Pistoia, prete in piscina con gli immigrati. Forza Nuova: "Controlleremo la sua messa"

 


PISTOIA – Diventa un caso politico il bagno in piscina di alcuni migranti ospitati da un parroco di Pistoia, don Massimo Biancalani. Il sacerdote ha pubblicato sul suo profilo facebook le foto dei giovani di colore in acqua nell'impianto alle porte della città toscana commentandole con la frase "E oggi piscina! Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici". L'iniziativa è stata commentata sul social network dallo stesso Matteo Salvini. "Questo Massimo Biancalani – ha scritto sul suo profilo – prete anti-leghista, anti-fascista e direi anti-italiano, fa il parroco a Pistoia.

Non è un fake, è tutto vero! Buon bagnetto". Tra le migliaia di commenti molti gli insulti al religioso il quale ha anche denunciato che gli pneumatici delle biciclette dei migranti che sarebbero stati bucati dopo l'episodio. Di "silenzio" della Chiesa e del sindaco di centrodestra della città toscana parla il senatore Pd Vannino Chiti e di "vergognoso attacco" al sacerdote il presidente della Toscana Enrico Rossi (Mdp).

Forza nuova dice di voler organizzare una presenza consistente per 'controllare' la messa di domenica prossima celebrata nel pistoiese da don Biancalani, il prete che aveva accompagnato alcuni migranti in piscina. Il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, reagisce annunciando che la celebrazione sarà presieduta dal suo vicario generale.

"Credo che qui si stiano davvero oltrepassando i limiti. Spero solo che si voglia scherzare, anche se lo scherzo mi pare di cattivo gusto", afferma il vescovo dopo un comunicato di Forza nuova ripreso dai giornali locali. "A Messa si va esclusivamente per partecipare con fede al divino sacrificio, ricevere la grazia di Cristo e imparare a vivere nell'amore fraterno. Ogni altra finalità ha qualcosa di sacrilego. Intanto annuncio che domenica prossima a Vicofaro, la celebrazione eucaristica sarà presieduta dal mio vicario generale", aggiunge il vescovo.




Roma, sgomberata piazza indipendenza: bombole a gas contro i poliziotti

ROMA – Sono stati sgomberati alle prime ore del mattino di oggi giovedì 24 agosto 2017 i giardini di piazza indipendenza, abusivamente occupati da circa 100 cittadini stranieri già occupanti di via Curtatone.  L’ intervento si è reso urgente e necessario dopo il rifiuto di ieri ad accettare una sistemazione alloggiativa offerta dal comune di Roma, ma soprattutto per le informazioni di alto rischio pervenute, inerenti il possesso da parte degli occupanti di bombole di gas e bottiglie incendiarie.

All’atto dell’ intervento, infatti, le forze dell’ordine sono state aggredite con lancio di sassi e bottiglie. Utilizzate bombole di gas aperte messe in sicurezza grazie al repentino intervento dei poliziotti. Usato contro gli agenti anche peperoncino. L’ uso dell’idrante ha evitato che venissero accesi fuochi e liquidi infiammabili. Due fermati al momento.




