Frascati: 60 anni di gemellaggio con Bad Godesberg e Saint Cloud

FRASCATI (RM) – Si è celebrato lo scorso venerdì 1 settembre l’anniversario del patto di Gemellaggio tra Frascati, Bad Godesberg e Saint Cloud. Una delegazione ufficiale del Comune è stata infatti invitata nella cittadina tedesca per rinnovare il Patto, a 60 anni dalla stipula, e riconfermare i principi ispiratori e i valori di fratellanza tra i popoli europei che hanno condotto a questa unione nel 1957. La delegazione ufficiale, squisitamente accolta da Simone-Stein Lücke, Sindaco di Bad Godesberg, che oggi è un importante distretto della Città di Bonn, già Capitale della Germania Ovest, era composta dal Sindaco Roberto Mastrosanti, dal Presidente del Consiglio comunale Franco D’Uffizi e dal Consigliere Mirko Fiasco.

«Celebrare il sessantesimo anniversario di gemellaggio con Bad Godesberg e con Saint Cloud è stato un traguardo importante che va sottolineato con forza, perché in questi sei decenni ci sono stati tanti momenti di confronto, scambi culturali, incontri stimolanti, forieri di nuove idee, che hanno coinvolto tanti cittadini europei – dichiara il Sindaco Roberto Mastrosanti -. Per questo ritengo che sia stato di fondamentale importanza, in un momento storico come il nostro, dove ci sono troppe tensioni anche in Europa, onorare lo spirito e rinsaldare il legame che nel 1957 ci ha spinto a gemellarci».

In occasione dell’incontro per il rinnovo della stipula del Gemellaggio si è tenuto, sabato 2 settembre, anche il torneo di Calcio a sette delle Città Gemellate, riservato ai dipendenti comunali, che viene organizzato ogni due anni a turno da uno dei Paesi gemellati. Sei le città gemellate presenti per il torneo con Bad Godesberg, che in quanto comune ospitante ha invitato anche il distretto di Berlin Stegliz/Zehlendorf, che prima della riunificazione tedesca faceva parete della Germania dell’Est, di fatto uno stato a parte.

Ha vinto l’edizione 2017 del Torneo la squadra di Kortrijk (Belgio), battendo in finale per 1-0, in una gara sostanzialmente equilibrata e senza troppe occasioni da rete, il team di Frascati, che ancora una volta ha dimostrato di essere una delle squadre più in forma e temibili del torneo. Terza classificata è stata Bad Godesberg (Germania). Quarta Berlin Stegliz/Zehlendorf (Germania). Quinta Windsor & Maidenhead (Regno Unito). Sesta Saint Cloud (Francia). La nuova edizione del torneo si terrà nel 2019 a Kortrijk.

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«Ringrazio tutti gli atleti-dipendenti del Comune di Frascati – conclude il Presidente del Consiglio Comunale Franco D’Uffizi -, che hanno partecipato e giocato da protagonisti un grande torneo di calcio, uscendo da imbattuti nel girone eliminatorio e perdendo solo una gara: la finale. Sono stati bravi, corretti e sportivi, a loro è mancato solo quel pizzico di fortuna che nello sport a volte è determinante».




Napoli, “Street Food Time”: la felicità in un cartoccio

NAPOLI – Dal 7 al 10 settembre Piazza Garibaldi ospiterà “Street Food Time”, evento a carattere nazionale dedicato al cibo di strada di qualità che giungerà per la prima volta in città.
“Street Food Time” ospita mezzi di tutte le forme e le stazze, provenienti da diverse regioni d’Italia, capaci di soddisfare le esigenze culinarie più disparate, dall’aperitivo al dessert passando  per primi piatti, secondi, contorni e formaggi.

I fornelli si accenderanno alle ore 11,00 del mattino e si spegneranno a tarda notte, eccezion fatta per il primo giorno, giovedì 7 settembre, che vede il taglio del nastro e l’apertura della manifestazione alle ore 19,00.

Numerose postazioni occupate da carretti, apette, roulotte degli anni ’60 e camioncini vintage daranno vita a quattro giornate davvero gourmet durante le quali l’Italia culinaria si incontrerà a Napoli per deliziare tutti i palati, anche i più esigenti.

