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Redazione Lazio

CASO ELISA CLAPS, MUOVIAMOCI PER SCRIVERE AL SINDACO DI POTENZA: LA MAMMA DI ELISA CHIEDE PARTECIPAZIONE

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Tempo di lettura 6 minuti La richiesta è di far chiudere la chiesa dove fu uccisa Elisa e realizzarvi un centro di accoglienza per giovani donne

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Redazione

Potenza – Ricordando la triste e tragica vicenda di Elisa Claps, per volere di sua madre, la signora Filomena, il gruppo Fb Chi l'ha visto, e nello specifico Tiziana Muselli e Anna Giordano hanno dato vita all'iniziativa "Una firma per Elisa Claps" al fine di inviare una lettera al Sindaco di Potenza (persona che ha dimostrato molta sensibilità nei riguardi di Elisa e della sua famiglia, anche nell’omaggiare la memoria della giovane con l’inaugurazione di un parco sito in Potenza), nel chiedere la chiusura definitiva al culto presso la chiesa potentina della Santissima Trinità ove la ragazza fu uccisa, al fine di costruire nello stesso sito, un centro di accoglienza per giovani donne che hanno subito violenza. Il suddetto centro, oltre ad omaggiare la memoria di Elisa, rappresenterebbe un profondo simbolo di educazione civile, teso, inoltre, a non dimenticare una vicenda così terribilmente dolorosa che poteva essere evitata non giungendo, inoltre, ad epiloghi così profondamente amari.
Per l’adesione alla lettera si chiede una firma – nome e cognome – da scrivere nell’apposito spazio per i commenti, nel gruppo Fb Chi l'ha visto, noi de L'osservatore Laziale, faremo circolare il post anche sul nostro profilo del gruppo, in maniera da raggiungere ancora più adesioni.

La storia
Elisa esce di casa la mattina del 12 settembre 1993 per recarsi presso la Chiesa della Santissima Trinità, situata nel centro di Potenza, per incontrare un amico che doveva consegnarle un regalo al fine di festeggiare la promozione della ragazza. Da allora, di Elisa Claps non si hanno più tracce fino al 2010. Il suddetto “amico” risulta essere Danilo Restivo, ultima persona ad aver visto Elisa, presentandosi agli inquirenti con un’alibi molto sospetta, per la sua incongruenza. Egli, infatti, riferisce di essersi fatto male in seguito ad una caduta accidentale, ma gli abiti insanguinati e la ferita che presenta (il cui referto medico afferma provocata da un’arma da taglio), non hanno alcuna compatibilità con il sua versione dei fatti. I vestiti che il giovane indossava quella domenica appaiono vistosamente insanguinati, ma (stranamente), non vengono sequestrati. La madre di Elisa chiede ripetutamente agli inquirenti di indagare a fondo su Restivo ma senza esito, fino a quando – diciassette anni dopo – il 17 marzo 2010, i resti di Elisa Claps vengono ritrovati occultati in fondo al sottotetto della succitata chiesa potentina, molto probabilmente, scoperti per caso da alcuni operai durante lavori di ristrutturazione. Chiesa, che i familiari di Elisa chiedevano, appunto, da diciassette anni di perquisire! Si scoprirà, in seguito, che negli anni precedenti alla scoperta del corpo di Elisa, erano stati praticati dei fori nel soffitto per facilitare la dispersione dei miasmi del cadavere. Pertanto, è importante sottolineare quanto i prelati, responsabili della chiesa potentina, abbiano volutamente tenuto occultata la verità, poiché dati anche alcuni lavori a cui era stata sottoposta la chiesa, era assolutamente impossibile non aver visionato la povera salma. Il 25 ottobre 2010 vengono resi noti altri elementi: i sassolini provenienti dal sottotetto e presenti nel solco del tacco di Elisa Claps, dimostrano che Elisa arrivò viva, camminando, nel sottotetto e che poi vi fu uccisa: la giovane sarebbe stata colpita ripetutamente da una lama tagliente. Il 9 marzo 2011 la trasmissione “Chi l’ha visto?”, condotta da Federica Sciarelli, rivela che sono state evidenziate tracce del DNA di Danilo Restivo sulla maglia che Elisa indossava quando fu uccisa. Inoltre, l'avvocato della famiglia Claps precisa che sulla maglia è stato ritrovato sia sangue che saliva di Restivo. Il 2 luglio 2011 viene officiato il funerale di Elisa da don Marcello Cozzi e da don Luigi Ciotti. Per l’intera giornata viene proclamato il lutto cittadino. L'8 novembre 2011, presso il Tribunale di Salerno, ha inizio il processo a Danilo Restivo, con rito abbreviato. Nel corso della prima udienza i PM, facendo notare che i reati più gravi a carico di Restivo – che avrebbero potuto far scattare l'ergastolo – sono tutti prescritti, avanzano la richiesta di 30 anni di reclusione, ossia il massimo possibile, unitamente all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e tre anni di libertà vigilata al termine dell'espiazione della pena. L'11 novembre 2011 viene condannato in primo grado a 30 anni di carcere, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la libertà vigilata per tre anni a fine pena, oltre al versamento di € 700.000 alla famiglia Claps a titolo di risarcimento. Ancora adesso, resta aperta l'indagine della Procura di Salerno sulla scomparsa di Elisa Claps, sulle modalità del ritrovamento del cadavere e su eventuali complicità di cui avrebbe beneficiato Restivo. L'11 novembre 2011 l'avvocato della famiglia Claps, prima della lettura della sentenza, ha sottolineato come, per l'omicidio di Elisa, Danilo Restivo non avrà l'ergastolo "per colpa della Chiesa che, in questi 18 anni, ha permesso che siano stati prescritti i reati concorrenti".

