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Castel Gandolfo, il sindaco Monachesi dopo recupero corpo nel lago: “Basta con gli sciacallaggi”

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Dopo 16 giorni di ricerche il corpo di Carlo Paolo Bracco, annegato lo scorso 5 agosto nelle acque del Lago Albano, è stato riportato a riva/ritrovato oggi. Ad attenderlo la sua famiglia, cinta dall’affetto di tutta la comunità di Castel Gandolfo che in questi giorni è rimasta con il fiato sospeso in senso di vicinanza e di rispetto per quanto inaspettatamente accaduto a questa giovane vittima.
Vicinanza e parole di conforto sono arrivate alla famiglia Bracco anche dall’Amministrazione Comunale, con il Sindaco Milvia Monachesi e della sua Giunta che hanno seguito passo passo tutte le operazioni di ricerca e/o di recupero.
Nei giorni scorsi, a seguito di un colloquio con la famiglia, il Sindaco si è fatto portavoce delle istanze e delle richieste di mamma Anna Maria, papà Filippo e del loro figlio Antonino e ha una lettera a sua firma a tutte le istituzioni e le autorità competenti a livello regionale, provinciale e
territoriale “affinché una tragedia così grande non colpisca più nessuna famiglia”.
“Da madre e da Prima Cittadina mi sono fatta portavoce del dolore della famiglia Bracco – ha dichiarato il Sindaco Monachesi – portando sulle scrivanie delle autorità e delle istituzioni che siedono al Tavolo operativo dedicato alla sicurezza del nostro lago le richieste necessarie ad
aumentare il livello di sicurezza sulle spiagge e in acqua con misure che andrebbero a sommarsi e a rafforzare il già presente regolamento comunale di balneazione”.
Nella lettera indirizzata a tutte le istituzioni che negli scorsi mesi hanno preso parte al Tavolo operativo “Laghi Sicuri 2019” – Regione Lazio, Città Metropolitana, Parco dei Castelli Romani, Comuni di Nemi, Genzano e Albano Laziale, Compagnia dei Carabinieri di Castel Gandolfo, Comando dei Vigili del Fuoco di Roma e Protezione Civile Regionale – sono state riportate le richieste della famiglia Bracco.
Tra queste la necessità di aggiungere ulteriori boe di segnalazione almeno una ogni 10 metri, al fine di renderle più visibili; la possibilità di dotare ogni lido di una torretta di avvistamento alta almeno 2 metri; la concessione dell’utilizzo del pedalò solo dietro firma di uno degli utilizzatori che ne attesti l’assunzione di responsabilità e dichiari di aver preso visione del regolamento di balneazione vigente; l’obbligo di indossare da ogni utilizzatore del pedalò di giubbotti di salvataggio, sanzionandone i trasgressori; ed infine assicurarsi che in ogni lido le norme sulla balneazione siano affisse in modo chiaro e ben visibile.

“Questo – continua il Sindaco- non è il momento di fare polemiche e sciacallaggio politico a suon di annunci stampa. Questo inverno ci siamo seduti intorno ad un tavolo con tutte le massime autorità coinvolte nella gestione delle acque interne, come lo sono il nostro lago e quello di Nemi, dando vita al progetto “Laghi Sicuri 2019” che garantisce nei giorni di massima affluenza turistica un’attività di prevenzione, avvistamento e soccorso mediante un mezzo nautico equipaggiato dall’Associazione DNEM per il salvataggio in acqua, il coordinamento delle operazioni dalla Sala
Operativa dei Carabinieri di Castel Gandolfo e corridoi sanitari per il tempestivo accesso dei mezzi di soccorso al lago. Purtroppo i fondi a disposizione permettono di attivare questo progetto solo nei fine settimana, ma tutti i giorni, da giugno a settembre, è in vigore anche il regolamento di
balneazione”.

