Bloodstained Ritual of The Night, l’erede indiscusso di Castlevania

Bloodstained Ritual of The Night venne concepito nel 2014
quando il celebre producer Koji Igarashi, lasciato Konami, fu subissato di
richieste di fan che chiedevano a gran voce un nuovo gioco in stile Castlevania.
Non potendo usare però il brand, essendo di proprietà di Konami, Koji si
ritrovò nella difficile situazione di dover trovare una maniera per reinventare
il genere di cui per anni fu considerato il padre spirituale. Appoggiandosi
quindi al crowfunding, e di fatto all’aiuto di quei fan che tanto volevano un
degno successore dell’intramontabile Symphony Of The Night, Igarashi cominciò
il lungo, e altri, travagliato, sviluppo di quello che a oggi possiamo
considerare il gioco che in molti avrebbero desiderato da moltissimo tempo.
Inutile dire che se si è fan accaniti dell’originale Symphony of The Night è
obbligatoriogiocare al più presto alla nuova opera di Koji Igarashi perché
Bloodstained Ritual of The Night. Vi diciamo questo in quanto il titolo,
disponibile su Pc, Xboxc One, Ps4 e Switch, altro non è che la summa di tutto
ciò che è stato il ciclo di Castlevania negli anni in cui Iga lo ha diretto. Quindi
non ci si trova solo di fronte a un seguito spirituale ma a una vera e propria
autocelebrazione di un genere per mano del suo stesso produttore, ritrovatosi
orfano della sua creatura ma non per questo deciso a rifulgere il proprio,
storico, passato o a voltare le spalle alla sua fanbase. Se, invece, si è tra
quella schiera di persone che non ha mai potuto o voluto affrontare l’immortale
avventura di Alucard, potete prepararvi a comprendere l’arcana alchimia che
permette a una produzione quale Bloodstained Ritual Of The Night, di risaltare
in mezzo a un panorama ricolmo di titoli pregni di grafiche incredibili e
narrazioni accattivanti, basandosi solo su un gameplay che dal 1997 a oggi ha caratterizzato
un intero genere videoludico. Ma veniamo alla trama: alla fine del settecento,
nel 1783 per la precisione, nel pieno della Rivoluzione Industriale, un gruppo
di demoni attacca l’Inghilterra, compiendo dei terribili massacri. Per
fermarli, una gilda di alchimisti crea gli shardbinder, ossia degli esseri
umani con impiantati dei cristalli imbevuti di potere demoniaco. La gilda, in
collaborazione con la chiesa, riesce a fermare i demoni, ma al prezzo di
migliaia di vittime. Gli shardbinder infatti muoiono tutti nel rito di
purificazione dei cancelli demoniaci. Solo due sono riusciti a sopravvivere:
Gebel, uscito illeso dal rito, e Miriam, addormentatasi poco prima che questo
iniziasse. Da allora sono passati dieci anni e i demoni sono tornati sotto la
guida di Gebel, ormai quasi completamente cristallizzato. L’unica che può
fermarlo è Miriam, perché capace di sfruttare i poteri dei cristalli demoniaci
presenti nel suo corpo. Ad aiutarla il fido Johannes, un ex-alchimista redento,
l’esorcista Dominique e il guerriero Zangetsu, il protagonista di Bloodstained:
Curse of Moon (spin-off stile NES della serie), utilizzabile anche in Ritual of
the Night.