 

Estratto dal libro Per Elisa il caso Claps

mia cara sorellina, stavolta un rimprovero devo proprio fartelo: ma come ti è venuto in mente di farti ammazzare proprio in chiesa e in quella chiesa per giunta? E come se non bastasse te ne sei stata lì per diciassette anni invece di prendere le tue poche cose e allontanarti con garbo ed in silenzio fino a farti inghiottire per sempre dalle nebbie del tempo. Ti rendi conto che così facendo hai messo in imbarazzo tutti? Capisco che ti hanno toccato il cuore le lacrime di mamma e di papà, posso comprendere che hai voluto dare a me e Luciano un segno tangibile che questi anni non sono trascorsi invano, ma potevi farlo in modo diverso e soprattutto evitando di mettere tante persone che contano nelle condizioni di dover spiegare i loro comportamenti davanti ad un paese intero. Pensa adesso a quel povero magistrato e ai poliziotti che hanno indagato, pensa poverini quante cose dovranno spiegare; come faranno a far capire alla gente che non sono mai entrati in quella chiesa a cercarti se non dopo tanti anni e peraltro senza trovarti? Hai messo in difficoltà anche noi che dobbiamo chiarire come mai a poche ore dalla tua scomparsa ci precipitammo in chiesa ma non riuscimmo a salire fin sopra perché le chiavi di quella porta le aveva solo il parroco che in quel momento non era presente. Capisci, adesso dovremo spiegare come mai due ragazzi e pochi amici avevano avuto l'intuizione di andare a guardare lì e gli investigatori di provata esperienza se ne sono semplicemente dimenticati, e poi sorellina mia, dovevi incontrarti proprio con Danilo quel giorno? Hai messo di nuovo in difficoltà quel bravo magistrato e ancora una volta noi stessi. Ti rendi conto che abbiamo dovuto scavare nel passato di quel povero ragazzo, far venir fuori tutta una serie di episodi spiacevoli che lo riguardavano? Ci hai costretto ad accusarlo fin dal primo giorno ma con l'intuizione dei grandi investigatori che ci diedero dei pazzi, NOI. E poi era pur sempre il figlio del direttore della Biblioteca Nazionale, un notabile amico di notabili, dico io, non potevi incontrarti con il figlio di un operaio in cassa integrazione? Sarebbe stato tutto più semplice. Ti rendi conto sorellina che ora dovranno spiegare il motivo per cui non andarono ad interrogarlo quel giorno stesso, non sequestrarono i suoi vestiti, non acquisirono i tabulati telefonici? Quale imbarazzo per persone che negli anni hanno continuato a fare il loro dovere mentre noi ci si consumava piano nel vuoto della tua assenza. Ricordi quando mamma fu messa alla porta dal questore poco prima di quel Natale del 1993, il primo senza di te? ricordi le sue parole esatte: «Signora basta, non può venire ogni giorno qui con i suoi figli a disturbare, sua figlia è scappata di casa lo vuole capire o no?»? Tornò a casa piangendo, persa nel suo dolore dove spesso nemmeno noi riuscivamo a raggiungerla. E quando gli avvocati di uno degli indagati, attingendo a fonti confidenziali, ci dissero che eri in Albania? Noi pensammo subito ad un ennesimo depistaggio, ma da lassù sono certo che avrai visto per un attimo una scintilla negli occhi di mamma, era il riflesso sepolto della segreta speranza di saperti ancora in vita. Pensa adesso se a qualcuno venisse in mente di andare a chiedere loro quali erano queste fonti confidenziali, capisci sorellina quale imbarazzo sarebbe per due stimati professionisti dover dare spiegazioni su questa vicenda? E infine, ripeto, far ritrovare i tuoi miseri resti in una chiesa, questo proprio dovevi evitarlo. Il vescovo, il parroco, il vice e giù fino all'ultimo anello della catena sono ora costretti a spiegare come, quando, chi? E già, sarebbe stato tutto così semplice, lineare, se fosse stato vero che un'impresa edile nell'effettuare lavori di riparazione, avesse casualmente scoperto il tuo corpo. Invece no, tutto complicato in questa maledetta faccenda e ancora una volta tutto così imbarazzante. Forse sono state prima le donne delle pulizie, no scusa, il viceparroco, no lui non ne sapeva niente, era gennaio, no febbraio, sì, ma di quale anno? Il vescovo dice di non sapere, non ammette di aver saputo ma non pensava che fossi tu (come se ciò facesse la differenza), però il giorno dopo il ritrovamento, con il suo avvocato si affretta a rassicurare i fedeli che la chiesa riaprirà presto al culto (era sicuramente questa la cosa che la città sconvolta voleva sapere per prima); il parroco sfida chiunque a dimostrare che lui sapesse, il vice sapeva ma se n'era dimenticato. Da ultimo proprio ieri ho saputo sorellina, che qualcuno circa un anno fa, nei bagni del Gran Caffè, aveva scritto più volte con un pennarello “ Elisa Claps è nella Trinità”, un matto certamente. Sai sorellina, sembra quasi che nessuno volesse trovarti ma che tanti sapessero dov'eri, molti hanno pensato: anno in più, anno in meno cosa cambia? Oggi sorellina rischi di mettere in imbarazzo la parte perbene di questa città, quella che non si è mai arresa, quella che è stretta intorno a te e ha pianto con noi, quella che vuole verità e giustizia, quella che ripudia i compromessi, il quieto vivere, le consorterie e gli intrallazzi. Ti lascio ma solo per il momento, e stai tranquilla, i tuoi cari non mollano, non temono la verità e se ne fregano di quanti imbarazzi possano ancora creare, la vergogna è solo la conferma che noi siamo gente perbene.

