Sicilia in fiamme: ecco il quadro incendi al Sud

 

di Paolino Canzoneri

 
Rientrata l'emergenza a San Vito Lo Capo dopo che un incendio aveva costretto l'evacuazione di 250 turisti ospiti del Villaggio Calampiso nella meravigliosa riserva dello Zingaro, costretti ad una fuga improvvisa per il dilagarsi delle fiamme che hanno avvolto le stanze del villaggio senza possibilità di raccogliere le proprie valigie e oggetti personali. Gli ospiti hanno potuto infatti trascorrere la notte presso strutture adiacenti messe a disposizione dalla cittadina. Gli altri 500 ospiti invece hanno potuto oggi raggiungere il resort e hanno potuto cosi recuperare le loro auto per ripartire e tornare a casa. Il sindaco Matteo Rizzo ha commentato: "E' stata una gara di generosità e di coraggio; tutta la cittadinanza e i turisti stessi si sono messi a disposizione degli ospiti di Calampiso e hanno creato una catena di solidarietà. Grazie di cuore alla marineria di San Vito e ai diportisti che hanno messo in salvo le persone con le loro imbarcazioni". A mezzogiorno di oggi è prevista una riunione di servizio per controllare la sicurezza stradale nel tratto che collega la cittadina al resort. Una macchina organizzativa che con successo e solidarietà ha consentito il pieno svolgimento delle operazioni di salvataggio senza intoppi grazie anche alla piena solidarietà dei resort adiacenti che si sono messi a disposizione offrendo viveri di prima necessità e prodotti necessari come carta igienica e altro.
 
A conti fatti ci si ritrova con una puntualità di un orologio svizzero alla solita emergenza degli incendi che in tutta la regione ha già distrutto oltre 13 mila ettari cosi come riporta Legambiente nel solo mese di giugno e non sembra che l'emergenza sia da ritenersi conclusa. Il sindaco di Lipari ha chiesto alla Regione Sicilia lo stato di emergenza e a Sciacca, Castemola, San Mauro Castelverde e in altre 125 zone dell'isola gli incendi divampati e attivi sono oramai decine e decine. A Monreale è in volo da stamane un Canadair che come spola raccogle centinaia di litri dal mare per riversarli sulle zone vaste ancora in fiamme.
 
Le zone con incendi attivi si espandono anche nella Sicilia orientale fino nel siracusano e fino a Paternò nel catanese. Tutte le forze del Corpo Forestale e Vigili del Fuoco incessantemente stanno lavorando assiduamente per marginare quanto più possibile l'ulteriore dilagarsi di questa puntuale calamità che affligge anche Campania, Sardegna, Puglia e Basilicata. Nel crotonese, tra Matera e Arzana,  una imponente evacuazione di oltre 400 persone è stata messa in atto per l'inasprirsi di due vasti incendi. In Calabria un uomo è deceduto nel disperato tentativo di spegnere il fuoco nella sua proprietà di campagna. Causa della morte l'inalazione di fumi che gli hanno fatto perdere i sensi facendolo cadere dentro ad una scarpata. Per gli inquirenti la stragrande maggioranza degli incendi sembrano avere una chiara matrice dolosa e l'incessante opera dei carabinieri nella caccia ai piromani di fatto ha portato agli arresti molti piromani colti in flagrante mentre appiccavano incendi. Impazzano sui social foto e filmati di tutto il sud arso dai roghi e molti commenti hanno le medesime parole "non si vede il cielo".



Bari e provincia, operazione "pura defluit": tra gli arrestati un dirigente del Comune di Marino

Redazione

BARI – Nella mattinata di ieri militari del Comando Nucleo Polizia Tributaria di Bari della Guardia di Finanza e del Comando Compagnia Carabinieri di Gioia del Colle hanno dato esecuzione a separate ordinanze emesse dall’ Ufficio G.I.P. del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, all’esito di complesse ed articolate attività d’ indagine – anche con operazioni tecniche di intercettazione telefonica e c.d. ambientale – relative a condotte di corruzione di pubblici ufficiali ed alterazione delle procedure di affidamento di opere pubbliche nel settore degli appalti che hanno interessato i comuni di Acquaviva delle Fonti, Altamura e Castellana Grotte.

