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Bari, strage dei treni: 19 avvisi di conclusione indagini per dipendenti e dirigenti di Ferrotramviaria

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BARI – La Procura di Trani ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini per il terribile incidente ferroviario che ha fatto tremare la Puglia lo scorso12 luglio 2016, sulla tratta Corato-Andria tra due mezzi che viaggiavano su un binario unico alla velocità di 100-110 chilometri orari. Uno scontro violentissimo, che ha frantumato vetri, piegato lamiere e distrutto 23 vite, 50 persone sono rimaste ferite.

 

Secondo gli inquirenti vi sarebbero 19 responsabili: il capotreno Nicola Lorizzo, i due capistazione Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, Francesco Pistolato. Tra gli indagati, inoltre, c’è anche il Dg Virginio Di Giambattista e la dirigente Elena Molinaro e secondo gli inquirenti non avrebbero adottato i provvedimenti “urgenti necessari a eliminare il blocco telefonico” e a introdurre il sistema di controllo automatico della circolazione dei treni”. Devono rispondere, a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose.

 

I pm contestano ai dirigenti Ferrotramviaria di aver risparmiato sui lavori (700mila euro) per installare il blocco conta assi che avrebbe evitato l’immane tragedia. Il direttore generale Massimo Nitti, il direttore di esercizio Michele Ronchi, il conte Enrico Maria Pasquini e Gloria Pasquini sono accusati di non aver lavorato nella prevenzione del disastro ferroviario poiché avrebbero ignorato passaggi fondamentali per la salvaguardia del benessere pubblico e del cittadino come le direttive sulla sicurezza del lavoro, le circostanze sull’aggiornamento tecnologico e gli obblighi di contratto di servizio con la Regione. Su di loro cade la responsabilità in merito all’insufficiente “copertura della rete di telefonia mobile lungo la tratta Andria-Corato e quindi delle conseguenziali difficoltà di comunicazione tra personale di terra e personale di bordo”.  Si parla anche di 20 incidenti nascosti “i 20 incidenti che sarebbero stati sfiorati sulla linea tra il 2012 e il 2016 a causa della insufficiente copertura della rete di telefonia mobile lungo la tratta Andria-Corato e quindi delle conseguenziali difficoltà di comunicazione tra personale di terra e personale di bordo”.

 

La Puglia ricorda nitidamente quell’incidente, quelle lamiere contorte come fossero fogli di carta al chilometro 51 e le tante vite spezzate. Noi abbiamo seguito questa terribile vicenda sin dall’inizio e abbiamo intervistato la  Dottoressa Rossana Putignano che ha assistito le famiglie delle vittime, la Signora Daniela Castellano che ha perso il padre e la Signora Marita Schinzari, che in questo terribile incidente ferroviario ha perso il fratello Fulvio Schinzari, Vice Questore aggiunto 1 Dirigente a Bari.

 

