Connect with us

Costume e Società

CARMELO E GIUSEPPE SQUADRITO, GLI ULTIMI DEI CAVALLARI: UNA MEMORIA STORICA APPREZZATA IN TUTTA ITALIA TRANNE CHE A SANT'AGATA DI MILITELLO

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti Potenzialmente questo paese potrebbe fruire di economia del turismo più di Capo d'Orlando, ma il pessimismo diffuso e la mancanza di iniziativa generale tende all'appiattimento

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

GALLERY IN FONDO ALL'ARTICOLO [CLICCARE SOPRA LE FOTO PER INGRANDIRLE]

 

di Vincenzo Giardino

Sant'Agata di Militello (Me) – La Fiera Storica di Sant'Agata di Militello è la più importante e antica manifestazione di questo genere, si svolge due volte l'anno nei mesi di aprile e novembre, nei giorni 14 e 15, sul lungomare santagatese. Questa fiera era definita “Pernu Mastru”, l’appellativo per indicare che era la  principale, anche  perché da essa nascevano le altre fiere che si svolgevano nel resto della Sicilia. Vide la sua ufficialità nel 1700 e fu voluta dal principe Gaetano Gallego Ventimiglia. All'epoca costituiva un'opportunità notevole per l'economia pastorale e agricola  dei paesi dei Nebrodi, ma era anche l'occasione per assistere a sfilate di carrozze, calessi, carretti e cavalli. Le sfilate e il commercio di prodotti affini, diedero impulso alla nascita di attività artigianali e mestieri legati al mondo dei cavalli e delle carrozze. Maniscalchi, sellai, cocchieri, cavallari, etc., specialisti, veri e propri maestri d'arte, punti di riferimento nazionale del settore equestre. Sant'Agata di Militello era il paese dove si producevano carrozze di ogni tipo grazie alla maestria dei fratelli Brucato, che oltre a produrre eseguivano anche restauri e riparazioni nella loro bottega sulla strada nazionale.

Attualmente in paese sono rimasti due discendenti di coloro che si occupavano in epoca passata delle attività legate al mondo dei cavalli: Carmelo e Giuseppe Squadrito, rispettivamente padre e figlio.
  Essi sono i  detentori di questa passione con relative competenze specifiche che ormai si limita al restauro di carrozze d'epoca  e alla partecipazione di eventi  equestri a Napoli, Palermo, Roma, Milano, Verona, tranne che a Sant'Agata di Militello. Con orgoglio Giuseppe Squadrito vanta il possesso di ben quindici pezzi storici tra carrozze, calessi, dottorine e sulky, datati dal 1750 al 1900 con i quali partecipa alle manifestazioni, sfilate e competizioni in tutta Italia. Giuseppe racconta che, a sua memoria, fin dall'800 gli ascendenti della sua famiglia erano conosciuti in Sicilia e in tutta Italia per le attività legate al mondo dei cavalli e il padre Carmelo è l'ultimo dei "Cavallari" santagatesi, motivo di orgoglio per lui, è sentire i racconti degli appassionati più anziani, in occasione di raduni in altre città italiane, che si ricordano di suo padre e qualcuno addirittura del suo bisnonno, considerati persone esperte e competenti di questo settore che conta un cospicuo numero di appassionati. Egli stesso, quando si confronta con altri amatori associati G.I.A. (Gruppo Italiani Attacchi),  viene considerato un profondo conoscitore del settore al quale rivolgersi per pareri sui cavalli e sulle carrozze.