L’area del Festival sarà la patria del cibo di qualità, in cui la tradizione e la varietà degli alimenti di strada italiani incontrano la creatività e la personalità di giovani appassionati che alle cucine superaccessoriate dei ristoranti hanno preferito camioncini e spazi all’aperto come regno dove dare sfogo alla loro arte culinaria. Lo street food è una realtà gastronomica viva e creativa fatta di gente accomunata dall’orgoglio di conservare una tradizione dal sapore familiare. “Street Food Time” è un mondo tutto da scoprire e da preservare, in cui viaggiare per conoscere.

I produttori di cibo di strada sono artigiani che esprimono appieno i valori dell’Italia più vera e autentica. I concetti di fast, cheap, gourmet, design e spirito on the road si incontrano nelle vere e proprie cucine itineranti, offrendo al pubblico un’esperienza gastronomica unica, assolutamente innovativa e in linea con uno stile di vita giovanile e al passo coi tempi.

Ricerca della qualità, piacere di avere un contatto umano e schietto con i clienti, voglia di mantenere vivi i rapporti con il proprio territorio e la sua storia, utilizzo di prodotti agricoli genuini, uso di ricette tramandate di generazione in generazione, questi gli elementi che caratterizzano i cultori del cibo di strada, consapevoli che esistono nelle nostre città, “paesaggi culturali” da difendere e conoscere.

Le varie e numerose proposte culinarie saranno accompagnate da più di 25 birre rigorasamente artigianali prodotte appositamente per l’evento. “Street Food Time” è un Festival interessante, stuzzicante, appetitoso, succulento, in cui il “savoir faire”italiano si innesca sulla cultura del prodotto, della terra, della storia.
Il tour di “Street Food Time” ha toccato nel 2017 le maggiori città della Liguria, della Toscana, delle Marche, dell’Abruzzo, della Puglia e della Campania ed è felicissimo di essere a Napoli per la prima edizione cittadina.




Velletri, omaggio a Giorgio Bassani: incontro con la figlia

VELLETRI (RM) – Nella giornata di sabato 30 settembre, dedicata allo scrittore e intellettuale Giorgio Bassani, il ricco programma a cui ha lavorato l’Associazione Memoria ‘900 prevede la presenza di un’ospite d’onore: arriverà a Velletri, infatti, la figlia dell’autore de Gli occhiali d’oro, professoressa Paola Bassani. Attuale presidente della Fondazione Giorgio Bassani, storica dell’arte e docente, Paola ha sempre avuto un forte legame con suo padre, che ha deciso di raccontare nella recente pubblicazione Se avessi una piccola casa mia (La Nave di Teseo, 2016). Il libro ripercorre alcune delle tappe della vita di Giorgio Bassani, tramite il racconto di una figlia che descrive suo padre dal punto di vista umano, con i suoi difetti e i suoi pregi. Impressionanti i contatti che la stessa Paola ha avuto con il mondo letterario del Novecento italiano, dalle estati con Natalia Ginzburg e Pierpaolo Pasolini alle passeggiate con Carlo Emilio Gadda, una persona ironica e bonaria, molto affettuosa. Nel suo libro, inoltre, la professoressa Bassani rimette insieme Giorgio e la moglie, Valeria Sinigallia, ricostruendo il nucleo familiare dell’autore ferrarese e narrando numerosi aneddoti interessanti. Alcune copie del libro saranno disponibili nella sessione pomeridiana dell’evento presso la Sala degli Affreschi, grazie alla fattiva collaborazione della Mondadori Bookstore Velletri-Lariano che ha supportato l’evento anche per quanto riguarda la parte dedicata alle Scuole. Paola Bassani ricorda anche dei legami di Giorgio, professore negli anni Cinquanta, a Velletri: ha più volte dichiarato come suo padre fosse colpito dalla situazione della Scuola pubblica italiana, che lo ha visto insegnante prima nella città natale, Ferrara, in un periodo difficile coincidente con le leggi razziali, poi a Napoli, presso l’istituto Nautico, e infine proprio alla “Juana Romani” di Velletri. I tre anni di insegnamento veliterno (1951-1954) suscitarono a Bassani un moto di indignazione, che culminò con un’aspra requisitoria che invocava l’intervento statale e denunciava l’incongruenza dei programmi didattici prendendo ad esempio la situazione di Velletri. Ma il legame con la nostra città – e lo si legge proprio nelle pagine finali del libro di Paola – non si esaurì con l’esperienza di insegnamento: se dall’epistolario bassaniano sono emerse le lettere che Marcello De Rossi inviava a Bassani fino agli anni Sessanta, la stessa figlia dell’autore dei Finzi-Contini ricorda di un’ultima visita che Giorgio volle fare a Velletri, alla fine degli anni Novanta, per rivedere la ‘sua’ scuola. Un momento toccante, di una domenica pomeriggio, insieme alla storica segretaria di Italia Nostra Bruna Lanaro, che vide Bassani camminare – già affaticato per l’avanzare della malattia – lungo Corso della Repubblica verso l’Istituto d’Arte di via Novelli. In un’intervista alla professoressa Bassani pubblicata nel volume Giorgio Bassani professore «fuori le mura» (Aracne editrice, 2017) curato dal dottor Rocco Della Corte, socio dell’Associazione Memoria ‘900, si ricorda del positivo stupore da parte dello scrittore nel ritrovare una scuola pressoché identica, architettonicamente parlando, a quella degli anni Cinquanta e la rievocazione dei nomi di alcuni colleghi. Paola Bassani fu legatissima a suo padre, e pur non entrando mai nel merito della produzione letteraria, racconta degli spaccati di vita quotidiana che fanno rabbrividire per l’intensità e il coinvolgimento, ambientati in un mondo popolato da intellettuali che hanno lasciato il segno nella cultura italiana. La professoressa Paola Bassani incontrerà in mattinata gli studenti di Velletri nell’Auditorium del Liceo Artistico di via Parri, in una sessione dedicata esclusivamente alle classi quinte degli istituti superiori di Velletri, e i cittadini nel convegno pomeridiano (ore 17.30) che si svolgerà presso la Sala degli Affreschi della Casa delle Culture di Piazza Trento e Trieste, per la proposta culturale inserita nel più ampio contesto della Festa dell’Uva e dei Vini. Un’occasione da non perdere per ascoltare e porre domande alla figlia di uno dei più grandi scrittori del Novecento, impegnata fortemente nel tenere viva la memoria del padre insieme alla Fondazione da lei presieduta che è composta da grandi personalità della cultura italiana. Appuntamento a sabato 30 settembre.