Pad alla mano, sin dalle prime stanze si avverte tutta
l’esperienza di Igarashi. I movimenti di Miriam sono molto simili alle movenze
di Alucard (Il protagonista di Castevania Symphomy of the Night), c’è persino
la scivolata tattica all’indietro e quella d’attacco in avanti. Il sistema di
assorbimento dei cristalli è semplice ma intelligente: ogni volta che si incontra
un nuovo nemico, dopo averlo sconfitto c’è una chance di ottenere un cristallo
che si potrà assorbire acquisendo le sue abilità specifiche. Ci sono tanti tipi
di cristalli, di attacco, di difesa, di supporto e via discorrendo. Essi vanno
equipaggiati e hanno un consumo di MP variabile in base al tipo stesso al
grado. Grado che aumenta in base al numero di cristalli dello stesso demone che
verranno trovati, con un meccanismo simile a un incremento del livello delle
abilità. Nelle prime aree di gioco c’è una grande sensazione di gratificazione,
in quanto si potranno incontrare nemici quasi sempre diversi ogni due tre
stanze e si potranno trovare tanti cristalli, in maniera tale da poter provare
tutte le abilità ad essi connesse. Uccidendo i nemici si potranno trovare come
loot anche tanti materiali e ingredienti che inizialmente non è chiaro come
utilizzare, salvo poi capirne meglio i meccanismi dopo aver incontrato compagni
della Gilda e personaggi che si offrono di aiutare la protagonista nella missione,
che spiegano come combinare gli oggetti e craftarne di nuovi. In Bloodstained Ritual
of The Night, come anche accadeva in Castlevania SotN, consultare la mappa è
sempre essenziale per capire dove bisogna andare, per comprendere la
conformazione delle stanze alte e per trovare punti chiave e stanze segrete.
Queste contengono quasi sempre equip potenti, oggetti per aumentare il cap di
HP ed MP o anche NPC. Tra le diverse aree si trovano, come in ogni Castlevania
che si rispetti, dei corridoi separatori, e ad ogni nuova area corrisponde
anche un cambio di musica in background e set di nemici. Talvolta potrà
capitare di poter accedere contemporaneamente a più aree diverse, e
generalmente il modo migliore per capire se si è scelto la strada giusta è
saggiare la forza dei nemici: se servono più di quattro o cinque attacchi per eliminarli,
generalmente è meglio battere in ritirata in quanto è richiesto un livello di potere
più alto e si andrebbe incontro a morte certa.

Man mano che si andrà avanti nell’avventura ci si dovrà
scontrare con mini-boss e boss di livello. Questi ultimi sono quasi sempre
accompagnati da delle cut-scene e richiedono una buona dose di run ed eventuali
morti per trovare la tecnica giusta per superarli. Il backtracking è presente
in maniera preponderante, ma fortunatamente ci sono i ben noti portali che permettono,
una volta trovati e attivati, di viaggiare velocemente tra gli angoli più
remoti della mappa. E quindi, ogni qualvolta si sblocca una nuova abilità che permette
di eseguire nuove mosse, quasi sempre bisognerà tornare indietro per accedere
alle parti della mappa inizialmente precluse. In Bloodstained Ritual of The
Night però c’è anche spazio per qualche piccola novità. Infatti, strada facendo
si potranno trovare diversi NPC che propongono tante missioni secondarie, come
la vendetta del marito ucciso da un particolare tipo di demone, o la raccolta
di ingredienti e oggetti specifici. Queste missioni aggiungono ulteriore
backtracking e quando se ne accettano più di una sarà facile confondersi o
perdere di vista gli obiettivi. Fortunatamente gli sviluppatori hanno inserito
un sistema di tracking che viene in aiuto con dei segnalini da posizionare
sulla mappa. Bloodstained Ritual of The Night offre poi la possibilità di
eseguire tante abilità e mosse speciali legate al tipo di arma brandita. E di
armi ne esistono di varie categorie: spade corte e lunghe, pugnali, fruste,
pistole mazze chiodate e persino opzioni per il combattimento a mani nude; e
strada facendo troveremo delle librerie che ci svelano mosse segrete che
aggiungono profondità al combattimento. Tra le novità implementate è bene
evidenziare anche un sistema di assegnazione veloce delle abilità legate ai
cristalli, che permette di cambiare rapidamente set di skill, pratica
particolarmente utile nelle parti più avanzate del gioco quando i nemici si
fanno più duri da abbattere e sfruttare le loro vulnerabilità diventa vitale.
Da questo punto di vista il combattimento risulta più tattico e meno piatto rispetto
al passato. C’è ampio margine anche nella customizzazione del personaggio, con
armi, mantelli e accessori che hanno un impatto cosmetico ben visibile su
Miriam. Inoltre, in un punto preciso del castello è presente anche un barbiere
in grado di modificare l’acconciatura ed altri aspetti del look della
protagonista. Come da tradizione poi, non manca nemmeno una vasta enciclopedia
che abbraccia personaggi, luoghi e mostri che appagherà la sete di conoscenza
dei puristi del genere. Immancabili inoltre gli shop di armi e oggetti ed il
mitico barcaiolo in stile Caronte.