La Dottoressa Putignano ci ha raccontato che “La tragedia ferroviaria del 12 Luglio u.s. ha colpito tutti noi profondamente: anche noi siamo madri, figli, sorelle,fratelli e ognuno si è proiettato nella situazione di dover far fronte a un dolore simile. Nessuno può sopravvivere a una perdita così ingiusta e nessuno è abbastanza anziano per perdere la vita in questa maniera. Bellissima è stata la catena di solidarietà che ha portato tantissima gente a riversarsi nei centri trasfusionali per la donazione del sangue e la presenza massiccia dei colleghi psicologi all’interno della U.O. di Medicina Legale del Policlinico di Bari che ha ospitato le salme per il riconoscimento fotografico e le autopsie. In qualità di Psicologa –Psicoterapeuta anche io ho potuto dare il mio contributo alle famiglie: non ci sono parole, solo carezze abbracci e lacrime, copiose lacrime da asciugare. Li ho accompagnati di sotto dai loro cari, l’odore di morte ti investe appena apri quella porticina che dalle scale conduce all’obitorio. Non scendo nel dettaglio per non soddisfare la macabra curiosità di chi vorrebbe sapere cosa ho visto; infatti,è mia intenzione solamente denunciare i comportamenti di alcuni professionisti. Non specifico la categoria professionale per non ledere l’immagine di chi lavora facendo il proprio dovere e nel silenzio del proprio studio, senza ambire all’inchiesta del momento o al risarcimento di chi si costituirà parte civile, ma è mio doveroso compito non chiudere gli occhi davanti al tentativo bieco di speculare sul dolore, approfittando della mancanza di lucidità delle famiglie. Oltre alla distribuzione di bigliettini da visita, ho visto fare promesse teatrali nei corridoi, assicurare giustizia a tutti i costi e per tutte le vittime del mondo, ho cacciato personalmente persone che non riuscivano a meglio identificarsi. Insomma, non mi aspettavo che uccelli carnivori venissero a mangiare le carcasse di quello che restava nella vita di quelle persone. Perché quei familiari sono solo corpi, fantasmi deambulanti, senza speranza di vita, senza progettualità. La loro quotidianità è stata interrotta bruscamente e devono riorganizzare, in base ai loro tempi, la loro vita senza i loro cari e in questo frastuono e grido di dolore alcune persone hanno avuto il coraggio di avvicinarsi a loro.  Gli sciacalli non sono i giornalisti che fanno il loro mestiere anche perché hanno dato “voce” a chi voleva dire qualcosa, gli sciacalli sono chi per ego personale non si rende conto della delicatezza della situazione sfruttando a tutti i costi la tragedia. Ora si va alla ricerca dei numeri delle famiglie, questo no proprio non lo ammetto!” Come ha detto una mia stimatissima collega “quando finiscono le parole, iniziano le parolacce”  ma io ho finito anche quelle”.

 

La Signora Daniela Castellano ha perso il padre in questo terribile incidente. Noi la intervistammo pochi giorni dopo la tragedia, si leggono parole in cui il dolore e la rabbia si scontrano con la voglia di lottare per arrivare alla verità. Ci ha raccontato che “la mia vita è cambiata in modo drastico. Ti parlo già iniziando da martedì quando apprendo la notizia dai televideo che i treni si erano scontrati, non sapevo che papà fosse su quel treno ma ho pensato subito a mio fratello, a mio cognata che vivono ad Andria e loro prendono quel treno per muoversi perché lavorano tutti e due a Bari. Mi muovo subito per avere notizie, purtroppo quando chiamo mia sorella e spiego che c’era stato l’incidente in treno, mia sorella ha iniziato ad urlare “Papà era su quel treno”. Da quel momento la mia vita è finita. Ci siamo messe in macchina io, mia mamma e mia sorella con il suo fidanzato e siamo accorse sul punto in cui c’è stato l’incidente. Da li è iniziato questo calvario, loro hanno aspettato li per avere notizie con mio fratello per vedere se papà era tra i feriti e poi io e mia mamma abbiamo iniziato a guardare in giro per Andria per avere notizia e riguardo: all’ospedale, dai Carabinieri, al palazzetto dello sport. Alle 17:00/18:00 ci dicono dal palazzetto dello sport che papà non era tra i feriti e che sarebbe stato il caso di trasferirci a Medicina Legale a Bari. Da Andria a Bari è stato il mio viaggio più lungo perché da un lato non vedevo l’ora di arrivare per avere notizie, dall’altro sapevo ormai che papà era morto perché me lo sentivo e non volevo arrivare. Quando poi sono arrivata li ci hanno riuniti; abbiamo avuto un grande supporto da parte degli psicologi, psichiatri e gli stessi medici legali che sono vicinissimi a noi. Li ci hanno chiesto che cosa indossasse mio padre, se c’erano delle caratteristiche particolari per poterlo riconoscere e che prima del giorno dopo non avremmo potuto fare il riconoscimento. Però venivo a sapere che papà è morto”.

 

Nel corso della nostra lunga intervista che qui riproponiamo parzialmente avevamo chiesto se prima dell’incidente vi fossero state delle avvisaglie da parte dei cittadini o dei pendolari in merito alle condizioni della ferrovia o del transito dei treni e ci rispose “No, no, assolutamente. Anche perché consideri che nessuno era a conoscenza della tratta che forse comunque scoperta d’impianto di sicurezza. Quando aprirono la tratta su Palese sembrava che Bari-Palese fosse la migliore ferrovia del mondo e quindi si pensava che fosse la più sicura perché comunque le interviste che rilasciarono all’epoca dalle istituzioni erano pervase da entusiasmo che mai avremmo pensato che si potesse arrivare a una tragedia del genere. Come fai a sapere che quel tratto era scoperto da qualsiasi sicurezza e che addirittura il treno partisse in vecchio modo, praticamente medioevale, col fischio e con la telefonata. Mai avremmo potuto immaginarlo, non l’avremmo mai preso. Nessuno prende un treno della morte, nessuno lo prende il treno della morte. Ma neanche tutti i pendolari i giorni prima e i giorni seguenti”.

