Si legge nella guida di “Vita in Campagna” che “Ogni gallina in età riproduttiva mette in atto strategie utili a difendere la prole e garantire così la prosecuzione della specie. Il segnale dell’uovo deposto, il classico “coccodè”, è uno di questi”.
Quello che qui interessa è il discorso della strategia del coccodè, segnale utile a difendere la prole e garantire così la prosecuzione della specie. Che c’entra con tutto questo Bonaccini? Che c’entra Zingaretti?
Bonaccini, sicuramente un moderato che si è accostato alla politica verso la fine degli anni 80 tramite i movimenti per la pace, non è esatto e quantomeno pretestuoso affiliarlo con la linea politica di Zingaretti. Quest’ultimo, infatti, è un politico di lungo corso, con un ricco curriculum istituzionale a datare dal 2004 e ormai è confuso nel pensiero giustizialista dei pentastellati.
Colui che osserva dall’esterno può condividere o meno la politica del presidente Bonaccini, però non può negare che per le ultime regionali dell’Emilia Romagna, questi ha condotto una campagna solitaria. Se non fosse stato per i continui attacchi urlati da Salvini, ogni riferimento al PD sarebbe rimasto nascosto.
Anche per questo sembra strano che Zingaretti possa pretendere di salire sul carro del vincitore. Il Pd è stato assente anche dai manifesti del “suo candidato”. La visita che il governatore del Lazio aveva fatto a Bonaccini in Emilia-Romagna, poi, è stata “in incognito”. E qui sta la grossa anomalia: nella regione rossa per eccellenza, durante un’assise elettorale che ha tenuto il Presidente Conte con il fiato sospeso, il partitone rosso si è reso vistosamente latitante come d’altronde smorta è stata la presenza del segretario del Pd. Con quale faccia, dunque, Zingaretti pretende di adottare la strategia del coccodè, segnale utile a difendere la prole e garantire così la prosecuzione della specie?
Trovandosi in questo frangente, che bello non è di sicuro, il segretario Pd si trova a comandare una ciurma disfattista e perciò fatica a tenere la dritta contro le sue correnti interne. Si è ingenuamente aggrappato al salvagente delle Sardine e preso dall’euforia annunciava “un partito nuovo” e a chi lo interrogava ci teneva a precisare “non un nuovo partito”. Cosa intendeva precisamente lo spiegherà se nel frattempo non dovesse cambiare pensiero. Intanto è salito sul carro del vincitore Bonaccini e gonfiandosi il petto fa il giro dei salotti tv urlando il suo “coccodè”, strizzando l’occhio alle Sardine, anche se conosce bene che più di metà di quelle piazze era formato dai quindicenni. Quindi per avere il loro voto Zingaretti ancora deve attendere. Le Sardine, in una lettera al Presidente del Consiglio Conte, firmata “6mila sardine” hanno chiesto di essere ascoltate sul loro programma, articolato in tre punti: Sud, sicurezza e dignità. Largo alle novità! Leggendo poi bene la loro lettera, traspare l’ingenuità di questi ragazzi. Fanno domande che gli stessi italiani ormai stanno facendo da decenni e fino ad ora nessuno è stato capace di dar loro le giuste risposte, ne destra, ne centro, ne sinistra.
Zingaretti che è salito sul carro di Bonaccini, come fa a dare una vera risposta, quando gli chiedono “abbiamo bisogno di capire di chi possiamo fidarci?”. Il Pd che si era vergognato di schierarsi con la sua macchina da guerra accanto al suo candidato Bonaccini, come fa a mostrare fiducia a questi ragazzi quando chiedono: “politici coraggiosi e lungimiranti?”
Sul Corriere della Sera dello scorso 10 gennaio, Marco Imarisio, scrivendo appunto della campagna elettorale condotta da Bonaccini, chiudeva l’articolo con: ”Questo articolo comunque va inteso anche come appunto a futura memoria. Per quando, in caso di riconferma del Bonaccini solitario, sul carro del vincitore non ci sarà spazio neppure per uno spillo.” Mai parole furono scritte dotate di tanto spirito profetico. Zingaretti non ha perso tempo a salire sul carro del vincitore, per lanciare ai suoi tanti correnti il segnale di un uovo deposto gridando “coccodè, coccodè”.
Nicola Zingaretti inutile gridare perché alla sede del PD non l’ascolterà nessuno.
Caro Franco! La notizia della tua scomparsa mi ha colto di sorpresa, pur sapendo che non stavi bene, non ci si rassegna mai alla dipartita di una persona cara. Ora, assorbita la triste notizia, sento il bisogno e desiderio di scriverti per inviare al vento i miei sentimenti di grande affetto nei tuoi confronti.
