Connect with us

Editoriali

Bracciano, guerra alla libertà di stampa: Marco Tellaroli e Donato Mauro perdono anche in Tribunale

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 4 minuti Questo mio editoriale vuole accendere ancora una volta i riflettori su un’annosa questione: le querele temerarie soprattutto intentate da parte di politici e amministratori a danno dei giornalisti a cui si vorrebbe tappare la bocca. Non è con questi atti che si aiuta un Paese ad essere migliore.

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

Dopo varie denunce fatte a questo giornale e al suo direttore Chiara Rai dai due Consiglieri comunali dell’epoca e dal giornalista Silvio Rossi anche il Tribunale assolve Chiara Rai perchè il fatto non sussiste

Bracciano, Consiglieri di minoranza nel pallone. Gentili a Donato: “Se nella relazione c’è qualche refuso facciamo la figura del cazzo”. Questo è il titolo dell’articolo pubblicato sul quotidiano da me diretto L’Osservatore d’Italia il 10 settembre del 2019.

Fra poco ricorre il suo compleanno: poco meno di 5 anni dopo è emersa la mia totale correttezza di giornalista!

Il 30 maggio 2024 il giudice Dottoressa Paola Ginesi mi assolve perché il fatto non sussiste

Questo non sarebbe accaduto se non mi fossi opposta a un precedente decreto penale di condanna a 8 mesi di reclusione per aver scritto un articolo. Insieme all’Avvocato Marco Fagiolo del Foro di Velletri ci siamo opposti e abbiamo depositato la prova regina: l’audio dove i consiglieri dicevano testualmente ciò che ho fedelmente riportato nell’articolo. Tant’è.

Azzerate le chiacchiere. La querela per diffamazione a mezzo stampa presentata nei miei confronti da Marco Tellaroli e Donato Mauro è finita con una piena assoluzione nei miei riguardi.

Una sentenza epilogo di una persecuzione giudiziaria contro di me che ho soltanto fatto il mio lavoro, ponendomi sempre dalla parte del lettore che ha il dovere diritto di conoscere i fatti, soprattutto se di chiaro interesse pubblico.

Questi signori non volevano arrendersi al fatto che fossero stati sentiti mentre pronunciavano proprio le parole imbarazzanti che si possono rispolverare leggendo il famoso articolo che mi è valso un impegno economico non indifferente per essermi difesa e per aver fatto il mio dovere.

Quelle parole così imbarazzanti pronunciate all’epoca dai consiglieri di minoranza del Comune di Bracciano non erano uscite da sotto le docce nei loro rispettivi bagni di casa ma mentre costoro (tra loro anche l’avvocato Claudio Gentili che se ne è guardato bene dallo sporgere una querela temeraria e infondata) si trovavano nella sede del palazzo comunale e non stavano interrogandosi su cosa avrebbero mangiato per cena ma parlavano di atti pubblici.

Addirittura i consiglieri hanno dimostrato confusione e imbarazzo nel presentare la proposta di annullamento della Deliberazione n. 2 che riguardava il comparto edificatorio in zona “La Lobbra” prendendo posizione contro l’amministrazione dell’epoca senza però dimostrare di averne realmente capito i motivi. Una domanda su tutte: è lecito sapere da chi si è rappresentati in Consiglio Comunale? Da qui ne è emersa una esigenza da parte mia come giornalista nel far emergere come una questione di interesse pubblico venga presa in considerazione da una rappresentanza, seppur minore, di una porzione di elettorato che ha posto fiducia (manifestata con il voto) in persone che in quel momento non hanno certo brillato nell’esecuzione dei loro “compiti”. Ai posteri l’ardua sentenza.

Da quel settembre 2019, su questa vicenda, Marco Tellaroli e Donato Mauro hanno dato il peggio di se stessi. Hanno sporto querela contro una giornalista in netta opposizione alla libertà di stampa (sorprende che gli attori siano un ex cinque stelle o ancora cinque stelle e un generale in pensione che nei suoi discorsi ha sempre sventolato valori come la democrazia e la libertà individuale ecc).

