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Cronaca

Cadavere nella nave Tirrenia: tre persone iscritte nel registro degli indagati

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Tempo di lettura 2 minuti Il cadavere viene rinvenuto nella sala macchine. Come mai quel corpo si trovava li?

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di Angelo Barraco
 
Genova – Svolta nelle indagini sulla misteriosa morte di Imelda Bechstein, turista tedesca 74enne di Monaco scomparsa improvvisamente il 30 ottobre a bordo del traghetto Sharden della Tirrenia nella tratta Sardegna-Genova e rinvenuta cadavere diversi giorni dopo nella sala macchine della stessa nave. Tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo e sono le stesse che dovevano cercare la donna dopo che il marito ha lanciato l’allarme. Queste persone  non hanno provveduto ad ispezionare l’area del traghetto in cui è stato rinvenuto il cadavere.
 
Gli esami Sul corpo della donna verrà eseguito un primo esame per stabilire se ha subito violenza fisica, nei prossimi giorni invece verrà eseguita l’autopsia. Il corpo della donna si trovava in un luogo inaccessibile ed era in uno stato di mummificazione, si presume che la morte della donna sia stata lenta e agonizzante. Nel momento in cui la donna scompare, il marito denuncia subito l’accaduto e racconta che la coppia si addormenta alle 2 di notte nella zona del ponte poltrone, verso le 4 però l’uomo si sveglia e non trova più la moglie accanto a se. Immediatamente viene lanciato l’allarme al personale di bordo e vengono effettuate anche ricerche in mare ma l’esito è negativo. Il cadavere viene rinvenuto il 14 novembre nella sala macchine. Come mai quel corpo si trovava li? Domande che si sono posti in tanti e che adesso troveranno risposte nell’inchiesta che è in mano delle procure di Sassari e Genova.

Le indagini Nessuna pista è attualmente esclusa e si indaga a 360. Gli inquirenti potrebbero ascoltare il marito della donna non appena la vicenda assumerà contorni più chiari e in questo marasma impetuoso verrà accesa una luce che chiarirà quanto accaduto realmente quella notte.  La zona in cui è stato rinvenuto il corpo è talmente inaccessibile da essere poco frequentato persino dal personale di bordo e tale zona si trova vicino le eliche di manovra di prua: che ci faceva la donna li? Si tratta di una morta accidentale o c’è dell’altro? Numerosi gli interrogativi che sono ancora senza risposte ma intanto sembra che l’ipotesi del suicidio stia diventando sempre più lontana e remota dalla rosa preposta poiché inizialmente avvalorata ma successivamente smentita dal marito della donna e sembra proprio che la stessa non soffrisse di alcun disturbo e non avesse alcun malessere, quel viaggio era una vacanza e non un appuntamento con la morte. Cosa è successo veramente? Bisogna aspettare l’autopsia disposta dalla procura di Sassari per i prossimi giorni che sicuramente chiarirà quelle che sono state le cause della morte della donna.  

Il parere dell'esperto La Dott.ssa Mary Petrillo criminologa, Docente di criminologia, Coordinatrice Crime Analysts Team (CAT), Vice Presidente Ass. Con Te Donna Lazio  ci ha riferito  “In merito a questo fatto, al momento, non ci sono sufficienti elementi per poter dare una idea dell'accaduto, in quanto anche i dati autoptici ancora non sono disponibili, per cui non sappiamo come è morta la signora, ma una cosa è certa si trovava in un luogo dove non doveva esserci , un posto dove ad un passeggero non è permesso di andarci, quindi perché la,signora si trovava, invece, in quel luogo? È stata attirata da qualcosa o qualcuno? Ha visto qualcosa o qualcuno che non doveva vedere? Ha, per caso, qualche conoscenza di qualsiasi tipo con qualcuno dei lavoratori della nave? Indubbiamente le domande sono molte e sarà interessante seguire gli sviluppi di questo caso, gli inquirenti sicuramente saranno più precisi nei prossimi giorni e forse avremo più chiaro quanto sia accaduto”.

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Cronaca

Emanuela Bruni nuovo presidente della Fondazione MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo

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È Maria, detta Emanuela, Bruni frascatana classe 1960 la nuova presidente della Fondazione MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.
La scelta è stata ufficializzata dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione riunitosi oggi dopo la nomina di Alessandro Giuli come Ministro della Cultura.
La Bruni, giornalista professionista nonché scrittrice, è stata la prima Donna a presiedere l’Ufficio del Cerimoniale di Palazzo Chigi.
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana su nomina del presidente Carlo Azeglio Ciampi, di cui fu stretta collaboratrice in quanto responsabile della Comunicazione radiotelevisiva per l’ingresso nell’Euro, vanta un curriculum di alto spessore e profilo istituzionale: dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi per circa un decennio al coordinamento dell’attività dei Servizi del Cerimoniale Nazionale ed Internazionale.
Già assessore alla Cultura della città di Frascati, di cui oggi è consigliere comunale e presidente della Commissione Affari Istituzionali della città Tuscolana, la neopresidente Emanuela Bruni, laureata in lettere e con un Master in Comunicazione Istituzionale e Relazione con i Media per la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, è “giornalista di razza” passata attraverso le redazioni di testate importanti come “L’eco di Bergamo” ed il “Sole24Ore”.
Appassionata ed esperta di arte ed architettura è oggi nell’Ufficio Stampa dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia.

