BRUXELLES, LEDEARS DELL’UE A CONFRONTO: IN AGENDA LA CRISI ECONOMICO FINANZIARIA EUROPEA OLTRE QUELLA UCRAINA

 

Oltre il terremoto francese, l’UE deve confrontarsi anche con l'Ukip capitanato da Nigel Farange ormai passato alla storia come il terremoto politico nel Regno Unito, oltre quello francese, che con oltre il 31% incassati ha messo ko anche i partiti britannici. Questi partiti euro fobici, oltre che euroscettici, saranno la spina nel fianco del parlamento europeo, poiché rappresentano la terza forza che pretende cambiamenti radicali. In fondo l’inchiesta sulla Troika che aveva scoperto i mandanti delle impietose politiche non ha punito nessuno, fatto inaccettabile poiché dalla sentenza usciva un verdetto sconcertante, “la Troika per la sua eccessiva austerità ha prodotto effetti negativi economici e sociali partorendo riforme catastrofiche segnando vite e storie umane sotto la sua inquisizione nonché cambiamenti geopolitici non indifferenti.” Gli incontri di oggi tra Salvini, Le Pen, Farange e lo stesso Beppe Grillo sono lo spettro della paura che spira su chi ha governato finora su tante vite incuranti dell’obiettivo primario dell’Unione Europea, la giustizia sociale.

 

di Cinzia Marchegiani

Bruxelles – Il panorama della politica e della tenuta di questa Europa ha dimostrato non avere fondamenta solide e l’esito delle elezioni europee uscito dalle urne parla chiaramente, l’eurozona ha pagato un prezzo troppo caro per l’austerità imposta senza valutarne l’impatto sociale. Ieri sera presso la sede europea a Bruxelles in un vertice, diciamo informale, si sono dati appuntamento i capi di stato europei per valutare i risultati delle elezioni e individuare il candidato Presidente della Commissione Europea. Di fatto sono stati determinanti il peso dei partiti non solo critici, ma assolutamente eurofobici che hanno tutta la volontà di mostrare i propri muscoli al blocco pro-UE. Ed è proprio il primo ministro britannico Cameron che attribuisce al voto un indicazione che non può essere ignorata, affermando che i paesi membri devono riacquisire i poteri il prima possibile.

Tutti i leader hanno dato mandato al Presidente del Consiglio e di governo dei 28 stati membri dell’UE, Herman Van Rompuy affinché possa avviare le consultazioni con il neo Parlamento Europeo per individuare il Presidente della Commissione che dovrà guidare l’Europa per i prossimi cinque anni, già critici molto al blocco di partenza. Lo stesso ha dichiarato che ha intenzione di contattare i presidenti eletti dai gruppi politici che si costituiranno.
Van Rompuy ha detto che, per quanto riguarda l'elezione di un nuovo presidente della Commissione europea, i vertici della UE ne avevano preso atto con una lettera inviata con cui impegnano con un mandato Jean-Claude Juncker, l'ex primo ministro del Lussemburgo, candidato del Partito Popolare Europeo (PPE), che con i suoi 213 su 751 seggi risulta il più grande gruppo politico di centro-destra per formare la maggioranza richiesta del Parlamento europeo. L’antagonista a Juncker è Martin Schulz dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici, che si colloca al secondo posto con i 191 seggi. Le incertezze e i malumori per le nomine dei candidati alla presidenza della Commissione europea fanno emergere gli attriti che ormai non sono più celati e un'unica realtà, che lo stesso Van Roumpuy non può più nascondere: “L’Unione Europea è in crisi economica e ha bisogno di avere un’agenda orientata a un futuro positivo, di crescita, di competitività e di occupazione. Abbiamo bisogno di un’unione economica e monetaria più funzionante oltre che certamente di preservare l’Unione stessa.” Dopo la scoperta dell’acqua calda questi grandi strateghi, che hanno monopolizzato e cristallizzato i paesi membri, devono ricucire la fiducia che gli era stata riposta al primo mandato. Il ferreo asse franco-tedesco su cui la Merkel faceva perno è stato abbattuto alla base e ora mostra già i suoi primi cedimenti.