 

Tra gli arrestati anche Marco Cuffaro, nuovo dirigente dei settori dell’Urbanistica del Comune di Marino, in provincia di Roma,  a guida Movimento Cinque Stelle. “E dopo tanto aspettare – ha commentato sul proprio profilo Fb Marco Comandini esponente politico di Marino – questo signore è stato messo a fare il dirigente ai lavori pubblici ed urbanistica, sperando sempre che sia innocente, agli inesperti della politica grillini consiglierei prudenza, anche perchè dopo le dimissioni di Costanzi quell’ufficio sembra non trovar pace, mi chiedo a queste condizioni come e quando si potrà fare un nuovo Prg come da programma elettorale. Ma poi quell’ufficio cosi’ delicato in quali mani era finito? Ai posteri la sentenza”.


Il primo provvedimento
– eseguito da militari del Comando Compagnia Carabinieri di Gioia del Colle – è stato emesso nei confronti degli imprenditori Fatigati Salvatore e Procino Tomaso, dei tecnici comunali Cuffaro Marco e Lassandro Vito Raffaele, dei tecnici-progettisti Zampiello Antonello, Boscia Giovanni Francesco e Lamanna Nicola Valerio. Nei confronti del Fatigati, del Procino, del Cuffaro e del Lassandro la misura applicata è stata quella degli arresti domiciliari, nei confronti del Lamanna dell’obbligo di dimora.

