BUFERA NEL GOVERNO, IL MINISTRO GUIDI SI DIMETTE

Redazione
 
Potenza – Il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi si dimette in seguito alla pubblicazione di un’intercettazione con Gianluca Gemelli, il suo compagno. La conversazione fa parte di un’inchiesta della procura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti. La Guidi non è indagata, il suo compagno invece si. L’inchiesta ha portato a sei arresti. I Carabinieri  hanno posto agli arresti domiciliari cinque funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano dell’Eni, dove viene trattato il petrolio che viene estratto in Val d’Agri. In quel centro oli di Viggiano  dell’Eni sono stati eseguiti due decreti di sequestro, tale sequestro potrebbe cagionare danni alla produzione di petrolio.  I soggetti sono ritenuti responsabili di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”. Per un dirigente della Regione Basilicata è stata eseguita un’ordinanza di divieto di dimora. I seguenti provvedimenti cautelari sono stati eseguiti nelle province di Roma, Genova, Chieti, Potenza, Grosseto, Caltanissetta e sono stati emessi dal gip del Tribunale di Potenza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda (Direzione Distrettuale Antimafia). In merito alla situazione verificatasi Eni non commenta e tende a precisare che i legali stanno analizzando la situazione e che ulteriori commenti verranno forniti nel momento in cui il quadro della situazione sarà completo. Il gruppo sta inoltre collaborando con la magistratura.  Federica Guidi scrive una lettera a Renzi il 31 marzo 2016 in cui dice “Caro Matteo sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese”. Il Premier risponde “Cara Federica ho molto apprezzato il tuo lavoro di questi anni. Serio, deciso, competente” e aggiunge “procederò nei prossimi giorni a proporre il tuo successore al capo dello Stato”. L’intercettazione risale al 2014 e riguarda una telefonata tra il ministro e il compagno, in tale contesto il ministro si impegna nel fare approvare un emendamento per fare sbloccare un impianto in zona Tempa Rossa. Guidi dice al compagno “E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d'accordo anche 'Mariaelena', quell'emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte”. Successivamente Gemelli telefona a un dirigente di una società petrolifera e dice “"sbloccare Tempa rossa: la chiamo  per darle una buona notizia”. Il Procuratore Nazionale Antimafia, in merito all’inchiesta riferisce “E' riduttivo parlare di un reato di ecomafie perché qui non vi sono i tradizionali mafiosi con le coppole ma si tratta di criminalità organizzata su basi imprenditoriali”. Il mondo politico è in subbuglio, l’opposizione è contro la Guidi, la maggioranza è in silenzio. Cuperlo del Pd chiede che venga fatta chiarezza “Vedo troppo familismo in giro, troppo potere in poche mani". Berlusconi in merito alle intercettazioni dice “vulnus della nostra democrazia”. Salvini invece “È l'ennesimo, mostruoso conflitto d'interesse di questo governo. Più che Guidi o Boschi la vera responsabilità è quella di Matteo Renzi. Anche Boschi, come la Guidi, ha le 'mani sporche di petrolio' e deve dimettersi”. I Cinque Stelle rivendicano la loro denuncia a tempo debito e dicono "favori alle lobby petrolifere. La questione non è chiusa”.