 

Avevamo sentito anche la Signora Marita Schinzari, che in questo terribile incidente ferroviario ha perso il fratello Fulvio Schinzari, Vice Questore aggiunto 1 Dirigente a Bari. Ci raccontò che “Il dolore è immenso, distruttivo. Io sono confusa addolorata e sinceramente molto arrabbiata. Questa orribile tragedia si poteva evitare, bastava che chi di dovere prima di effettuare grandi lavori nella tratta Barletta Bari tenesse conto di una sola parola: sicurezza! È venuto a mancare il fulcro di tutto questo bel contorno di ammodernamento, la sicurezza”. Ci disse che “Mio fratello Fulvio Schinzari era Vice Questore aggiunto 1 Dirigente a Bari. Lui, come me, era un pendolare. Io lavoro in posta e da 5 anni, sono a Bari. Ecco, non si usava la macchina per evitare il pericolo e invece avevamo la morte sul collo. il treno, un mezzo sicuro, anzi sicurissimo. Lui amava leggere, ascoltare musica perché era un momento di calma alle giornate frenetiche, spesso viaggiavano insieme, di  solito prima carrozza per scendere per primi e arrivare in orario al lavoro, per lo meno per me”.

 

Avevamo chiesto anche a lei se vi erano state delle avvisaglie prima dell’incidente e ci rispose che “non c’erano avvisaglie di nessun tipo, treni stupendi controllori gentilissimi. L’unico problema è che a determinati orari, ad esempio al mattino presto, i treni erano super affollati con tantissima gente. Non oso immaginare se questo incidente fosse successo nel periodo scolastico.  Facile ora riversare tutta la colpa ai controllori, lo schifo sta in alto, non serviva neanche l’ aiuto della comunità europea visto che la famosa curva della tragedia, non c’era un sistema di GPS e uno di blocco automatico dei treni. Ma si può nel 2016 avere un controllo solo per telefono?  Scherziamo? Le piste dei trenini dei bimbi ce l’hanno. Io quel giorno ho perso quel treno per pochi minuti, dovevo essere li con lui e non ci sarebbe stato neanche il tempo di un abbraccio, Dio Mio! Perché? Perche?”.

 