Le condotte oggetto di contestazione concernono:
–             l’istigazione alla corruzione – con la dazione, non accettata ed oggetto di denuncia ai militari dell’ Arma, della somma di euro 5.000,00 e la  promessa di ulteriore corresponsione di denaro (“dieci/ventimila euro”) – posta in essere, in tempi diversi, dal PROCINO e dal FATIGATI – quest’ ultimo amministratore/gestore di APULIA s.r.l. – anche su istigazione dello ZAMPIELLO, nei confronti del vice-sindaco del comune di Acquaviva delle Fonti per indurlo a favorire l’ a.t.i. “APULIA s.r.l. – PI GROUP s.r.l.” nell’ aggiudicazione della gara d’ appalto per i lavori di recupero del Teatro comunale di Acquaviva delle Fonti (bando del 2 ottobre 2015, importo di euro 3.248.314,00) nonché per l’affidamento di futuri contratti di evidenza pubblica
–            la turbata libertà della gara d’ appalto sopra indicata, aggiudicata all’ a.t.i. “APULIA s.r.l. – PI GROUP s.r.l.” dalla commissione presieduta dal CUFFARO – dirigente dell’ Ufficio Tecnico Comunale di Acquaviva delle Fonti – attraverso mezzi fraudolenti consistiti dapprima nella nomina del LASSANDRO, dirigente dell’ Ufficio Tecnico del comune di Gioia del Colle,  quale componente della commissione aggiudicatrice – concordata dal FATIGATI, dallo ZAMPIELLO e dal PROCINO con il CUFFARO – e successivamente mediante l’attribuzione di punteggi di favore all’ offerta tecnica presentata dall’ l’ a.t.i. “APULIA s.r.l. – PI GROUP s.r.l.”
–            la turbata libertà della gara d’ appalto indetta dal comune di Acquaviva della Fonti relativa all’affidamento, mediante procedura negoziata, dell’incarico di progettazione definitiva dei lavori di “riutilizzo a fini irrigui della acque reflue affinate licenziate dal depuratore a servizio dell’ abitato di Acquaviva delle Fonti”, aggiudicata dal CUFFARO, quale  Responsabile unico del procedimento, allo Studio ROMANAZZI, BOSCIA e ASSOCIATI s.r.l., società della quale il BOSCIA era amministratore/socio, mediante preventive illecite intese tra il CUFFARO, il FATIGATI, il PROCINO ed il LAMANNA, quest’ ultimo nella qualità di amministratore/legale rappresentante di L.S. INGEGNERIA s.r.l., ed altri concorrenti ammessi alla presentazione delle offerte.
All’ esecuzione delle misure nei confronti del LASSANDRO e del PROCINO hanno collaborato anche militari della Tenenza di Gioia del Colle della Guardia di Finanza. Le misure nei confronti del CUFFARO, del FATIGATI e dello ZAMPIELLO sono state eseguite in Roma.
Il secondo provvedimento applicativo di misure coercitive è stato eseguito congiuntamente da militari del Comando Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e dai Carabinieri della Compagnia di Gioia del Colle ed ha interessato le persone di SALLAKU Bertin, TISCI Roberto Ottorino (per entrambi è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere), FATIGATI Michele, FORTE Giacinto e C.G., con applicazione per costoro della misura degli arresti domiciliari. Le condotte oggetto di contestazione hanno riguardato:
–            l’istigazione alla corruzione – con la dazione, non accettata ed oggetto di denuncia ai militari dell’ Arma, della somma di euro 2.000,00 e la  promessa di ulteriore corresponsione di denaro (“dieci/quindicimila euro”) – posta in essere, in tempi diversi, dal SALLAKU, amministratore/gestore di BESA COSTRUZIONI s.r.l., e dal TISCI, quale intermediario/agevolatore delle illecite condotte, nei confronti del vice-sindaco del comune di Acquaviva delle Fonti per indurlo a favorire l’ indicata società nella aggiudicazione della gara d’ appalto per i lavori di “ampliamento dell’ impianto per il riutilizzo a fini irrigui delle acque reflue licenziate dal depuratore di Acquaviva delle Fonti”, intervento ammesso al finanziamento della Regione Puglia per l’ importo di euro 2.000.000,00 e per il quale era imminente la pubblicazione del bando
–            la dazione al FORTE, sindaco del comune di Altamura, della somma in contanti di euro 15.000,00 da parte del SALLAKU e del FATIGATI, con la complicità del TISCI,  quale atto di corruzione per indurre il pubblico ufficiale a favorire BESA COSTRUZIONI s.r.l. nell’ aggiudicazione di gare d’ appalto in procinto di essere indette dal comune di Altamura, tra le quali quella relativa ai lavori di “riutilizzo a fini irrigui delle acque reflue affinate licenziate dal depuratore a servizio dell’ abitato di Altamura”, intervento al quale il comune era stato ammesso con riserva del finanziamento da parte della Regione Puglia; la dazione della somma – accettata dal FORTE – veniva eseguita il 28 marzo scorso all’ interno della sede sociale di BESA COSTRUZIONI s.r.l., in Altamura, dove il FORTE si era portato insieme al collaboratore TOTA Francesco
–            la dazione al signor C.G. , dirigente responsabile del Settore VI – Lavori Pubblici del Comune di Castellana Grotte, della somma in contanti di euro 6.000,00 quale atto di corruzione posto in essere dal SALLAKU affinchè il pubblico ufficiale   favorisse gli interessi di BESA COSTRUZIONI s.r.l. nella fase di predisposizione del bando di gara relativo all’ appalto “per interventi di ripristino funzionale ed adeguamento alla normativa vigente di settore della scuola secondaria di primo grado “Silvia Viterbo”” e nello  svolgimento della gara d’ appalto relativa alla “rifunzionalizzazione delle infrastrutture per il trattamento, lo stoccaggio ed il riutilizzo delle acque reflue depurate”, già indetta dal comune di Castellana Grotte.
E’ stato eseguito nei confronti di FATIGATI Salvatore il sequestro preventivo della somma di euro 5.000,00 oggetto di illecita dazione, non accettata dal pubblico ufficiale destinatario.
Sono state eseguite, e sono tuttora in corso di svolgimento, operazioni di perquisizione – che hanno condotto al sequestro di ingenti somme di denaro contante – presso uffici della Regione Puglia e dei comuni interessati, abitazioni, studi professionali e sedi aziendali nei confronti non solo delle persone interessate dai provvedimenti coercitivi ma anche di altre persone sottoposte ad indagine.