Malazè: tra arte, mare, prodotti tipici e cicerchie di Monte Procida

NAPOLI – Per i puteolani del passato il termine “Malazè”; veniva usato per indicare un magazzino, era un “posto” sicuro dove i pescatori depositavano gli attrezzi dopo il lavoro, gli imprenditori flegrei (Na) attualmente affidano ogni anno la promozione dei lori prodotti all’associazione Campi Flegrei a Tavola, che da ben dodici anni organizza una kermesse di eventi raggruppati nel grande contenitore “Malazè”, l’intero evento archeoenogastronomico si terrà dal 2 al 19 settembre. Fra le iniziative ci sono promozioni di prodotti tipici, assaggi del vino falanghina, del piedirosso, piatti a base di mare, ma si può anche assaggiare un buon piatto di chichierchie a Monte di Procida detta “La Terrazza dei Campi Flegrei” accompagnato dal un buon vino locale. Malazè pensa anche ai bambini con le escursioni in bici, laboratori e educazione alimentare e ambientale. Fra le tante iniziative ci sono le estemporanee dedicate alle arti figurative, cortometraggi a tema enogastronomico, fra le novità si sono escursioni in canoa e trekking.
Malazè organizza anche escursioni che partono dalle Grotte di Seiano (Na) e per poi ritrovarsi nello splendido Parco Archeologico di Posillipo, oppure serate dedicate alla Musica, organizzate dentro al sito Reale del Lago Fusaro di Bacoli ( Casina Vanvitelliana). L’intento di Malazè è di promuovere e fare impresa, di far assaporare i sapori e di far vedere le bellezze peculiari di questa terra, di dare ai viaggiatori la stessa meraviglia dei visitatori del passato, come durante il Gran Tour del sette e ottocento, come testimoniano i dipinti degli artisti che ritraevano i Campi Flegrei nelle loro Goughes. Fra gli illustri da ricordare è Lord Hamilton con le sue tavole dedicate
ai “Campi Phlegrae”: erano raffigurazioni descrittive a carattere scientifiche con più punti di fuga chiamate ad “alta definizione”. Il lago d’Averno e le vedute di Pozzuoli e di tutta l’area, erano il soggetto tradizionale di Pietro del Fabris, Saverio Della Gatta Salvatore Luigi Gentile e tanti artisti ed alcuni
anonimi che dipingevano l’intera area flegrea.
Malazè è una comunità che ogni anno come dichiara il Founder Rosario Mattera compie “il miracolo”, perché sono tantissimi gli sforzi che permettono di mettere insieme più di settanta eventi, e centoquaranta soggetti di vario titolo che partecipano a Malazè. Per tutte le informazioni delle iniziative
sono su www.malazè.it




Omicidio ai Parioli, il fratello: “Erano due mesi che pensavo di ucciderla, mi umiliava sempre”

Polizia arresto

ROMA – E’ stata strangolata con una cintura e fatta a pezzi con un sega e poi con un coltello Nicoletta Diotallevi, i cui resti sono stati trovati ieri in due cassonetti a Roma. E’ quanto emergerebbe dai primi accertamenti autoptici eseguiti sul corpo della vittima. Per l’omicidio gli investigatori della Squadra Mobile hanno arrestato il fratello con cui conviveva.

“Erano due mesi che stavo pensando di ucciderla ma il mio è stato un raptus, mi umiliava in continuazione”. E’ quanto avrebbe affermato nel corso dell’interrogatorio davanti agli inquirenti Maurizio Diotallevi, accusato dell’omicidio della sorella da lui poi fatta a pezzi e gettata in due cassonetti dell’immondizia nella zona di via Flaminia, a Roma. Nel corso del confronto di ieri con polizia e magistrati, l’uomo ha fornito una versione “lucida” di quanto avvenuta nella casa di via Guido Reni il 14 agosto scorso.

Intanto sono stati posti i sigilli alla casa di via Guido Reni, in cui Nicoletta Diotallevi è stata uccisa e fatta a pezzi. L’appartamento al pian terreno, in cui la donna viveva con il fratello, è stato sequestrato quando l’uomo è stato rintracciato dalla polizia per non inquinare le prove. Secondo quanto si è appreso, a giorni ci tornerà la polizia scientifica per un nuovo sopralluogo e verranno effettuati degli esami irripetibili.

Nomade: ‘Pensavo fosse addormentata’ – “All’inizio ho visto i piedi ed ho pensato che fosse una donna che si era addormentata dentro il cassonetto”. E’ il racconto di Maria (nome di fantasia), la nomade romena di 39 anni che il giorno di Ferragosto ha trovato in un cassonetto di viale Maresciallo Pilsudski, ai Parioli, le gambe mozzate di Nicoletta Diotallevi, uccisa e fatta a pezzi dal fratello Maurizio. “Per me le gambe – dice ancora agitata – erano state congelate perché nelle buste non c’era per niente sangue, ma non sono certa perché ho avuto paura a toccarle”.