Palermo, Santa Rosalia. Orlando: “Quest’anno il 4 settembre si intreccia con il ricordo del Generale Dalla Chiesa”

PALERMO – Il sindaco Leoluca Orlando ha partecipato questa mattina alla celebrazione della messa in onore di Santa Rosalia, che è stata officiata da S.E. monsignor Corrado Lorefice al Santuario di Monte Pellegrino. Per il Comune erano presenti il presidente del Consiglio Comunale, Salvatore Orlando, gli assessori Marano, Riolo, Marino, Cusumano e Nicotri, e il comandante della Polizia Municipale, Vincenzo Messina. Hanno partecipato, tra gli altri, anche il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, il prefetto di Palermo, Antonella De Miro, il questore Renato Cortese, i sindaci di Santo Stefano Quisquina, Francesco Cacciatore, e di Piana degli Albanesi, Rosario Petta, paesi capofila, insieme a Palermo, dell’Itinerarium Rosaliae.

“Come ogni anno, con grande devozione, Palermo celebra il profondo legame con la sua Santuzza – ha dichiarato il sindaco Orlando -. Quest’anno, in particolar modo, alla presenza dei vertici dell’Arma dei Carabinieri, del prefetto e del questore, il 4 settembre si intreccia con il ricordo, celebrato ieri con la Festa dell’Onestà, del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, barbaramente ucciso dalla mafia, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di Polizia Domenico Russo. Un servitore dello Stato che riaccese la speranza di questa città”.




Castel Gandolfo, gara di “Master Chef”: un pomeriggio di laboratorio con i bambini

CASTEL GANDOLFO (RM) – Torte, dolcetti, panna montata, meringhe, uova, mascarpone, tanta fantasia e ingegno e un vagone di divertimento: così si può riassumere il pomeriggio che molti bambini hanno trascorso nella splendida piazza della Libertà a Castel Gandolfo. Divisi in squadre i piccoli chef hanno realizzato tre splendidi dolci con l’aiuto di due bravissime animatrici. La cornice splendida: una piazza in fermento per l’allestimento del concerto “Serata con Rds”, diversi i turisti e tanti i curiosi. Un’atmosfera da sogno insomma per i piccoli cuochi che molta fantasia hanno realizzato dei dolci bellissimi con forme a stella, nuvola e cuore. E poi via con gli assaggi. Anche questa iniziativa promossa dal Comune di Castel Gandolfo è stata un successo e un ottimo corredo per la festa di San Sebastiano Martire.




Castel Gandolfo: torte in piazza con Master Chef




Moda, Chiara Ferragni e le altre: chi sono le influencer?

Fra le piu famose fashion blogger a livello mondiale è Chiara Ferragni, ha guadagnato cifre vertiginose, terrà lezioni con un corso opzionale di Marketing all’Università di Harvard fra i più prestigiosi atenei d’America, spiegherà come sia riuscita a creare un impero di soldi partendo solo da un blog. Ma, le blogger hanno veramente un dominio totalitario nel mondo della moda? Il quotidiano Daily Mail ha stilato la classifica a livello mondiale degli influencer maschili, nella classifica sono elencati i più belli ultra cinquantenni, nella lista c’è anche l’italiano Gianluca Vacchi; l’altro giorno il giornale “Il Corriere della sera” per i suoi cinquant’anni gli ha dedicato un pagina intera. In passato chi influiva sulla moda e sui comportamenti erano le donne nobili, come ad esempio fra le influencer del passato c’è Caterina de’ Medici, basti pensare che alla morte del marito, il bianco era il colore del lutto, lei decise che sarebbe stato il nero e indossò abiti con questo colore fino alla morte, da allora questo colore nel mondo occidendate è il simbolo del lutto. Fra gli influencer più recenti degli anni settanta furono diversi, come ad esempio David Bowie, mitica la frase che disse “I miei pantaloni hanno cambiato il mondo”, era consapevole dell’influenza che poteva avere sulle masse, e Patti Smith con la sua camicia bianca dal taglio maschile venne molto emulata.

Negli anni ottanta ad influire fortemente la moda furono i conuigi Regan chiamati i “Red Regan” perché il rosso era il loro colore preferito che usavano molto spesso negli incontri ufficiali. Fin dall’antichità il colore rosso essendo un colore ” estremo” è sempre stato usato come medium per comunicare forza, coraggio e potere, una testimonianza la troviamo sulle carte da gioco antiche, ad esempre, il mantello del re è quasi sempre di colore rosso. In tutto il mandato del Presidente Regan sua moglie Nancy consapevole del grande ruolo che aveva in qualità di First Lady usava la moda per fini politici, per dare un chiaro messaggio alla luminosità, speranza ad un futuro migliore e alla forza. Teniamo presente che negli anni ottanta le forme delle fogge femminili erano fortemente mascolinizzate, grazie all’uso di spalline molto alte che venivano inserite nelle giacche, ma anche nelle t-shirt. Il colore rosso era un colore molto usato negli anni ottanta che influì anche al cinema, come ad esempio il film “T’he woman in red” del 1984 di Gene Wilder con Kelly le Brock, la protagonista indossava uno splendido vestito rosso, il modello rievocava un vestito di Marilyn Monroe. Oppure verso la fine del decennio Giulia Robert sfilò nella scena più importante del film “Pretty Woman” con uno splendido vestito di colore rosso in stile Vittoriano (alla Worth) per recarsi all’opera per vedere “La traviata” di G. Verdi.

Le elezioni di un Presidente e l’abbigliamento delle First Lady nelle cerimonia del giuramento e all’inauguration Ball sono sotto l’occhio d’ingrandimento dei Brand più importanti perché influiscono notevolmente la moda. Fra le influencer ci sono anche le regine, infatti al matrimonio di William e Kate la Regina Elisabetta ha indossato un tailleur di colore giallo canarino, e lo stesso colore è stato visto sfilare addosso a Top model dei Brand più famosi, ad esempio, Chanel propose il colore giallo abbinato al nero.




Milano: gran finale per Isko I-Skool™


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di Gianfranco Nitti

MILANO – Gran finale a Milano per ISKO I-SKOOL™, 4° edizione della competizione internazionale ideata da ISKO™, leader globale nella produzione denim e nell’innovazione tessile, e dalla sua divisione stile e ricerca CREATIVE ROOM™. “Questo è stato l’anno della consacrazione”, ha commentato Marco Lucietti, ISKO™ Senior Advisor. “Non solo per i numeri impressionanti che hanno segnato questa edizione, ma anche per lo spessore dimostrato da tutti i partecipanti. Siamo fieri di aver dato vita a questa iniziativa, e fieri di avere dalla nostra il supporto di player così prestigiosi”, conclude. “Ogni anno supportiamo gli studenti del design nella realizzazione dei loro outfit e ogni anno restiamo stupiti dal loro coraggio e dalla loro freschezza:la moda ha bisogno di energia, di forze sempre nuove, di menti proiettate verso futuro”, ha sottolineato Massimo Munari, Art Director di CREATIVE ROOM™.
La quarta edizione del talent, che come ogni anno ha coinvolto gli studenti delle migliori scuole di moda e business del mondo, si è conclusa con un fashion show al BASE di Milano.


Il tema generale al centro della sfida è stato, come sempre, il denim: sono oltre 60,000 gli studenti coinvolti e quest’anno, per la prima volta nella storia di ISKO I-SKOOL™, tra le fila erano presenti anche studenti indipendenti che hanno avuto l’opportunità di inoltrare la loro candidatura attraverso il sito ufficiale della competition, iskooldenim.com. Questa edizione ha potuto contare sul supporto di alcune delle più prestigiose aziende dell’industria: il Gold Partner è Lenzing Group, i Silver Partners Itema e Reca Group e i Supporting partners haikure, Swarovski, Replay, Liu Jo, 7 For All Mankind, Capsule, Betabrand, C&S, Mustang, A02, Tonello, Peter Non, ISKOTECA™ e Menabò Group.I vincitori del concorso avranno la possibilità di fare degli stage nei brand che hanno supportato l’iniziativa: una ulteriore dimostrazione del profondo legame tra ISKO I-SKOOL™ e il mondo del lavoro.

Dai Social Media

Anche i protagonisti della #deniminside community hanno preso parte al gran finale della quarta edizione di ISKO I-SKOOL™. Dai reportage live dell’evento alla partecipazione diretta alle attività, la loro presenza hacreato più di un’occasione utile a celebrare il mondo del denim.
Ella Grace, musicista e instagrammer (@ellegracedenton), è stata protagonista di una live performance e ha presieduto la giuria che ha selezionato il vincitore del workshop che ha coinvolto gli studenti. Simone Guidarelli, contributor di Vanity Fair e stylist, ha non solo fatto parte della giuria ma si è anche occupato dellook di Ella durante la performance, utilizzando i tessuti ISKO EARTH FIT™. Nicole B. (@nickyinsideout) e la designer Verena Erin (@verenaerin) hanno invece preso parte al workshop con gli studenti.

Denim Design Award
Il Denim Design Award ha coinvolto le seguenti scuole: POLIMODA (Firenze), NABA – Nuova Accademia di Belle Arti (Milano), Università Iuav di Venezia (Venezia), Accademia Costume&Moda (Roma), UAL – Chelsea College of Arts (Chelsea, UK), AMD – Akademie Mode & Design (Dusseldorf e Monaco, Germania), AALTO University – School of Art, Design and Architecture (Helsinki, Finlandia), AMFI – Amsterdam Fashion Institute (Amsterdam, Olanda), FIDM – Fashion Institute of Design and Merchandising (Los Angeles, USA), The New School – Parsons (New York, USA), Colegiatura Colombiana (Medellìn, Colombia), Beijing Institute of Fashion Technology (Pechino, Cina), Academy of Arts & Design of Tsinghua University (Pechino, Cina), Donghua University (Shanghai, Cina), Hong Kong Polytechnic University (Hong Kong, Cina), BUNKA Fashion college (Tokyo, Giappone) e UTS – University of Technology Sydney (Sydney, Australia).
Gli studenti hanno creato degli outfit totalmente in denim ispirati al tema GENDERFUL, una celebrazione dei nuovi e inclusivi modi di concepire le infinite possibilità di espressione del proprio io al di là delle classiche dicotomie di genere. La bellezza degli outfit, rigorosamente 100% denim, è stata esaltata grazie alle scarpe del marchio Peter Non, indossate dai modelli durante la sfilata.
Le creazioni degli studenti sono state valutate dalla Denim Design Award Jury, presieduta dal denim innovator Adriano Goldschmied, che ha scelto i migliori outfit insieme ad Alice Tonello (Tonello), Carlotta Maffi (7 For All Mankind), Ester Rigato (vincitrice dell’edizione 2016 di ISKO I-SKOOL™), Heikki Salonen (Designer), Lara Reck (haikure), Luigi Giusti (Giada), Maurizio Bosacchi (Swarovski), Paolo Diacci e Antonio Salzano (Reca Group), Sara Maino (Vogue Talents e Vogue Italia), Silvia Lo Giudice e Massimo Pasqualon (Peter Non), Stefania Nanni (Liu Jo), Tricia Carey (Lenzing), Giuseppe Serfaldi (Replay), Vladimiro Baldin (Safilo) e Wen Jing (Capsule).
Marketing AwardAnche il Marketing Award ha coinvolto alcune delle più prestigiose business school: AMFI – Amsterdam Fashion Institute (Amsterdam, Olanda), FIDM – Fashion Institute of Design and Merchandising (LosAngeles, USA), Politecnico di Milano (Milano), Sapienza University (Roma), Università Commerciale Luigi Bocconi (Milano), Milano Fashion Institute (Milano) e POLIMODA (Firenze). Gli studenti hanno dovuto ideare un piano marketing strategico utile a valorizzare uno dei temi più importanti dell’agenda fashion mondiale, ovvero il legame tra sostenibilità e mondo della moda. I lavori degli studenti sono stati valutati dalla giuria del Marketing Award, presieduta da Livia Firth (Eco Age Ltd.) e composta da Andreas Dorner e Tricia Carey (Lenzing), Claudio Marcolli (Swarovski), Diana Profir (Itema), Elisa Ravaglia (Menabò Group), Fabio Di Liberto (ISKO™), Federico Corneli (haikure), Laura Santanera (Educator), Massimo Miracoli (7 For All Mankind), Paolo Diacci (Reca Group), Manfredi Ricca (Interbrand) e da Yan Jun (Capsule).