Il primo giorno, quando il mio amico fraterno e collega Renato Coppola, musicista che lavorava alle edizioni della RCA, ci presentò, fui molto emozionato, consapevole di aver conosciuto uno dei pilastri della musica italiana. Poter frequentarti quasi giornalmente per vari interessi musicali, mi riempiva d’orgoglio, tanto più, andando avanti nel tempo, mi facevi sentire il tuo affetto come un fratello maggiore, fino a farmi collaborare nell’ascolto dei giovani che arrivavano per le audizioni alla casa discografica.
Causa vari miei incidenti ero tornato in Italia, dopo aver girato il mondo con il complesso “I CARDINALI” quasi sette anni, il morale a terra per la delusione di dover ricominciare tutto d’accapo, tu hai contribuito in maniera determinante nel farmi riacquistare fiducia ed entusiasmo nella musica. Gli anni passati con te ed i tuoi amici di sempre, Jimmy Fontana e Lilly Greco, sono indimenticabili, grazie all’allegria che emanavate, nonostante la vostra severa professionalità e capacità lavorative. Un periodo pieno di aspettative ed ottimismo che ha segnato positivamente la mia vita per sempre. Un periodo in cui avevo bisogno di risorgere, avere nuovi interessanti propositi, guardare avanti con fiducia ed ottimismo, e, tutto questo è successo grazie a te, con i tuoi consigli ed i tuoi eterni sorrisi arricciando il naso, raccontandomi tanti aneddoti inediti della tua vita.
Parlare di te come artista è superfluo, visto tutto quello che hai creato. Hai lasciato un segno indelebile non solo nell’ambito nazionale, ma ci hai inorgogliti agli occhi di tutto il mondo con il tuo volare, insieme al grande Mimmo Modugno. Un’opera rivoluzionaria per quei tempi, che solo un grande talento, come sei stato tu, poteva inventare, dimostrando successivamente, che non era soltanto una meteora, diventando un pilastro e pezzo importante della storia della musica italiana. Tutti gli italiani ti sono grati per il tuo contributo alla nostra cultura, ma, personalmente voglio ringraziarti per avermi concesso la tua amicizia, i tuoi consigli e tutte quelle ore spensierate che ben coniugavano lavoro ed allegria.
Sono sicuro che ora sarai di nuovo con molti dei tuoi amici, creando e divertendovi in contesto idilliaco, sperando di poterti incontrare di nuovo. Grazie Franco…tuo Marietto…
Non passerà molto tempo che, nella nostra eterna città, saremo costretti a girare con le maschere antigas, per non essere storditi dalle putride esalazioni dei cassonetti, che, nel periodo estivo si acuiscono in maniera esponenziale
Quando si parla di avventura romana, non ci si riferisce al turista o, al pendolare che entra nella città, bensì, al cittadino residente, che suo malgrado diventa l’eroe dei nostri tempi, cercando di sopravvivere alle avversità giornaliere, superando i continui ostacoli che vediamo normalmente nei video games.
A fine giornata, ci sentiamo tutti degli Indiana Jones, felici di essere ancora vivi, pensando, che dopo il meritato riposo del guerriero, si riprenderà la battaglia del giorno dopo. Nella vita avventurosa da affrontare però, non ci saranno soltanto le difficoltà delle forze del male, ma per rendere più eccitante la disputa, si dovrà combattere anche contro le istituzioni, quelle stesse che dovrebbero garantire una vita civile e giusta.
Non passerà molto tempo che nella nostra eterna città, saremo costretti a girare con le maschere antigas, per non essere storditi dalle putride esalazioni dei cassonetti, che, nel periodo estivo si acuiscono in maniera esponenziale.
A questa disdicevole situazione, si aggiunge il grado di civiltà raggiunto dalla società moderna, che, per menefreghismo, cattiveria e spirito di rivalsa, ignara del danno che procura a se stessa, aggrava il tutto, non soltanto nel non fare la differenziata, ma portando di tutto vicino ai cassonetti, compresi rifiuti speciali pericolosi, come possono essere olii da scarto, che puntualmente, altri delinquenti, soltanto per il loro macabro piacere, spargono per terra, inquinando in maniera irreversibile.
Da notare, che per le persone perbene e civili, è difficile arrivare vicino ai contenitori per poter fare la differenziata.
Partendo al mattino da questo primo inconveniente, il cittadino cristiano, si fa il segno della croce e si prepara mentalmente ad andare in prima linea al fronte. Purtroppo le persone con meno possibilità finanziare, di solito hanno auto non proprio nuove, e per questo devono essere punite perché inquinano, costrette di conseguenza a prendere i mezzi pubblici. Finalmente inizia la vera avventura. I nervi si irrigidiscono, la pressione si alza (peggio per chi ne soffre), il volto si incattivisce e cambia continuamente colore, a secondo del prolungarsi dell’attesa del bus o della metro, che rappresenta una vera incognita, indecifrabile soprattutto per i turisti stranieri, che, pur essendo stati catechizzati nei loro paesi, si scontrano stupiti, con la reale incertezza, flessibilità e superficialità italiana.
Fa male sentire criticare il proprio paese, malgrado la ragione sacrosanta di chi viene a visitare la nostra bistrattata città, quindi, bisogna ingoiare il rospo amaro.
L’attesa dei mezzi pubblici è quasi sempre logorante e causa un aumento notevole del numero dei viaggiatori. A questo punto, entra in gioco il grado di civiltà della società attuale. Ci si prepara come dei centometristi per riuscire ad entrare, pronti a colpi proibiti contro gli avversari che ti guardano con odio e disprezzo, incuranti del sesso e dell’età delle persone. Lo scontro frontale è cruento, perché i passeggeri all’interno, hanno la pretesa di voler uscire prima di chi deve entrare, ed è inevitabile udire qualche grido di dolore per le gomitate ricevute, il tutto condito da parolacce e maledizioni da entrambe le parti.
Conquistato eroicamente il posto all’interno, si riprende il fiato per proseguire il viaggio. Quasi tutti immersi nei propri telefonini, per questione di vita o di morte, ignari di tutto quello che accade intorno, e, poco importa se i borseggiatori, platealmente, circondano la malcapitata preda, derubandola a volte con la forza e, costringendola a gridare aiuto nell’indifferenza totale.
Vietato intromettersi e compromettersi, questo il motto che vige attualmente nel nostro paese, altrimenti si corre il rischio di prendere botte, qualche coltellata e, nella migliore delle ipotesi, essere denunciati per aver trattenuto il borseggiatore o borseggiatrice, contravvenendo all’interruzione del pubblico lavoro.
Chi è debole è giusto che subisca, chi ha problemi economici è abituato a stringere la cosiddetta cinghia, e quindi può benissimo mettersi sulle spalle nuovi debiti e comprare un’auto nuova per non inquinare. In futuro, avremo nel nostro paese, una minoranza della popolazione che sarà sempre più obesa, e la maggioranza che sfoggerà una linea perfetta, a volte di una magrezza eccessiva.
Però, si può optare per i mezzi pubblici, che rappresentano una vera lotteria, comprando preventivamente un Kit antisommossa. Dimenticavo di dire, che bisogna affidarsi principalmente alla Fede.
Riceviamo e pubblichiamo la nota dell”imprenditore agricolo e socio della Banca Popolare del Lazio Domenico Capitani.
“Forse l’errore del Presidente di chiamarsi Banca Popolare del Lazio e non presidente del CDA, nel presentare la lista dei candidati unici al “nuovo” CDA, pur rimanendo un errore formale, sottace la vera natura dell’uomo di sentirsi “padrone” della banca.
Cosa che si rileva anche in altre occasioni, come per esempio nei comunicati stampa o pseudo interviste in cui parla di acquisizioni o scelte strategiche che avrebbero bisogno dell’approvazione della vera proprietà della banca ovvero “l’assemblea dei soci” in presenza, VERA SOVRANA , essa si, della banca, così come si sbandierano i successi, se successi fossero, come il “salvataggio” della Banca della Tuscia, banchetta con un unico sportello e non si cita il fallimento molto dispendioso della BPL dell’acquisizione più volte annunciata della Banca Val Camonica.
Così come non si parla della anch’essa annunciata, con comunicati e articoli stampa, ristrutturazione dell’Ottobre 2020 che prevedeva la collaborazione con Banca Cassinate e Popolare di Fondi (che smentiranno immediatamente).
Sembrerebbe per noi umani che andiamo a “tentoni”. Si parla dell’aumento delle filiali come fosse una conquista napoleonica. La BPL sono 30 anni che aumenta le sue filiali, loro evidentemente hanno solo il merito di averne regalate tante Banca Blu che non è di proprietà 100% BPL. Chi ci avrà guadagnato?! Per non parlare dei risultati di bilancio, si fanno percentuali sull’anno precedente che non esisteva e si ottiene un prestigioso + 80,26%. In verità ci sarebbe molto da discutere sul risultato ottenuto, dieci filiali ottengono un utile di 7,8 milioni , 53 filiali Blu Banca ottengono un utile di 11,1 milioni. Forse era meglio tenersele. Apprendiamo inoltre dal comunicato che la banca avrebbe acquisito una società di brokeraggio assicurativo finalità diventare banca-assicurazione.