400 milioni di euro da destinare ai Comuni che a loro volta li impiegheranno per aiutare, in particolar modo, quei cittadini che in questi giorni si trovano in emergenza.
Questo quanto previsto dall’ordinanza emanata dalla Protezione Civile, che incrementa i 4,3 miliardi di euro già previsti dal DPCM dello scorso 28 marzo.
Agli 8025 Comuni d’Italia sarà dunque destinata una somma predeterminata attraverso un riparto che ha tenuto conto della popolazione residente in base alla distanza tra il valore del reddito comunale e il valore medio nazionale. I redditi presi in considerazione sono quelli dell’anno d’imposta 2017. Oltre al contributo governativo i Comuni possono ora destinare alle misure urgenti di solidarietà alimentare eventuali donazioni che dovranno essere versate su un conto corrente ad hoc.
I Comuni sono autorizzati a:
1) Acquisire buoni spesa utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari presso gli esercizi commerciali contenuto nell’elenco pubblicato dall’Ente sul sito istituzionale. 2) Acquisto di generi alimentari o prodotti di prima necessità.
L’ufficio dei servizi sociali di ciascun Comune provvederà quindi ad individuare la platea dei beneficiari ed il relativo contributo tra i nuclei familiari più esposti e tra quelli in stato di bisogno con priorità per quelli non già assegnatari di sostegno pubblico.
Nell’area dei Castelli Romani il Comune di Marino è quello che riceverà il maggior importo pari a 288.062,73 Euro. Seguono: Albano 263.235,59 Euro, Ciampino 223.474,29 Euro, Genzano 160.403,15 Euro, Rocca Di Papa 131.515,66 Euro, Frascati 120.633,12 Euro, Ariccia 118.604,94 Euro, Lariano 112.525,01 Euro, Grottaferrata 109.037,27 Euro, Monte Compatri 88.759,42 Euro, Rocca Priora 87.062,71 Euro, Castel Gandolfo 56.606,48 Euro, Velletri 49.951,97 Euro, Monte Porzio Catone 46.431,10 Euro, Colonna 31.850,82 Euro, Lanuvio 14.406,91 euro e infine Nemi 10.709,23 euro.
L’esposto mette in luce la realizzazione di una struttura in cemento armato in un’area protetta, contraria alle leggi sul Parco dei Castelli Romani
Il tranquillo specchio d’acqua del lago di Nemi, circondato dai suggestivi Colli Albani e immerso nella bellezza naturale del Parco dei Castelli Romani, è diventato il centro di una controversia legale che potrebbe avere implicazioni importanti per la salvaguardia ambientale e la gestione pubblica. Due associazioni, il Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani e Italia Nostra, hanno depositato un esposto presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Velletri, denunciando presunte irregolarità nell’assegnazione del centro canoe alla società Matrix Srl, e per quanto riguarda l’edificazione della struttura stessa.
Le accuse contenute nell’esposto
Secondo quanto riportato nell’esposto, la realizzazione del centro canoe, affidato alla Matrix Srl a seguito di un bando nel 2023, avrebbe violato i vincoli di tutela previsti per l’area del lago di Nemi, che è classificata come zona A a bassa antropizzazione e rientra nelle aree protette del Parco dei Castelli Romani. Gli attivisti sostengono che la costruzione in cemento armato abbia alterato significativamente la sponda lacustre, con la creazione di terrazzamenti e l’uso di materiali non conformi alle normative vigenti.
La legge istitutiva del Parco dei Castelli Romani, infatti, limita severamente l’edificazione nelle aree naturali protette, prevedendo specifiche restrizioni per evitare un eccessivo impatto ambientale. Le associazioni sostengono che la struttura, oltre a non rispettare tali vincoli, avrebbe provocato danni all’ecosistema, compromettendo la fauna locale, tra cui specie protette come i pipistrelli lacustri.
Critiche alla gestione del centro canoe
Non è solo l’impatto ambientale a destare preoccupazioni. Nell’esposto si fa riferimento a una serie di criticità legate alla gestione stessa del centro canoe. In particolare, viene evidenziato come la struttura si sia trasformata in un’attività prevalentemente commerciale, con la somministrazione di cibi e bevande e l’organizzazione di eventi serali con musica ad alto volume. Queste attività non solo avrebbero un impatto negativo sull’ambiente circostante, ma sarebbero in contrasto con quanto previsto dal bando di assegnazione, che indicava come finalità la promozione di attività sportive e sociali, senza menzionare la ristorazione.