Marketing Award
-Vincitore del Marketing Award è il team di Sara Giordano (POLIMODA), premiato da Diana Profir

Denim Design Award
-Vincitore del Best Seller Award Massimiliano Mucciarelli (Università Iuav di Venezia), premiato da Adriano Goldschmied
-Vincitore del Responsible Innovation Award Morine Uramoto (BUNKA Fashion College), premiato da Tricia Carey
-Vincitore del Best Show Piece Award Sara Armellin (POLIMODA), premiato da Silvia Lo Giudice e Massimo Pasqualon
-Vincitore del Reca Award Mianchen Wang (The New School – Parsons), premiato da Paolo Diacci
-Vincitore dello Swarovski Award Giulia Masciangelo (NABA), premiato da Claudio Marcolli

Info:
www.iskooldenim.com
 




Borghi italiani: le potenzialità sotto la lente dello Skål club di Roma


di Gianfranco Nitti

 

Tra i vari eventi e mostre che caratterizzano il 2017 come anno dei Borghi più belli d’Italia, l’associazione Skål International Roma ha organizzato un Forum economico con la partecipazione di MIBACT, ENIT, l’Associazione Alberghi Diffusi, Lybra, e la collaborazione del Club I Borghi più Belli d’Italia e Borghi Italia Tour Network, al fine di poter approfondire le possibilità di sviluppo della nuova offerta turistica, capirne le strategie innovative di marketing, degli investimenti connessi alla valorizzazione di questo grande patrimonio, oltre che analizzarne l’impatto economico sulla filiera turistica.


“Skål  International Roma” ha commentato Antonio Percario, presidente Skal International Roma-  ha come obiettivo il posizionamento ed il rilancio turistico attraverso un metodo aperto e partecipato atto a rafforzare l’attrattività del nostro Paese verso una visione unitaria ed innovativa di promozione e commercializzazione del nostro Patrimonio Culturale”.


Nel corso del Forum sono stati presentati i dati e le tendenze turistiche de I Borghi più Belli d'Italia (271 i piccoli centri storici, inferiori ai 15.000 abitanti)  e i nuovi progetti dell'ENIT che mirano a promuovere un turismo di qualità e di attività che disincentivino lo spopolamento dei borghi e dei piccoli centri italiani.
I borghi più belli d'Italia dispongono di strutture di accoglienza turistica con oltre 176 mila posti letto in circa 6.300 esercizi ricettivi. L’offerta ricettiva complessiva – grazie anche all’aumento del numero dei borghi – è in crescita rispetto al 2014 registrando un + 4,0%  di esercizi ricettivi. Per quanto riguarda i dati su arrivi e presenze 2015-2016 dei turisti si nota un Incremento in linea con i valori medi nazionali (rispettivamente +5,8% e 0,6%) e 10,6 milioni di presenze (10,0 nel 2014) : pari al 2,7% del totale nazionale e 36 mila notti all’anno per borgo.


Un altro elemento di rilievo è la domanda di turisti stranieri che si rileva però in proporzione minore che nel resto d’Italia in termini di presenze: sono il 43,2% contro una media nazionale del 49%, nonostante ci sia stato un significativo incremento (presenze +8,7%, arrivi +12,6%).Per quanto riguarda la permanenza media, si registrano 3,6 giorni di permanenza media, poco superiore che nel resto d’Italia (3,5 giorni).