Daniela Castellano ha rivolto un forte e sentito messaggio alle istituzioni: “Vorrei che stessero attenti quando dicono “vi staremo vicini”. Vorrei far capire che per le persone che subiscono un trauma de genere un messaggio di questo tipo è importante, magari per loro sono solo parole ma per noi è importante, è una sicurezza di non essere abbandonati nella ricerca della verità, nel caso dei terremotati nella ricostruzione di intere città. Quindi di fare molta attenzione e di calibrare le parole perché per noi sono importanti, magari per loro sono solo dei copia-incolla. Io mi sono permessa ieri di scrivere al Sindaco di Bari, perché so che stanno cercando un nome per il nuovo ponte dell’asse Nord-Sud. E’ richiesto di prendere in considerazione magari, di dedicare alle 23 vittime il nome di questo ponte. Che possa essere il 12 di luglio o qualsiasi altra data, l’importante è che ci sia un modo per onorare queste vittime, un modo affinchè Bari e la Puglia non dimentichino mai quello che è successo. Su quella ferrovia non esistevano messi di sicurezza e sono morti per l’incuria della politica, che non si dimentichi questa cosa perché ci sono tante altre ferrovie in Puglia che peccano di questo, magari se non è la sicurezza sono i vagoni vecchi. Non dimentichiamo che noi abbiamo il diritto di tornare dai nostri familiari, questo c’è stato negato quel 12 di luglio. Facciamo in modo che non succeda più, ne qui ne altrove. Io combatterò con questa associazione per questo, per la sicurezza, che ci venga garantita la vita. Basta morti per l’incuria, basta. Io piangerò mio padre come la mia famiglia per sempre perché c’è stato portato via in maniera violenta. La morte deve avvenire in modo naturale e non per mano di uomini che non hanno saputo tutelarci. Vogliamo giustizia e la messa in sicurezza della tratta Bari-Barletta che è obbligatoria e io spero che la Regione di questo ne sia consapevole e che blocchi quella ferrovia e aiuti quei pendolari ad arrivare sui luoghi di lavoro sani. Quindi che non vengano strappate di nuovo vite. Un appello: non dobbiamo dimenticare queste 23 vittime. Noi vorremmo una targa con i nomi, in loro ricordo, al chilometro 51 della Bari-Barletta perché chiunque prenda quel treno non debba mai dimenticare quello che è successo. Il loro ricordo non deve essere dimenticato. Vorremmo che qualcuno ci dia delle indicazioni su come fare ad apporre una targa con l’elenco delle 23 vittime, anche io come associazione vorrei fare una raccolta fondi per la targa. E soprattutto vorrei che il Sindaco prenda in considerazione il mio appello e che possa dare un nome a quel ponte in onore delle vittime. La cosa sconcertante anche, quando c’è stata la partita Italia-Francia, gli Ultras di Bari avevano creato un cartellone con due date importanti: 12 luglio 2016 e 24 agosto 2016. Il 12 di luglio era in onore delle 23 vittime e nessuno della Rai ne ha parlato, eppure erano ospiti in Puglia ma nessuno ha dato voce a questi 23 angeli”.

Angelo Barraco

 

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Settimo Milanese, tenta di violentare due minorenni : in manette un 22enne

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A Settimo Milanese, i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato, in esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, un ventiduenne di nazionalità ecuadoriana, ritenuto responsabile del reato di tentata violenza sessuale ai danni di due minori, una classe 2010 e l’altra 2012, entrambe residenti in quel centro.

La misura scaturisce dall’attività investigativa, avviata dalla Stazione di Settimo Milanese nel mese di gennaio del 2023, che ha consentito di ricostruire in maniera dettagliata due distinti episodi avvenuti rispettivamente il 30 gennaio 2023 ed il 19 febbraio 2024 e che hanno visto quali vittime le due ragazze.

Dalle indagini condotte si è accertato che la prima vittima, mentre stava passeggiando con il proprio cane, veniva pedinata dall’uomo che dopo averla raggiunta all’interno dello stabile condominiale in cui la stessa vive, la avvicinava in prossimità dell’ascensore ed improvvisamente iniziava a stringerla a sé con la forza. In tale circostanza solo la pronta reazione della ragazza che riusciva a divincolarsi dalla presa riusciva ad interrompere il proposito delittuoso dell’uomo.

Nel secondo caso gli accertamenti investigativi espletati hanno consentito di appurare che lo stesso soggetto, con un’azione criminale pressoché identica, aveva avvicinato un’altra ragazza minore all’uscita da scuola, pedinandola fino all’ingresso del condominio in cui la stessa abita e dopo essere salito con quest’ultima all’interno dell’ascensore, all’apertura delle porte l’uomo, con una mossa repentina, la afferrava per il maglione tentando di tirarla verso di sé. Anche in questo caso la pronta reazione della minore, che riusciva a guadagnare la fuga, aveva consentito di evitare ulteriori conseguenze.

L’arrestato è stato condotto presso la propria abitazione e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, come disposto dalla competente Autorità Giudiziaria.

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Santanchè, una sfilza di illeciti contestati alla ministra del Turismo: si va verso la richiesta di processo sul dissesto di Visibilia

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Presunti bilanci truccati per 7 anni, tra il 2016 e il 2022, per nascondere “perdite” milionarie, per permettere al gruppo Visibilia di rimanere in piedi, ingannando gli investitori, e di conseguenza continuare a trarre “profitto” da società ancora attive.