Inoltre, il servizio di noleggio di sdraio e ombrelloni a prezzi considerati elevati (25 euro al giorno) ha sollevato ulteriori dubbi sulla fruibilità pubblica del centro, che secondo i ricorrenti avrebbe dovuto offrire servizi a beneficio della collettività, in particolare per anziani e disabili, come specificato nel bando.
Un bando sotto accusa
Le perplessità espresse dai ricorrenti non riguardano solo la gestione del centro canoe, ma anche le modalità con cui è stato espletato il bando di assegnazione. Secondo quanto riportato, il bando, pubblicato il 29 giugno 2023 e chiuso il 10 luglio, avrebbe lasciato uno spazio temporale troppo ristretto per la preparazione di un progetto gestionale complesso. Inoltre, la Matrix Srl, unica partecipante e vincitrice del bando, non risulterebbe essere affiliata alle federazioni sportive richieste (FICK e FIN), né offrirebbe le attività sportive previste, tra cui il canottaggio.
Un altro punto critico riguarda la congruità economica dell’intera operazione. Secondo i dati dell’Anac, la costruzione del centro canoe sarebbe costata 310.000 euro, mentre il canone annuo versato al Comune di Nemi è di soli 7.200 euro, una cifra che, secondo i denuncianti, sarebbe sproporzionata rispetto all’investimento e al potenziale guadagno della struttura.
Le dichiarazioni del Comitato Protezione Boschi e di Italia Nostra
“Quello che sta accadendo sul lago di Nemi è inaccettabile – ha dichiarato un portavoce del Comitato Protezione Boschi –. Abbiamo assistito alla trasformazione di una zona protetta in un luogo dove l’interesse commerciale prevale sulla tutela ambientale. È nostro dovere far luce su queste irregolarità e chiedere alla Procura di indagare”.
Anche Italia Nostra ha espresso forti preoccupazioni: “Il lago di Nemi è un gioiello naturale e storico che non può essere trattato come una semplice risorsa economica. L’impatto ambientale di queste attività è evidente, e i vincoli di tutela devono essere rispettati senza compromessi”.
L’attesa per la decisione della Procura
Ora sarà compito della Procura della Repubblica di Velletri esaminare l’esposto e verificare se le accuse mosse dalle associazioni trovano fondamento. Se dovessero emergere irregolarità, l’amministrazione comunale e i gestori del centro canoe potrebbero essere chiamati a rispondere per i danni ambientali e le eventuali violazioni delle normative vigenti.
Nel frattempo, l’attenzione sul lago di Nemi rimane alta, con gli attivisti e i cittadini in attesa di risposte chiare e di interventi che garantiscano la tutela di un luogo di inestimabile valore naturalistico e culturale.
Cinquanta volontari in campo. Partecipazione massiccia per ripulire le aree più colpite dall’incuria nei comuni di Velletri, Nemi e Rocca di Papa
È partita con successo la prima iniziativa del progetto di cittadinanza attiva promosso dal Parco regionale dei Castelli Romani per contrastare l’abbandono dei rifiuti nelle aree verdi protette. Domenica 6 ottobre, circa cinquanta volontari si sono radunati lungo la via dei Laghi, tra i confini di Velletri e Nemi, fino a Rocca di Papa, per ripulire una delle zone più colpite dall’incuria.
Il progetto, fortemente voluto dal commissario straordinario dell’Ente, Ivan Boccali, ha coinvolto associazioni ambientaliste locali come il Circolo Legambiente Artemisio e Fare Verde Velletri – Colli Albani. Le amministrazioni locali hanno collaborato, insieme alla Protezione Civile di Nemi, contribuendo al successo dell’iniziativa.
La giornata è iniziata con il saluto del direttore del Parco dei Castelli Romani, la dott.ssa Emanuela Angelone, che ha illustrato ai partecipanti gli obiettivi del progetto: non solo la rimozione dei rifiuti, ma anche la sensibilizzazione verso la tutela dell’ambiente. “Siamo stati felici e grati di vedere tanta partecipazione e impegno da parte dei cittadini”, ha dichiarato Angelone. “Questa è solo la prima tappa di un percorso che mira a creare un legame più profondo tra la popolazione e l’ambiente circostante.”
I volontari, armati di guanti, pinze e sacchi, hanno raccolto una grande quantità di rifiuti, riempiendo numerosi sacchi di plastica, vetro, carta e materiali ingombranti, come vecchi pneumatici.
“La quantità di rifiuti rinvenuti è stata notevole, segno che c’è ancora molto da fare per sensibilizzare la comunità”, ha aggiunto Angelone.
