CANCRO, TUTTO QUELLO CHE NON VIENE DETTO: PARTE L’INCHIESTA DE L’OSSERVATORE D’ITALIA – I PRIMA PUNTATA

di Cinzia Marchegiani

Parte l’inchiesta sul mondo della sanità, delle pubblicazioni scientifiche e delle sperimentazioni, del ruolo delle istituzioni nazionali nel complicato rapporto di informazione, nel monitoraggio e acquisizione di registri atti a valutare il rapporto  tra benefici e rischio sui protocolli in uso negli ospedali italiani, con l’unica alternativa ufficiale che è rappresentata dalla chemioterapia.

Al contempo cominceremo a pubblicare tutto ciò che ruota scientificamente sulla patologia del cancro, dall’alimentazione agli approcci sanitari con i relativi studi epidemiologici ambientali e alimentari che influenzano negativamente l’eziopatogenesi del tumore.

Valuteremo quanto il cittadino è consapevole delle terapie proposte per sconfiggere questa terribile malattia, il livello di informazione basilare/tecnica che il sistema sanitario, partendo dal ministro della salute, ai medici e oncologi, mette a disposizione degli utenti per poter attuare la strategia della prevenzione di questa patologia che ad oggi non ha cure definitive, ma solo protocolli clinici che vengono proposti ai malati stessi.
Il “cancro”, dopo le malattie cardiache rappresenta la maggior causa di morte, i dati aggiornati al 2000 sono 500 mila all’anno (negli USA). E’ una malattia delle cellule caratterizzata da una deviazione dei meccanismi di controllo che presiedono alla proliferazione e differenziazione cellulare. Le cellule che vanno incontro a proliferazione neoplastica proliferano in maniera eccessiva e formano tumori locali che possono comprimere e invadere le strutture normali adiacenti. I processi invasivi e metabolici, come una serie di alterazioni metaboliche causate dal tumore determinano i sintomi della malattia ed eventualmente la morte del paziente, a meno che il tumore non possa venire eradicato dal trattamento.

I sistemi terapeutici indicano che i migliori risultati si hanno con provvedimenti locali (interventi chirurgici o radioterapia), tecniche efficaci però quando l’affezione neoplastica non sia ancora disseminata al momento del trattamento. Questo indica che una diagnosi precoce potrebbe aumentare le possibilità di guarigione per mezzo di tali terapie locali.

Per i casi in cui il tumore è caratterizzato da precoci micro metastasi, la farmacologia insegnata alle università indica un trattamento per via sistemica ottenuto con la chemioterapia. Il dato sconcertante che viene pubblicato su questi tomi universitari è la percentuale di sopravvivenza, il 50% dei pazienti con cancro che potrebbero andare incontro a guarigione, la chemioterapia contribuisce a questo risultato nel 17% dei casi.

Altro dato ufficiale, si legge (sul Katzung, Farmacologia Generale e Clinica), riguarda l’efficacia della chemioterapia, che a differenza della chemioterapia antineoplastica che “può” portare a guarigione alcuni tumori come il carcinoma del testicolo, il morbo di Hodgkin e il linfoma istiocitico diffuso, il corionepitelioma, oltre ad alcune neoplasie infantili quali la leucemia linfoblastica acuta, il linfoma di Burkitt e il tumore di Wilms, i carcinomi al polmone e del colon abitualmente osservati sono di regola refrattari ai trattamenti già in fase di disseminazione al momento della diagnosi.

E poi arriva la doccia gelata, la chemioterapia fornisce per molte forme di neoplasie disseminate una terapia palliativa più che capace di portare a guarigione definitiva, a un’eliminazione temporanea dei segni e dei sintomi di malattia ed un prolungamento di vita, senza però specificare la sua qualità.

La prevenzione rappresenta attualmente l’unica strada per poter ottenere strategie vittoriose contro questo male che ad oggi ha solo protocolli, più delle volte con gravi effetti collaterali (resistenza agli agenti terapeutici, effetti tossici, collaterali, ricordando che sugli animali vengono eseguiti test di cancerogenicità dei chemioterapici antiblastici a dimostrazione che sono essi stessi agenti cancerogeni e responsabili delle neoplasie secondarie). L’alimentazione rappresenta quindi un ruolo primario nella prevenzione della patogenesi del cancro, ma anche curativo.

Questo è un vaso di pandora che finalmente è stato aperto proprio dagli autorevoli scienziati che pubblicamente senza alcuna sorta di censura hanno finalmente asserito questa tesi. Per questo il PAE, Partito Animalista Europeo ha presentato il 17 aprile 2014 , tramite l'Avv. Alessio Cugini responsabile dell'ufficio legale del PAE, formale atto di diffida avverso il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ad adempiere una corretta informazione circa i danni, scientificamente e clinicamente accertati, derivanti dal consumo di carne alimentare al fine di tutelare l'incolumità dei cittadini italiani e ridurre sostanzialmente i costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Si eviterebbero 45 mila morti con un risparmio di 1,3 miliardi euro all'anno. 