Prima l’ha strangolata, poi l’ha fatta a pezzi e gettata in due cassonetti. Il suo unico, flebile, alibi era una denuncia per scomparsa che lui stesso aveva presentato il giorno dell’omicidio, il 14 agosto. Pensava di averla fatta franca Maurizio Diotallevi, il 62enne che ha brutalmente ucciso la sorella, Nicoletta di 59 anni, la notte di Ferragosto. Ad incastrarlo sono state le immagini delle telecamere, che lo hanno immortalato mentre usciva di casa con un grosso sacco nero e poi, nel cuore della notte, mentre gettava qualcosa di voluminoso in un cassonetto del quartiere Parioli a Roma. Dopo dieci ore di interrogatorio è crollato in Questura. “Sì, sono stato io”, ha ammesso davanti agli investigatori, che lo hanno arrestato e portato nel carcere di Rebibbia con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere. A scatenare la furia dell’uomo, secondo quanto ricostruito, sarebbe stata l’ennesima lite per motivi economici. Le indagini della squadra Mobile hanno preso il via quando una nomade che rovistava nei secchioni ha rinvenuto intorno alle 20 di ieri due gambe di donna tenute insieme da un nastro adesivo all’interno di un cassonetto vicino al galoppatoio di Villa Glori, in viale Pilsudski. Nonostante abbia avuto un piccolo malore, è riuscita comunque a lanciare l’allarme al vicino commissariato. Dalla visione delle immagini delle telecamere di sicurezza di un negozio, gli investigatori sono riusciti a risalire a Diotallevi, ripreso nei video mentre si avvicinava in auto al cassonetto e gettava un sacco. L’uomo è stato così fermato e portato in Questura, dove è stato interrogato. Sarebbe stato lui, secondo quanto si apprende, ad indirizzare i poliziotti ai cassonetti che aveva utilizzato dopo l’omicidio, a due passi dall’appartamento in cui viveva con la sorella. Oltre alle gambe gettate nel cassonetto a viale Pilsudski, l’uomo si è disfatto del resto del corpo in un cassonetto a via Guido Reni, e infine di alcuni abiti ed effetti personali della donna in un terzo bidone in via Pannini. Maurizio e Nicoletta vivevano insieme proprio in via Guido Reni, in un piccolo appartamento al pian terreno, tra una caserma dell’esercito ed una sede della Questura. La sorella era tornata in quella casa, ereditata dal padre ufficiale dell’esercito, nel 2005, in seguito alla morte della madre. Spesso, stando a quanto ricostruito dagli investigatori, i due avevano liti per questioni economiche: a lavorare era solo la sorella e Maurizio le faceva spesso richieste di denaro. L’ennesima discussione il giorno prima di Ferragosto sarebbe stata la causa del delitto. L’omicida avrebbe prima strangolato la sorella e poi utilizzato un’ascia o una sega per sezionare il cadavere e inserirlo in alcuni sacchi della spazzatura. “Mi sento di escludere che dietro questa vicenda possano esserci motivazioni di tipo economiche”, il parere dell’avvocato del reo confesso, Gaetano Scalise. Il quartiere è sotto shock. I vicini non riescono ancora a credere a quanto accaduto.




Mafia ad Altamura, duplice omicidio Lagonigro e Ciccimarra: arrestato Cesare Michele Oreste

 

Redazione

 