Sono una sfilza gli illeciti contabili contestati alla ministra del Turismo Daniela Santanchè, che fondò la galassia editoriale, e agli altri ex amministratori e sindaci nella chiusura delle indagini per falso in bilancio, notificata oggi dalla Procura di Milano. E’ la seconda inchiesta del “pacchetto Visibilia” definita, in vista della richiesta di processo, dopo gli accertamenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, coordinati dall’aggiunto Laura Pedio e dai pm Marina Gravina e Luigi Luzi.

Tre settimane fa i pm avevano chiuso, sempre a carico della senatrice di FdI ed altri, tra cui il compagno Dimitri Kunz, le indagini sulla presunta truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla gestione della cassa integrazione nel periodo Covid. Coi termini in scadenza, allo stato, la difesa della ministra non ha chiesto l’interrogatorio. E restano aperti altri filoni: quello sulla compravendita della villa di Forte dei Marmi acquistata da Kunz e da Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, e altri sul dissesto del gruppo Ki Group-Bioera, nel quale pure Santanchè ha avuto cariche e quote.

“Non ho niente da dichiarare”, ha risposto la ministra ai cronisti dopo aver ricevuto il nuovo avviso. Venti gli indagati: oltre alla senatrice che risponde di due imputazioni, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero, il compagno Kunz e l’ex Canio Mazzaro. E poi, per responsabilità amministrativa degli enti, Visibilia Editore spa, finita in amministrazione giudiziaria dopo una causa intentata da piccoli soci, Visibilia Editrice srl e Visibilia srl in liquidazione.

Nell’accusa di false comunicazioni sociali sulla Spa i pm contestano a 15 indagati, tra cui Santanchè, che fu tra il novembre 2014 e il dicembre 2021 prima consigliere, poi Ad, presidente e “soggetto economico di riferimento del gruppo”, di avere, “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, ciascuno in ragione delle cariche rivestite”, “consapevolmente” esposto dati falsi nei bilanci. Bilanci che riguardano gli anni dal 2016 al 2022. Presunti falsi pure “nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico”. E ciò per “conseguire – scrivono i pm – per sé o per altri un ingiusto profitto”, ossia la “prosecuzione dell’attività di impresa nascondendo al pubblico le perdite, evitando sia la necessaria costosa ricapitalizzazione, sia la gestione meramente ‘conservativa’”. E avrebbero così ottenuto “liquidità mediante l’emissione di prestiti obbligazionari convertibili”, il “mantenimento dei rapporti contrattuali, bancari e finanziari” e “il “mantenimento della quotazione”.

Tra il 2014 e il 2022 la Spa, si legge negli atti, avrebbe registrato “perdite significative e risultati reddituali operativi negativi” per milioni di euro: perdite di esercizio che vanno da oltre 1,5 milioni nel 2019 fino a oltre 3,5 milioni nel 2021. Una “evidenza” della “sistematica incapacità del complesso aziendale di produrre reddito”, sempre secondo l’accusa. Malgrado ciò gli ex amministratori si sarebbero avvalsi “di piani industriali ottimistici”, che “contenevano previsioni di reddito operativo” mai “rispettate”. In particolare, una delle contestazioni “chiave” dei pm, già presente negli atti dei consulenti, è quella che riguarda l’iscrizione “nell’attivo dello stato patrimoniale”, nei bilanci dal 2016 al 2020, della “voce avviamento”, valore intrinseco della società, per cifre che vanno dagli oltre 3,8 milioni di euro a circa 3,2 milioni, “senza procedere” alla “integrale svalutazione” già nel dicembre 2016.

Anche la voce “crediti per imposte anticipate” avrebbe dovuto essere svalutata, secondo i pm, già a fine 2016, così come quella “partecipazioni in imprese controllate”. Simili le altre contestazioni, tra cui quella di falso in bilancio per Santanchè anche per la gestione di Visibilia srl in liquidazione. Stralciata, invece, per una probabile richiesta di archiviazione l’accusa di bancarotta, perché al momento nessuna società del gruppo è fallita.

Pd e M5s all’attacco, ‘Meloni cosa aspetta a farla dimettere?’

Pd e M5s all’attacco dopo il nuovo capitolo giudiziario che coinvolge la ministra Santanchè. “Ancora discredito e disonore sulle istituzioni. Cosa aspetta la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, a pretendere le dimissioni? Il nostro paese non merita di essere rappresentato in Italia e all’estero da una persona su cui si annida il sospetto di aver commesso gravi reati”, afferma il capogruppo democratico nella commissione Lavoro della Camera, Arturo Scotto.