Tra le sue pubblicazioni spiccano il “Piccolo dizionario delle italiane”, “La frascatana e le altre” e l’ultima sua opera, “Verde e antico” dedicata ai giardini ed ai paesaggi dei Castelli Romani.
La Bruni, negli ultimi anni, ha dato vita ad uno dei salotti letterari più importanti di Frascati e della provincia romana “Libri in Osteria” che ha ospitato autori del calibro di Angelo Polimeno Bottai, Luigi Contu, Riccardo Cucchi, Antonella Prenner, Michele Bovi e tanti tanti altri.

Giunga alla neopresidente Emanuela Bruni da parte della redazione de L’osservatore d’Italia l’augurio per un buon lavoro

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Cronaca

Scontro tra Bianca Berlinguer e Maria Rosaria Boccia: accuse e polemiche dopo la mancata intervista

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La conduttrice accusa Boccia di voler conoscere in anticipo le domande, mentre l’ex ospite lamenta una discussione trasformata in gossip e politica. La verità resta al centro di un acceso botta e risposta

Bianca Berlinguer, nota conduttrice, ha espresso il suo disappunto dopo la mancata intervista a Maria Rosaria Boccia, accusandola di aver chiesto anticipatamente le domande in forma scritta, cosa che non è mai stata concessa a nessun ospite. Secondo Berlinguer, questo sarebbe stato il vero motivo del contrasto tra le due, sfociato nella decisione di Boccia di non partecipare alla trasmissione È sempre Cartabianca.

Boccia, dal canto suo, ha risposto via Instagram, sostenendo che la trasmissione fosse orientata più a creare un dibattito politico e gossip piuttosto che ad ascoltare la sua verità. Inoltre, ha lamentato di essere stata trattenuta in camerino contro la sua volontà per due ore, un’accusa che Berlinguer ha definito “ridicola” e fuori luogo, dichiarando di non aver mai vissuto una situazione simile nei suoi 35 anni di carriera.

Le tensioni tra le due figure pubbliche si sono ulteriormente infiammate quando Berlinguer ha chiesto a Boccia prove concrete per sostenere affermazioni delicate riguardanti un colloquio tra Gennaro Sangiuliano e Arianna Meloni, suscitando reazioni di fastidio da parte dell’ex ospite, che ha accusato la conduttrice di non essere sufficientemente preparata sulla sua storia.

In un contesto di forti polemiche, la questione rimane aperta, lasciando spazio a diverse interpretazioni sui motivi del fallimento dell’intervista e su quanto avvenuto dietro le quinte.

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Ambiente

Tragedia sul Monte Bianco: Ritrovati i corpi di quattro alpinisti

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Due italiani e due coreani vittime della montagna. L’ultimo sogno realizzato sul Cervino prima del fatale destino

Un silenzio carico di dolore avvolge le pendici del Monte Bianco, dove ieri sono stati ritrovati i corpi senza vita di quattro alpinisti: due italiani e due coreani. Sara Stefanelli e Andrea Galimberti, i due connazionali di cui si erano perse le tracce dal 7 settembre, hanno trovato il loro ultimo riposo tra i ghiacci eterni della montagna che amavano.

Il tragico epilogo è giunto dopo giorni di angosciosa attesa e speranza. Le condizioni meteorologiche avverse avevano impedito per tre interminabili giorni il decollo degli elicotteri di soccorso. Solo ieri, con una schiarita, un elicottero del soccorso alpino francese è riuscito a levarsi in volo, portando alla luce la drammatica verità.

Etienne Rolland, comandante del Pghm di Chamonix, ha confermato che le due cordate sono state “rapidamente localizzate”, grazie alle informazioni sul loro probabile percorso e altitudine. Una conferma che rende ancora più straziante l’idea che i soccorritori sapessero dove cercare, ma fossero stati ostacolati dalle forze della natura.

La notizia ha scosso profondamente la comunità alpinistica e non solo. Sulla pagina Facebook di Andrea Galimberti, una cascata di messaggi di cordoglio ha sostituito le precedenti speranze di un lieto fine. Amici e conoscenti piangono ora la perdita di un appassionato alpinista e della sua compagna d’avventure, Sara.

Le ultime immagini condivise sui social dai due mostrano momenti di pura gioia sul Cervino, appena pochi giorni prima della tragedia. Scatti che ora assumono un significato quasi profetico, immortalando l’ultimo grande sogno realizzato insieme. Andrea descriveva con entusiasmo l’ascesa al Cervino compiuta il 3 settembre: “Dopo il classico corso di alpinismo tre mesi fa Sara inizia ad arrampicare con me. Davvero tanta roba da subito, in alta quota sul facile non ha problemi anzi va da Dio”.

Queste parole, cariche di orgoglio e affetto, risuonano ora come un addio involontario, un testamento della passione che li univa e che li ha portati a sfidare le vette più impervie.

La tragedia sul Monte Bianco non ha risparmiato nemmeno i due alpinisti coreani, il cui destino si è intrecciato fatalmente con quello degli italiani. Quattro vite spezzate, quattro storie di passione per la montagna interrotte bruscamente.

Mentre la comunità alpinistica si stringe nel dolore, questa tragedia riaccende il dibattito sulla sicurezza in montagna e sui rischi che anche i più esperti corrono nell’affrontare le sfide delle alte quote. Il Monte Bianco, maestoso e implacabile, si conferma ancora una volta una bellezza tanto affascinante quanto pericolosa, capace di regalare emozioni uniche ma anche di reclamare un tributo altissimo.

Le indagini sulle cause precise dell’incidente sono ancora in corso, ma già si leva un coro unanime: quello della prevenzione e della prudenza, anche per i più esperti. Perché la montagna, nella sua immensa bellezza, resta sempre un ambiente che richiede il massimo rispetto e un’infinita cautela.

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