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Cultura e Spettacoli

Viterbo, a palazzo Scacciaricci si presenta il Movimento “SpazioTempismo”

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Saranno per la prima volta uniti nell’opera artistica il Tempo, lo Spazio e la
rappresentazione multi-prospettica del soggetto con l’evidenza della continuità del
trascorrere del flusso dell’intervallo tra una prospettiva e l’altra. L’idea di
SpazioTempismo nasce nel 2010 da un’intuizione di Enzo Trifolelli che supportato poi
da Giampiero Ascoli, intraprendendo studi e ricerche, hanno ampliato e sviluppato il
tema dello Spazio e del Tempo che nella storia dell’arte ha radici profonde,
concretizzando il nuovo concetto e strutturando l’omonimo Movimento artistico.
Nell’ambito del Festival ViterboImmagine2023 lo SpazioTempismo ha avuto la sua
affermazione con l’esposizione di 34 opere di 24 artisti.
L’inaugurazione – con ingresso libero – si aprirà alle 18,00 presso Il Palazzo
Scacciaricci, una Torre-Loggia che sovrasta il caratteristico portico della Piazza S.
Pellegrino, nel suggestivo quartiere medievale, nel cuore del centro storico di Viterbo.
Enzo Trifolelli verrà introdotto da Silvio Merlani titolare della Galleria Chigi e, dopo
una breve ma interessante descrizione del concetto di SpazioTempismo, aprirà un
confronto con i presenti: artisti, appassionati dell’arte e non solo, sul nuovo concetto
e Movimento Artistico “SpazioTempismo”, per approfondire i temi inerenti.
Nella splendida cornice dell’evento, è previsto anche l’intervento della Critico d’Arte
Barbara Aniello che parlerà delle opere esposte e del Concetto SpazioTempistico.
All’esposizione saranno presenti molte opere realizzate con il Concetto dello
SpazioTempismo da alcuni dei seguenti artisti: Emanuela Artemi, Luciana Barbi,
Sergio Barbi, Simona Benedetti, Carlo Benvenuti, Nello Bordoni, Stefano Cianti, Alessia
Clementi, Pippo Cosenza, Raffaela Cristofari, Daniele Del Sette, Francesca Di Niccola,
Paola Ermini, Sheila Lista, Gino Loperfido, Francesca Mazzone, Matilde Mele, Arialdo
Miotti, Francesco Persi, Cecilia Piersigilli, Enzo Trifolelli, Tullio Princigallo, Rita

Sargenti, Alessandro Scannella, Giampietro Sergio, Paolo Signore, Carla Sozio, Jennifer
Venanzi, Alessio Zenone.
All’inizio dell’incontro saranno distribuite delle piccole brochure che illustrano il
concetto e che, assieme al link web (QR code), conducono alla più ampia descrizione
dell’idea. Sulla brochure web sono presenti anche immagini di opere in pittura,
scultura, Digital Art, installazioni e altorilievi.
La Mostra sarà visitabile, con ingresso libero, dal 20 aprile fino al 5 maggio 2024 dal
martedì al venerdì dalle 16,30 alle 19,30 e sabato, domenica e festivi dalle 10,00 alle
12,30 e dalle 16,00 alle 19,30.
Gli organizzatori dell’Evento e fautori del Movimento Artistico “SpazioTempismo”
invitano tutti i lettori a visitare la Mostra per ammirare le opere in SpazioTempismo
esposte.

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Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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