 Così in una nota i parlamentari M5s delle commissioni Attività Produttive di Camera e Senato Emma Pavanelli, Chiara Appendino, Enrico Cappelletti, Sabrina Licheri, Gisella Naturale e Luigi Nave, sottolineano che “dopo la presunta truffa sulla ‘Cassa-Covid’, oggi si è chiusa anche l’indagine preliminare sul dissesto finanziario di Visibilia, con l’ipotesi di falso in bilancio a carico proprio della Santanchè. A costo di sembrare noiosi, ribadiamo che questo ulteriore step giudiziario non sposta nulla. La questione Santanchè non è giudiziaria, ma squisitamente politica. Prima di tutto perché siamo al cospetto di una mentitrice seriale. E in seconda battuta, perché non si può tenere un’imprenditrice tanto disinvolta nell’aggirare le regole a guidare un dicastero ‘produttivo’ come quello del Turismo. E’ una mancanza di rispetto per migliaia di imprenditori per il bene di quel settore, oltreché un incaponimento che mina la credibilità del governo del nostro paese. La maggioranza ha salvato per due volte Santanchè in Parlamento, confermando che si preferisce portare la ‘croce’ invece di prendere atto che è inadeguata a ricoprire il ruolo. Ma l’aspetto più scandaloso riguarda Giorgia Meloni, che sulla ministra espressione del suo partito ogni giorno di più sembra un novello Ponzio Pilato, perdendo credibilità anche lei. Santanchè deve dimettersi, punto”.

Tajani, non chiedo passi indietro a Santanchè

“Sono stato garantista con tutti coloro che sono stati coinvolti nelle inchieste a Bari, non ho chiesto un passo indietro per nessuno in altre parti d’Italia e non chiedo passi indietro neanche alla Santanchè”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine di un evento di Forza Italia a Milano. “Io sono garantista, finché uno non è condannato in terzo grado per me è innocente” ha aggiunto.

A chi chiedeva se con un rinvio a giudizio la ministra dovrebbe dimettersi, Tajani ha replicato: “Questa è una decisione che deve prendere il ministro, una decisione personale, ma certamente non siamo noi a richiedere un passo indietro”.

“Anche il Parlamento ha respinto la mozione di sfiducia. Abbiamo votato contro la mozione di sfiducia individuale anche perché sono sempre stato contrario alle mozioni di sfiducia individuali, anche quando eravamo all’opposizione” ha aggiunto Tajani. “Un avviso di garanzia è un avviso di tutela sul conto della persona su cui si fanno le indagini” ha concluso il ministro.

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Castelli Romani

“Riprendiamo il cammino”: a Colonna l’inaugurazione del nuovo circolo UdC

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Venerdì 12 aprile alle 18 a Colonna nella suggestiva cornice della Sala Elsa Morante, presso la Biblioteca di Colonna in Piazzale Capogrossi, si terrà la prima riunione del nuovo Circolo dell’Unione di Centro (UdC). Sono attesi, tra gli altri, Regino Brachetti, Commissario regionale, la senatrice Paola Binetti, ed il segretario nazionale Lorenzo Cesa.

“Questo incontro, – fanno sapere gli organizzatori – intitolato “Riprendiamo il cammino”, rappresenta non solo un momento di riflessione sul percorso fin qui compiuto, ma anche e soprattutto una rinnovata partenza verso gli ideali democratico-cristiani che hanno ispirato la nascita del Partito Popolare Europeo, di cui l’UdC è orgogliosamente fondatore. L’evento – proseguiono – è frutto dell’impegno congiunto di Massimiliano Monti, coordinatore cittadino, e Massimiliano Baglioni, membro del direttivo provinciale UdC della Città Metropolitana di Roma, ed è fortemente voluto da Roberto Riccardi, Commissario UdC di Roma, che vede in questa iniziativa un’opportunità di maggior coinvolgimento dei cittadini alla vita politica di Colonna. Invitiamo tutti i cittadini interessati – concludono – a partecipare a questo momento significativo, per condividere idee e progetti volti a rafforzare il nostro impegno verso una comunità più coesa e solidale.”

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