Oggi le carrozze sono esclusivamente un vezzo per appassionati o l'attrazione turistica per giri nelle zone storiche di molte città italiane, ma fino all'inizio del secolo scorso i mezzi trainati da cavalli trovavano impiego nel trasporto di merci, di persone e cerimonie come matrimoni e funerali . Pensare  al servizio postale, che con questi mezzi doveva essere garantito anche nelle zone più impervie,  è davvero affascinante. Un bel pezzo storico posseduto da Giuseppe Squadrito porta il nome di "dottorina", calesse usato dai medici condotti per percorrere strade di campagna che li conducevano presso i loro assistiti. Nella continua ricerca di questi pezzi d'antiquariato, Giuseppe si è spesso trovato di fronte a delle vere e proprie meraviglie partorite dalla creatività e dalla maestria di abilissimi artigiani di epoche passate. La sua passione lo ha spinto a chiedere a più di una amministrazione del comune di Sant'Agata di Militello di assegnare una struttura per poter realizzare un sito museale di carrozze, carretti siciliani e finimenti  d'importanza storica che sarebbe l'attrazione di tanti appassionati da tutta Italia, creando un indotto economico a beneficio delle attività di ristorazione, alberghiere etc. Purtroppo Sant'Agata di Militello non ha mai spiccato per iniziative che possano dare un rilancio dell'economia locale con iniziative originali e, tranne che per qualche sporadico evento, non si fa niente per creare attrattive interessanti.

Potenzialmente questo paese potrebbe fruire di economia del turismo più di Capo d'Orlando, ma il pessimismo diffuso e la mancanza di iniziativa generale tende all'appiattimento, ostacolando anche quelle poche persone, come Giuseppe Squadrito, che hanno idee brillanti e le capacità di creare qualcosa di nuovo. A questo si aggiunge anche un sistema burocratico locale farraginoso, che impone balzelli di ogni tipo con costi proibitivi anche per lo spostamento dei cavalli dalle stalle nel periodo della Fiera.
 

Costume e Società

Il maternage: una pratica educativa di crescita individuale

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

La relazione madre-figlio rappresenta il primo legame affettivo di un neonato.

Come afferma Bowlby, è in questa fase che la madre mette in atto una serie di comportamenti come, coccolare il proprio bambino, contenerlo e nutrirlo affinché si possa instaurare un attaccamento sicuro o insicuro.

Nell’ambito psicologico il maternage è un complesso di atteggiamenti ed azioni implicati nel rapporto madre-figlio. Tali comportamenti possono creare relazioni di dipendenza o di indipendenza. Da questi atteggiamenti il bambino costruisce il proprio io nonché la propria personalità.

Nell’ambito psicoterapico il maternage è considerato una tecnica per curare le psicosi avvenute nella prima infanzia. In questo caso il rapporto di cura si crea tra terapeuta e paziente. Il maternage, come cura del paziente da parte del terapeuta, è stato individuato da Racamier, Sechehaye e anche da Winnicott nel secolo scorso.

Il maternage nell’accezione complessa del termine è considerato un approccio, una filosofia di vita basata sulla condivisione emotiva tra due soggetti sia nell’ambito familiare, educativo che terapeutico.

Il termine maternage sottintende il prendersi cura dell’altro con delicatezza, con gentilezza e con rispetto. La tecnica del maternage è un cammino sia per il bambino che per l’adulto, è come dire “sono qui con te”, è una sorta di “formula magica”.
Il soggetto che si prende cura dell’altro funge da contenitore emotivo.
Lo studio del maternage analizza differenti pratiche diffuse nel mondo, in funzione dei modelli di riferimento definiti in base al livello di contatto: il maternage ad alto contatto, caratterizza le società tradizionali, mentre il maternage a basso contatto è tipico dei paesi industrializzati.

Tale affermazione pone in evidenza le differenziazioni culturali. Ad esempio, pensiamo ai bambini africani rispetto a quelli svedesi: i primi, per usanze e tradizioni hanno maggior contatto con la propria madre, mentre i secondi, data la frenesia quotidiana, hanno un minor coinvolgimento nelle cure materne.
È proprio in base alle attenzioni che si danno ad un soggetto che si riceveranno altrettante risposte differenti.

Il maternage è una tecnica di cura e di empatia, deve essere svolta nel modo più attento e sensibile possibile. In questo atteggiamento sono implicate le emozioni di entrambi i soggetti.
Tuttavia, un comportamento adeguato crea momenti di simbiosi unici, in particolare nel rapporto madre e figlio nei primissimi anni di vita. È un rapporto di esclusività che deve dar vita a sicurezza, serenità, fiducia e bidirezionalità relazionale: una sorta di gioco di sguardi che coinvolge i due soggetti in un rapporto sano, equilibrato e disposto a proseguire nel tempo.

