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Cronaca

BRESCIA, STRAGE FAMIGLIA COTTARELLI: RICERCATI I CUGINI MARINO CONDANNATI ALL'ERGASTOLO

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Tempo di lettura 3 minuti Era il 28 agosto del 2006, quando la tranquillità di una villetta in zona Urago Mella, nel quartiere a ovest di Brescia, è stata definitivamente interrotta da una furia omicida che ha sconvolto l

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di Angelo Barraco
 
Milano – I cugini Vito e Salvatore Marino sono ricercati dagli agenti delle Squadre Mobili di Brescia, Milano e Trapani, entrambi condannati all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano per la strage della famiglia Cottarelli, avvenuta nell’estate del 2006 a Brescia. Contestualmente alla condanna è stato emesso un decreto di cattura nei confronti dei soggetti sopracitati che non si sono presentati in aula, a differenza delle precedenti udienze.
 
Era il 28 agosto del 2006, quando la tranquillità di una villetta in zona Urago Mella, nel quartiere a ovest di Brescia, è stata definitivamente interrotta da una furia omicida che ha sconvolto la Lombardia. Vito e Salvatore Marino, imparentati con l’omonimo clan mafioso, si introducono all’interno della villetta della famiglia Cottarelli insieme al faccendiere triestino Dino Grusovin e con ferocia inaudita mettono fine alla vita di Angelo Cottarelli, 56 anni, la compagna Marzena Toper, 41 anni, e Luca, il figlio di 17 anni.
 
Gli inquirenti pensano subito ad un regolamento di conti poiché Cottarelli aveva rapporti con i cugini Marino, legati a Cosa Nostra, per un giro di fatture false.   Le vittime sono state rinvenute da una vicina di casa che aveva visto un gruppo di tre uomini che “mi sembravano stranieri” ha riferito. La donna si è insospettita alla vista dell’uscio della porta socchiuso. “Sono passata lì davanti e ho notato la porta che non era chiusa. Sono entrata e ho visto le seggiole rovesciate a terra, gli armadi erano spalancati e la roba era stata buttata ovunque. E loro non rispondevano. Li ho chiamati, Marzenne, Angelo… In taverna li ho trovati tutti e tre”. Angelo Cottarelli è stato rinvenuto agonizzante riverso sul pavimento e respirava a fatica poiché il sangue che gli fuoriusciva dalla gola gli impediva la fuoriuscita delle parole. Fu trasportato all’Ospedale civile di Brescia ma non è riuscito a dire il nome degli assassini. La macchina investiga parte subito e si indaga sul passato di Cottarelli. Era stato arrestato nel 2004 nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Potenza su una tratta di ragazze dell’Est che gravitavano attorno ad alcuni locali situati sul Lago di Garda. Da questa vicenda venne prosciolto, successivamente venne implicato anche in una vicenda che riguardava reati finanziari dalla quale venne pure prosciolto. Le indagini hanno fatto emergere il legale con Cosa Nostra e il giro di fatture false. Nelle 67 pagine di sentenza di condanna si legge “Chi brandiva la pistola calibro 22 contro la testa di Angelo Cottarelli al fine di arrecare il massimo spavento, ha inavvertitamente fatto partire un colpo”. Le indagini e i processi hanno portato alla condanna di Vito e Salvatore Marino all’ergastolo, ma non tutto è stato semplice poiché dopo la mattanza, i due soggetti si sono dati alla latitanza: Salvatore Marino si era rifugiato in Spagna, Vito Marino invece in provincia di Trapani. Nel 2008 vengono assolti in primo grano, ma nel 2010 vengono condannati all’ergastolo in Appello a Brescia. La sentenza viene successivamente annullata nel 2011 dalla Cassazione e viene disposto un appello bis a Milano che si conclude con la conferma dell’ergastolo. Questa brutta vicenda di sangue e crudeltà si chiude il 31 maggio 2016 con la condanna all’ergastolo per Vito e Salvatore Marino.
Non è mai stata del tutto chiarita la posizione del faccendiere Dino Grusovin, il “contabile” dei Marino che si era rifugiato in Svizzera sotto mentite spoglie e che è stato condannato a 20 anni per concorso anomalo in omicidio volontario ma che è stato il principale accusatore. Racconta che “Ci sedemmo tutti al tavolo della cucina” e si parlava di soldi. “È iniziata una discussione pacata sulla cifra che Cottarelli avrebbe dovuto dare ai Marino per le sue fatturazioni fasulle: chiedevano mezzo milione di euro, un risarcimento del danno per le ricevute bancarie incassate” e aggiunge che “i toni si sono accalorati. Ricordo una spinta di Salvatore a Cottarelli” e continua dicendo che “Abbiamo dovuto ucciderli tutti” legandoli con delle fascette da elettricista e poi uccidendoli a colpi di pistola e coltellate. Ma gli inquirenti non si sono fermati alle sue testimonianze, ritenute tra l’altro attendibili, ma hanno trovato riscontri anche nelle testimonianze dei vicini, nei contatti telefonici e nell’auto noleggiata a Linate. 