Come prescritto dagli otto articoli del Regolamento di Balneazione 2019, ogni concessionario deve garantire il servizio di salvataggio nelle spiagge in concessione e nelle aree adiacenti. Mentre nelle aree libere, sia nelle aree boscate che non, è vietato tuffarsi. La balneazione nel lago è inoltre
possibile solo nelle ore diurne fino a una distanza di 100 metri dalla riva, segnalata dalle boe rosso/arancioni, e segnalato è anche il limite delle acque, pari alla profondità di 1,60 metri, entro il quale possono bagnarsi i non esperti di nuoto.
“La scorsa stagione – spiega Monachesi- abbiamo dovuto piangere la scomparsa di Elnur, un altro ragazzo che ha perso la vita nel lago Albano, e oggi ci stringiamo alla famiglia Bracco. È mio impegno che tragedie di questa portata non si ripetano e che il grido di dolore di questa madre e
questo padre, e dei familiari tutti, non resti sulla carta, ma sia un monito ad aumentare la sicurezza di tutti i bagnanti del nostro lago attraverso una sempre maggiore cooperazione tra la Regione Lazio, la Città Metropolitana, il Comune, le Forze dell’Ordine e quelle di primo intervento.
Un infinito grazie va ai Sommozzatori dei Vigili del Fuoco per il loro infaticabile lavoro svolto con grande professionalità ed umanità. Non si sono fermati mai, neanche il giorno di Ferragosto, si sono tuffati e rituffati senza sosta, e sempre hanno avuto parole di conforto e speranza per la
famiglia che seguiva tutti i loro movimenti.
Un grazie particolare al loro coordinatore Zelinotti e al Commissario di Polizia Ciampi che hanno diretto le operazioni che hanno portato al ritrovamento di Carlo”.

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Asl Roma 6, all’ospedale dei Castelli operativo il nuovo reparto di terapia subintensiva

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Un servizio fondamentale per chi è colpito da ictus

Presentata l’Unità Trattamento Neurovascolare (UTN) dell’ospedale dei Castelli (ODC). Un reparto di terapia subintensiva dotata di 5 posti letto, strumentazione tecnologica e diagnostica di alto profilo e ad alta intensità di cura destinata ad accogliere pazienti affetti da lesioni cerebrovascolari acute, di natura ischemica o emorragica.

Il nuovo servizio si inserisce nella rete dell’Emergenza tempo-dipendente della Regione Lazio come unità di I livello che ha come riferimento la UTN di II livello del Policlinico Tor Vergata.

A sua volta l’Ospedale dei Castelli rappresenta la struttura di riferimento per l’ictus acuto per l’ospedale di Velletri.

Presenti il Commissario Straordinario Asl Roma 6 dott. Francesco Marchitelli, il Direttore Sanitario Asl Roma 6 dott. Vincenzo Carlo La Regina, il Direttore Medico di Presidio (Odc) dott. Daniele Gentile, il Dr Fabrizio Sallustio Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli, il Dr Carlo Capotondi direttore UOC Radiologia Diagnostica ed Interventistica, la Dr.ssa Carla Giancotti direttore UOC Anestesia e Rianimazione oltre ai
sindaci di diversi Comuni, istituzioni, autorità militari, civili e religiose. La presentazione ha visto anche la partecipazione di diversi sindaci del territorio e del sindaco di Lanuvio e deputato della Repubblica Andrea Volpi.

“Il nuovo reparto UTN – dichiarano il Commissario Straordinario Marchitelli insieme al Direttore Sanitario La Regina – rappresenta un servizio fondamentale dove ogni giorno si compiono gesti straordinari per salvare vite. La sua apertura è un tributo all’impegno verso il miglioramento della salute pubblica e alla dedizione del personale medico, che con professionalità, impegno e cuore si adopera per offrire cure di altissimo livello. Innovazione e dedizione alla cura delle persone sono tra i pilastri cardine che ci permettono di continuare a fare importanti passi insieme per la comunità”.

A inizio 2024, all’UTN e a tutto l’Ospedale dei Castelli è andato il premio di centro ictus “Diamond” conferito dal gruppo ISA (Italian Stroke Association)-Angels (società deputata all’implementazione dei percorsi diagnostico-terapeutici dell’ictus in Europa).

L’UTN rappresenta un reparto in cui operano, in un modello di multidisciplinarietà, diversi professionisti tra cui neurologi vascolari ossia con esperienza nella diagnosi e cura delle patologie cerebrovascolari, infermieri dedicati, fisioterapisti, logopedisti, dietisti.