Il commissario Boccali ha ringraziato le associazioni coinvolte e ha ribadito l’importanza del progetto: “Vogliamo che questo sia un esempio di collaborazione tra istituzioni e cittadini. Solo attraverso un impegno condiviso possiamo sperare di ridurre l’abbandono indiscriminato dei rifiuti.” Ha poi annunciato un avviso pubblico per cercare sponsor tecnici o economici, necessari a finanziare le future operazioni di bonifica ambientale.
Alberto Fantozzi e Fabrizio Battistini, presidenti di Legambiente Artemisio e Fare Verde Velletri – Colli Albani, hanno espresso soddisfazione per l’iniziativa, sottolineando quanto ci sia ancora da fare: “Iniziative come questa non servono solo per ripulire, ma anche per sensibilizzare. Invitiamo altre associazioni e cittadini a unirsi a noi nelle prossime attività.”
Genitori e studenti esasperati denunciano l’indecente stato della scuola: piante nei bagni, mancanza d’acqua e soluzioni che non arrivano
In questi primi mesi dall’inizio dell’anno scolastico, gli studenti hanno riscontrato una preoccupante presenza di “piante” all’interno dei gabinetti, associata a gravi problemi idrici che si manifestano anche con frequenti mancanze d’acqua nei bagni del Liceo M.T. Cicerone di Frascati. Questi disagi hanno suscitato allarme tra alunni, docenti e genitori, i quali chiedono interventi urgenti e risolutivi.
Nonostante le numerose segnalazioni e le richieste di un colloquio con il dirigente scolastico, non sono stati ottenuti risultati concreti. I genitori lamentano un rimpallo di responsabilità tra ACEA e il Comune, che risponde alle loro istanze con una serie di scuse, ma senza alcuna soluzione tangibile. Una recente protesta degli studenti ha portato a un’importante diserzione delle lezioni, mentre un rappresentante dei genitori ha avuto un incontro con il dirigente scolastico, dal quale è emerso che il problema idrico sarebbe di natura strutturale, legato all’acquedotto. In un contesto in cui la scuola fatica a trovare fondi adeguati per la manutenzione, è addirittura arrivata, stante le informazioni ricevute da alcuni genitori, la richiesta di un ulteriore contributo volontario, che ha sollevato ulteriori polemiche.
Le difficoltà non riguardano solo la sede centrale di Villa Sciarra, ma si estendono anche al distaccamento di Villa Mondragone, dove le condizioni sono altrettanto critiche. A tal proposito, è stata inviata una lettera alla Città Metropolitana di Roma Capitale, per conoscenza alla sindaco di Frascati, Francesca Sbardella, nella quale si evidenziano le gravi problematiche che attanagliano l’istituto.
Durante un recente incontro, alla presenza degli ingegneri e degli architetti di Città Metropolitana di Roma Capitale, è stata fornita una panoramica sugli interventi già in corso per risolvere questi problemi.
Uno degli ingegneri presenti ha annunciato che una squadra di operai sarà inviata a Villa Mondragone per ispezionare l’impianto sanitario e risolvere le problematiche, anche se al momento non è possibile una ristrutturazione completa dei bagni.
Inoltre, bisogna ricordare che entro la fine di ottobre verranno installati a Villa Mondragone dei moduli prefabbricati per l’utilizzo scolastico e si sta valutando una ulteriore installazione di bagni modulari esterni per alleviare la pressione sugli attuali servizi igienici, in attesa che le modifiche strutturali necessarie siano implementate.
È stata rassicurata la comunità scolastica sul fatto che il finanziamento per le manutenzioni ordinarie, attualmente fissato in 2000 euro annui, sarà triplicato ma destinato esclusivamente a interventi di facile realizzazione, affidati a ditte locali per garantire un’approssimazione maggiore.
I lavori di ristrutturazione a Villa Sciarra sono attualmente sospesi a causa dell’impatto degli impianti sul progetto iniziale, con una nuova scadenza di completamento fissata per la primavera del 2026. L’approvazione di un investimento di circa 80.000 euro per la rete idrica è stata finalmente stanziata dalla Città Metropolitana e l’intervento è già in fase di esecuzione.
In un contesto complesso e preoccupante, sembrerebbe emergere una sensibilità crescente verso le problematiche del Liceo Cicerone, ma ora la comunità scolastica attende risposte concrete e tempestive che possano restituire dignità e sicurezza a un’istituzione fondamentale per giovani e famiglie.