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Battlefield 1, la Prima Guerra Mondiale diventa un videogioco

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Tempo di lettura 5 minuti La famosa serie bellica propone uno scenario del tutto inedito su Pc e console

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di Francesco Pellegrino Lise


Battlefield, lo sparatutto su larga scala più amato dai videogiocatori, amplia ancora una volta i suoi orizzonti. Dopo aver ambientato i capitoli passati nella Seconda Guerra Mondiale, in Vietnam, in età contemporanea e nel futuro, quest’anno EA e Dice hanno deciso di ambientare il nuovo capitolo della serie nel corso della Prima Guerra Mondiale. Non a caso il titolo, disponibile su Pc Xbox One e PlayStation 4, si chiama proprio Battlefield 1. La scelta del nuovo periodo storico ha così consentito agli sviluppatori di esplorare ambienti non particolarmente conosciuti dai soldati virtuali degli ultimi anni come le Alpi italiane, le pianure che uniscono la Francia con la Germania o le coste della Turchia. Al posto di raccontare l'inverosimile epopea di un soldato che ha combattuto in tutti questi teatri di guerra, il team di sviluppo "Dice" ha scelto una nuova formula per quanto riguarda la modalità giocatore singolo, mettendo in scena cinque episodi indipendenti in chiave romanzata. Il risultato? Cinque storie toccanti rispetto al classico “Rambo” che da solo sconfigge l'esercito nemico. In Battlefield 1 ciò che viene fuori dai singoli episodi è l’anima, il sentimento. Non ci sono né vincitori, né vinti, ma solo uomini con le loro paure, speranze, sentimenti. La chiave di lettura in formato racconto ricorda un po’ le vecchie storie del nonno e quest’aspetto, nonostante la campagna in single player duri poco più di 6 ore giocandola alla difficoltà massima, dona al prodotto un fascino che va ben oltre il semplice intrattenimento. I protagonisti di queste storie sono ben caratterizzati e sicuramente conquisteranno i cuori dei giocatori: c'è il soldato italiano che combatte per proteggere il fratello durante un disperato assalto sul Monte Grappa, l'americano un po' spaccone che si ritrova ad essere un eroe per caso, una soldatessa aiutante di Lawrence d'Arabia e un veterano australiano che si rivede in una giovane recluta. Tutti personaggi forti, coraggiosi, con pregi e difetti, ma non invincibili, come dicevamo prima umani. La guerra proposta da EA e Dice è una guerra cruda, dura che non ha nulla di bello, di eroico, di pulito, ma anzi è un inno all’eroismo di tutte quelle persone che hanno scritto con il sangue il loro nome sull’altare della Patria in nome di un futuro migliore. Parlando di giocabilità, mai come quest’anno la modalità campagna è stata sviluppata per fare da tutorial alle meccaniche del multiplayer, affrontandola infatti si capirà come controllare i mezzi pesanti, come volare sui rudimentali biplani e come si conquista un obiettivo di missione.

 

 

