BRACCIANO, OSPEDALE PADRE PIO: SINDACO SALA, "CI BATTEREMO PER DIFENDERLO CONTRO TUTTO E TUTTI"

di Silvio Rossi

Bracciano (RM) – Il Comune di Bracciano, sindaco Giuliano Sala in testa, sta combattendo per mantenere funzionale l’ospedale Padre Pio che, a partire dal piano di riorganizzazione della sanità presentato qualche anno fa dall’allora Presidente della Regione, Renata Polverini, che demansionava il nosocomio.
Contro quella decisione Bracciano, alla testa di un gruppo di comuni limitrofi, i cui abitanti usufruiscono della struttura sanitaria, ha presentato un ricorso al TAR, che bocciò l’operato della Governatrice nel febbraio del 2011, sentenza che è stata confermata col pronunciamento del Consiglio di Stato l’anno successivo. Il Padre Pio deve continuare a esistere come polo ospedaliero, e il decreto 80/2010, col quale sarebbe dovuto diventare una “struttura di prossimità”, priva però di quelle competenze (affermano i ricorrenti) senza le quali non si può mantenere attivo neanche un pronto soccorso efficiente.
Nonostante le indicazioni del Consiglio di Stato, però, il piano regionale, questa volta a guida Zingaretti, continua a danneggiare l’ospedale con la riduzione a quaranta posti letto.
 

Abbiamo chiesto spiegazioni al sindaco Sala:

 

Che differenza c’è tra il piano della Polverini e l’attuale?
Questo piano, in via generale, non ha una negatività assoluta. Il piano fatto oggi, dal Commissario Straordinario Zingaretti, e dal responsabile della cabina di regia, Alessio D’Amato, modifica sostanzialmente il piano della Polverini, e tutta una serie di ospedali, come Monterotondo, Subiaco, Amatrice, Acquapendente, hanno avuto una risposta positiva, perché hanno creato le cosiddette “zone disagiate”, che avendo la necessità di avere un riferimento che sia qualcosa di più di una “casa della salute”, hanno lasciato queste strutture, con un po’ di posti di medicina, senza interventi per le urgenze, senza ricoveri per i traumi, per cui sono dei luoghi che hanno avuto un miglioramento per quanto riguarda il servizio, ma in realtà, secondo me, soprattutto per quanto ci riguarda, non dà risposta complessiva a quella che è stata la sentenza del Consiglio di Stato.

Quella con cui ha accolto il ricorso fatto da Bracciano e i comuni limitrofi
Esatto, abbiamo fatto il ricorso e hanno stabilito che qui deve esserci un Pronto Soccorso. Un decreto del Presidente della Repubblica del 1992 stabilisce che un Pronto Soccorso vero, nella rete nazionale dell’emergenza, deve avere le specialità dell’ospedale, quindi deve avere i letti delle specialità, almeno, di ortopedia, chirurgia e medicina. Altrimenti se tu arrivi al pronto soccorso con un trauma, o hai una rottura di una milza, o altre situazioni che non possono gestire, ti stabilizzano e ti portano via. Se invece ti possono risolvere il problema, ti possono operare direttamente perché c’è un anestesista, c’è un cardiologo, un chirurgo o un ortopedico.

Che sono le specialità che principalmente servono in emergenza.

Sì, soprattutto serve che si possano fare interventi d’urgenza. Oggi il nostro ospedale è diventato, con quella modifica, un ospedale di giorno, si fanno solo interventi programmati, e ci saranno solo dalle 9:00 alle 19:00.

Si perdono comunque tutta una serie di peculiarità

Ti trovi innanzi tutto che Si hanno fortemente ridotto i posti letto.

Li hanno portati a quaranta.
A dir la verità li hanno portati a trenta, perché sono sulla carta quaranta, ma dieci non c’entrano nulla, dei quali venti sono di medicina e dieci sono misti tra chirurgia e ortopedia, ma sono letti di passaggio, non sono letti per traumatizzati.