BARI – Ieri sera i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Cesare Michele ORESTE, nato ad Altamura il 03.06.1983.
I fatti contestati si riferiscono al duplice omicidio di Rocco LAGONIGRO e Vincenzo CICCIMARRA, avvenuto in Altamura (BA,) la mattina del 27 marzo 2010 quando nelle vie di quel centro, un gruppo armato a bordo di una autovettura rubata, tese loro un agguato ferendoli entrambi mortalmente. I fatti si verificarono nei pressi dell’abitazione del LAGONIGRO che era legato al clan Palermiti di Bari ed era attivo nell’attività di spaccio degli stupefacenti in Altamura. La sua eliminazione si inserisce in una serie di altri gravi fatti di sangue orditi ai danni di vari pregiudicati altamurani di spessore da una consorteria criminale emergente – il clan Nuzzi – allo scopo di realizzare la conquista violenta di quel comune.
Nella misura cautelare applicata a ORESTE Cesare Michele per omicidio volontario e detenzione e porto dell'arma utilizzata per l’omicidio è stata riconosciuta dal GIP l'aggravante di mafia.
Il provvedimento restrittivo è stato adottato a seguito di successivi e mirati accertamenti scaturiti in seno all’indagine – operazione kairos – conclusa nella primavera del 2016 dal Nucleo Investigativo di Bari e svolta attraverso articolate e complesse attività tecniche e dinamiche che avevano già portato – nel gennaio u.s. – all’esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare (16 delle quali in carcere e 2 in regime domiciliare) nei confronti di altrettanti soggetti, tra i quali figurano gli elementi apicali, diversi affiliati e alcuni fiancheggiatori del clan Nuzzi operante nel predetto centro della Città Metropolitana levantina, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso armata, omicidio consumato e tentato, estorsione, detenzione e porto illegale di armi ed esplosivi, nonché di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
L’attività investigativa aveva inoltre fatto luce – oltre a quello in narrativa[1] – su numerosi altri gravi fatti di sangue, 1 omicidio[2] e 2 omicidi tentati [3] – orditi dalla consorteria ai danni di vari pregiudicati altamurani di spessore, allo scopo di realizzare la conquista violenta di quel Comune.
Tali elementi – che nel gennaio 2017 il GIP non aveva ritenuto sufficienti ad integrare la sussistenza della gravità indiziaria in capo all’ORESTE, ritenuto tra gli esecutori materiali del duplice efferato delitto – sono stati corroborati dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da obiettivi riscontri che hanno consentito di accertare la sua partecipazione al gruppo di fuoco che ha commesso il duplice omicidio di LAGONIGRO Rocco e CICCIMARRA Vincenzo.
L’ORESTE Cesare Michele, è stato catturato dai Carabinieri nell’aeroporto ‘KAROL WOJTYLA’ di Bari, mentre sbarcava al rientro da un periodo di vacanza nella località turistica di Sharm El Sheikh.
L’operazione – convenzionalmente denominata “Kairos” – è stata il frutto di un’indagine avviata nel 2014 dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri di Bari, sviluppata quasi esclusivamente mediante incessanti servizi di osservazione e pedinamento effettuati in territori ostili e per mezzo di costanti attività tecniche d’intercettazione telefonica ed ambientale, che hanno inequivocabilmente:
– documentato una abbondante serie di elementi che dimostrano la nascita ed il perdurante operare dell’organizzazione criminale facente capo a Nuzzi Pietro Antonio, detto “U leng”, 34enne di Altamura; il sodalizio si è dimostrato attivo con carattere di stabilità nel territorio di Altamura, con la commissione di una serie indefinita di attività delittuose, tra cui il traffico di stupefacenti, i reati contro il patrimonio (estorsioni e furti), contro la persona (omicidi e tentati omicidi), in materia di armi, ecc.;
– permesso di sequestrare droga (circa 50 chili tra cocaina, hashish e marijuana), ordigni rudimentali da utilizzare per atti intimidatori, numerose armi, anche da guerra e centinaia di munizioni, il tutto nella disponibilità del clan;
– evidenziato la sproporzione tra i redditi dichiarati ed il tenore di vita dei nuclei familiari del citato Nuzzi Pietro Antonio e di Nuzzi Angelantonio, 37enne di Altamura – capi cosca – determinando il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 2 appartamenti, a loro in uso, correnti in Altamura, del valore di mezzo milione di euro




Ischia, terremoto: due morti. Protezione Civile: "Case con materiali scadenti"

 

Redazione

 

ISCHIA – E' stato estratto vivo dai vigili del fuoco uno dei due bambini sotto le macerie ad Ischia, località Casamicciola, colpita ieri sera da un terremoto di magnitudo 4. Si tratta di Mattias: il bimbo sta bene. I vigili del fuoco hanno ormai raggiunto e stanno lavorando per estrarlo anche il fratellino Ciro. Anche lui sta bene secondo le informazioni dei vigili del fuoco. I soccorritori sono anche riusciti a porgere ai bimbi due bottigliette d'acqua. Il fratellino neonato è stato il primo ad essere estratto vivo dai vigili del fuoco.

Alcune case sono crollate a Casamicciola, travolgendo diverse famiglie. Due le donne morte: una colpita dai calcinacci di una chiesa, un'altra travolta dalle macerie della sua casa. Due uomini e due donne sono stati trovati vivi sotto le case crollate. I feriti accertati sono 39, di cui uno gravissimo. Paura tra i tanti turisti in vacanza sull'isola.

Sono duemila gli sfollati a Casamicciola e altri 600 a Lacco Ameno. Il numero è stato reso noto dal capo del dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli che oggi ha incontrato i sindaci dell'isola per fare un primo punto della situazione. Escluso l'allestimento di tendopoli, per l'accoglienza degli sfollati si confida di far ricorso alle diverse strutture ricettive presenti sull'isola verde.

Per i turisti, tantissimi in questo periodo sull'isola verde, e per i residenti, l'estate si è fermata nel peggiore dei modi. Prima un boato poi la consapevolezza di quello che stava accadendo. Le suppellettili che cadevano, i mobili che si spostavano e poi il black-out, i crolli. "E' stato peggio del terremoto del 1980", racconta Giovanni. E' stato un incubo che piano piano ha preso forma. E c'è chi fugge, ora, da Ischia.