Parlando invece del cuore pulsante dell’esperienza di gioco offerta da Battlefield 1, ovvero il multiplayer, EA e Dice hanno sfornato un prodotto davvero completo. La vera novità risiede in una modalità di gioco chiamata “Operazioni”. Tale tipologia di gioco catapulta chi si trova dinanzi lo schermo nel bel mezzo di un fronte, con la squadra attaccante e la squadra di difesa, ovviamente l’obiettivo sarà conquistare o proteggere le posizione chiave che di volta in volta vengono segnalate sulla mappa. Impedendo per tre volte l’avanzata delle truppe offensive i difensori vincono, in caso contrario si passa alla sezione successiva con i relativi punti da conquistare/distruggere. Una volta finita l’avventura sulla mappa si passa poi alla successiva per un’azione continua e incessante. Nelle ultime parti dell’assalto verrà in aiuto della nazione attaccante un veicolo caratteristico di quella mappa davvero duro da distruggere. Tali mezzi sono: uno Zeppelin, un treno blindato pieno di cannoni e una corazzata. Questi alleati aiuteranno le truppe d’attacco grazie alla loro incredibile potenza di fuoco e si rivelano fondamentali per aprire la strada con l’artiglieria e sbloccare più facilmente alcune situazioni dove i difensori sembrano invincibili. Altra modalità interessante nel multiplayer oltre alle ben note conquista, corsa, Deathmatch a squadre e dominio, è Piccioni di Guerra. Tale tipologia di gioco è una rivisitazione in chiave Prima Guerra Mondiale della modalità Cattura la Bandiera. In Piccioni da Guerra sono esclusi i veicoli e i giocatori saranno alla ricerca dei volatili per poter inviare segnali sulla mappa. Una volta recuperato l’animale e scritto il messaggio con le coordinate, il piccione partirà in volo, ma potrà ancora essere abbattuto dai nemici. Finita questa odissea verrà assegnato il punto alla squadra. Il primo che arriverà a tre avrà vinta la partita. La cosa interessante di questa modalità è che in ogni momento è possibile ribaltarne l’esito. Nel complesso l'offerta di Battlefield 1 è piuttosto solida e interessante, anche se non può competere come varietà e quantità con quella della concorrenza. Il fatto è che non ne ha bisogno. Ogni partita, infatti, ha una storia e uno svolgimento unico proprio grazie alla conformazione delle mappe e a un gameplay perfettamente bilanciato tra l'accessibilità e la profondità. DICE, infatti, ha voluto creare un ibrido che pur non avendo le velleità simulative di alcuni titoli molto in voga su Pc riesce a garantire una sufficiente profondità da consentire ai soldati virtuali più abili di emergere e divertirsi sempre. Per quanto riguarda la scelta dei combattenti, il gioco propone le canoniche quattro classi di base ognuna con un suo armamento particolare. Da questo punto di vista si può dire che gli sviluppatori hanno utilizzato una solida base per far prendere il volo al nuovo titolo in maniera davvero maestosa. L’introduzione poi di alcune classi speciali, come il flamiere e il mitragliere pesante, utilizzabili solo tramite la conquista di alcune casse che appaiono casualmente sulla mappa, rende l’esperienza di gioco ancora più interessante.

 

 

Tecnicamente parlando Battlefield 1 è un prodotto di fascia altissima grazie al magnifico Frostbite engine. A livello di grafica il gioco è davvero impressionante, gli effetti di luce sono stati curati molto e l'attenzione per i dettagli del team di sviluppo è ben evidente. Le animazioni facciali e i modelli dei personaggi nel giocatore singolo sono sempre convincenti e anche nel multigiocatore i soldati e le divise non sono stati trascurati. I veicoli presenti sul campo di battglia, inoltre, riescono a trasmettere le giuste sensazioni proprio grazie a un comparto tecnico di qualità.. Le mappe di gioco sono come sempre di dimensioni impressionanti, e stavolta più che in passato offrono una varietà di paesaggi numerosa. Gli effetti atmosferici, poi, rendono ogni singola ambientazione unica e affascinante. Per quanto riguarda il comparto audio, il lavoro svolto su Battlefield è davvero magistrale. A parte i tanti nuovi arrangiamenti del tema principale e alle musiche epiche che accompagnano sia la campagna in singolo giocatore che il multiplayer, colpisce molto anche il rumore che ogni arma e ogni veicolo emette durante la battaglia, da come cambia in base a dove viene fatto e alla sua importanza ai fini del gameplay. Ascoltare gli spari, le urla dei nemici o il rombo dei motori, infatti, aiuterà spesso e volentieri i giocatori ad anticipare le mosse del nemico e a capire dove si nasconde. Tirando le somme, con Battlefield 1 EA e Dice hanno confezionato uno shooter davvero ben fatto sia nella breve ma intensa esperienza offline che nella sua componente multigiocatore. Se quello che si cerca è un gioco di guerra capace di coinvolgere, ben fatto e in grado di dar soddisfazione in ogni situazione, Battlefield 1 è proprio la scelta giusta.