Prima ancora questi signori mi hanno segnalato al Consiglio Disciplinare dell’Ordine dei Giornalisti attraverso una segnalazione di Silvio Rossi che si faceva portavoce di questi signori (in pratica un giornalista intenta una azione contro una collega rappresentando dei consiglieri comunali) a cui personalmente, attraverso il mio giornale, ho dato l’opportunità di diventare pubblicista per poi ricevere un “benservito” che mi è dispiaciuto moltissimo a livello umano.

L’Ordine dei Giornalisti ha deliberato che l’esposto di Silvio Rossi è “risultato privo di fondamento e affermi palesemente il falso”

Ancora non mi spiego come sia stato possibile manifestare un comportamento simile contro una collega anche se personalmente con Silvio Rossi ritengo ci separino differenti valori etici e professionali.

Se avessero vinto loro avrebbero sbandierato ai quattro venti la condanna a Chiara Rai. Sarei stata pregiudicata a causa loro! Ebbene dovranno mandare giù un amaro boccone. Io li ringrazio per tutto il male che hanno tentato di farmi perché con le loro azioni (per me una medaglia sul petto) hanno accresciuto ancora di più la credibilità de L’Osservatore d’Italia.

Non mi aspetto le scuse da personaggi simili, sarebbe un gesto troppo nobile.
“I toni utilizzati non sono sfociati in alcuna offesa inutile e gratuita – leggo nella sentenza di assoluzione -. La notizia riportata assume i caratteri della verità. Le tematiche portate all’attenzione della Rai hanno certamente rilevanza pubblica riguardando i lavori del consiglio comunale di Bracciano. Le espressioni utilizzate dall’odierna imputata (io) rientrano nel diritto di cronaca. Ne consegue che Maria Chiara Shanti Rai – Firma giornalistica Chiara Rai Ndr. – deve andare assolta da reato a lei ascritto perché il fatto non sussiste”.

La sentenza è disponibile su questo sito cliccando sull’immagine sui sotto

Questo mio editoriale vuole accendere ancora una volta i riflettori su un’annosa questione: le querele temerarie soprattutto intentate da parte di politici e amministratori a danno dei giornalisti a cui si vorrebbe tappare la bocca. Non è con questi atti che si aiuta un Paese ad essere migliore.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Castelli Romani

Frascati: 8 settembre 1943, il giorno del dolore e della rinascita

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Esistono giorni che non solo diventano parte della Storia ma portano dentro di sé ricordi, emozioni e purtroppo anche lutti ed antiche paure.
L’ 8 settembre per noi che siamo nati a Frascati e per tutti quelli che vivono la bellezza di questa città questo giorno è nel contempo triste ma la riprova della forza piena che vive dentro Frascati.
Fu una ferita insanabile quell’8 settembre del 1943 quando alle 12,08 una pioggia di bombe dilaniò la città provocando la morte di centinaia di persone.

piazza San Pietro dilaniata dalle bombe

Ma la voglia di rinascere, la voglia di ricominciare, la voglia di spazzare via i dolori di una guerra rinacque proprio in quel giorno.
Credo che Frascati debba onorare di più questo ricorrenza affinché non diventi e resti la solita passerella di commiato.
Deve divenire vera “giornata della memoria della Città”.
Bisogna far si che l’8 settembre rappresenti per tutti il giorno si del dolore ma anche il giorno in cui Frascati ed i frascatani ritrovarono la forza di risorgere dalle sue ceneri come “araba fenice”.
Ho voluto riportare nella copertina di questo mio pensiero il quadro di un grande frascatano, Guglielmo Corazza, memoria vivente di quel giorno.
Quei colori e quelle immagini debbono divenire il monito a tutti noi degli orrori della guerra, della stupidità della guerra.
Perché Frascati pagò con il sangue dei suoi figli e delle sue figlie e questo non deve più accadere in nessuna altra parte del mondo.