San Vito Lo Capo, paura per grosso incendio: evacuati villeggianti a bordo di barche

 

TRAPANI – Un incendio è divampato a San Vito Lo Capo (Trapani) in prossimità del villaggio turistico Calampiso che ospita circa 700 villeggianti evacuati a bordo di barche. Il sindaco Matteo Rizzo ha lanciato un appello sui social network per chiedere a chiunque fosse in possesso di imbarcazioni in buono stato di raggiungere il porticciolo per dare un aiuto nelle operazioni di evacuazione della megastruttura. "E' urgentissimo!", ha scritto il sindaco.

Tutti gli ospiti del villaggio turistico Calampiso a San Vito Lo Capo (Trapani) sono stati portati via. Le fiamme attorno alla struttura, dicono i vigili del fuoco, sono state circoscritte. I pompieri continuano a lavorare per impedire la nascita di nuovi focolai. Anche un baglio vicino al resort è stato evacuato.

'Villaggio in fiamme, scappati in ciabatte' – "Siamo scappati in costume e ciabatte. Il nostro appartamento è stato avvolto dalle fiamme. Erano proprio sopra di noi. Ho preso mia figlia e sono andata in spiaggia. Ci hanno fatto andare via sui barconi che fanno il giro dello Zingaro. Prima donne e bambini e poi gli altri. Molti sono rimasti sulla spiaggia ad aspettare i soccorsi". Lo dice Stella Belliotti, una delle turiste evacuate dal villaggio Calampiso a San Vito Lo Capo (Tp), raggiunto dalle fiamme. "Non ho nulla, solo il cellulare – ha spiegato – Abbiamo lasciato tutto lì per la paura. Dalla barca, il villaggio non si vedeva più. Era avvolto dal fumo. Mio padre ha fatto in tempo a spostare l'auto per metterla più in basso, vicino al mare, ma non so se la ritroveremo". La donna, assieme alla bambina, è stata accolta in una scuola di San Vito.




Parma, madre e figlia trovate massacrate in casa: Il figlio della donna ha confessato

 

PARMA – Ha confessato di avere ucciso la madre e la sorellina, Solomon Nyantakyi il giovane fermato a Milano dalla polizia per il duplice omicidio avvenuto a Parma. Solomon Nyantakyi, 21 anni, il giovane sospettato di avere ucciso la madre Nfum Patience di 43 anni e la sorellina di 11 Magdalene, era stato rintracciato e fermato dalla polizia a Milano.La donna di 45 e la figlia di 11 anni, Nfum Patience e la piccola Magdalene Nyantakyi, origini ghanesi ma da anni residenti in Italia, sono state trovate uccise, massacrate con una violenza indicibile, verso le 21 nel loro appartamento in via San Leonardo, nella prima periferia di Parma. Sono state uccise con molte coltellate, o forse con un altro oggetto contundente, tanto che la scena del delitto è apparsa raccapricciante: macchie di sangue ovunque, già nel corridoio e nell'ingresso, sui muri, ed è stato molto difficile accedere alle altre stanze senza correre rischi di inquinare lo scenario. 

Ad accorgersi del duplice omicidio è stato un terzo figlio della donna, Raymond Nyantakyi, 25 anni, quando è tornato a casa dopo la giornata di lavoro. Il giovane è stato portato in Questura per sentire la sua testimonianza mentre è partita in città la caccia all'uomo, alla ricerca del terzo figlio irreperibile e fortemente sospettato del duplice delitto. Sul luogo del massacro si sono recati il Pm di turno, Paola Dal Monte, la polizia scientifica e diverse pattuglie della squadra mobile di Parma. Raymond, sconvolto, dopo aver rinvenuto i corpi ha prima avvisato una vicina e poi ha fatto partire la chiamata al 113, l'annuncio del massacro. I corpi delle due vittime sarebbero stati rinvenuti in sala da pranzo ma il sangue sarebbe stato lasciato un po' ovunque nell'appartamento. I sospetti si sono indirizzati subito sul 21enne che nel frattempo era sparito, con un indizio forte a suo carico: il suo telefonino è risultato irraggiungibile proprio dal momento del delitto.