 

La curiosità In occasione del lancio di Battlefield 1, arriva un’esclusiva iniziativa sul canale televisivo DMAX. Cuore del progetto è il casting “Racconta su DMAX la tua esperienza con Battlefield” che darà la possibilità a tre giocatori, scelti da una giuria, di apparire in TV. Per partecipare al casting gli utenti dovranno registrarsi sul sito dedicato http://www.battlefield1.dmax.it/ e creare e caricare un video della durata massima di 30 secondi in cui racconteranno, in prima persona, l’esperienza di gioco con un titolo della serie Battlefield. Sarà possibile inserire riprese delle schermate di gioco, ricorrere a grafica animata, oltre all’utilizzo di inquadrature della persona intenta a giocare. Sempre su http://www.battlefield1.dmax.it/ gli appassionati potranno anche vincere una delle dieci Xbox One S in palio con incluso Battlefield 1 grazie al concorso “Solo in Battlefield 1, solo su DMAX”. Per partecipare all’estrazione finale sarà necessario rispondere correttamente a una serie di domande a risposte multiple sul tema del videogioco, che quest’anno farà vivere da protagonisti la Prima Guerra Mondiale, quando le nuove tecnologie e la diffusione del conflitto hanno cambiato la guerra per sempre. Il termine ultimo per partecipare al casting e al concorso è lunedì 7 novembre.

 


GIUDIZIO GLOBALE:


GRAFICA: 9
SONORO: 10
GAMEPLAY: 9,5
LONGEVITA’: 9


VOTO FINALE: 9,5

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LEGO Harry Potter Collection, tutti gli anni racchiusi in un unico videogioco

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LEGO Harry Potter Collection è una riedizione dei due videogames precedentemente usciti in due pacchetti distinti, il primo che comprende le vicende degli anni 1-4 e il secondo i fatti accaduti negli anni 5-7 dei libri della Rowling fino alla sconfitta di Lord Voldemort. Entrambi gli adattamenti in salsa LEGO, hanno già ricevuto una versione migliorata nel 2016, dove furono riproposti in un unico bundle su quella generazione di console. Ora, dopo circa otto anni – complice anche il successo di Hogwarts Legacy del 2023 e del riadattamento (in formato serie TV di HBO) in corso di sviluppo, LEGO Harry Potter: Anni 1-4 e LEGO Harry Potter: Anni 5-7 ricevono l’ennesima rimasterizzazione (realizzata da Double Eleven) per PlayStation 5, Xbox Series X/S e PC (Steam). Ma vale la pena giocare a questo titolo ancora una volta? Dal punto di vista prettamente contenutistico e funzionale,la risposta è “nì”. O meglio sì se amate Harry Potter alla follia o non avete mai giocato a questi tioli prima d’ora. No se cercate innovazione nelle meccaniche o avete già giocato ai titoli originali. Il infatti gioco presenta gli stessi e identici contenuti, la stessa interfaccia utente e la medesima giocabilità. Il gameplay infatti è caratterizzato da una serie di livelli platform di difficoltà crescente da affrontare e superare risolvendo gli enigmi ambientali e i rompicapo al loro interno per proseguire nell’area successiva e arrivando ad affrontare Lord Voldemort nella battaglia finale tra il bene e il male. Fortunatamente la produzione può contare su alcune chicche aggiuntive. Infatti, ha subito una notevole revisione visiva con colori più sgargianti, una definizione molto più elevata in 4K nativo e mappe delle ombre ad alta risoluzione. Così come lato controlli, decisamente più reattivi e coerenti con quelli che sono gli standard videoludici moderni.