Continua a leggere

Editoriali

Affaire Sangiuliano: dimissioni e polemiche, il governo Meloni nella bufera

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Giustino D’Uva (Movimento Sociale Fiamma Tricolore): “Evidente è il declino inevitabile di quest’Esecutivo, destinato a finire sempre peggio, tra siparietti tragicomici e rinnegamenti indebiti”

L’affaire Sangiuliano ha scosso il governo Meloni, provocando la prima defezione tra i suoi ministri. Gennaro Sangiuliano, alla guida del Ministero della Cultura, ha rassegnato le dimissioni a seguito delle polemiche sorte attorno a una presunta relazione extraconiugale con Maria Rosaria Boccia, che ha generato una serie di accuse riguardanti l’uso improprio di fondi pubblici e l’accesso a documenti riservati.

L’ex direttore del Tg2, dopo ore di polemiche e smentite, ha deciso di farsi da parte, spiegando in una lettera a Giorgia Meloni la sua scelta di lasciare per non “macchiare il lavoro svolto” e per proteggere la sua onorabilità. Nonostante le assicurazioni fornite a più riprese dallo stesso Sangiuliano, secondo cui nessun denaro pubblico sarebbe stato speso per la consulenza di Boccia, la pressione mediatica e politica è diventata insostenibile.

Le reazioni della maggioranza: una difesa d’ufficio

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso solidarietà nei confronti di Sangiuliano, definendolo un “uomo capace e onesto”, sottolineando i successi ottenuti in quasi due anni di mandato. In particolare, Meloni ha ricordato i risultati raggiunti nella promozione del patrimonio culturale italiano, come l’aumento dei visitatori nei musei e l’iscrizione della Via Appia Antica tra i patrimoni dell’UNESCO. Tuttavia, anche la premier non ha potuto evitare di accettare le “dimissioni irrevocabili” di Sangiuliano.

Alessandro Giuli, presidente della Fondazione MAXXI, è stato rapidamente nominato come nuovo ministro della Cultura, suggellando una transizione-lampo che, secondo alcune voci, era già in preparazione da tempo. Giuli, una figura vicina alla destra romana e storicamente legato a Meloni, rappresenta un tentativo di dare stabilità al ministero, ma la scelta non ha fermato le critiche, né ha dissipato le ombre sul governo.

L’opposizione attacca: “Il governo Meloni è allo sbando”

Le reazioni dell’opposizione non si sono fatte attendere. Il Partito Democratico ha definito l’affaire come un altro esempio di un esecutivo privo di coerenza e in preda a scandali interni. Elly Schlein, segretaria del PD, ha parlato di un “governo ossessionato dalla propria immagine” e ha criticato la gestione del caso: “Il problema non è solo il gossip, ma l’incapacità di affrontare le questioni in modo trasparente e senza proteggere chi si trova in difficoltà”.

Dal Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte ha affermato che “questo episodio mostra come la maggioranza sia più attenta alle proprie dinamiche interne che ai reali problemi del Paese”, accusando la premier di “non aver saputo tenere sotto controllo i suoi ministri” e di “anteporre le proprie relazioni personali agli interessi istituzionali”.

Il commento più severo è arrivato da Giustino D’Uva, esponente del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, che ha lanciato un duro attacco al governo: “Indipendentemente dalle eventuali implicazioni giudiziarie ed etiche, l’affaire di Sangiuliano e Boccia è indice del pressapochismo che connota pressoché tutta la compagine governativa. Il governo Meloni è un’accozzaglia di buontemponi e incompetenti, per i quali il gossip costituisce il massimo impegno politico. Ciò che è evidente è il declino inevitabile di quest’Esecutivo, destinato a finire sempre peggio, tra siparietti tragicomici e rinnegamenti indebiti”.

