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CASTELLI ROMANI, INCENERITORE: IL MISTERO DELLA CONVENZIONE PRELIMINARE TRA CO.E.MA E GSE

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Tempo di lettura 6 minuti Venerdì 22 febbraio a partire dalle 10.30 conferenza stampa/ sit in del No Inc sotto la sede romana del GSE

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Redazione

Riceviamo e pubblichiamo da Daniele Castri referente legale del Comitato No Inc

Castelli Romani (RM) – Il 14 gennaio scorso, la Regione Lazio ha inviato al Gestore dei Servizi Energetici, GSE, ed al Co.E.Ma. (di Cerroni, Acea ed Ama) una diffida ad avviare, entro e non oltre il prossimo 7 marzo, il cantiere per la costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani. Un’ulteriore “pressione” che segue la recente determinazione regionale n. B-00266 del 29 gennaio con cui è stato approvato, in via definitiva, il nuovo crono-programma del Co.E.Ma. che scandisce i tempi di realizzazione dell’impianto brucia-rifiuti di Albano. Tra l’altro, il 13 febbraio il GSE ha rifiutato, inspiegabilmente, per la quarta volta, una richiesta di accesso agli atti promossa dalla conferenza dei dieci sindaci di bacino. Richiesta relativa alla convenzione preliminare Co.E.Ma./GSE del giugno del 2009. Ovvero all’atto che pretenderebbe di scaricare sull’erario pubblico il costo della realizzazione dell’Inceneritore dei Castelli Romani, attraverso una forma di contribuzione statale denominata CIP-6/92, costituita dal 7×100 della bolletta elettrica, per un importo totale pari a circa 400 milioni di euro.

Alle richieste di accesso agli atti formulate prima dal comitato No Inc, poi dal consigliere regionale Ivano Peduzzi, in seguito dal Sindaco di Albano Laziale ed, ora, addirittura dalla Conferenza dei Sindaci di bacino, i funzionari del GSE oppongono una “fitta giurisprudenza” suggerita dal Co.E.Ma..

Eppure, come noto, la giurisprudenza – ovvero l’insieme delle sentenze passate in giudicato emesse dai Tribunali italiani – non costituiscono, nel nostro ordinamento giuridico, un vincolo neanche per i giudici, che sono “soggetti solo alla legge” (art. 101, 2° comma, Costituzione Italiana). La giurisprudenza (targata Co.E.Ma) costituisce forse un vincolo per i soli funzionari del GSE? 

E, soprattutto, cosa c’è, in quella convenzione preliminare Co.E.Ma/GSE, che i cittadini dei Castelli Romani e ben dieci Sindaci di bacino, non possono e non devono conoscere? Evidentemente qualcosa di molto importante se, in una lettera inviata al Sindaco di Albano Laziale Nicola Marini il 18 Luglio scorso, il dimissionario amministratore delegato della Pontina Ambiente di Cerroni, Ing. Francesco Rando, si mostrava fortemente risentito per l’accesso agli atti del Comune di Albano al GSE. Tanto da sospendere una transazione economica in corso col rischio di mandare in default il Comune di Albano.

Il 21 novembre 2012, tra l’altro, il Co.E.Ma. di Cerroni, di Acea ed Ama, ha richiesto, esplicitamente, l’intervento dell’Area Rifiuti della Regione Lazio per  “convincere” il GSE a sottoscrivere, dopo la convenzione preliminare di giugno 2009, anche una convenzione definitiva. Perché questa indebita pressione? E, soprattutto, quali ostacoli sono stati riscontrati, fino ad oggi, dal GSE?

Unica certezza, per ora, è che la contribuzione CIP 6/92, per gli impianti di incenerimento come quello di Albano, è “scaduta” il 31 dicembre 2008, ad eccezione di quelli già in fase di cantierizzazione. E, come è ormai noto, il presunto avvio del cantiere Co.E.Ma. del 29 dicembre 2008, si fonda su un’ordinanza di Marrazzo (n. Z-0003 del 22 ottobre 2008) bocciata sia dal Tar del Lazio sia dal Consiglio di Stato (Sentenza del Tar del Lazio n. 36740/2010; Sentenza del Consiglio di Stato n. 1640/2012).

Allora, la stipula della convenzione preliminare Co.E.Ma./GSE di giugno 2009, ha avuto forse come presupposto il presunto inizio dei lavori di costruzione dell’Inceneritore dei Castelli Romani bocciato dal Consiglio di Stato?

E quali accertamenti sono stati eseguiti dal GSE per verificare il reale inizio delle attività di costruzione dell’Inceneritore entro e non oltre la data del 31 dicembre 2008? Ed infine, il GSE, controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, si è piegato forse alla “pressioni” del Co.E.Ma del monopolista dei rifiuti della Regione Lazio, Manlio Cerroni, di Acea e di Ama?

Per porre ai dirigenti del GSE tutte queste ed anche altre domande, venerdì prossimo, 22 febbraio, a partire dalle ore 10,30, il NO INC ha organizzato una Conferenza Stampa/Sit-In, sotto la sede romana del Gestore dei Servizi Energetici, in Viale Maresciallo Pilsudski, 92.

Crediamo, in ogni caso, sia necessario che il Sindaco di Albano, Nicola Marini, proceda velocemente con l’adempimento delle richieste avanzate, ormai da mesi – e ribadite anche nel corso dell’ultimo consiglio comunale di lunedì 4 febbraio – dal comitato No Inc, ovvero:
–    Che si richieda alla Regione Lazio di avviare, con estrema urgenza, il procedimento di riapertura, revisione ed annullamento dell’Autorizzazione Ambientale relativa all’Inceneritore dei Castelli Romani, come previsto dall’art. 9 della Legge n. 59/2005
–    Che venga convocata, come indicato, recentemente, dalla Regione Lazio, una conferenza dei servizi sul tema caratterizzazione geologica ed idrogeologica della discarica di Roncigliano, e si richieda alla società Pontina Ambiente di Cerroni di mettere a disposizione dell’Amministrazione comunale i dati relativi alle analisi svolte nei mesi scorsi dal CNR nei pozzi interni al noto sito di smaltimento dei rifiuti indifferenziati, in modo di avere immediata conoscenza dello stato delle falde acquifere locali.
–    Convocazione di un consiglio comunale straordinario aperto alla partecipazione della cittadinanza per discutere del tema dell’avvio del cantiere per la costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani.


I prossimi appuntamenti No Inc a cui è invitata a partecipare tutta la cittadinanza:
– Venerdì prossimo 22 febbraio 2013, ore 10,30, davanti la sede del gestore del servizio elettrico, GSE, viale maresciallo Pilsudski n. 92, conferenza stampa/sit-in.
– Giovedì 28 febbraio, ore, 18,00, sala Vespignani, adiacente al museo civico, Albano Laziale, assemblea pubblica.
– Venerdì 1 marzo, ore 18,00, sala circoscrizionale di Cecchina, via Rocca di Papa n. 65, assemblea pubblica.
– Sabato 2 marzo, ore 08,00 – 14,00, sit-in/assemblea pubblica davanti l’ingresso della discarica di Albano, via Ardeatina km 24,650.
– Sabato 6 aprile, corteo no inc!

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Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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