La vittoria di Marine Le Pen in Francia è riuscita a destabilizzare non solo l’UE ma lo stesso governo francese. I risultati ufficiali parlano chiaro, il Fronte Nazionale di Marine Le Pen è stato il grande vincitore, con il suo il 25% dei voti ha quadruplicando la propria rappresentanza nel Parlamento europeo con ben 24 posti, mentre i conservatori hanno preso il 21% seguiti dai socialisti con il 14%. Dato inconfutabile con cui Hollande non vuole fare i conti. Dopo il verdetto delle urne, il presidente Francois Hollande è stato umiliato dalla “fairst lady” francese Le Pen e indica una propria lettura a questo grande terremoto francese: “il crescente sostegno ai partiti euroscettici rappresentati dal Fronte nazionale è una sfiducia all’Europa e dei partiti di governo così come i conservatori, l’Europa deve essere chiara e semplice per rispondere alle aspettative degli elettori frustrati che hanno consegnato un messaggio di dolore per le elezioni europee”.

Al vertice di Bruxelles appena conclusosi Hollande ribadisce con forza (ma prima d’overa?) che la priorità è la crescita, l'occupazione e gli investimenti e inoltre l'Europa è riuscita a superare la crisi della zona euro, pagando il prezzo di austerità che alla fine scoraggia la gente, aggiungendo che il suo dovere era di riformare la Francia e ri-orientare l'Europa. Se l’esito delle urne ha destabilizzato i progetti messi in cantiere del precedente governo europeo, anche la situazione Ucraina è stata messa in agenda assieme alla crisi economica dell’eurozona. Con un comunicato a fine riunione i ledear e i capi di stato dei paesi membri ammoniscono la Russia: “Ci aspettiamo che la Federazione russa sia capace di collaborare con il presidente neo-eletto e legittimo, per continuare il ritiro delle forze armate dal confine ucraino e di utilizzare la sua influenza sui separatisti armati di de-escalation della situazione in Ucraina orientale.” Petro Poroshenko, il potente uomo d'affari ucraino e candidato presidenziale ha vinto le elezioni di domenica scorsa con 53,72% dei voti, seguita dall’ex primo ministro Yulia Tymoshenko con il 13,09% e Oleh Lyashko, 8,47%.

L’Europa esorta la Russia ad impedire l'attraversamento di separatisti e armi in Ucraina, incoraggiando la Federazione russa ad entrare in un dialogo franco e aperto. La Russia già aveva anticipato che rispetterà la volontà degli ucraini nella loro elezioni presidenziali, ma ha messo in guardia Kiev a riprendere un operazione militare nelle regioni del sud-est del Paese. Si legge che il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha detto ai giornalisti che Mosca è pronta al dialogo con Poroshenko, ma "sicuramente non ha bisogno di" mediatori in trattative con Kiev.

Lo scenario è mutato, l’UE deve combattere con gli stessi spettri che ha prodotto, politiche senza logica che hanno restituito al mittente la propria responsabilità, una piaga sociale che solo ora viene fotografata dagli stessi responsabili come priorità emergente. Oltre il terremoto francese, l’UE deve confrontarsi anche con l'Ukip capitanato da Nigel Farange ormai passato alla storia come il terremoto politico nel Regno, oltre quello francese, che con oltre il 31% incassati ha messo ko anche i partiti britannici…questi partiti euro fobici, oltre che euroscettici, saranno la spina nel fianco del parlamento europeo, poiché rappresentano la terza forza che pretende cambiamenti radicali. In fondo l’inchiesta sulla Troika ha scoperto i mandanti delle impietose politiche ma non ha punito nessuno, fatto inaccettabile poiché dalla sentenza usciva un verdetto sconcertante:“la Troika per la sua eccessiva austerità ha prodotto effetti negativi economici e sociali partorendo riforme catastrofiche segnando vite e storie umane sotto la sua inquisizione nonché cambiamenti geopolitici non indifferenti.” Gli incontri di oggi tra Salvini, Le Pen, Farange e lo stesso Beppe Grillo sono lo spettro della paura che spira su chi ha governato finora su tante vite incuranti dell’obiettivo primario dell’Unione Europea, la giustizia sociale.