“Uno degli obiettivi principali dell’UTN – dichiara il Dr Fabrizio Sallustio, Direttore UOSD Unità Trattamento Neurovascolare (UTN), Responsabile Unità Ictus-Ospedale dei Castelli – è ridurre i tempi di intervento in caso di emergenza neurovascolare. Grazie alla presenza di personale esperto e all’infrastruttura specializzata, i pazienti possono ricevere trattamenti cruciali in modo tempestivo senza doversi spostare a Roma con il rischio di gravi conseguenze e complicazioni a lungo termine. Inoltre, l’approccio multidisciplinare del reparto consente di valutare ogni caso in modo completo, individuando le migliori strategie terapeutiche per ciascun paziente”.

Tanto più lunga è l’occlusione arteriosa tanto più esteso è il danno cerebrale che ne deriva. Dal 2023 infatti, a seguito dell’evidenza di tempi di trasferimento ben oltre le 2 ore per i pazienti che, candidati alla trombectomia meccanica, venivano trasferiti a Tor Vergata per effettuare la procedura endovascolare, di comune accordo con la Radiologia Interventistica, coordinata dal Dr Carlo Capotondi e dal responsabile della team di radiologi interventisti dr Daniel Konda e il reparto di Terapia Intensiva, coordinata dalla dr.ssa Carla Giancotti e dal responsabile del reparto dr.ssa Simona Straffi, si è deciso di trattare questi pazienti direttamente presso l’Ospedale dei Castelli. Ad oggi tale scelta è stata premiata dai risultati in termini di esito clinico che attestano una percentuale di pazienti a medio-termine con indipendenza funzionale e autonomi (56%), nessuna disabilità (43.5%), disabilità moderata ma in grado di spostarsi autonomamente (18%), (disabilità grave 10%) (mortalità 12%).

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Monte Compatri, consegna i fiori da 30 anni a uno storico negozio: “l’alt” della Comandante dei Vigili

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“I miei adorati fiori sono la mia vita professionale”

“La comandante dei vigili urbani non mi ha permesso di scaricare la merce mandando via il camion dicendo che era troppo grande e di attrezzarmi con un carrello da qui ad un chilometro di distanza” .

Questo in sintesi quanto riportato su un post facebook di una delle attività commerciali di Monte Compatri, dalla storica fiorista Francesca, a cui venerdì 12 aprile è stato impedito lo scarico dei suoi “adorati fiori” – come li chiama nel post.

Affianco al negozio è presente – come mostra la foto – un’area riservata proprio allo “scarico e carico merci” in ottemperanza a quanto previsto dal Codice della Strada.


Una situazione a dir poco inconsueta in quanto tale contesto, all’interno del codice della strada, viene contemplato solo nel disposto dell’articolo 158 dove viene indicato che “la sosta è vietata sulle aree destinate al mercato e ai veicoli per il carico e lo scarico di cose, nelle ore stabilite” senza, in apparenza, nessuna indicazione riguardante il peso del veicolo effettuante la stessa consegna senza per giunta indicare nessuna limitazione sulle tipologie di mezzi a parte che tutto ciò non “ostacoli” la circolazione degli altri veicoli ma ovviamente tutto questo è legato anche al buon senso ed alla educazione di coloro che effettuano tale servizio.

Sabato 13 aprile, all’indomani del fatto, abbiamo incontrato la signora Francesca Catoni che, da oltre 30 anni, ha questo importante ed ormai “storico” negozio nel comune di Monte Compatri.

Signora Catoni ci spiega cosa è successo?

Guardi come tutte le settimane, di solito il martedì ed il venerdì, i miei fornitori mi consegnano fiori e tutto quello che è necessario per il mio negozio.
Quella mattina, come sempre, il camion è arrivato sostando nello spazio delimitato per il carico e scarico merci. È giunta la comandante che con fare abbastanza duro ha “costretto” il mio fornitore ad andarsene motivando il tutto con “Questo mezzo è troppo grande”.

Una domanda è doverosa: ma è sempre lo stesso fornitore?
Certo che si. Non c’è mai stato nessun problema del genere. Sono qui oltre oltre 20 anni, credo anche più di 30 ma mai, glielo giuro, è successo qualcosa di questo genere.
Non glielo nascondo: mi sono sentita mortificata.
Sono una persona ligia alle regole che cerca sempre di unire la propria professionalità ad un sorriso e davvero, glielo ripeto, mi sono sentita davvero mortificata.

Ma lei ha cercato di far capire alla comandante che il mezzo era nel punto laddove la norma consente le operazioni di carico e scarico?

Certo che si. Lo usiamo da sempre io e tutte le attività che si sono succedute affianco a me. Davvero ho rischiato di dover chiudere il negozio in quanto la mancanza di materiale con consegne programmate, ordini programmati rischiava di farmi avere un grosso danno economico oltre che di immagine.

Lei ha postato sulla sua pagina Facebook questo suo disagio. Ha avuto attestazioni da parte della stessa Amministrazione Comunale sempre attenta a garantire alle attività commerciali di esercitare la propria professione?

Certo che si. Lo stesso sindaco (Francesco Ferri n.d.s.) mi ha chiamato e mi ha garantito che avrebbe fatto luce su questa questione. Io, ripeto, sono una donna che non ama alzare polemiche o gridare. Chiedo solo che mi venga consentito, nel rispetto della Legge, di poter continuare a svolgere la mia attività. L’ho scritto, i fiori i miei adorati fiori, sono da 38 anni la mia vita professionale.

Lo dice guardandoli con quei suoi occhi che non smettono mai di sorridere e con quella serenità che la caratterizza da sempre.

Abbiamo inviato sia al sindaco Francesco Ferri che alla comandante, Marta Sodano, un messaggio per avere una loro versione dei fatti e capire cosa effettivamente sia successo e quali sono state le motivazioni che hanno portato a tutto ciò.

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Velletri, ucciso a suon di botte per il reddito di cittadinanza: in manette un uomo e una donna

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I Carabinieri della Compagnia di Velletri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare personale, nei confronti di due indagati, un uomo ed una donna di Velletri rispettivamente di 54 e 46 anni, gravemente indiziati di avere commesso il delitto di estorsione ed omicidio preterintenzionale ai danni di Salvatore Terrusa classe 1972, deceduto lo scorso 21 gennaio presso l’ospedale di Velletri.
 
Salvatore Terrusa venne trovato agonizzante fuori dalla sua casa di Velletri lo scorso mese di dicembre. In condizioni disperate morì dopo un mese di agonia. Un omicidio preterintenzionale per cui sono finiti in manette un uomo e una donna, una coppia, anche loro residenti a Velletri.
 
Una coppia diabolica, lui 54 lei 46 anni, che avevano vessato con le medesima modalità due pensionati per estorcergli del denaro.
 
Ucciso per il reddito di cittadinanza
Sono stati i carabinieri della compagnia di Velletri a ricostruire l’omicidio. L’indagine ha consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine al fatto che i due indagati avrebbero utilizzato indebitamente la tessera del reddito di cittadinanza del 54enne Salvatore Terrusa, di cui si erano impossessati dopo minacce e percosse, lo scorso mese di dicembre 2023. Dopo le ultime percosse subite, il 23 dicembre 2023, la vittima era stata ricoverata presso l’ospedale di Velletri, dove era poi deceduta il successivo 21 gennaio 2024.
 
Vessazioni a due pensionati di Velletri
Dalle attività investigative è emerso come il presunto assassino, nel corso del 2023, si era reso responsabile di altre estorsioni ai danni di due pensionati di Velletri (uno dei quali ultranovantenne), facendosi consegnare, nel complesso, la somma di mille euro.
 
La complessa e articolata attività di indagine ha consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine al fatto che i due indagati avrebbero utilizzato indebitamente la tessera del reddito di cittadinanza della vittima di cui si erano impossessati dopo minacce e percosse, lo scorso mese di dicembre 2023. Dopo le ultime percosse subite, il 23 dicembre 2023, la vittima era stata ricoverata presso l’ospedale di Velletri, dove era poi deceduta il successivo 21 gennaio 2024.
 
A distanza di quattro mesi dal pestaggio mortale, la mattina dello scorso venerdì 12 aprile i carabinieri della compagnia di Velletri hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare personale nei confronti della coppia.
 
L’uomo è stato portato al carcere di Velletri, mentre la donna è stata posta ai domiciliari.
 
Il provvedimento cautelare, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Velletri, ha recepito integralmente gli esiti investigativi ottenuti dai militari operanti nel corso delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Velletri.
 
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com



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