Il rischio di un effetto domino

L’affaire Sangiuliano mette a nudo fragilità interne e potrebbe avere ripercussioni più ampie di quanto non appaia a prima vista. I partiti di opposizione sono pronti a capitalizzare su questo caso per sottolineare le divisioni e la mancanza di trasparenza dell’esecutivo. Alcuni osservatori politici temono che questo possa essere solo il primo di una serie di scossoni che potrebbero minare la stabilità del governo.

Il futuro di Giorgia Meloni e della sua squadra dipenderà dalla capacità di gestire questo e altri potenziali scandali che potrebbero emergere. Ma l’episodio dimostra come il confine tra gossip e politica possa diventare estremamente sottile, e quanto questo possa essere dannoso per la credibilità di un governo, soprattutto se non si affrontano con chiarezza e decisione le situazioni critiche.

In definitiva, il caso Sangiuliano non è solo un episodio personale, ma il simbolo di un esecutivo che sembra sempre più vulnerabile alle proprie contraddizioni interne, in un contesto politico che richiede, invece, risposte concrete e unitarie.

Continua a leggere

Editoriali

Come ristorarsi dopo le fatiche quotidiane

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

La pedagogia del benessere si occupa delle persone in contesti si salute psico-fisica. Ognuno di noi dopo una giornata di lavoro, commissioni, studio necessita di uno o più momenti di ristoro.


n questi termini si può parlare di pedagogia del benessere sia fisico che mentale.
La pedagogia del benessere è un ramo della pedagogia tradizionale che si occupa, mediante alcune tecniche, di far star bene le persone.

In che senso la pedagogia del benessere parla di ristoro?

Ebbene sì, il pedagogista o lo psicologo non ricevono i clienti nello loro studio e non c’è un rapporto duale, ma il benessere lo si ritrova insieme ad altri soggetti, all’interno di un gruppo, facendo passeggiate, yoga o mindfulness.
Nell’ultimo decennio è nato un forte interesse per queste nuove pratiche fisiche, ma anche mentali.

Lo stare bene insieme ad altri, durante una passeggiata o in una seduta di mindfulness, giova non solo al gruppo, ma soprattutto all’individuo nella sua singolarità. Le strategie individuate dalla pedagogia del benessere sono, in Italia, molto utilizzate; basta pensare ai corsi di yoga o di mindfulness. Quest’ultimi vengono svolti sia nelle palestre, ma anche all’aperto (es. dopo che è piovuto) poiché l’ambiente esterno, l’aria o il venticello sono condizioni di rilassamento.
L’obiettivo della pedagogia del benessere è anche scaricare lo stress quotidiano ed evitare disturbi psicotici quali l’ansia o la depressione. A favore di questo obiettivo è utile sia la palestra per allenare il corpo, ma anche una palestra per esercitare la mente.

La salute mentale è fondamentale per affrontare la vita e le fatiche di tutti i giorni; pertanto “avere il vizio” di utilizzare tecniche di “tonificazione della mente” è sicuramente un’abitudine sana. La pedagogia del benessere professa anche obiettivi di tipo alimentare per promuovere, non tanto il fisico filiforme quanto la salute fisica intesa come consapevolezza di quanti grassi, proteine e zuccheri dobbiamo assumere in una giornata.

Il benessere del corpo è proporzionale a quello della mente e viceversa. Il prendersi cura di noi stessi aiuta a prevenire difficoltà future e soprattutto a vivere esperienze positive. Da sempre lo slogan “prevenire è meglio che curare” è uno degli scopi della pedagogia del benessere.
Non tutti seguono questi consigli, perciò sarebbe opportuno dare un’architettura decisiva alla figura del pedagogista del benessere senza confonderlo con un personal trainer o un nutrizionista. È opportuno parlare di più di questo tipo di pedagogia per promuovere la conoscenza.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti