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Roma

CAMPAGNANO (ITALIA-EUROPA), ACQUA&ARSENICO: SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO… SECONDO IL SINDACO

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Tempo di lettura 4 minuti L'associazione culturale CampagnanoR@P a seguito dell'articolo de L'osservatore laziale e poi del nuovo articolo del sindaco di Campagnano ha inteso rispondere e precisare alcune cose

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Redazione

Campagnano di Roma (RM) – Continua l'approfondimento sulla qualità dell'acqua a Campagnano e soprattutto sugli interventi da realizzare e realizzati in questi ultimi tempi dall'amministrazione Mazzei in merito l'emergenza arsenico che a Campagnano è tutt' ora in corso. 

L'inchiesta de L'osservatore laziale  ha permesso che emergessero diversi punti di vista e dati oggettivi su una situazione che l'amministrazione assicura si risolverà quanto prima. L'associazione culturale CampagnanoR@P a seguito dell'articolo de L'osservatore laziale e poi del nuovo articolo del sindaco di Campagnano ha inteso rispondere e precisare alcune cose.

Riceviamo e pubblichiamo da Associazione Culturale Campagnano R@P

Il Sindaco di Campagnano ha sentito il bisogno e l’urgenza di far conoscere il proprio punto di vista al quotidiano on line osservatorelaziale.it che due settimane fa aveva pubblicato un articolo sulla situazione di emergenza per la non potabilità dell’acqua a Campagnano di Roma, causata come è noto dal mancato rispetto dei parametri di tollerabilità delle percentuali di arsenico e fluoro.

E questa è già di per se una buona notizia, finalmente l’Amministrazione Comunale si esprime pubblicamente sul problema dell’acqua e della salute dei residenti. Fin’ora non ne aveva avvertito l’esigenza e adesso ci fa sapere come stanno veramente le cose, ovviamente dal suo punto di vista, dimenticando alcuni dettagli che ci permettiamo di ricordare.

Lasciamo perdere il dato sulla percentuale d’arsenico che da analisi commissionate privatamente in alcune zone del paese supera i 30 microgrammi/litro, comunque il Sindaco ci assicura che la situazione è “monitorata”.

Infatti per cercare di ottenere di pubblicizzare i dati chimico/fisici dell’acqua erogata dalle fontane leggere con cadenza mensile, l’Associazione CampagnanoR@P ha dovuto protocollare una richiesta scritta. Che non è servita a niente. I dati pubblicati risalgono al 14 giugno 2013 (per chi ha voglia controlli sul sito web del Comune). L’Associazione ha fatto analizzare dall’ARPA Lazio (Ente Pubblico) un campione di acqua prelevato il 20 agosto 2013 dalla fontana di Via Nervi che, fortunatamente per tutti quelli che si riforniscono dell’unica acqua attualmente potabile, è risultata con una percentuale di arsenico pari a 8 microgrammi/litro, quindi entro il limite massimo consentito di 10 microgrammi/litro. Questo dato conferma il grado elevato di fluttuazione della percentuale di arsenico (era 5 a gennaio, 9 a giugno e 8 ad agosto) che consiglierebbe un “monitoraggio” mensile e non ogni 4 mesi. Nulla possiamo dire di tutte le altre 5 fontane leggere che potrebbero rientrare o meno nei parametri.

Si vede che non meritano di essere “monitorate”, sono efficienti per definizione. Inoltre, sempre il Sindaco, informa i cittadini che nelle mense delle scuole è stato installato un impianto di depurazione, peccato che i bambini bevano anche dopo aver fatto merenda e non solo durante il pranzo. Per non parlare delle scuole medie che non avendo la mensa hanno una o due taniche di acqua potabile portate dalla CREA una volta la settimana, che rimangono al pian terreno e vengono riconsegnate piene, come è stato fatto notare al Vice Sindaco, cui peraltro va riconosciuto il merito di essere l’unico interlocutore con i cittadini, quindi nessuno osa bere quell’acqua – tant’è vero che consigliano di comprarsi delle bottigliette di acqua minerale.

Altro ambito che non merita “monitoraggio”. In sintesi l’articolo del Sindaco ci fa sapere che viviamo nel migliore dei mondi possibile, infatti: il piano d’emergenza è perfetto, se il dearsenificatore non ci sarà in tempi brevi la responsabilità non è dell’Amministrazione ma della lentezza degli uffici e, come abbiamo accennato, la situazione è “monitorata”. Adesso possiamo dormire tranquilli e smetterla di disturbare chiedendo il rispetto del nostro diritto alla salute.

Poi ci parla di “infrastrutture”, di cui pochi a Campagnano si sono accorti e infatti ne cita una simbolo: il campo di calcio (in erba sintetica di ultima generazione) quello per intenderci che costerà più di 800.000 euro in trent’anni. Che c’è di male? Assolutamente niente se non si fosse venduta la farmacia comunale, non si fossero ridotte le ore di assistenza e chiuso il centro per disabili, se avessimo un teatro e un cinema e magari il palazzetto dello sport assegnato all’aggiudicatario del bando nel 2011 e di cui, da allora ad oggi, non si vede nemmeno un mattone.

Certo che il campo di calcio andava rimesso a posto, come tante altre “ strutture” e “infrastrutture” a Campagnano, ma c’era proprio bisogno di spendere tutti questi soldi pubblici per un numero veramente limitato di utilizzatori, peraltro solo maschi? In un palazzetto dello sport avrebbero potuto allenarsi molti più bambini e adolescenti, maschi e femmine, e lo si sarebbe potuto utilizzare come spazio polifunzionale per concerti e per altre manifestazioni culturali e artistiche, perfino come teatro. Che ci sarebbe stato di male…?

Infine, sempre stando a quanto detto, è dal 2006 che si cerca di ottenere i fondi per l’impianto di depurazione significa che il problema era noto e ben conosciuto anche nei dettagli, come mai non si è sentito il bisogno d’informare i cittadini di Campagnano dei rischi per la salute che comporta l’esposizione quotidiana all’arsenico oltre i limiti consentiti e non si è pensato di “monitorare” il tasso d’incidenza delle malattie catalogate tra quelle di cui l’arsenico è riconosciuto come uno dei fattori d’influenza, aiutando i residenti a porre in atto le azioni possibili di prevenzione?

Che c’è di male…? Forse solo un po’ d’indifferenza e la scelta di dedicare le proprie energie verso le ”vere priorità”.

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Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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