In termini di esplorazione e progressione, Bloodstained:
Ritual of The Night è costruito in modo molto simile ad alcuni dei titoli della
serie Castlevania già citati: c’è un’unica grande mappa, di cui molte zone
diventano accessibili solo dopo aver sbloccato alcuni poteri specifici o dopo
aver ottenuto certi oggetti, come il già citato doppio salto. Paradossalmente
più si esplora, più la mappa sembra ampliarsi. Igarashi e i suoi hanno ottenuto
questo effetto aumentando le diramazioni in modo graduale: non si arriva mai a
sentirsi persi come accade in un Hollow Knight, ma in certi momenti non manca
del sano disorientamento. Il tempo necessario per finire il gioco a livello
Normal è noto, perché dichiarato dallo stesso Igarashi: una decina di ore. Si
tratta in realtà di un abbaglio, nel senso che Bloodstained è costruito per
essere esplorato in lungo e in largo e per essere finito più volte a diversi
livelli di difficoltà. Parlando ora del comparto tecnico, il gioco ha fatto
netti passi avanti durante il suo lungo sviluppo. Non poche erano le polemiche
insorte per animazioni legnose, uno stile grafico vecchio ed effetti grafici
non all’altezza della generazione attuale. Igarashi ha però saputo rispondere
bene a queste critiche cambiando tutto a poche settimane dal lancio,
presentando un cambiamento radicale quasi da notte a giorno per effetti e stile
grafico. Alcune aree sono veramente belle a vedersi, con tanti effetti
particellari e oggetti in movimento in background che danno decisamente vita e
spessore allo stile 2.5D. La colonna sonora è chiaramente ispirata a quella dei
precedenti Castlevania ed è sicuramente uno dei punti di forza dell’intera
produzione. Unica nota veramente negativa è da associare alla traduzione in
italiano, davvero di mediocre fattura. Sicuramente farà contenti tutti quei
giocatori che non conoscono altre lingue, ma doversi andare a rileggere dei
testi in inglese per capirli fino in fondo non è affatto una cosa buona. Tirando
le somme, Bloodstained Ritual of The Night non è solamente il successore
spirituale di Symphony Of The Night, o del filone dei Castlevania in due
dimensioni che hanno popolato le console portatili nel primo decennio degli
anni 2000, ma è soprattutto una produzione coraggiosa, fede delle proprie
radici e in gradi di dimostrare che il genere ha ancora molto da dire,
specialmente se al timone c’è uno dei suoi storici fondatori. Con un solido
gameplay in grado di divertire oggi come ventidue anni fa e un level design
sopraffino, l’ultima creazione di Igarashi non solo riesce a tenere testa a
tutti i titoli usciti negli anni precedenti ma anche a ridefinire le basi del
genere così come fu nel 1997 con la storia di Alucard. Se siete fan di
Catlevania non giocare a questo titolo sarebbe un vero peccato in quanto
incarna quanto di buono già visto in passato e lo eleva con alcune buone novità,
con un gameplay fluido e con una trama avvincente.

GIUDIZIO GLOBALE

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise