BRACCIANO, IL FUTURO DEL PADRE PIO NEL LIMBO FINO AL 13 APRILE

Chiara Rai

Resterà nel limbo ancora per pochi giorni il futuro dell’ospedale di Bracciano dopo che il Consiglio di Stato ha confermato la sospensiva concessa lo scorso 15 febbraio della sentenza del Tar del Lazio del 20 dicembre che rigettava la richiesta di annullamento del Piano di riordino ospedaliero del Lazio (concernente Bracciano), avanzata dai sei Comuni del territorio. La trattazione del merito dell’appello verrà discussa il prossimo 13 aprile. La magistratura è intervenuta in maniera fulminea su una annosa questione, quella della possibile riconversione di una grande struttura ospedaliera di 15 mila metri quadri e dotata di pronto soccorso, in un ospedale distrettuale di II livello che dovrebbe rispondere alle esigenze sanitarie di circa 130 mila abitanti. Le motivazioni della conferma della sospensiva cautelare del giudice di secondo grado della giustizia amministrativa, in merito al ricorso proposto dai Comuni di Bracciano, Anguillara, Trevignano, Ladispoli, Canale Monterano e Cervetri, sono certamente uno specchio importante dell’attuale situazione nella quale versa il territorio braccianense: “Rilevato che sussistono i presupposti del danno grave e irreparabile per la sospensione dell’esecuzione della sentenza impugnata – si legge nel provvedimento – e tenuto conto dell’interesse alla tutela della salute della popolazione appartenente al bacino di utenza. Considerato che esistono evidenti e pressanti esigenze di una definizione nel merito della presente controversia". Insomma, alla fine è la magistratura che dovrà mettere ordine e prendere posizione. Questa riflessione è stata fatta dal primo cittadino di Bracciano Giuliano Sala che commenta con raziocinio la conferma della sospensiva: “Ci sono due aspetti – dice Sala –  uno di grande positività che è quello che promana dalla sentenza e dai contenuti molto importanti della motivazione. Poi, però, c’è una delicatezza legata a questo brevissimo tempo, parlo della decisione nel merito fissata per è il 13 Aprile, che comunque rende difficile presentare ulteriore documentazione, sebbene sia chiaro e più che comprensibile che la magistratura, proprio nel rispetto di una questione che riguarda la salute pubblica, intenda pronunziarsi al più presto”. In pratica il sindaco sa bene che il 13 aprile sarà l’ultima spiaggia e che rimane ciò che è stato depositato, “mi auguro che si arrivi ad un esito positivo, soprattutto perché siamo un territorio in fortissimo incremento di residenti e se dovesse accadere che un ospedale del genere venga riconvertito, e non sappiamo neppure come, sarebbe un grave danno per la salute dei cittadini. Purtroppo, tutta questa questione che mi preoccupa molto, fa emergere un triste fatto, cioè che la politica non riesce a prendere delle decisioni alle quali deve sempre metter mano la magistratura. La questione si poteva risolvere in altro maniera, pensando ad un risparmio alternativo, ad esempio con la messa a reddito”. Intanto il comitato in difesa del nosocomio incrocia le dita e spera di vincere la guerra dei “tagli indiscriminati del decreto 80”.