CASO DENISE PIPITONE: SENTENZA RINVIATA AL 2 OTTOBRE

di Angelo Barraco
 
E’ stata rinviata al 2 ottobre prossimo la sentenza per la scomparsa di Denise Pipitone. Dopo che gli avvocati dell’imputata hanno concluso le loro arringhe difensive, i Giudici e la Corte hanno rinviato la sentenza e hanno motivato ciò affermando che non vi sono problemi di prescrizione. “Passano i giorni, i mesi, gli anni, vivere con un dolore che toglie il respiro, andare avanti diventa persino una fatica… un dolore sordo, cieco e muto, che non sempre viene compreso abbastanza… “ scrive Piera Maggio sul suo profilo facebook, il dolore di una mamma che lotta da tanti anni e che attende soltanto giustizia e verità. 

La scomparsa di Denise: Il 1 settembre 2004 tutta Mazara Del Vallo e tutta Italia apprende della scomparsa di una bambina che si chiama Denise Pipitone, ma sin da subito i contorni della vicenda sono opachi. Analizziamo la vicenda attimo per attimo; Denise viene affidata da Piera Maggio –madre di Denise- alla nonna materna intorno alle 8:30, poiché la signora Maggio in quel periodo frequentava un corso di formazione e necessitava di affidare i due figli alla madre. Piera Maggio quel terribile giorno riceve una telefonata alle 12:30, una telefonata che cambierà per sempre la sua vita e quella di tutte le persone che hanno seguito il caso; a Piera Maggio gli viene detto al telefono che Denise era scomparsa e che le ricerche erano in corso da mezz’ora ma che non avevano portato ad alcun esito. Piera Maggio non appena giunge a casa vede Polizia e Carabinieri che cercano Denise, iniziano le perquisizioni anche all’interno degli appartamenti dei familiari e viene presa in considerazione l’idea che la bambina si sia allontanata da sola, ma Piera Maggio conosce bene la sua bambina, conosce bene le sue abitudini, sa di cosa ha paura la sua creatura e sa che non è autonoma negli spostamenti  e ha paura delle macchine. La nonna di Denise stava cucinando al momento della scomparsa, e la certezza di collocare Denise in un orario specifico all’interno del garage c’è, poiché la piccola si trovava, almeno fino alle 11.35, con la nonna. La casa in cui viveva Denise si trova in periferia, vicino ad un cimitero, e si trova in Via Domenico La Bruna. L’ultima persona a vedere Denise è stata la zia di Denise in Via Castagnola, proprio il cugino ha confermato di averla vista giocare quella mattina. Denise aveva mostrato il suo visino innocente dalla porta a specchio della zia, successivamente si avvia verso la casa della nonna, ovvero verso Via Domenico La Bruna, ed è da li che inizia il mistero della scomparsa di Denise, avvenuta in pochi istanti. 

Piera Maggio sin da subito viene interrogata e gli viene chiesto se nella sua famiglia vi erano dei rapporti burrascosi, allora Piera Maggio indica agli inquirenti immediatamente e sin da subito Jessica Pulizzi e la famiglia poiché Jessica Pulizzi è figlia del padre naturale di Denise, ma sull’aspetto investigativo ci torneremo più avanti, adesso ci soffermiamo su un avvenimento che è accaduto il 18 ottobre 2004, esattamente un mese e mezzo dopo la scomparsa di Denise. Siamo a Milano, una guardia giurata che prestava servizio ha notato dei nomadi costituito da un uomo, due donne e tre bimbi, ma nella guardia giurata c’è stato un sobbalzo poiché una di quelle bambine somigliava in modo evidente a Denise Pipitone. La piccola aveva la testa coperta da un cappuccio di colore scuro, ma quel giorno a Milano non pioveva. L’uomo ha avvertito la Polizia ma il gruppo di persone si è allontanato prima dell’arrivo dei poliziotti. L’uomo aveva con se un telefonino e ha registrato di nascosto un video/audio in cui si sente chiaramente la bambina che somiglia a Denise che dice “Dove mi porti?” con una cadenza tipica del sud Italia, prima di questa frase vi è un’altra frase pronunciata dalla donna che fa pensare ancora e supporre che quella bimba sia effettivamente Denise, poiché una donna dice alla piccola “Danàs”, inoltre la guardia giurata aveva notato nel volto di quella piccola una cicatrice, anche Denise aveva una cicatrice sotto l’occhio. 

Tante segnalazioni arrivano da tutta Italia, tanti credono di aver visto Denise in diversi luoghi d’Italia ma nulla di concreto, furono scandagliate tante piste, da quella del traffico di organi a quella che portava agli zingari come probabili responsabili. Ma la svolta investigativa arriva nel mese di maggio del 2005, quando le indagini si concentrano sulla pista familiare e su Jessica Pulizzi, la sorellastra di Denise. L’astio di Jessica nei confronti di Piera Maggio è dovuto al fatto che il padre naturaledi Jessica, nonché anche padre naturale di Denise, avrebbe avuto una relazione con Piera Maggio, quindi il motivo sarebbe la gelosia. Jessica già in precedenza aveva manifestato a Piera Maggio il suo disprezzo mediante insulti e foratura di gomme, il rapimento della figlia sarebbe stato un ulteriore atto punitivo.

L’accusa contro Jessica Pulizzi si incentra su una frase “ Io a casa c’à purtai” (io a casa gle la portai), catturata durante un’intercettazione ambientale. Jessica ha inoltre detto numerose bugie e ha negato di essere vicino la casa di Denise quel giorno, ma ciò è stato smentito dalle celle telefoniche di quella zona. Il colpo di scena arriva il 5 dicembre nel processo d’appello, dove si apprende in un’intercettazione ambientale risalente all’11 ottobre del 2004, dopo un’accurata ripulitura dei nastri, che Jessica ha detto alla sorella Alice la seguente frase: “Quanno eramu 'ncasa, a mamma l'ha uccisa a Denise» (quando eravamo a casa, la mamma ha ucciso Denise)”, il consulente della difesa dice però che quella frase non si sente. Il 27 giugno 2014 Jessica Pulizzi viene assolta dal Tribunale di Marsala con l’accusa di concorso nel sequestro di Denise, assolta per non aver commesso il fatto e per mancanza di prove. I Pm avevano chiesto una condanna a 15 anni poiché “Una serie di indizi chiari, univoci e convergenti inducono a ritenere che Jessica sia stata l'autrice del sequestro. E' colpevole senza alcun dubbio. Anche se non può aver agito da sola”, un processo di primo grado costituito da 44 udienze, lungo, torbido ma inconcludente. Intanto gli anni passano, le indagini vanno avanti e il pg della Corte d’Appello di Palermo ha chiesto pochi giorni fa per Jessica Pulizzi 15 anni di carcere durante il processo di secondo grado. Il sostituto procuratore Rosalba Scaduto ha dichiarato: “In appello sono emersi molti più indizi a carico di Jessica Pulizzi rispetto al processo di primo grado. Tutti indizi, univoci e concordanti, che portano a lei. Non è mai saltata fuori un'alternativa”. Si sono svolte il 22/05/2015 anche le arringhe di parte civile sul caso della scomparsa di Denise ed è stata richiesta la condanna di Jessica Pulizzi inquanto la sua colpevolezza era emersa durante il processo d’Appello.