CANONE RAI IN BOLLETTA: ARRIVA LA BOCCIATURA DEL CONSIGLIO DI STATO

Redazione

Mancanza di "un qualsiasi richiamo ad una definizione di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo", dal momento che sul mercato sono ormai disponibili molti "device" per la ricezione dei programmi. Nessun riferimento allo scambio dati tra vari enti necessario per l'addebito. Formule tecniche di non facile comprensione.
Segnalando queste "criticità", il Consiglio di Stato invita l'amministrazione a rivedere il regolamento sul canone Rai in bolletta, sospendendo il proprio parere in merito.

Il Consiglio di Stato osserva anche che la riscossione del nuovo canone pone un problema di privacy, vista l'elevata mole di dati che si scambieranno gli "enti coinvolti (Anagrafe tributaria, Autorità per l'energia elettrica, Acquirente unico, Ministero dell'interno, Comuni e società private)". Eppure il decreto ministeriale non prevede neanche uno straccio di "disposizione regolamentare" che assicuri il rispetto delle normativa sulla riservatezza.

Sempre il Consiglio di Stato stigmatizza la scarsa chiarezza del decreto ministeriale che pure tratta una materia molto sentita dagli italiani. Oscuro, ad esempio, è il passaggio che definisce le categorie di utenti tenute al pagamento dell'imposta per Viale Mazzini. E poi c'è il capitolo della dichiarazione che bisogna inviare all'Agenzia delle Entrate per attestare di non avere il televisore. Gli adempimenti in capo a chi non deve versare la gabella tv sono tali da imporre allo Stato una campagna d'informazione capillare, che il decreto però si guarda bene dal chiedere.

Infine il Consiglio di Stato punta l'indice sul fatto che il ministero dell'Economia non ha dato un formale via libera (attraverso il meccanismo del "concerto") al decreto scritto dal ministero dello Sviluppo Economico. Il ministero dell'Economia si è limitato ad una presa d'atto dell'esistenza di questo atto. In assenza del "concerto", però, si rischia di inficiare la "correttezza formale" dell'iter amministrativo