Sono i turisti che hanno letteralmente preso d'assalto il primo traghetto partito per Pozzuoli mentre c'è chi dorme in strada, su una panchina, aspettando le prossime navi per Napoli.

Il rebus della magnitudo I primi calcoli avvenuti in automatico segnalavano una magnitudo 3.6: un valore che non tornava con le prime testimonianze da Ischia, che parlavano di un terremoto "fortissimo", e le macerie sotto le quali è rimasta uccisa almeno una persona e ferite altre 26. Successivamente il calcolo è stato rivisto, con un valore di 4.0, grazie ai dati registrati dalla rete sismica dell'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

Qualcuno, forse, ha temuto un altro errore del sistema, come quello che il 15 giugno scorso aveva associato la magnitudo 5.1 di un terremoto nelle Filippine al sisma di magnitudo 1.6 registrato a Pieve Torina (Macerata).
Niente del genere, questa volta. Non c'è stato in realtà nessun errore, ma solo la grande difficoltà di dover calcolare la magnitudo di un terremoto che appartiene a uno dei tipi più rari e anomali: quelli che avvengono sotto i vulcani. Non sono certamente studiati come lo sono quelli tettonici che scuotono continuamente la penisola e può accadere, come nel caso di Ischia, che i primi sismografi a registrare l'evento siano distanti alcuni chilometri. Sulla base di queste prime rilevazioni viene di solito calcolata la magnitudo locale (ML), che nel caso dei terremoti tettonici, come quelli che avvengono lungo l'Appennino, è un valore molto affidabile. Quando il terremoto avviene sotto un vulcano, però, la situazione è molto diversa.
Per questo dopo il primo calcolo di 3.6, sono stati utilizzati i dati della rete sismica dell'Osservatorio Vesuviano per ricalcolare la magnitudo sulla base della durata dell'evento, ottenendo il valore di 4.0. Un valore ancora provvisorio in quanto quello definitivo, relativo alla "magnitudo momento", viene calcolato dai ricercatori e si basa sulla stima del momento sismico, ossia su una durata più ampia del sismogramma, fino a 30 minuti.
I nuovi dati della rete sismica dell'Osservatorio Vesuviano hanno inoltre permesso di ricalcolare la profondità dell'evento, correggendo a cinque chilometri il valore iniziale di dieci. E' stata un'ulteriore conferma di quanto si sa finora dei terremoti vulcanici. "Una caratteristica comune a tutti è di essere molto più superficiali, al punto da superare molto difficilmente la profondità di cinque chilometri", ha osservato il sismologo Gianluca Valensise, dell'Ingv. "Questo – ha proseguito – accade perché al di sotto di cinque chilometri la crosta diventa troppo calda per generare una rottura". Il fatto che i terremoti che avvengono sotto i vulcani siano superficiali spiega anche perché si risentano maggiormente




Palermo, emergenza terrorismo: il sindacato di polizia Ugl-LeS chiede più sicurezza per la città

 

Redazione

 