Il giovane è stato una promessa del calcio, prima che problemi comportamentali ne precludessero un facile progresso nel mondo del pallone. Aveva esordito nelle giovanili del Parma, aveva vinto uno scudetto allievi insieme a nomi diventati famosi come quelli di Josè Mauri e Alberto Cerri. Trequartista, era stato chiamato in prima squadra nell'ultimo anno di serie A, dall'ex tecnico della nazionale Donadoni. Stava andando verso il Milan, ma l'allora responsabile del settore giovanile del Parma, Francesco Palmieri, lo aveva convinto a restare in gialloblù. Poi diversi cambi di casaccao, fino all' Imolese, dove la sua promettente carriera si è interrotta. Ora è ricercato. Il padre e il marito di questa famiglia devastata non era in Italia mentre succedeva la tragedia: è in Inghilterra per ragioni di lavoro. Secondo la testimonianza di una vicina, questo pomeriggio intorno alle 14.30 si sarebbero sentite le urla della bambina, che per alcuni attimi avrebbe esclamato più volte, "Mamma, mamma". Poi il silenzio, fino a questa sera quando è rientrato Raymond. Una parente delle vittime ha raccontato che la donna era rientrata da pochi giorni dal Ghana dove era stata per una breve vacanza. La famiglia risiede da tempo a Parma tanto che la piccola Magdalene era nata nella città emiliana. Dove è morta, verosimilmente per mano del fratello




Catania, morte impreditore Giuffrida: è stato omicidio con iniezione letale. Quattro arresti

 

CATANIA – La Procura Distrettuale della Repubblica ha delegato – ai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Catania – l’esecuzione di un’Ordinanza di Custodia Cautelare emessa l’8.7.2017 dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania nei confronti di:
1. BREGAMO Barbara cl. 1974, domiciliata in Misterbianco;
2. INDORATO Francesco Giuseppe cl. 1968, domiciliato in Catania;
3. ZUCCARELLO Antonio cl. 1966, domiciliato Santa Maria di Licodia (CT);
4. MAUGERI Alfio cl. 1973, domiciliato in Misterbianco;
rispettivamente indagati:
– la BREGAMO (quale mandante) e l’INDORATO (quale esecutore) per il tentato omicidio aggravato, e nello specifico dell’accoltellamento, commesso in Misterbianco il 21.01.2001 nei confronti dell’imprenditore Catanese GIUFFRIDA Santo cl.1957, compagno della BREGAMO;
– la BREGAMO (quale mandante), ZUCCARELLO e MAUGERI (quali esecutori) per l’omicidio premeditato, per mezzo di iniezione di sostanza venefica e soffocamento, dell’imprenditore GIUFFRIDA Santo cl.1957, avvenuto in Catania il 10.12.2002.

La morte del GIUFFRIDA era stata finora attribuita ad un infarto fulminante, ma, le dichiarazioni rese nel corso del 2016 dal neo-collaboratore di giustizia CAVALLARO Luciano, hanno consentito di far luce su un efferato omicidio fino ad ora dissimulato come morte naturale.
Il CAVALLARO ha, nella sostanza, riferito di aver avuto l’incarico dalla BREGAMO di uccidere il proprio compagno GIUFFRIDA Santo e di aver per questo effettuato un primo tentativo nel 2001 incaricando dell’esecuzione materiale un suo conoscente (INDORATO Francesco Giuseppe) che aggrediva con un coltello la vittima all’interno del suo garage condominiale. In tale occasione, però, il GIUFFRIDA riusciva a scampare all’attentato restando gravemente ferito. Nessun elemento raccolto all’epoca consentiva poi di ritenere la BREGAMO coinvolta nell’accaduto e – seppure l’INDORATO veniva indagato – non venivano acquisiti sufficienti elementi per un rinvio a giudizio.