Continua a leggere

Costume e Società

La nuova sede romana dei corrispondenti dei media esteri dall’Italia rinnova memorie berlusconiche

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti

image_pdfimage_print

La nuova sede romana dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, ASEI, inaugurata in presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, ha dato occasione ai media italiani ed esteri che hanno descritto l’evento di rinnovare memorie, di vario genere, sul trentennio berlusconiano attraversato dall’Italia, poiché la stessa sede era stata la residenza romana del magnate e politico italiano per molti anni. Si è ricordato, nelle descrizioni mediatiche, l’allergia di Berlusconi ai contatti con i corrispondenti, le occasioni di numerosi incontri politici, e poco politici, che avvenivano tra le museali stanze del secentesco palazzo Grazioli, proprietà di una famiglia nobiliare romana.
Non sono mancate citazioni pruriginose sulle vicende personali del presidente del Consiglio dell’epoca, che sono state una manna per i cronisti di cronaca nera o rosa, e che forse sarebbe ora di riporre negli scaffali della storia politica e del costume italiana.
Come scritto da taluni, la nuova sede al primo piano del palazzo, che assomiglia indubbiamente più ad un museo che ad una struttura per lavoro, ha subìto importanti ed autorizzati rifacimenti che la recedono senza dubbio unica in Europa, e forse nel mondo, come centrale operativa dei circa 400 corrispondenti della antica Associazione, fondata nel 1912 da un manipolo di corrispondenti basati a Roma a quel tempo, e in cui è attivo dal 1989 il giornalista tarantino Gianfranco Nitti, come corrispondente di media finlandesi.
Dopo il rituale saluto al Presidente Mattarella dalla Presidente dell’Associazione, la turca Esma Çakir, il capo dello Stato italiano, che aveva fatto un rapido giro nella sede, ha ringraziato per l’invito a essere presente in un momento così significativo: l’inaugurazione della nuova sede dell’Associazione Stampa. Nel formulare gli auguri, dicendosi lieto di vedere una così bella nuova sede, anche come socio onorario, Mattarela ha detto di apprezzare tale condivisone, ricordando come, oltre un secolo fa, sia iniziata la storia dell’Associazione, Come ricordato dal Presidente, era il momento in cui l’Europa attraversava la ‘belle époque’, poi travolta, dopo due anni, dalla terribile condizione della Grande Guerra. Fino a due anni fa, l’Europa viveva non in una belle époque, ma in una ‘époque de paix’, che si spera di riuscire a difendere, preservare e ripristinare appieno. È una storia importante quella dell’Associazione, con i corrispondenti esteri che si sono moltiplicati, insieme agli strumenti dell’informazione che cambiano continuamente in questa epoca. Tutto questo non ha visto cambiare lo spirito della presenza dei corrispondenti a Roma, in Italia. Mattarella ha detto di aver sempre accompagnato questo lavoro, questa attività, con due impegni: l’indipendenza di giudizio e la conoscenza approfondita dell’Italia. Queste attività integrative dell’Associazione – come conoscere meglio la cultura italiana, il cinema, la cucina, lo stile di vita italiano e lo sport – sono fondamentali per interpretare e raccontare l’Italia in maniera autentica. Il ruolo della libera stampa è decisivo, essendo il presidio indispensabile della libertà delle persone. Il Presidente ha evidenziato come la Repubblica italiana esprime riconoscenza verso i corrispondenti dei media esteri augurando buona fortuna per la loro attività, consapevole che il mondo è sempre più integrato e interconnesso, richiedendo rapporti collaborativi.
Hanno fatto eco a Mattarella il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, con interventi di apprezzamento e di sostegno all’Associazione. È giusto ricordare che quest’ultimo ha la competenza sulla concessione della sede all’Associazione, sede che è messa a disposizione dallo Stato italiano, il che costituisce probabilmente un unicum nel mondo. Urso ha detto, tra l’altro, che “sin dall’inizio della legislatura abbiamo migliorato il contesto per l’internazionalizzazione economica del nostro paese e per gli investimenti esteri. In questi mesi gli investimenti esteri sono notevolmente cresciuti ed è notevolmente cresciuto, più di ogni altra borsa, l’indice di borsa italiana”. Si sono poi susseguiti interventi degli sponsors che hanno collaborato all’allestimento della nuova sede.



