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Capcom Fighting Collection, i grandi classici non muoiono mai

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Capcom Fighting Collection porta su Pc, Xbox, PlayStation e Switch una vasta gamma di picchiaduro realizzati dal marchio giapponese nella seconda metà degli anni Novanta. Titoli che hanno fatto la storia del genere e del brand, videogame che hanno letteralmente prosciugato le tasche di chi era un assiduo frequentatore delle sale giochi, ma anche di chi giocava occasionalmente. All’interno della raccolta sono racchiusi ben cinque capitoli di Darkstalkers, con in pratica tutti i giochi della saga usciti su cabinato, tra cui due mai usciti al di fuori del Giappone. Non manca poi la versione definitiva di Street Fighter II, l’originale puzzle game Super Puzzle Fighter II Turbo e il suo derivato, ritornato a essere un picchiaduro, Super Gem Fighter, a cui si aggiungono due interessanti esperimenti di Capcom sempre nell’ambito “picchiaduristico”: Red Earth e Cyberbots: Fullmetal Madness. Tutti i titoli presenti nella Capcom Fighting Collection sono riportati nella loro versione arcade, con l’aggiunta di tante opzioni che li rendono più avvicinabili anche per chi non ha mai vissuto l’epoca d’oro dellem sale giochi. Le opzioni extra sono moltissime: si va dalla possibilità per i nostalgici di utilizzare dei gettoni virtuali per giocare, fino alla selezione della difficoltà della CPU e il numero di round giocabili. Aggiunta anche una modalità “Allenamento” per quasi tutti i titoli, così da poter prendere confidenza con i comandi e con le mosse di ogni personaggio. Un’importante aggiunta è quella di poter rimappare completamente i comandi per qualsiasi gioco (tranne Super Puzzle Fighter 2 Turbo, vista la natura del titolo) e in questo caso è stata anche aggiunta la possibilità di registrare dei comandi semplificati per fare le mosse speciali, tendenza che sta diventando sempre più comune nei picchiaduro più recenti. Adesso basterà premere un tasto con un direzionale per fare un Hadoken o uno Shoryuken oppure per fare la super mossa di qualsiasi personaggio. Dato che i Joy-Con di Switch non sono molto adatti a un picchiaduro tecnico (e anche il Pro Controller non è il massimo) quest’opzione è una salvezza sulla console Nintendo, specie se si gioca in modalità portatile, ma ovviamente i fan storici dei picchiaduri non la utilizzeranno mai. In questa Capcom Fighting Collection esiste anche la possibilità di creare un salvataggio rapido in qualsiasi momento, il che ricorda un po’ i Save State degli emulatori, anche se l’unico limite sta nel fatto che è possibile averne soltanto uno condiviso tra tutti e dieci i giochi, quindi bisognerà per forza sovrascrivere quello precedente per crearne uno nuovo. Adesso analizzeremo nel dettaglio i titoli presenti in questa Capcom Fighting Collection. Come dicevamo qualche riga più in alto nella raccolta sono presenti ben 5 titoli della saga “Darkstalkers”: Darkstalkers: The Night Warriors (1994), Night Warriors: Darkstalkers’ Revenge (1995), Vampire Savior: The Lord of Vampire (1997), Vampire Hunter 2: Darkstalkers’ Revenge (1997) e Vampire Savior 2: The Lord of Vampire (1997). primi tre sono i capitoli classici della saga giunti anche da noi in Occidente, gli ultimi due sono invece delle varianti uscite solo in Giappone, con un cast di personaggi leggermente differente. Per quanto questi due capitoli, inediti al di fuori del Paese del Sol Levante, siano interessanti, non hanno in realtà niente di davvero significativo se non qualche personaggio inedito e poco altro, dato che le meccaniche sono le stesse dei titoli giunti anche da noi. Questi titoli, nonostante la loro età, sono sempre un piacere da giocare, grazie al gameplay molto più veloce e fatto di lunghe combo rispetto a Street Fighter. Giocandoli dal più vecchio al più recente si può vedere la loro evoluzione nel corso degli anni, con diversi sistemi che ancora oggi risultano ben fatti e anche insoliti per chi è abituato ai picchiaduro più classici. Negli ultimi titoli, ad esempio, la salute di un combattente non si rigenera dopo aver vinto un round, ma resta la stessa anche se si è vicini alla sconfitta. In questo modo le strategie da attuare sono molto differenti da quelle di un fighting game classico. Il sistema di combo, che permette di concatenare i diversi attacchi a seconda del loro grado di potenza, e l’ottima caratterizzazione dei personaggi sono poi degli elementi che hanno influenzato alcuni anni dopo l’esplosione degli anime fighter, come ad esempio Guilty Gear e Melty Blood.

Gli altri cinque videogames presenti nella Capcom Fighting Collection sono tutti titoli molto diversi tra loro e riescono a dare una buona varietà alla restante metà della collezione. Come rappresentante dell’immortale Street Fighter II c’è la versione uscita nel 2004 per festeggiare i 15 anni della serie, ossia Hyper Street Fighter II: The Anniversary Edition. Questa è in pratica la versione definitiva di Street Fighter II che contiene tutti i personaggi mai fatti per il secondo capitolo del picchiaduro più famoso di sempre. Oltre a ciò sarà anche possibile selezionare tutte le varianti di ogni combattente presente nelle diverse incarnazioni di SFII; ad esempio, sarà possibile far scontrare un Ryu della versione originale di Street Fighter II con la sua versione del II Turbo e via dicendo. E’ presente poi un titolo diverso ma estremamente divertente per le sue meccaniche, ossia: Super Puzzle Fighter 2 Turbo. Il pregio di questo gioco è che al tempo unì le meccaniche dei puzzle game a quelle dei picchiaduro. Il titolo ricorda in parte Tetris, anche se le modalità per eliminare le varie gemme sono un po’ diverse. Inoltre, bisognerà essere veloci per evitare che le pietre cancellate dall’avversario intasino il lato dello schermo di chi gioca portandolo a una rovinosa sconfitta. Super Gem Fighter, invece, è un derivato di Puzzle Fighter che unisce alcune meccaniche del puzzle game a un gameplay più da picchiaduro. Nel gioco, infatti, bisognerà raccogliere le gemme sparse nell’arena di combattimento per potenziare i propri attacchi speciali, mentre il design dei personaggi rimarrà quello in usper deformed visto in Puzzle Fighter. Il titolo è molto valido anche per le sue meccaniche particolari, che lo rendono differente dagli altri picchiaduro, e anche per l’ironia presente sia nei dialoghi dei personaggi che nelle loro mosse. Gli ultimi due picchiaduro presenti nella Capcom Fighting Collection erano invece due titoli sperimentali per l’epoca e altrettanto interessanti da giocare, anche oltre vent’anni dopo. Cyberbots: Fullmetal Madness è un fighting game a suon di robottoni, dove si potrà prima selezionare il pilota e poi il suo esoscheletro da combattimento. Ogni robot potrà essere creato da una combinazione di armi, braccia e gambe differenti, in modo da utilizzare il proprio stile di combattimento preferito. Il gameplay, poi, ricorda molto un classico picchiaduro 2D per quanto riguarda mosse e movimento. Il titolo più particolare della Capcom Fighting Collection però resta sicuramente Red Earth, che per la prima volta in assoluto approda su console. Red Earth è un’interessante fusione tra picchiaduro e RPG: ci sono solo quattro personaggi selezionabili e, una volta scelto l’eroe, bisognerà affrontare otto livelli in cui ci si dovrà scontrare con vari tipi di mostri, tra draghi, creature marine, chimere e molto altro. I combattimenti sono alla base dell’esperienza, come in un normale picchiaduro 2D, con anche i comandi composti da tre calci e tre pugni come in Street Fighter; la differenza è che ogni personaggio ha un livello che aumenterà man mano che si otterrà esperienza sconfiggendo i nemici e prendendo gli oggetti che compariranno nell’arena di combattimento, aprendo dei forzieri o colpendo i nemici. Aumentando di livello, vengono aumentati l’attacco e la salute del personaggio, si ottiene nuovo equipaggiamento e si imparano nuove mosse. Ogni personaggio potrà arrivare al massimo al livello 32, che necessiterà di più playthrough per essere raggiunto. Agli inizi, infatti, i mostri saranno molto più potenti dei personaggi di basso livello, infatti difficilmente si riuscirà a prevalere senza essere mai battuti. Per fortuna, dopo ogni volta che si continuerà, il mostro rimarrà con la stessa salute dell’ultimo incontro, così da rendere più facile la vittoria per il giocatore. Il titolo è dotato anche di un sistema di password che salverà il livello raggiunto da un personaggio, così da non dover ricominciare l’avventura sempre dal primo livello.

Parlando d’innovazione, però, possiamo dire che l’opzione più importante aggiunta a questa collezione è indubbiamente il multiplayer online per tutti e dieci i titoli. Capcom Fighting Collection, inoltre, utilizza il rollback netcode, cosa che lo fa funzionare davvero bene da qualsiasi tipo di piattaforma si giochi. Nella nostra prova abbiamo affrontato giocatori giapponesi e americani, oltre che europei, con una fluidità dell’azione che era nella maggior parte dei casi simile a quando si gioca con un amico in locale. Peccato soltanto che non ci sia il cross-play tra diverse piattaforme: dato che il titolo è dedicato soprattutto agli appassionati di picchiaduro, ne avrebbe davvero giovato per il numero di giocatori presenti online, soprattutto sulla lunga distanza. Il comparto multiplayer offre delle opzioni piuttosto classiche, tra match amichevoli o competitivi, oltre alla possibilità di creare una stanza propria in cui aspettare come sfidanti degli sconosciuti oppure i propri amici. Mentre si attende, ci verrà data la possibilità di giocare a uno qualsiasi dei titoli presenti nella collezione o si potrà visitare il Museo, di cui parleremo a breve. Una cosa intelligente del sistema online è la possibilità di selezionare più titoli alla volta quando si cerca un match online, così da non dover per forza cercare avversari setacciando titolo per titolo e ottimizzando i tempi. E’ bene aggiungere che la Capcom Fighting Collection ha anche una modalità Museo che contiene centinaia di immagini, artwork e bozzetti di tutti i titoli presenti. All’interno sarà anche possibile ascoltare tutte le musiche dei giochi presenti. Nella raccolta c’è anche anche il “Medagliere”, ossia una sorta di sistema di achievement interno al gioco per chi ama le sfide. Per quello che concerne l’aspetto estetico, il titolo presenta delle conversioni davvero ben fatte di questi dieci grandi classici, che ancora oggi risultano molto belli da vedere grazie a una splendida grafica 2D. Tirando le somme, questa Capcom Fighting Collection rappresenta un titolo dedicato a tutti gli amanti dei picchiaduro arcade che hanno fatto la storia del genere. La collezione presenta molte migliorie, che rendono i giochi più appetibili, come ad esempio la semplificazione dei comandi, le varie opzioni di allenamento e i salvataggi rapidi. Peccato solo l’assenza del cross play e la mancanza di qualche altro titolo in più. In ogni caso consigliamo caldamente l’acquisto a tutti i fan di vecchia data, ma anche a tutti quei giocatori più giovani che vogliono cimentarsi con dei titoli validi ed estremamente divertenti nonostante l’età.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Gameplay: 9

Sonoro: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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