PALERMO – Così come Roma anche Palermo corre ai ripari dopo gli attentati di Barcelloni. Il sindacato di polizia Ugl – LeS affronta un problema serio senza girarci troppo intorno. Ecco la nota: “I recenti attacchi terroristici verificatisi appena al di fuori dei nostri confini nazionali ed il crescente allarme sociale destato dai continui episodi di microcriminalità e criminalità organizzata impongono una seria riflessione sull’impiego degli uomini e delle donne della Polizia di Stato anche sul territorio palermitano.” Così ha esordito Pasquale Guaglianone, Segretario Generale Provinciale di Palermo del Ugl-LeS, che ha poi proseguito: “ In questi giorni si sta provvedendo al posizionamento di barriere di cemento che dovrebbero impedire il transito di mezzi pesanti che, com’è noto, sovente vengono utilizzati per mettere in atto attacchi terroristici mentre, di contro, apprendiamo dalle testate giornalistiche di una non meglio specificata implementazione di un maggior controllo da parte del personale delle Forze dell’Ordine impegnato per la sorveglianza sul territorio. In considerazione del fatto che negli ultimi tempi il numero degli equipaggi delle Volanti è drasticamente diminuito, che l’età media dei poliziotti si è notevolmente innalzata e che non risulta alcun rafforzamento degli Uffici e dei Reparti deputati al controllo del territorio ed alle attività di prevenzione, ci si chiede in che modo sia stato implementato il controllo della nostra città, sembrando piuttosto, più che una reale risposta, uno slogan pubblicitario del genere “più sicurezza per tutti” rivolto solo alla stampa e ben lontano dalla realtà territoriale. Come da sempre sostenuto dalla nostra Organizzazione Sindacale, considerato il delicato momento storico che stiamo vivendo e l’inserimento della città di Palermo tra i siti patrimonio dell’Unesco con relativo maggiore afflusso di visitatori, si ritiene opportuno rivedere l’impiego del personale in seno alla Questura ed ai Commissariati sezionali e distaccati senza distoglierlo in funzioni diverse dal controllo del territorio fra le quali, si fa notare, ci sono le notifiche di atti o il continuo utilizzo di Poliziotti per effettuare le scarcerazioni dei detenuti e/o arrestati domiciliari nonché le traduzioni degli stessi in udienza e/o presso luoghi di cura (quando per tale scopo esiste il Corpo della Polizia Penitenziaria!) o finanche l’impiego del personale della Polizia di Stato per effettuare vigilanze fisse!”. Guaglianone infine auspica: “Una rivisitazione dei compiti assegnati alla Polizia di Stato, fatta in maniera seria ed attenta, magari dando voce a chi giornalmente assolve a tali mansioni, produrrebbe certamente un notevole risparmio di risorse sia in termini economici che di personale, consentendo altresì di affrontare con maggiore incisività le nuove sfide legate alla sicurezza e garantendo, al contempo, maggiore serenità ai cittadini palermitani ed ai visitatori della nostra splendida città”.




Milano, auto sfonda il guard rail e finisce nel canale Muzza: un morto e 3 dispersi

 

Redazione

 

MILANO – Un uomo è morto e altre tre persone, una coppia e un bambino, risultano disperse a seguito di un incidente stradale avvenuto ieri sera sulla provinciale rivoltana, tra Milano e Cremona. L'allarme è stato dato intorno alle 20.30 dagli occupanti di un'altra automobile che hanno assistito alla scena: l'auto, una Peugeot 307, è uscita di strada all'imbocco di un cavalcavia, ha sfondato il guard rail ed è finita nel canale Muzza, in comune di Truccazzano (Milano).
La forte corrente ha trascinato l'automobile e i suoi occupanti per oltre un chilometro e mezzo prima che i soccorritori, subito accorsi sul posto, potessero localizzarli, 4 ore dopo. Secondo quanto riferito da un conoscente, alla guida dell'automobile c'era un cinquantenne di Pioltello, il cui corpo è stato recuperato dai sommozzatori dopo l'una di notte, e a bordo vi sarebbero state altre tre persone: una coppia di trentenni con un bambino di 8 anni, che al momento risultano dispersi. Le ricerche sono state sospese, e riprenderanno all'alba.




Morto Gero Caldarelli, il Gabibbo

 

Redazione

 

ROMA – È morto ieri Gero Caldarelli, il mimo che dal 1990 animava il Gabibbo. Ne da' notizia un comunicato di Striscia la notizia. Antonio Ricci commenta così la sua scomparsa: ''Gero è riuscito a dare a un pupazzo, che nasceva arrogante, grazia e poesia''.
Nato a Torino il 24 agosto 1942, Caldarelli, aveva frequentato la scuola di mimo del Piccolo Teatro. Dopo numerose parti sia in teatro che in TV, nel 1974 fondò, insieme a Maurizio Nichetti, la compagnia e scuola di mimo Quelli di Grock. Nel 1979 prese parte al film Ratataplan.
Collaborò con Antonio Ricci già in Drive In, nei panni di Gawronski e Pendulus, e nel 1990 venne scelto per interpretare il Gabibbo, il Pupazzo di Striscia la notizia che da allora ha sempre animato. Nel 2003 uscì il suo libro Una vita da ripieno – Cronache dall'interno del Gabibbo (Rizzoli) e nel maggio scorso ha pubblicato una raccolta di fiabe intitolata Belandi, che storie! Tre mega avventure nel mondo dei besughi (Mondadori).




Selezione pubblica per titoli ed esame per la formazione di una graduatoria per il conferimento a tempo determinato di supplenze annuali e temporanee, a tempo pieno e/o a tempo parziale, maestre di classe comune e maestre di sostegno didattico scuole Infanzia




Disposizioni in materia di prevenzione vaccinale