Prima che iniziassero i piani di ridimensionamento, quanti erano i posti letto?
Qualche anno fa erano centoventi posti letto, e potenzialmente poteva arrivare a centocinquanta, ora ce ne sono circa sessanta. Ora lo vogliono portare a quaranta, Monterotondo ne ha cinquanta, Subiaco cinquanta, per cui per assurdo noi che siamo quelli che abbiamo vinto il ricorso siamo quelli più penalizzati. Ciò che noi contestiamo poi, è che nel creare questa figura della zona disagiata, per Monterotondo che sta a quindici chilometri dal Sant’Andrea, per cui puoi gestire uno spostamento. Non voglio fare una guerra tra poveri, però hanno legato quell’ospedale a Tivoli, e quindi lo considerano lontano dalle altre strutture. Ma soprattutto, oltre che per l’ospedale, qui c’è un discorso di Asl, che complessivamente ha 0,7 posti letto per mille abitanti, mentre il parametro nazionale è di 3,3 posti letto ogni mille abitanti.

Certo, perché nella ASL RMF oltre a Bracciano c’è solo Civitavecchia. Siamo a circa un quinto rispetto alla media.
Non solo, noi siamo una ASL che prende un euro ogni cittadino residente, mentre altre ASL prendono due, due euro e mezzo per ogni abitante, laddove gli abitanti decrescono, mentre noi come territorio abbiamo fortemente contribuito al riconoscimento di 384 milioni di euro all’anno, che sono stati dati dal ministero alla Regione Lazio in virtù del censimento, perché ci sono più abitanti nella regione, e questi abitanti in più sono in grandissima parte, percentualmente, nei nostri territori, dove abbiamo dal 35 al 40% di aumento negli ultimi dieci anni di residenti, e i servizi ci vengono fortemente ridotti. Il tema fondamentale è che noi riteniamo è che questa figura di ospedale di zona disagiata sia molto più pericolosa sia per i pazienti che per i medici che ci lavorano. Perché se hai un incidente vicino l’ospedale di Bracciano, e ad esempio ti rompi la milza, tu in ospedale non ci entri, ti caricano sul 118 e ti portano a Roma, al Gemelli. Ora andare al Gemelli di giorno, partendo da qui, abbiamo dimostrato che in emergenza rischi di arrivare morto, perché ci vuole un’ora, quella che i medici chiamano “golden hour”. Con la differenza è che con la riforma Polverini tu sapevi che non c’era il pronto soccorso, e andavi dritto verso Roma, ora c’è rischio che uno da un paese vicino si reca prima qui, e poi riparte perdendo tempo prezioso.

In tutta questa vicenda, qual è stato il comportamento della ASL?
Su questo rapporto noi abbiamo un problema serio: quando noi abbiamo fatto la conferenza a ottobre, c’era una posizione di cinque distretti, compresa Civitavecchia, che era a noi contraria. Il Direttore Generale, Dott. Quintavalle, ha praticamente modificato delle quisquiglie, ha fatto politica, andando da tutti i sindaci, anche se poi lui dice che non fa politica, da noi non ha sfondato perché riteniamo che questa Asl sia penalizzata, anche in virtù del fatto che c’è un ospedale che è stato ulteriormente demansionato, e noi abbiamo manifestato il nostro dissenso, Civitavecchia invece, per voce del suo consigliere, che tra l’altro è un medico, e del sindaco, ma soprattutto il consigliere, ha espresso il parere favorevole, perché gli hanno dato le briciole. Però loro sono il comune capofila, dicono di parlare a nome di tutta la Asl, ma non è vero. Noi non chiedevamo di mettere in discussione il Direttore Generale, che fa il suo lavoro, però chiedevamo che questa Asl, sia per il fatto dei posti letto, sia per il discorso dell’ospedale, sia per il trasferimento di solo un euro a cittadino, aveva bisogno di dare un segnale, dire: noi siamo contrari, non per una sfiducia nei confronti della persona, ma perché c’è effettivamente un problema sui numeri. Questo non è stato fatto, gli unici che si sono espressi contrariamente siamo stati noi, adesso vedremo le conseguenze.