Continua a leggere

Costume e Società

L’amore ai giorni nostri…

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Oggi l’amore ha subito numerose variazioni. Rispetto al passato i sentimenti d’amore sono diventati più labili e superficiali.

Questo mutamento è dovuto anche ai nuovi sistemi tecnologici: dichiararsi con un messaggio whatsapp, lasciarsi con una telefonata e via dicendo…

L’amore oggi è come giocare a scacchi, l’essere umano vuole premeditare ogni mossa avversaria con lo scopo di risultare il più forte. Oggi è difficile riconoscere i propri sentimenti, mentre è diventato più facile fingere l’indifferenza.

L’aspetto che fa la differenza è legato anche all’incapacità emotivo-relazionale e affettivo-empatica. Non si piange più sulle spalle degli amici quando si soffre per amore, ma ci si chiude in sé stessi. Quando i nostri sentimenti sono feriti e quando le nostre aspettative vengono meno, cadiamo in pianti, urla e disperazione.

Un tempo questo scenario era maggiormente accettato dalla società, ma oggi purtroppo non lo è più: viviamo in un mondo fatto di solitudine, sensi di colpa e inquietudine.
Oggi l’amore è “liquido”, afferma Bauman, cioè è immaturo; è un amore scisso tra il desiderio di emozionarsi e la paura di legarsi. L’amore viene narrato come qualcosa di passeggero, futile, da non prendere troppo sul serio.

Il romanticismo non esiste più, al suo posto c’è la volgarità. Il corpo delle donne è uno strumento da usare e gettare via. La sessualità e il desiderio temporaneo del corpo dell’altro hanno la maggiore rispetto ai concetti legati all’amore e al sentimento duraturo e profondo.
I termini come matrimonio e procreazione sono fortemente messi alla prova: i giovani si sposano meno e temporeggiano sull’avere figli.

Questo fenomeno, in Italia, sta vedendo un calo della natalità e un progressivo aumento della popolazione anziana. L’amore rompe i propri schemi e riproduce il degrado della nostra società.

La nostra generazione pensa che la non curanza ed il disinteresse siano i concetti chiave di una relazione. Non è così; lo sforzo, l’interesse, la fedeltà, lo sono.
Oggi, cambiare le prospettive sul concetto di amore risulta molto difficile se non irraggiungibile. Sarebbe opportuno dare maggiore attenzione alle relazioni anche se questo a volte significa sacrificare il proprio orgoglio, bisognerebbe osservare le persone attorno a noi e non lasciarle andare facilmente.

Prima di arrenderci di fronte ad una difficoltà, dovremo assicurarci di aver lottato fino in fondo. Ognuno di noi dovrebbe custodire l’amore e farne qualcosa di prezioso. Bisognerebbe riconoscere il proprio modo di amare e fortificarlo ogni giorno di più.
Il pianto, il dolore e la vulnerabilità fanno parte dell’amore e in parte contribuiscono a renderlo magico.

Resistere alle tentazioni, al giorno d’oggi, è molto difficile, ma dovremo scindere il desiderio sessuale dal sentimento vero.

La società vulnerabile e superficiale dei nostri giorni non lascia il tempo di riflettere e meditare, è tutto più veloce e rapido. La cura e la parsimonia di avere una relazione stabile e continuativa, ricca di valori è un ideale che si sta sempre più allontanando.
Sarebbe adeguato essere più stabili sentimentalmente per garantirci una società meno legata alla “materia” e più aperta ai valori e ai sogni.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti