CARABINIERI: TIFO DA STADIO PER LE NUOVE TECNICHE D' IMMOBILIZZAZIONE!

di Matteo La Stella

L'otto Gennaio del 2015 il comando generale dell'Arma dei Carabinieri, nella fattispecie il II Reparto-SM-Ufficio Operazioni, emana una circolare, utile a rettificare le tecniche di immobilizzazione durante gli interventi su soggetti “in stato di agitazione psicofisica conseguente a patologie o causato dall'abuso di alcool e/o sostanze stupefacenti”, lasciando tutti gli altri punti della circolare precedentemente emanata invariati, con l'aggiunta di una sequenza di istruzioni fotografiche, adatte a combattere la scarsa affluenza nelle sale cinematografiche piuttosto che ad effettuare un arresto.
Da agenti ad attori il passo sembra breve. I protagonisti del “Fotoromanzo Di Un Arresto” sono due Carabinieri in divisa e un terzo individuo nei panni dell' “antagonista della legge” . Nel primo fermo immagine i due guardano il “cattivo” che, negli scatti successivi, con abili mosse in sincronizzate, degne delle migliori gemelle Kessler, verrà bloccato e arrestato. Rapportare questo scenario alla realtà risulta difficile. In concreto un tutore della legge dovrebbe avere a che fare nel suo quotidiano con degli esseri inanimati che, come il finto “cattivo” delle illustrazioni non si sognerebbero mai di opporre resistenza. Peccato che i trasgressori ogetto della circolare siano in stato di agitazione psicofisica e ad un passo dalle manette, fondamentale che non giova di certo alla loro tranquillità ma che, al contrario, funge da incentivo alla resistenza.

Anche i punti precedenti della circolare, quelli rimasti invariati, non sono però da sottovalutare in quanto a paradossi. Nel punto 3 ad esempio, alla lettera a, si intima all'agente di isolare l'area dell'intervento adottando iniziative idonee a ridurre i rischi. L'esempio esternato dalla circolare per questo punto è un intervento in casa, dove, al malcapitato agente, è intimato di improvvisarsi tecnico e di interrompere l'erogazione di luce e gas prima ancora di agire. Fatto questo, se si scorre al comma c dello stesso punto, arriverebbe a dover filmare le condizioni del soggetto così da poterle comunicare all'equipe sanitaria. L'operazione, descritta dal punto quattro comma a, deve avvenire ad una distanza adatta a non invadere lo spazio vitale del malvivente, ma allo stesso tempo consona a tenerlo nel proprio raggio d'azione. Poi, secondo i comma c e d, camice penna e block notes, vestire i panni dello psicologo, tentando con il dialogo di farlo desistere . Sorge spontaneo pensare che i redattori di questa circolare abbiano avuto a che fare, almeno nell'ultimo periodo, con pericolosissime tastiere e stampanti laser. Gli agenti dovrebbero essere quanto meno cinque per pattuglia in modo da poter svolgere tutte le direttive assegnategli, condannati in una prigione di “linee guida” adatta ad una sceneggiatura. L'aspra realtà è un'altra cosa. Il trasgressore farà di tutto per opporsi all'arresto e il Carabiniere dovrà pensare a salvaguardarsi e a bloccare il trasgressore.
L'Arma, regista di un film che non è suo? Dovrebbe omettere i precetti impossibili dalla circolare a tutela dei prestanti servizio, vigilando sui sottoposti e impedendo che, al contrario, come già accaduto in passato, si trascenda completamente dalla morale etica di difensori della legge adottando una condotta errata nei confronti di chi, colpevole o meno, ha diritto ad un processo in tribunale, non in strada.
Dunque, le nuove istruzioni dettate dall'arma (dei Carabinieri) alle armate, simili alla carta di sicurezza di un volo low cost, sarebbero mirate ad annullare la possibilità di “equivoci” al momento dell'arresto al termine di un intervento.
La circolare precedente, emanata il 30 Gennaio 2014, di gravi equivoci ne aveva già creati abbastanza durante lo scorso anno. Caso limite è quello di Riccardo Mogherini,40 anni, che lo scorso 3 Marzo si aggirava per Firenze sotto l' effetto di sostanze stupefacenti in atteggiamenti molesti. Quattro i militari intervenuti sul posto. Poco dopo l'arrivo dell'ambulanza Mogherini cessa di vivere. A prescindere dalle indagini sui militari presenti, rinviati a giudizio, c'è una colpa che vale una vita e pesa come un macigno: riguardo la morte di Mogherini i pm parlano di asfissia.
Gli agenti nell'immobilizzare l'uomo a terra devono aver “pesato” troppo sul suo corpo, innescando nell'organismo della vittima il meccanismo rivelatosi fatale.
È doveroso sperare che questo salto a piè pari nella divulgazione delle direttive all'interno dell'Arma serva davvero a scongiurare altri incidenti inculcando agli agenti il dogma corretto, così da non trasformare i turni di lavoro in vere e proprie tragedie per tutti i soggetti coinvolti.