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Economia e Finanza

Blu Banca al bivio: Fabrizio Giallatini nominato direttore generale all’ombra di un passato che pesa come un macigno

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Il Consiglio di amministrazione di Blu Banca ha nominato Fabrizio Giallatini direttore generale della controllata, con decorrenza 1° novembre 2025. La nomina — presentata ufficialmente come una scelta di continuità e valorizzazione delle risorse interne — segue il percorso manageriale di Giallatini all’interno dell’istituto (vice direttore generale dal 2021).

La sua, a nuovo direttore generale di Blu Banca, non appare soltanto un passaggio operativo: ma sembra piuttosto l’innesto di un volto che porta con sé la tela di un passato controverso. Alcune ricostruzioni giornalistiche hanno collegato l’inizio della carriera di Giallatini – come addetto ai fidi in una filiale degli anni ’90 – a un contesto di cronache giudiziarie che all’epoca riguardavano la gestione di fondi neri riconducibili ad ambienti dei servizi segreti.

Fonti locali ricordano quell’episodio con il soprannome pesante di “cassiere dei servizi segreti”. È necessario precisare che tali cronache riguardavano la filiale e il contesto, non specifiche responsabilità personali di Giallatini. Tuttavia, l’associazione resta impressa e viene ciclicamente rilanciata quando il manager appare sulla scena pubblica. Un altro elemento che emerge è la vicinanza di Giallatini a Massimo Lucidi, ex amministratore delegato e figura di vertice del gruppo. Giallatini è stato indicato come “braccio destro” di Lucidi durante la fase di riorganizzazione della banca. Altre cronache e alcuni atti giudiziari ricostruiscono intrecci che coinvolgono anche l’attuale amministratore delegato di Blu Banca Massimo Lucidi, e che rimandano al celebre “processo per i fondi neri del SISDE”, con audio integrali pubblici su Radio Radicale ripresi da questo quotidiano nell’articolo del 25 gennaio 2019 e nel servizio video trasmesso durante la puntata di Officina Stampa del 20 dicembre 2018.

Nelle comunicazioni ufficiali, Blu Banca e la controllante Banca Popolare del Lazio hanno ribadito “professionalità, conoscenza interna e capacità di gestione” come motivazioni della nomina. Una linea che punta a trasmettere fiducia e stabilità in un momento delicato.

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Nei comunicati ufficiali, Giallatini viene descritto come un manager di lungo corso, cresciuto all’interno della struttura. Tuttavia, emergono osservazioni critiche sul suo curriculum.

Il punto più discusso riguarda la formazione: il CV riporta il superamento di soli 13 esami universitari, un dettaglio che alcuni commentatori hanno definito “anomalo” per una figura chiamata a guidare un istituto bancario. Una sottolineatura che non costituisce accusa formale, ma che ha alimentato dubbi sull’adeguatezza del percorso accademico del neo direttore generale.

Le inchieste in corso su Blu Banca e le ricostruzioni giornalistiche su curriculum e passato mantengono accesi i riflettori su Giallatini. Questa scelta sta destando sconcerto nella comunità del territorio dove opera Banca Popolare del Lazio. Ad oggi si tratta di una fase istruttoria: non esistono condanne definitive né responsabilità accertate, ma la vicenda pesa come macigno sull’immagine dell’istituto e del suo nuovo vertice operativo. La partita, per lui e per la banca, si giocherà nei prossimi mesi tra l’aula di tribunale e la capacità di ristabilire un’immagine di trasparenza e solidità.

L’ombra più ingombrante è però quella delle indagini giudiziarie in corso. La Procura ha acceso i riflettori sulla rete di imprese e conti riconducibili all’imprenditore Mirko Pellegrini, contestando all’istituto bancario la mancata segnalazione di operazioni sospette (obbligatorie in base alla normativa antiriciclaggio).

Secondo quanto riportato da “La Repubblica” e dal “Corriere della Sera – edizione Roma“, diversi dirigenti di Blu Banca – tra cui Giallatini in qualità di vice direttore generale – sarebbero stati ascoltati dagli inquirenti. L’ipotesi della Procura è che la banca non abbia attivato tempestivamente i controlli antiriciclaggio, permettendo un flusso di movimenti anomali.

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Ad oggi si tratta di una fase istruttoria: non esistono condanne definitive né responsabilità accertate, ma la vicenda pesa come macigno sull’immagine dell’istituto e del suo nuovo vertice operativo.

La promozione di Fabrizio Giallatini non è solo un atto amministrativo. È un passaggio che apre interrogativi sul futuro della governance bancaria locale, sulla capacità di coniugare continuità interna e credibilità esterna, e soprattutto sulla gestione dei rapporti con la magistratura e le autorità di vigilanza.

Blu Banca, con questa nomina, ha scelto di puntare su un uomo della casa. Resta ora da capire se sarà la scelta giusta anche per convincere opinione pubblica, mercato e istituzioni.

Quando Massimo Lucidi divenne testimone per i fondi neri

Tra gli atti del processo sui fondi neri del SISDE, datati 1994, spiccano intercettazioni e registrazioni in cui Massimo Lucidi compare come testimone.

Qui la registrazione del’udienza del 20 maggio 1994, in cui il tema centrale è la gestione di conti e depositi in contanti afferenti a soggetti legati ai servizi segreti.

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In quell’ambito processuale, Lucidi fu ascoltato nel ruolo di testimone nel procedimento sui fondi neri dei servizi segreti civili (SISDE) e viene citato più volte durante le udienze del “Processo per i fondi neri del SISDE”.

Non significa che fosse imputato, ma la sua partecipazione come testimone pone un collegamento diretto – almeno a livello di documentazione – con le vicende giudiziarie di quegli anni.

La filiale “strategica” e le cronache locali: Lucidi, Giallatini e i fondi neri

Il nome di Lucidi è spesso legato alla storica filiale di via XX Settembre (all’epoca facente parte della Banca Carimonte), che nel corso degli anni ’90 era protagonista di cronache sulla gestione di “fondi neri dei servizi segreti”.

Quel pezzo ricostruisce che tra il 1989 e il 1992, Giallatini lavorò come addetto ai fidi nella stessa filiale, che dall’inchiesta giornalistica viene indicata come una delle sedi attraverso cui si sarebbero mosse operazioni in contanti facenti capo a soggetti legati a servizi segreti.

In particolare, l’articolo cita un “verbale di Bankitalia” che parlava di fortune coincidenze e gestioni opache legate a quei conti, facendo emergere quel legame storico tra Lucidi, la filiale e le vicende dei fondi neri.

Va ribadito che tali ricostruzioni sono di natura giornalistica, non sono atti giudiziari che attribuiscono a Lucidi o a Giallatini responsabilità accertate per quei fatti: servono tuttavia a contestualizzare i contorni dell’ambiente storico da cui emergono.

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All’interno dell’inchiesta attuale: il “ponte” Lucidi-Giallatini

Ora, con Giallatini promosso direttore generale, l’ombra del passato lucido si proietta sull’intera governance della banca. Se il legame operativo, collaborativo e strategico fra Lucidi e Giallatini è già riconosciuto (Giallatini era stato indicato come “braccio destro” di Lucidi nella riorganizzazione del gruppo), la nomina appare anche come una conferma della continuità interna.

Ma in un contesto in cui Blu Banca è già coinvolta nelle indagini relative all’imprenditore Pellegrini e alle presunte omissioni antiriciclaggio, la presenza di un collegamento storico al “caso fondi neri” è un fattore che aumenta il rischio reputazionale.

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