Ma non finisce qui, infatti i 60 fps e l’assenza totale di bug e glitch di qualsiasi natura, fanno in modo che l’opera di “restauro” migliori decisamente l’esperienza utente complessiva di un titolo già davvero avanti rispetto ad altri similari del genere e solo per quanto detto poc’anzi, vale assolutamente la pena tornare ad Hogwarts. Il tutto è impreziosito da un mix sonoro sublime e fedele a quelle cinematografiche ma, trattandosi di un gioco piuttosto vecchiotto, non c’è alcun doppiaggio, il che potrebbe un po’ far storcere il naso ai fruitori dei titoli LEGO più recenti. Oltre ai due bundle principali, la collezione offre ai giocatori anche tutti i DLC che sono stati pubblicati successivamente. Come accaduto già all’epoca, questi non aggiungono granché n termini di gameplay, se non l’occasione di poter mettere le mani su diversi nuovi personaggi: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Salazar Serpeverde, Priscilla Corvonero, e alcune varianti dei protagonisti principali e di poter lanciare alcuni incantesimi aggiuntivi: Cantis, Densaugeo, la fattura Paperante, Melofors e Tentaclifors. Inoltre è possibile optare per la modalità multiplayer in locale cooperativo drop in/drop out per esplorare – in un vero e proprio viaggio interattivo – una miriade di ambientazioni iconiche tratte dagli amati libri e dai film. Oltre alla leggendaria Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, naturalmente, anche il Ministero della Magia, Privet Drive, Azkaban e la Foresta Proibita; insomma, piccolissimi elementi che aggiungono quel pizzico in più all’esperienza complessiva. Tirando le somme possiamo dire che l’ennesimo remaster di questa generazione porta sui nostri schermi una versione decisamente migliorata dei due classici LEGO dedicati al mondo di Harry Potter. Sebbene la struttura di gioco appaia un po’ datata rispetto ai giochi LEGO più moderni, non ci troviamo comunque di fronte a titoli troppo vetusti, e la riproduzione delle ambientazioni dei film è davvero gradevole. Tra un livello e l’altro si può esplorare una Hogwarts davvero ben riprodotta, e impegnarsi nelle tantissime attività collaterali che il gioco propone. Come al solito, quando si tratta di un gioco LEGO, raggiungere il 100% di completamento sarà una vera e propria impresa, ma questo essendo una collection piuttosto ampia siamo certi vi farà passare decine e decine di ore prima di aver scoperto ogni cosa. Parola di completisti.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5
Sonoro: 7,5
Gameplay: 8
Longevità: 9

VOTO FINALE: 8

Francesco Pellegrino Lise

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Lara, l’IA italiana che traduce e spiega il perché delle scelte

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Lara l’Intelligenza artificiale italiana di Translated ha uno scopo principale: superare i sistemi di traduzione automatica tradizionali, avvicinandosi alla qualità dei migliori traduttori professionisti. Con questo obiettivo l’azienda tricolore ha lanciato Lara, una nuova IA dedicata alle comunicazioni. Allenata sulla piattaforma IA di Nvidia, Lara si distingue per la capacità di spiegare le proprie scelte, sfruttando la comprensione contestuale e un ragionamento basato su più opzioni per fornire traduzioni accurate e affidabili. Negli ultimi anni, Translated, che ha le sue sedi principali a Roma e a Palo Alto in California, ha ampliato la sua offerta di traduzione automatica, passando da 62 a oltre 200 lingue supportate e sviluppando la tecnica Trust Attention, che classifica i dati di allenamento in base alla loro affidabilità, migliorando la precisione dell’IA. La combinazione di tecnologie avanzate e una rete globale di traduttori professionisti ha permesso alla società di lavorare con Airbnb, SpaceX, Uber e Glovo. Lara utilizza un set di dati unico di 25 milioni di traduzioni reali eseguite da traduttori professionisti, che include traduzioni automatiche riviste e perfezionate, raccogliendo errori, feedback e ragionamenti. Questa ricchezza di conoscenze, unita alla comprensione del contesto, permette a Lara di affinare le traduzioni e garantire un’elevata accuratezza. “Lara rappresenta un passo fondamentale nella nostra missione di consentire a tutti di comprendere ed essere compresi nella propria lingua”, ha fatto sapere Marco Trombetti, amministratore delegato di Translated. Lara è disponibile per applicazioni personali e professionali nelle principali lingue globali, con un piano per estenderla a tutte le 200 lingue supportate da Translated. In un test specifico, traduttori professionisti hanno classificato Lara come più accurata rispetto ai principali strumenti di traduzione automatica. L’IA commette meno errori e si avvicina alla “singolarità linguistica”, il momento in cui i migliori traduttori professionisti impiegheranno lo stesso tempo a rivedere una traduzione fornita dall’IA e una prodotta da colleghi umani. Translated prevede di raggiungere la singolarità linguistica nel 2025. Grazie a Translated e a Lara anche il nostro Paese può vantare un’IA veramente incredibile capace di aiutare e di migliorare la vita di tutti i giorni.