A distanza di quasi un anno da tali fatti, tuttavia, la BREGAMO richiedeva nuovamente al CAVALLARO l’uccisione del compagno pagando questa volta 20.000 euro ed acquistando, per lo stesso CAVALLARO, una BMW.
In questa seconda occasione l’omicidio veniva pianificato con maggior cura e, nello specifico, il CAVALLARO coinvolgeva MAUGERI Alfio e ZUCCARELLO Antonio. I tre soggetti si introducevano nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre 2002 nell’abitazione del GIUFFRIDA (con la collaborazione della convivente BREGAMO) e – dopo aver iniettato al GIUFFRIDA una sostanza velenosa – lo soffocavano. La BREGAMO inscenava successivamente la morte naturale dello stesso GIUFFRIDA senza che si ingenerassero sospetti su quanto realmente accaduto.
Le indagini, avviate sotto la direzione della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, per ottenere i necessari riscontri alle dichiarazioni del CAVALLARO sono state condotte dalla Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri presso la predetta A.G. e dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Catania e, attraverso un’articolata serie di intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e di videoregistrazione che, corroborate da molteplici attività istruttorie (sommarie informazioni di persone informate sui fatti, consulenze medico-legali ed altro) consentivano di acquisire fonti di prova dall’elevata carica probatoria; invero, si ottenevano riscontri precisi e individualizzanti in ordine alla chiamata di correità compiuta dal collaboratore di giustizia. Al fine di indurre gli indagati a commentare il risalente fatto di reato veniva, inoltre, lasciato sulla loro autovettura un foglio di carta riportante la seguente frase: “sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu u masculu di l’amica di Luciano 15 anni fa”. Uno degli indagati dopo aver ricevuto il biglietto confessava ad un amico il delitto riferendo testualmente “Sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io ed altri due”.
Per tali motivi, il G.I.P. di questo Tribunale, concordando sulla piattaforma probatoria ricostruita dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania emetteva l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico per INDORATO Francesco Giuseppe (quest’ultimo indagato per il solo tentato omicidio), MAUGERI Alfio e ZUCCARELLO Antonio, mentre per BREGAMO Barbara (madre di prole di età inferiore ai sei anni), disponeva la misura cautelare degli arresti domiciliari.




Messina, terrificanti incendi su tutto il territorio: è allarme

 

di Angelo Barraco

 

MessinaSta migliorando la situazione a Messina, dove nella giornata di ieri i Vigili del Fuoco, il corpo forestale e la protezione civile sono intervenuti per domare i terrificanti incendi che hanno avvolto città e provincia e che hanno allarmato tutta la cittadinanza. I focolai attivi sui Monti Peloritani sono pochi e anche in altre zone e lentamente tutto sembra stia tornando alla normalità, grazie anche all'azione di un Canadair. Si stimano intanto i danni, che ammonterebbero a un centinaio di migliaio di euro, ma ancora è presto per tirare le somme e stabilire con certezza le cifre e l'entità del danno stesso. Si apprende inoltreche nel pomeriggio riprenderanno le lezioni nelle facoltà, ieri prontamente evacuate. Gli esperti intanto annunciano che a causa dei numerosi ettari di bosco distrutti, c'è il probabile rischio di dissesto idrogeologico nei mesi invernali. Un inferno di fuoco e fiamme incontrollate che hanno distrutto ben oltre 10 chilometri di territorio nell'aria che si estende tra il viadotto Ferrarelle, luogo di origine dell'incendio, ha avvolto l'A19 fino alle pendici di Enna e Calascibetta. Le fimme hanno avvolto la pineta che sovrasta la città, nella zona di San Michele e Annunziata. Sopra la galleria Fortolese -A/19- il fuoco si è propagato fino a raggiungere il costone roccioso della cittadina di Calascibetta e ha raggiunto il cimitero di Enna. Sono state evacuate alcune abitazioni per questioni prettamente cautelative, soprattutto grazie all'intervento dei soccorritori.