Cronaca

Emanuela Bruni nuovo presidente della Fondazione MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo

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È Maria, detta Emanuela, Bruni frascatana classe 1960 la nuova presidente della Fondazione MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.
La scelta è stata ufficializzata dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione riunitosi oggi dopo la nomina di Alessandro Giuli come Ministro della Cultura.
La Bruni, giornalista professionista nonché scrittrice, è stata la prima Donna a presiedere l’Ufficio del Cerimoniale di Palazzo Chigi.
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana su nomina del presidente Carlo Azeglio Ciampi, di cui fu stretta collaboratrice in quanto responsabile della Comunicazione radiotelevisiva per l’ingresso nell’Euro, vanta un curriculum di alto spessore e profilo istituzionale: dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi per circa un decennio al coordinamento dell’attività dei Servizi del Cerimoniale Nazionale ed Internazionale.
Già assessore alla Cultura della città di Frascati, di cui oggi è consigliere comunale e presidente della Commissione Affari Istituzionali della città Tuscolana, la neopresidente Emanuela Bruni, laureata in lettere e con un Master in Comunicazione Istituzionale e Relazione con i Media per la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, è “giornalista di razza” passata attraverso le redazioni di testate importanti come “L’eco di Bergamo” ed il “Sole24Ore”.
Appassionata ed esperta di arte ed architettura è oggi nell’Ufficio Stampa dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia.

Tra le sue pubblicazioni spiccano il “Piccolo dizionario delle italiane”, “La frascatana e le altre” e l’ultima sua opera, “Verde e antico” dedicata ai giardini ed ai paesaggi dei Castelli Romani.
La Bruni, negli ultimi anni, ha dato vita ad uno dei salotti letterari più importanti di Frascati e della provincia romana “Libri in Osteria” che ha ospitato autori del calibro di Angelo Polimeno Bottai, Luigi Contu, Riccardo Cucchi, Antonella Prenner, Michele Bovi e tanti tanti altri.

Giunga alla neopresidente Emanuela Bruni da parte della redazione de L’osservatore d’Italia l’augurio per un buon lavoro

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Cronaca

Scontro tra Bianca Berlinguer e Maria Rosaria Boccia: accuse e polemiche dopo la mancata intervista

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La conduttrice accusa Boccia di voler conoscere in anticipo le domande, mentre l’ex ospite lamenta una discussione trasformata in gossip e politica. La verità resta al centro di un acceso botta e risposta

Bianca Berlinguer, nota conduttrice, ha espresso il suo disappunto dopo la mancata intervista a Maria Rosaria Boccia, accusandola di aver chiesto anticipatamente le domande in forma scritta, cosa che non è mai stata concessa a nessun ospite. Secondo Berlinguer, questo sarebbe stato il vero motivo del contrasto tra le due, sfociato nella decisione di Boccia di non partecipare alla trasmissione È sempre Cartabianca.

Boccia, dal canto suo, ha risposto via Instagram, sostenendo che la trasmissione fosse orientata più a creare un dibattito politico e gossip piuttosto che ad ascoltare la sua verità. Inoltre, ha lamentato di essere stata trattenuta in camerino contro la sua volontà per due ore, un’accusa che Berlinguer ha definito “ridicola” e fuori luogo, dichiarando di non aver mai vissuto una situazione simile nei suoi 35 anni di carriera.

Le tensioni tra le due figure pubbliche si sono ulteriormente infiammate quando Berlinguer ha chiesto a Boccia prove concrete per sostenere affermazioni delicate riguardanti un colloquio tra Gennaro Sangiuliano e Arianna Meloni, suscitando reazioni di fastidio da parte dell’ex ospite, che ha accusato la conduttrice di non essere sufficientemente preparata sulla sua storia.

In un contesto di forti polemiche, la questione rimane aperta, lasciando spazio a diverse interpretazioni sui motivi del fallimento dell’intervista e su quanto avvenuto dietro le quinte.

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Ambiente

Tragedia sul Monte Bianco: Ritrovati i corpi di quattro alpinisti

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Due italiani e due coreani vittime della montagna. L’ultimo sogno realizzato sul Cervino prima del fatale destino

Un silenzio carico di dolore avvolge le pendici del Monte Bianco, dove ieri sono stati ritrovati i corpi senza vita di quattro alpinisti: due italiani e due coreani. Sara Stefanelli e Andrea Galimberti, i due connazionali di cui si erano perse le tracce dal 7 settembre, hanno trovato il loro ultimo riposo tra i ghiacci eterni della montagna che amavano.

Il tragico epilogo è giunto dopo giorni di angosciosa attesa e speranza. Le condizioni meteorologiche avverse avevano impedito per tre interminabili giorni il decollo degli elicotteri di soccorso. Solo ieri, con una schiarita, un elicottero del soccorso alpino francese è riuscito a levarsi in volo, portando alla luce la drammatica verità.

Etienne Rolland, comandante del Pghm di Chamonix, ha confermato che le due cordate sono state “rapidamente localizzate”, grazie alle informazioni sul loro probabile percorso e altitudine. Una conferma che rende ancora più straziante l’idea che i soccorritori sapessero dove cercare, ma fossero stati ostacolati dalle forze della natura.

La notizia ha scosso profondamente la comunità alpinistica e non solo. Sulla pagina Facebook di Andrea Galimberti, una cascata di messaggi di cordoglio ha sostituito le precedenti speranze di un lieto fine. Amici e conoscenti piangono ora la perdita di un appassionato alpinista e della sua compagna d’avventure, Sara.

Le ultime immagini condivise sui social dai due mostrano momenti di pura gioia sul Cervino, appena pochi giorni prima della tragedia. Scatti che ora assumono un significato quasi profetico, immortalando l’ultimo grande sogno realizzato insieme. Andrea descriveva con entusiasmo l’ascesa al Cervino compiuta il 3 settembre: “Dopo il classico corso di alpinismo tre mesi fa Sara inizia ad arrampicare con me. Davvero tanta roba da subito, in alta quota sul facile non ha problemi anzi va da Dio”.

Queste parole, cariche di orgoglio e affetto, risuonano ora come un addio involontario, un testamento della passione che li univa e che li ha portati a sfidare le vette più impervie.

La tragedia sul Monte Bianco non ha risparmiato nemmeno i due alpinisti coreani, il cui destino si è intrecciato fatalmente con quello degli italiani. Quattro vite spezzate, quattro storie di passione per la montagna interrotte bruscamente.

Mentre la comunità alpinistica si stringe nel dolore, questa tragedia riaccende il dibattito sulla sicurezza in montagna e sui rischi che anche i più esperti corrono nell’affrontare le sfide delle alte quote. Il Monte Bianco, maestoso e implacabile, si conferma ancora una volta una bellezza tanto affascinante quanto pericolosa, capace di regalare emozioni uniche ma anche di reclamare un tributo altissimo.

Le indagini sulle cause precise dell’incidente sono ancora in corso, ma già si leva un coro unanime: quello della prevenzione e della prudenza, anche per i più esperti. Perché la montagna, nella sua immensa bellezza, resta sempre un ambiente che richiede il massimo rispetto e un’infinita cautela.

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