F.P.L.

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Dragon Ball: Sparking! Zero, l’ultimo picchiaduro dedicato all’universo di Akira Toriyama

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Dragon Ball: Sparking! Zero è il nuovissimo videogame di Bandai Namco dedicato all’universo del maestro Akira Toriyama. Il titolo è disponibile per Pc e sulle console della famiglia Xbox e su PlayStation 5. Questo prodotto è una vera e propria lettera d’amore ai fan del manga e dell’anime in quanto debutta sul mercato con il più grande ventaglio di combattenti mai visto in un videogioco ufficiale tratto dall’anime di Toei, con oltre 182 volti tratti da tutte le saghe con protagonista Son Goku. Senza però sorprendere troppo, i contenuti della modalità per giocatore singolo si focalizzano sugli eventi di Dragon Ball Z e Dragon Ball Super, arrivando fino all’arco della Sopravvivenza dell’Universo. Al primo impatto i giocatori più affezionati al franchise possono notare che le meccaniche di gioco sono state rispolverate in gran parte dai precedenti titoli dedicati a Goku e compagni, ripristinando l’ormai onnipresente telecamera alle spalle del proprio personaggio. Inoltre gran parte delle combo disponibili, il cui parco mosse per quello che concerne i pulsanti è uguale per ogni personaggio, si risolvono nella ripetuta pressione di due soli tasti. L’evasione e la difesa dipendono dalla capacità di muoversi con il giusto tempismo e di leggere le animazioni avversarie. Come in passato, è importantissimo sapersi muovere con disinvoltura tra ambientazioni ricche di dislivelli, ostacoli distruttibili ed elementi che influiscono sulle logiche del combattimento. Proprio tali elementi di scena rendono Dragon Ball: Sparking! Zero un titolo davvero molto simile all’amatissimo anime, ma mai come adesso tali elementi erano stati trattati con tanta attenzione e cura per i dettagli. Ad esempio, spostarsi da uno scontro nei cieli di Namecc a un combattimento subacqueo influenza di molto la velocità con cui si ricarica la propria aura, una barra dalla quale dipende la possibilità di utilizzo delle due abilità offensive caratteristiche di ogni combattente. Bisogna anche considerare un indicatore a parte che si riempie lentamente con lo scorrere del tempo o inanellando offensive contro gli avversari; una volta carico, tale indicatore ricompensa il giocatore con punti abilità spendibili nell’esecuzione di tecniche di potenziamento che vanno a modificare temporaneamente le statistiche del personaggio. In alternativa, si possono ricevere bonus di altra natura, oppure cambiare forma, di fatto modificando le abilità offensive a disposizione. Questi stessi punti possono essere infine impiegati per attivare lo stato “sparking”, un potenziamento temporaneo durante il quale ogni personaggio colleziona una serie di bonus statistici che non solo lo rendono estremamente più pericoloso sul campo di battaglia, ma che gli permettono di sfoderare la devastante terza, e spettacolare, tecnica offensiva. A sentirle raccontare tutte queste cose potrebbero sembrare un crogiolo di meccaniche estremamente complesse, ma quando si è impegnati negli scontri tutto prende vita con estrema naturalezza, grazie a un ritmo dell’azione sostenuto e incalzante. Il movimento in aria e a terra non è sempre perfetto e può capitare di eseguire tecniche che non vanno a segno come ci si aspetterebbe, ma tra azioni evasive, teletrasporti e tecniche d’attacco dagli effetti coreografici stupefacenti Dragon Ball: Sparking! Zero riesce a tradurre in modo estremamente fedele e divertente l’idea di combattimento promossa dalla serie animata. L’immediatezza degli scontri fa comunque da contraltare a una complessità di gioco suggerita dalla modalità Allenamento che potrà essere toccata con mano esclusivamente sfidando degli avversari umani al di fuori della modalità storia, in quanto una volta padroneggiati i rudimenti degli scontri ci si può facilmente accorgere che sfruttando lo stato “sparking” per inanellare combo fisiche una dopo l’altra sarà estremamente semplice portare a compimento ogni sfida contro la CPU, anche al livello di difficoltà più elevato. Quindi se da principio il livello di sfida, soprattutto per i giocatori più avvezzi a questo tipo di videogames, può sembrare abbastanza semplice, è nella modalità online che il gioco mostra la sua vera natura e un livello di sfida molto alto.