Il turismo nei borghi pesa sempre di più ed è sempre più apprezzato data dentro la grande varietà di stili architettonici, paesaggi, produzioni artigianali ed enogastronomiche, feste, tradizioni,ed eventi che caratterizzano i centri e dove sia possibile vivere lo stile italiano.
Soprattutto l'enogastronomia e il tessuto sociale sono le armi vincenti per la promozione del territorio come ha affermato Giovanni Bastianelli, Direttore esecutivo ENIT  “promuovere il turismo nei borghi è un'operazione culturale che va oltre la semplice commercializzazione, miriamo inoltre a  frenare lo spopolamento dei piccoli centri valorizzando al massimo lo spirito dei luoghi. I  visitatori che scelgono i borghi sono prettamente repetears e abitanti nelle regioni limitrofe che si dedicano al turismo di prossimità, ma abbiamo numeri importanti per quanto riguarda i mercati esteri e stiamo notando interesse anche da parte dei turisti cinesi. Abbiamo avviato varie campagne promozionali dedicate ai borghi:a Londra, a Bruxelles e Madrid , Vienna unitamente a  una forte promozione social, basti pensare che con l'hashtag #italianvillages abbiamo avuto oltre 70 milioni di visualizzazioni”.


Le numerose  potenzialità della commercializzazione del prodotto turistico  sono state evidenziate da Maria Musco Direttore Borghi Italia Tour Network, che ha confermato gli esiti positivi della politica di promozione lanciata dal MIBACT guidato dal Ministro Dario Franceschini con l'Anno dei Borghi e l’interesse dei turisti americani attratti da questo prodotto.
 




Sentenza di Cassazione su assegno divorzile: cambiano davvero le regole per le persone comuni?


di Susanna Campione

Lo scorso maggio la Cassazione ha emesso la sentenza n. 11504/ 2017 in tema di assegno di mantenimento del coniuge divorziato. Si è subito acceso un vivace dibattito su televisioni e giornali: sentenza femminista, maschilista, rivoluzionaria. La sentenza appare innovativa perché per determinare il diritto del coniuge divorziato al mantenimento non considera il tenore di vita avuto durante il matrimonio ma l'autonomia economica del coniuge che richiede l'assegno.

Quattro i criteri enunciati per stabilire che il coniuge è economicamente autonomo: deve percepire un reddito, avere la titolarità di beni mobili e immobili, possedere capacità lavorativa e disporre di un alloggio. Si deve premettere che la pronuncia in esame riguarda un caso particolare: il divorzio dell'ex ministro Grilli dalla moglie imprenditrice e non appare applicabile concretamente ai casi comuni che quotidianamente vengono sottoposti ai giudici nei Tribunali.

Il provvedimento inoltre lascia molti aspetti irrisolti: non precisa quale sia il reddito da considerare sufficiente per l'autonomia economica, ne' stabilisce cosa succede quando il coniuge assegnatario della casa coniugale perde la disponibilità dell'alloggio a seguito del raggiungimento dell'autonomia economica da parte dei figli e sembra non tenere in alcuna considerazione il lavoro casalingo e familiare svolto dal coniuge per favorire la carriera dell'altro. Desta inoltre perplessità la precisazione della Corte secondo la quale il matrimonio non può più considerarsi una "sistemazione definitiva" ma deve essere un atto di libertà e responsabilità. Quasi che nella generalità dei casi ci si sposi per "sistemarsi". In realtà richiamare un concetto tanto arcaico e riduttivo e suggerire l'immagine del matrimonio come strumento per guadagnare una posizione appare in totale dissonanza con la realtà attuale. Non si può negare che l'istituto del matrimonio sia stato talvolta piegato a realizzare interessi economici, ne' che in epoche storiche remote il matrimonio fosse uno strumento per acquisire proprietà, titoli nobiliari, fondere dinastie. Attualmente però il rinvio a un'idea così antica non trova alcun riscontro in una fase storica in cui le donne sono in maggioranza dedite alla carriera e alla propria realizzazione e spesso guadagnano più dei mariti. Anche l'uso del vocabolo "sistemarsi " è inappropriato. Infatti come qualcuno ha sottolineato ironicamente il concetto di sistemazione è più adatto agli oggetti che alle persone. La prospettazione della Corte inoltre sembra spingere le donne a sacrificare sempre di più la vita familiare in nome di un affermazione professionale che nel quadro delineato dalla sentenza non sarebbe più una libera scelta da concordare con il coniuge ma una necessità dettata dall'evenienza di trovarsi, in caso di divorzio, senza mezzi economici adeguati. Questa si una vera forzatura.

