale, che coinvolgeva la criminalità organizzata, gruppi terroristici, e persino il Vaticano.

Nel corso degli anni, sono state avanzate diverse teorie. Alcuni sostenevano che Mirella potesse essere stata rapita come “pedina di scambio” in un complesso intrigo politico, legato ai debiti del Vaticano con la banda della Magliana o alle pressioni sul rilascio del terrorista Mehmet Ali Ağca, responsabile dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Tuttavia, nessuna di queste piste è stata confermata.

Le testimonianze

Una delle testimonianze più importanti emerse nel corso degli anni è stata quella di alcuni amici di Mirella, che hanno dichiarato che la ragazza, qualche tempo prima della scomparsa, avrebbe ricevuto attenzioni particolari da un uomo non identificato. Questo personaggio, descritto come un uomo sui trent’anni, era stato visto aggirarsi intorno alla casa di Mirella, ma non fu mai identificato con certezza.

Nel 2019, l’ex terrorista Enrico De Pedis, legato alla banda della Magliana e sospettato di avere un ruolo nelle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, è stato nuovamente al centro delle indagini. Il suo nome era emerso già in passato, ma nessuna prova concreta ha mai collegato l’uomo direttamente alla scomparsa delle due ragazze.

Il dolore della famiglia

La famiglia di Mirella Gregori, in particolare sua madre, ha vissuto per anni nell’angoscia e nella speranza di ottenere risposte. Nonostante i numerosi appelli e le indagini ufficiali, la verità su cosa sia realmente accaduto a Mirella rimane sconosciuta. Nel corso del tempo, la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, senza mai ottenere una spiegazione definitiva.

La scomparsa di Mirella Gregori è diventata un caso simbolo di quei misteri irrisolti che scuotono l’opinione pubblica, ma che sembrano destinati a rimanere senza una conclusione certa. Il nome di Mirella, così come quello di Emanuela Orlandi, continua a essere ricordato nelle cronache italiane, ma resta intrappolato in un intrigo di segreti che, a distanza di oltre 40 anni, non sono mai stati pienamente svelati.

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Incidente ferroviario a Milano: treno esce dai binari, un ferito e traffico in tilt

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Paura questa mattina nel quartiere Greco, coinvolti un treno merci e un treno passeggeri. Indagini in corso per accertare la dinamica

Un grave incidente ferroviario ha scosso la città di Milano questa mattina. Intorno alle 6.30, un treno è uscito dai binari in via Pallanza, nella zona nord della città, non lontano dallo scalo ferroviario di Greco. Sul posto sono immediatamente intervenuti i vigili del fuoco e i soccorritori del 118, che hanno confermato il ferimento di una persona. Fortunatamente, il bilancio non appare critico, ma l’episodio ha causato gravi disagi alla circolazione ferroviaria.

L’incidente ha coinvolto un treno merci di un’impresa esterna al gruppo Ferrovie dello Stato e un treno passeggeri. Secondo le prime informazioni, i due mezzi si sarebbero toccati a bassa velocità, ma l’urto è stato sufficiente per far deragliare uno dei convogli. Al momento, non è chiaro se si sia trattato di un errore umano o di un problema tecnico. La dinamica esatta dell’incidente è sotto indagine.

Disagi per i pendolari e collegamenti interrotti

La circolazione ferroviaria nel nodo di Milano è fortemente rallentata, con ripercussioni per i viaggiatori diretti verso Torino e Domodossola, che sono costretti a percorrere linee alternative. Questo comporta un aumento dei tempi di viaggio di circa un’ora, secondo quanto comunicato dal gruppo FS. “Stiamo lavorando per ripristinare il traffico il più velocemente possibile, ma è necessaria prudenza e una verifica accurata delle infrastrutture danneggiate”, ha dichiarato un portavoce delle Ferrovie dello Stato.

Dichiarazioni dei politici locali e preoccupazioni dei cittadini

La reazione dei residenti della zona non si è fatta attendere. “Ci siamo svegliati con il rumore dei soccorsi e l’arrivo dei vigili del fuoco, è stato davvero spaventoso. Questa zona è densamente abitata, e un incidente del genere, se fosse avvenuto in pieno giorno, avrebbe potuto avere conseguenze ben peggiori”, ha raccontato Anna, una residente del quartiere Greco.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha espresso preoccupazione per l’accaduto e ha chiesto chiarezza sulla dinamica dell’incidente. “È essenziale che si indaghi a fondo per capire cosa sia successo e prevenire altri incidenti in futuro. La sicurezza dei trasporti pubblici è una priorità assoluta, e faremo tutto il possibile per garantire che simili episodi non si ripetano”.

Anche l’assessore alla Mobilità e Trasporti, Marco Granelli, ha rilasciato una dichiarazione: “Milano è un importante snodo ferroviario nazionale ed europeo. Incidenti di questo tipo mettono a rischio la sicurezza dei passeggeri e la fiducia nel sistema di trasporto pubblico. Occorre una manutenzione rigorosa e continua delle infrastrutture”.

L’impatto sui pendolari e la rete ferroviaria

L’incidente ha provocato un vero e proprio caos tra i pendolari, che hanno dovuto affrontare ritardi significativi e cambi improvvisi di itinerario. Molti hanno espresso il loro malcontento per la situazione, sottolineando come i disagi sui collegamenti ferroviari siano diventati sempre più frequenti. “Ogni settimana c’è un problema nuovo sui treni. Oggi l’incidente, domani i soliti ritardi. Non sappiamo più cosa aspettarci”, ha dichiarato Marco, un pendolare che ogni giorno viaggia sulla tratta Milano-Torino.

Le autorità e le Ferrovie dello Stato stanno collaborando per chiarire le responsabilità e per riportare al più presto la situazione alla normalità.

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Palermo, falsificava permessi sanitari mentre era ai domiciliari: arrestato 30enne

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Già agli arresti domiciliari, un uomo di 30 anni è stato scoperto a falsificare certificati medici per svolgere attività non autorizzate

I Carabinieri di San Giuseppe Jato hanno arrestato un 30enne di Palermo, già conosciuto alle forze dell’ordine, accusato di falsificazione di documenti, truffa e altri reati. Nonostante fosse ai domiciliari con il braccialetto elettronico, l’uomo avrebbe manipolato i certificati medici necessari per uscire di casa, facendo credere di recarsi regolarmente presso strutture sanitarie, quando in realtà si dedicava ad attività di svago non autorizzate.

Grazie alle indagini accurate dei Carabinieri e al controllo incrociato con le strutture sanitarie, le irregolarità sono state scoperte. L’uomo è stato quindi trasferito al carcere “Lorusso-Pagliarelli” di Palermo su ordine delle autorità.

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