Berlusconi e Salvini. A chi la prima mossa?

di Silvio Rossi

 

Se veramente Flavio Tosi corre da solo, con l’appoggio di alcune liste civiche, e il resto della coalizione di centrodestra continuerà a sostenere il candidato ufficiale della lega, il governatore uscente Luca Zaia, dopo le regionali, la questione relativa alla leadership nel centrodestra si proporrà nuovamente, con la contrapposizione tra il “vecchio” Silvio Berlusconi, e un rampante Matteo Salvini.
Con il sindaco di Verona che rinuncia all’apparentamento con il Nuovo Centro Destra di Alfano, rischiando di non “sfondare” nell’elettorato, Zaia potrebbe mantenere il vantaggio sulla candidata di centrosinistra, Alessandra Moretti, ripetendo, almeno in Veneto, la formula di una coalizione vincente tra Forza Italia e Lega.
Ma chi, tra i leader dei due partiti, può definirsi, il giorno dopo, come il regista del successo? Sarà Salvini a poter affermare di aver costretto l’anziano leader di Forza Italia all’angolo, imponendo quindi una nuova linea politica, che parla a quella “pancia” dell’elettorato che fu determinante per i successi dell’ex cavaliere? O sarà ancora l’uomo di Arcore a rivendicare l’importanza dei voti trascinati dal suo carisma sul candidato alla Regione?
Berlusconi avrebbe potuto sfidare apertamente il leader leghista, sostenendo Tosi, con la possibilità di recuperare l’egemonia nella coalizione, ma col reale rischio di sacrificare la poltrona di Palazzo Balbi, sede della presidenza regionale veneta. Un rischio troppo grande, perché oltre all’eventualità reale di perdere la Regione, c’è anche la possibilità che, nel territorio dove la Lega è più forte, si potesse perdere anche il confronto diretto, col risultato di cedere definitivamente lo scettro del comando al suo contendente.
Sostenendo invece Zaia, il capo di Forza Italia si comporta come un giocatore di scacchi che si mette sulla difensiva, arroccandosi, e attendendo le mosse dell’avversario, pronto a dargli scacco matto una volta che questi si espone per l’attacco. Con questa mossa, Berlusconi lascerà a Salvini l’onere di fare la prima mossa, lo costringerà a decidere quale tipo di “apertura” adottare, gli cede i pezzi bianchi, pronto a castigarlo al primo sbaglio.