Ciò è dovuto, come asserisce lo stesso PAE, alle recenti dichiarazioni diffuse dai media nazionali dell'ex ministro della Salute ed oncologo di fama mondiale Prof. Umberto Veronesi e dell'autorevole Prof. Franco Berrino, già direttore del Dipartimento medicina preventiva e predittiva dell'Istituto Nazionale Tumori di Milano ed uno dei pochi ricercatori italiani chiamati a collaborare al World Cancer Research Fund, a conferma di quanto dichiarato dalla Dr.ssa Michela De Petris (a le Iene) specialista in nutrizione oncologica, che non lasciano interpretazioni di sorta: "Basate la vostra l'alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale non industrialmente raffinati, cereali integrali legumi verdure e frutta, non solo come prevenzione ma come aiuto alla cura." Ed ancora "La malattia è esplosa, un secolo fa una persona su 30 si ammalava di cancro nel corso della vita, oggi una su 3, l'alimentazione è la migliore medicina in modo primario, la prevenzione riduce i decessi più della medicina e comincia a tavola.

I dati sul cancro al colon dimostrano che è quasi inesistente nei paesi a dieta priva di carne". Le medesime raccomandazioni sono state pubblicate e divulgate dal volume del Fondo mondiale per la ricerca sul cancro WCRF già dal 2007 e tutt' oggi numerosi studi confermano la medesima raccomandazione.

Il PAE diffonde anche i dati che confermano che il 30-40% dei tumori si potrebbero evitare se uomini e donne nei paesi ricchi si nutrissero in modo diverso.

Mette agli atti le riflessioni del Prof. Berrino “Questo modo di mangiare ha contribuito grandemente allo sviluppo di malattie quali l’obesità, il diabete, l’ipertensione, l’aterosclerosi, l’infarto, l’osteoporosi, e molti tipi di tumori tra cui quello dell’intestino, della mammella e della prostata" dell’intervista intervista shock a le Iene, Italia Uno del 26 marzo c.a. che scardina definitivamente, davanti agli italiani una realtà troppo sottaciuta: "Mediamente quello che diamo da mangiare ai nostri malati negli ospedali è il peggio del peggio, io ritengo che non gli fa bene, ma sa, io dico sempre, noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino da noi …… Mettiamola così, se noi ci ammaliamo aumenta il Pil, c'è crescita, diminuisce lo Spread. La Sanità è la più grande industria nazionale ricordava il Prof. Monti, non c'è interesse economico nei confronti della prevenzione; che parole si potrebbero usare per definirla: è una commistione di ignoranza, di stupidità e di interessi."

Il Presidente del PAE, Stefano Fuccelli ricorda che in precedenza il Ministero della Sanità, con apposito decreto, ha disposto che sui pacchetti di sigarette e confezioni di tabacco venga inserita la dicitura “il fumo uccide” come misura di prevenzione ed informazione del rischio di danno cancerogeno e mortale causato dal consumo del tabacco. Ora l'omissione dell' Autorità competente per non aver predisposto una analoga dicitura sulle confezioni di carne ovvero per non avere pubblicizzato correttamente ed adeguatamente tale informazione, costituisce una grave responsabilità sulla incolumità dei cittadini italiani, i quali restano disinformati del danno grave e mortale derivante dal consumo improprio di carne alimentare, e cita lo studio effettuato nel 2010 dalla Oxford University (Unità cardiologica della Cornell University) che pone imbarazzanti e inquietanti interrogativi non solo sulle istituzioni nazionali, ma anche il ruolo prioritario delle strutture sanitarie: "diminuendo il consumo di carne si eviterebbero, soltanto in Inghilterra, 31mila morti per malattie cardiovascolari, 9mila per cancro e 5mila per ictus ed il servizio sanitario risparmierebbe almeno 1,3 miliardi di euro; con l’eliminazione totale del consumo di carne le cifre aumenterebbero ancora di più".

Si potrebbe profilare un sistema complicato tra il business dei chemioterapici e altri farmaci e i danni alla salute non arginati (volutamente?) dei cittadini lasciati inconsapevolmente ignoranti sia in merito alle informazioni autorevoli ormai accertate sul ruolo della patogenesi del cancro e altre patologie legate all’alimentazione, che sulla capacità chemioterapica dei protocolli ufficiali.

Vi lascio con questa pubblicazione scientifica su Nature del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle: “La principale causa del fallimento della chemioterapia nel trattamento dei tumori in stadio avanzato è infatti il problema che la dose di farmaco necessaria a liberare definitivamente i pazienti dalla malattia è altamente tossica”. Peter Nelson, coordinatore dello studio ha anche spiegato che: "In laboratorio siamo potenzialmente capaci di curare ogni tipo di cancro, il problema è che in vivo non possiamo usare quelle stesse quantità di sostanze, poiché per gli esseri umani quei farmaci a quelle dosi sono letali, per questo di solito si usano dosi minori, intervallate da pause nel trattamento per far disintossicare l’organismo, che però non bastano a liberare il corpo dal tumore, che dunque diventa resistente”. Il prof Umberto Tirelli (oncologo italiano a capo del dipartimento di Oncologia Medica del Centro di di Aviano) risponde in merito a questa pubblicazione su un giornale per non fare falso allarmismo: “Sono perplesso da questo lavoro e penso che non abbiamo bisogno di studi di questo tipo. Sappiamo già benissimo quali sono gli effetti negativi della chemioterapia: in sé lo studio può anche essere interessante, ma non dice molto di nuovo. Su molti tumori solidi metastatici non abbiamo mai ottenuto risultati con la chemioterapia, e per questo si tentano altre terapie”.

Questo i malati devono sapere…che esiste una verità troppo spesso celata da proposte di protocolli che ancora stanno sperimentando clinicamente sui malati stessi, basta essere corretti e trasparenti. Ma in Italia serve una strategia seria sulla prevenzione, e una valutazione su tutti questi rapporti complicati tra sanità, politica e industrie farmaceutiche.