Adesso però sembra essere tornato tutto sotto controllo. Il Sindaco di Messina Renato Accorinti ha diffuso il seguente messaggio: "La situazione è completamente sotto controllo. Gli incendi sono stati tutti domati. Rimane qualche piccolo focolaio non pericoloso. Numerosi i fronti di fuoco : Mili, Larderia, poggio dei Pini, San Jachiddu, Annunziata cittadella universitaria, contrada Catanese, contrada Ciaramida e poi la zona di monte Ciccia,Sul campo VV. F, Forestale, Protezione civile, associazioni volontariato, 3 Canadair e 1 elicottero della marina. Polizia municipale, polizia di Stato, Carabinieri e polizia provinciale impegnati a garantire viabilità e ordine pubblico. 118, ASP e Servizi sociali hanno garantito assistenza sanitaria e assistenza alla popolazione.Attivato il COC e convocato il CCS in prefettura. Nel pomeriggio momenti critici alla cittadella universitaria dell'Annunziata con le fiamme vicine alle facoltà di lettere e veterinaria e alle case do contrada Catanese e Ciaramida. Sono stati allontanati gli studenti e gli abitanti di due case.Anche per gli abitanti di poggio dei pini momenti di paura nel tardo pomeriggio per le fiamme vicino alle case. Fiamme domate con gli ultimi interventi aerei. Non risultano danni alle abitazioni, ma ingenti danni alle campagne ed al patrimonio boschivo.Grazie a tutti coloro che, col loro lavoro, vanno anche ben oltre il proprio dovere per garantire la sicurezza e salvaguardare la vita dei cittadini di Messina". La solidarietà per quanto accaduto in Sicilia è arrivata da tutta Italia. Il celebre Showman siciliano Rosario Fiorello ha anche lanciato un messaggio sui social, ringraziando coloro che hanno tentato in questi giorni di spegnere l'incendio. Adesso la domanda che ci si pone e che si pone nel video anche il famoso showman è la seguente: qual è la natura dell'incendio? Accidentale o dolosa?




Palermo: i Carabinieri arrestano un ricercato a livello europeo, responsabile di traffico internazionale di beni archeologici siciliani


 

di Vincenzo Giardino


PALERMO – I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Palermo, presso l’aeroporto di Roma Fiumicino, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Termini Imerese (PA), hanno arrestato un cinquantenne, cittadino italiano residente a Monaco di Baviera, di origini niscemesi, indagato per associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di beni archeologici.

 

L’arresto si inserisce nell’ambito dell’Operazione “Himera” che, a maggio del 2016, ha portato all’esecuzione di 3 misure cautelari personali, la denuncia di 22 persone e il sequestro di oltre 400 reperti di epoca greca e romana. Le indagini del Nucleo TPC di Palermo, coordinate dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, sono state avviate nel 2014, a seguito di un intenso fenomeno di scavi clandestini presso l’area archeologica di “Himera”, in località Buonfornello. Il lavoro investigativo ha permesso di far luce su una complessa rete criminale, in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito: dagli scavi clandestini in vari siti siciliani, all’esportazione illecita (tramite “corrieri”) in Germania dove i beni, attraverso vari espedienti che ostacolavano l'identificazione della loro provenienza delittuosa, venivano rivenduti.

 

L’uomo, che svolgeva la funzione di “corriere” nell’ambito del sodalizio, in quanto non rintracciabile in territorio italiano, è stato destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Termini Imerese (PA). Grazie alle risultanze investigative del Nucleo TPC di Palermo ed al supporto del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, è stato possibile localizzare il soggetto e procedere all’estradizione in Italia. Espletate le formalità dell’arresto appena giunto sul territorio nazionale, il “corriere” è stato condotto a Niscemi (CL), in regime di arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria siciliana. Le indagini all’estero proseguono per il recupero dei beni illecitamente esportati dal territorio nazionale e per l’individuazione degli ulteriori complici dell’organizzazione.