La sentenza di per se' quindi non ha la portata rivoluzionaria che è stata tanto annunciata. Saranno i giudici di primo grado a valutare se e come potrà essere applicata, a dettare concretamente i parametri per valutare l'autonomia economica del coniuge che richiede il mantenimento in sede di divorzio. Si attendono inoltre altre pronunce di Cassazione sul punto, più adatte ai casi delle persone comuni e maggiormente in sintonia con il comune sentire attuale per dare risposte adeguate alle pressanti esigenze che sorgono quando si pone fine al matrimonio.

 




Napoli: Banksy la Street Art e il giallo sulla sua identità

NAPOLI – Quando frequentavo l’Accademia di Belle Arti di Napoli capitava spesso fra una lezione e l’altra di passeggiare tra i vicoli, restavo incantata dalle bancarelle di qualsiasi etnìa, dai numerosi artisti di strada che fanno da cornice, dalle mille bellezze della città, dai mille colori come disse Pino Daniele, è incredibile la creatività dei napoletani e l’energia che può trasmettere questa città. Andy Worhol venne negli anni ottanta e dedicò a Napoli e il Vesuvio un filone di opere che vennero messi in mostra dal gallerista Lucio Amelio al Museo di Capodimonte dal nome “Vesuvius”, lo si vedeva spesso camminare a via Costantinopoli, comprava i colori per i suoi lavori ai negozi storici che vendono materiali per belle arti. Leopardi vi trascorse gli ultimi anni di vita, la tomba si trova nel Parco di Virgilio a Fuorigrotta ed è fra le prime mete dei turisti. Napoli è la città del grande Totò, Eduardo de Filippo, Renato Carosone, Sophia Loren, Massimo Troisi e anche San Gennaro che spesso sono i soggetti preferiti dei writer provenienti da tutto il mondo per le loro opere sui muri. Passeggiare per il centro storico significa passeggiare tra un passato sempre presente e un futuro ben accetto, è una città cosmopolita; all’imbrunire quando si accendono le luci si viene proiettati in una città internazionale dove la movida dei locali di tendenza fa da padrona. Napoli è come una ragazza bellissima che la mattina studia e la sera va a ballare, contesa da molti uomini, ma fedele solo a se stessa.
Bansky è il massimo esponente della Street Art chiamata anche Guerilla Art, restò anche lui abbagliato dai colori dalla città partenopea, firmò alcuni dei suoi murales a Napoli, la scelse meta come la Cisgiordania, New York, Londra ecc..; uno dei murales era un’interpretazione dell’estasi della Beata Ludovica Albertini del Bernini, reggeva in mano delle patatine e un panino simbolo del consumismo, ma nel 2010 venne cancellato da un altro writer, l’altro murales è sopravvissuto ed è custodito da una teca a via Gerolomini, vicino al famoso ospedale delle bambole ed è chiamata “La vergine di Bansky”, la teca è stata comprata da una pizzeria. Sono molte le leggende su questo artista, sono state fatte parecchie ipotesi addirittura che le case d’aste newyorchesi fossero al corrente nei suoi “interventi” e che lo aiutassero per creare un’aurea intorno all’artista e alle sue opere perché Bansky è quotato a cifre vertiginose. Fra le tante ipotesi c’è quella che dice che si trattasse di un team, l’ipotesi non è azzardata perché sono murales dipinti a bombolette spray e vengono usati gli stensil o mascherine, tecnicamente non bastano due mani, oppure un’altra ipotesi che Bansky fosse una donna e a si sono fatti molti nomi. La settimana scorsa è apparsa su tutti i media la notizia che Bansky è il vocalist dei Massiv Attack ed è Robert del Naja chiamato anche 3D, la causa è di una gaffe del suo amico DJ Goldie durante un’intervista; nel 2003 si pensava ad un certo Robin Gunningham ex alunno della Queen Mary University di Londra. Le ipotesi sono tante e resta che Bansky fa parte di quella categoria di artisti che mettono a disposizione il proprio talento per il mondo, per protestare quando le cose vanno a rotoli, le sue opere sono a sfondo satirico e riguardano la politica, la cultura e l’etica, personalmente credo che si tratta di un’artista vero e non di un mercenario.