Il fulcro dell’esperienza di Dragon Ball: Sparking! Zero è la modalità Battaglia, che altro non è che la Storia. Una volta selezionato uno degli otto personaggi tra Goku, Vegeta, Gohan, Piccolo, Trunks del futuro, Freezer, Black Goku e Jiren, si ripercorrono gli eventi principali legati al relativo personaggio scelto durante gli archi temporali di Dragon Ball Z e Dragon Ball Super. Naturalmente la storia di Goku è quella più corposa partendo dallo scontro con Radish fino al Torneo Del Potere, mentre altre sono più corte come quella di Black Goku e Jiren avendo avuto molto meno spazio all’interno dell’opera. Per avere il quadro completo bisogna giocare con tutti i personaggi, e la storia viene narrata attraverso un mix tra “diapositive” fisse, semi animate e cutscenes, con tanto di opzione per cambiare il “POV” in tempo reale, offrendo quindi un punto di vista inedito per alcune scene iconiche. Vedere il sacrificio di Goku contro Cell direttamente dagli occhi di Goku è sicuramente qualcosa di unico, e può essere interessante anche per chi già conosce le scene a memoria. Dragon Ball: Sparking! Zero tuttavia si spinge oltre, e in alcune battaglie soddisfacendo determinate condizioni oppure con dei bivi narrativi durante le cutscenes si possono sbloccare dei veri e propri “universi narrativi alternativi” con storie totalmente inedite. A volte si tratta di modifiche minori, ad esempio scegliendo di sfidare Radish accompagnati da Crilin invece di Piccolo, e che tornano sul “giusto binario” senza grandi ripercussioni, altre volte invece portano a diramazioni più profonde e ben diverse dalla storia che tutti conoscono proponendo dei finali alternativi. Il concetto delle storie alternative è qualcosa di molto presente in Dragon Ball: Sparking! Zero, infatti la seconda modalità principale è la Battaglia Personalizzata. Si tratta di un vero e proprio editor dove poter creare degli scontri personalizzati con personaggi, regole e perfino trama e dialoghi. Si possono quindi creare delle “mini fan-fiction” per dare vita a scontri e storie mai viste, e le potenzialità sono virtualmente infinite visto che si possono anche condividere e scaricare le opere create dalla community. Sono inoltre presenti i classici tornei e battaglie normali in cui formare team di massimo 5 personaggi e sfidare la CPU o altri giocatori sia online che in locale in split-screen, tuttavia quest’ultima modalità tuttavia ha la limitazione di avere unicamente la Stanza dello Spirito e del Tempo come scenario selezionabile. Dragon Ball: Sparking! Zero offre 12 teatri di battaglia più alcune varianti degli stessi come giorno o notte, ed oltre ad essere parecchio estesi sono, come già accennato, interamente distruttibili e reagiscono alle violente esplosioni durante i combattimenti. La Stanza dello Spirito e del Tempo è l’unico scenario che fa eccezione essendo sostanzialmente vuoto e privo di qualsiasi elemento scenografico.

