CASTEL GANDOLFO, DISABILI IN CANOA CON I VOLONTARI: COME PORTARLI IN ACQUA SENZA UNA RAMPA?

Maurizio Costa

Castel Gandolfo (RM) – Quando si fa volontariato e si aiutano gli altri, specialmente i disabili, si vorrebbe automaticamente che le istituzioni venissero incontro alle associazioni impegnate sul territorio. Questo non sempre succede, a volte ci sono degli impedimenti che inaspriscono i rapporti e si instaurano contenziosi. Per cosa poi? L’osservatore Laziale vuole raccontare questa storia con la finalità, se non di risolverla, almeno di cercare di trovare una soluzione o meglio ancora aprire quel dialogo tra volontari e istituzioni che oggi è pressoché tumultuoso.

L’AISA, L'Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche, attiva in Italia dal 1982, si occupa di promuovere ed incoraggiare la ricerca scientifica genetico-molecolare, biochimica ed immunologica sulle Atassie, una serie di malattie che consistono nella mancanza di coordinazione muscolare, derivante da problemi di carattere nervoso del cervelletto, del midollo spinale e dei nervi periferici.
Questa associazione è presente, sotto forma di varie sezioni, su tutto il territorio italiano.

Anche il Comune di Castel Gandolfo ospita un distaccamento speciale dell’AISA, che, approfittando della presenza del lago, ha aperto un centro riabilitativo per disabili che permette loro di svolgere vari esercizi sulle canoe e quindi di continuare il processo riabilitativo.
La sede è situata proprio sulle sponde del lago di Castel Gandolfo e si trova su un terreno che è sotto la giurisdizione della Regione Lazio e del Parco Naturale dei Castelli Romani. Nel 2001 l’associazione ottiene la concessione di quest’area da parte del CONI e del Comune di Castel Gandolfo. Questa piccola porzione di terra faceva parte delle aree che furono utilizzate, nel lontano 1960, per le Olimpiadi e che, col passare del tempo, sono diventate inagibili e abbandonate. L’AISA ha provveduto di tasca propria a bonificare l’area ed a metterla in sicurezza. La concessione arriva nel 2001 ma il divieto che impone il Comune è quello di non poter costruire nulla su questa porzione di terreno.


Lo sfogo è di Filiberto Desideri, volontario istruttore di canoa di questi ragazzi, che ci spiega la situazione attuale: “La scorsa estate il Comune di Castel Gandolfo ha emanato un’ordinanza che obbliga l’associazione a demolire due piccole casupole in legno e una in lamiera, nelle quali depositiamo le pagaie, e anche alcune rastrelliere, strutture di ferro che permettono la sistemazione delle canoe. L’AISA si è opposta a questa ordinanza e adesso c’è di mezzo un processo penale.” La richiesta dell’associazione è chiara: “Noi vogliamo che il Comune ci dia l’utilizzo concessorio dell’area, un atto che ci permetterebbe di costruire una rampa di legno e un piccolo pontile sempre dello stesso materiale. Solo in questo modo potremmo continuare ad aiutare queste persone. Peraltro la rampa in terra battuta che abbiamo costruito con le nostre mani non è molto affidabile; infatti i nostri ragazzi trovano difficoltà a salire ed a scendere in acqua, dato che il dislivello da superare è di ben 4 metri.”
Desideri conclude con un pensiero: “È strano che dal 1960 ad oggi nessuno abbia mai pensato a quest’area abbandonata e solamente adesso che viene utilizzata con uno scopo di assistenza volontaria, ci sia tutto questo accanimento da parte delle istituzioni.”