Altro elemento fondamentale della produzione, sono gli scontri online. Tale tipologia di gioco è costituito da un sistema di tornei e battaglie sia libere che classificate contro altri giocatori da tutto il Mondo e rappresenta la vera sfida. Dragon Ball: Sparking! Zero, come già detto, ha un impressionante rosa composta da ben 182 personaggi al lancio (anche se molti sono semplici “varianti” dello stesso lottatore), per cui il trovare un bilanciamento è quasi impossibile, ma gli sviluppatori hanno tentato comunque di trovare una soluzione con un sistema di punti. Ogni giocatore può avere un team da massimo 15 punti, e ogni personaggio ha un punteggio in base alla sua forza. Mostri sacri come Gogeta Super Saiyan 4 o Goku Ultra Istinto costano ben 10 punti, le versioni normali di Goku e Vegeta 5 punti, mentre il simpatico Mister Satan solo 1 punto, per cui sta a a chi gioca decidere se sacrificare degli slot per avere il proprio eroe preferito in grado magari di vincere da solo oppure optare per un team più bilanciato. A questo si aggiunge la possibilità di trasformarsi o effettuare fusioni nel mezzo della battaglia, un altro aspetto molto amato dei vecchi Budokai Tenkaichi e che acquista anche un aspetto strategico in Dragon Ball: Sparking! Zero. Se ci si sente abbastanza pronti, infatti, si può scegliere di prendere le versioni base dei personaggi che costano meno punti per avere un team con più membri possibile, e una volta accumulati abbastanza Punti Abilità (che si ricaricano da soli con il tempo) si sbloccano le trasformazioni e fusioni per avere comunque i personaggi più forti e con un ulteriore boost alle statistiche rispetto al personaggio già pronto. Il rovescio della medaglia naturalmente è che accumulare i punti richiede tempo, e nel frattempo bisogna sopravvivere con personaggi più deboli con il rischio che uno venga sconfitto prima di poter arrivare alla fusione. I sopracitati Punti Abilità rappresentano solo uno dei tanti fattori da tenere in mente nel corso delle battaglie poiché danno accesso ad abilità uniche per ogni lottatore, come ad esempio buff temporanei, teletrasporti, barriere di energia e altro ancora. Si tratta di un sistema ben noto ai fan di Budokai Tenkaichi, ma come già detto il gameplay è molto simile ai precedenti capitoli. Ci si può quindi spostare liberamente nell’arena ed eseguire scatti ad alta velocità per raggiungere gli avversari lontani ed ingaggiare un combattimento ravvicinato fatto di combo, schivate e counter, oppure tentare una mossa speciale se si ha abbastanza energia caricata. L’aura è fondamentale per eseguire tutta una serie di comandi avanzati che rendono più profondo di quanto possa sembrare un sistema di combattimento all’apparenza semplice, ma che in realtà è davvero ben strutturato. A chiudere l’offerta contenutistica di Dragon Ball: Sparking Zero sono un’Enciclopedia dove osservare i modelli di ogni lottatore con informazioni e curiosità, le Missioni di Zeno per guadagnare premi e Sfere del Drago con cui ottenere ulteriori ricompense e lo Shop dove usare gli Zeni guadagnati per comprare costumi con cui personalizzare i personaggi, capsule con cui potenziare le statistiche, componenti estetici per il profilo e personaggi con cui ampliare il roster. A livello Grafico e tecnico, il titolo utilizza a dovere l’Unreal Engine 5 con colori brillantissimi e un uso quasi esagerato di effetti particellari che rendono le esplosioni di energia un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Inoltre i 60 fps rendono l’azione di gioco fluida nonostante la frenesia e la velocità delle battaglie. Non mancano tuttavia alcuni piccoli cali di frame rate quando si sovrappongono troppe esplosioni o elementi dello scenario che si distruggono, ma nulla che vada ad intaccare in maniera grave l’esperienza di gioco. Come sempre il doppiaggio è disponibile in giapponese e inglese, mentre i sottotitoli sono localizzati in italiano. Tirando le somme possiamo dire che Dragon Ball: Sparking! Zero è il degno successore della trilogia di titoli Budokai Tenkaichi apprezzati su PS2 e Nintendo Wii, e un videogioco sicuramente consigliabile agli appassionati della serie. L’estrema immediatezza del sistema di scontri, e il gigantesco ventaglio di combattenti a disposizione non può che consacrarlo come uno dei più ambiziosi adattamenti della serie animata di Toei Animation. Il nostro consiglio è sicuramente di giocarlo e rigiocarlo in quanto è veramente uno spettacolo per gli occhi e per i sensi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9
Sonoro: 9
Gameplay: 9
Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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