Palermo, atti vandalici contro Falcone: colpito l'ideale in cui si incarnano tutti i valori che si tramandano ai ragazzi

 

di Paolino Canzoneri

 
PALERMO – A pochi giorni dalla commemorazione della strage di Via D'Amelio dove il giudice Borsellino morì insieme alla scorta, Palermo si risveglia con raid vandalici contro i simboli antimafia. Nella notte di ieri, nel quartiere Zen (Zona Espansione Nord), alcuni sconosciuti hanno decapitato la statua di Giovanni Falcone piazzata all'ingresso della scuola intitolata al giudice e l'hanno usata come ariete per sfondare il cancello di ingresso. E' già la terza volta che quella statua è oggetto di atti vandalici. La procura ha immediatamente aperto una inchiesta e sta setacciando la zona per acquisire dettagli utili a risalire agli autori del vile gesto. Nella scuola Alcide De Gasperi in Piazza Giovanni Paolo II è stato dato alle fiamme un cartellone con l'immagine di Giovanni Falcone. La preside dell'Istituto Falcone Daniela Lo Verde non crede affatto si tratti di un semplice gesto scellerato o di una ragazzata: "Esprimo la mia amarezza per tutto quello che è successo. Lo sconforto e il dolore sono grandi perchè atti di vandalismo ce ne possono essere tanti ma questo va oltre perchè è stato colpito il simbolo, l'ideale in cui si incarnano tutti i valori che portiamo avanti e impartiamo ai ragazzi. A prescindere da tutte le cose visibili noi facciamo una azione quotidiana di accoglienza, di benessere verso tutti i bambini e proviamo a fare tutto e di più nonostante non sia tutto non sia sufficiente". Il sindaco Leoluca Orlando ha mandato maestranze per un immediato restauro della statua. La sorella di Giovanni Falcone si è detta costernata ma resta chiaro a tutti che si andrà avanti fino alla rassegnazione dell'arroganza dei mafiosi e fino alla loro sconfitta inevitabile. Il presidente del Consiglio Gentiloni ha espresso tutta la sua indignazione con una semplice parola inequivocabile: "Miserabili". Toni altrettanto decisi e fermi giungono dalle parole del Presidente del Senato Pietro Grasso che ha definito il gesto come opera di "deboli". Traspare con forte evidenza oggi che questi atti dimostrano quanto la mafia sia ancora una metastasi da espellere in una città che mostra segni tangibili di cambiamento e dimostra ancora di più come quegli avanzi di feccia mafiosa ancora incrostata in una città dedita al cambiamento possano essere compiuti senza la consapevolezza di aver intrapreso una direzione del tutto sbagliata e senza un futuro. Questi atti non fanno altro che confermare e rafforzare l'impegno dei cittadini e le istituzioni nella costante lotta giorno dopo giorno.



Napoli, chiusa in auto: muore bimba di tre anni

 

NAPOLI – Una bambina di 3 anni e mezzo è giunta morta all'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli dopo essere rimasta in auto per diverso tempo. La piccola viveva nel campo nomadi del rione Scampia. Sull'episodio indaga il commissariato di Polizia di Scampia, dove è stata ascoltata la madre. La polizia sta verificando la versione dei fatti resa dalla madre della piccola che ha riferito di aver trovato la bambina già morta in macchina. E' stata la stessa donna, con lo zio, ad accompagnare la bimba all' ospedale dove i sanitari non hanno potuto far altro che verificarne il decesso.

La bimba non è stata dimenticata all'interno dell'auto. E' stata trovata adagiata sul sedile anteriore della macchina dalla madre che al ritorno al campo nomadi, dove mamma e figlia abitano, non l'ha trovata a casa. Sulla fronte della bambina è stata rilevata una piccola ferita; la morte probabilmente a causa di un malore




Caivano, omicidio Fortuna Loffredo: il patrigno condannato all’ergastolo

NAPOLI – È uscita la sentenza del processo che vede imputati Raimondo Caputo e la sua convivente Marianna Fabozzi per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, 6 anni, precipitata da un balcone dell’ottavo piano nel Parco Verde di Caivano il 24 giugno del 2014. Caputo, patrigno della bambina, dovrà scontare l’ergastolo. Alla convivente dello stesso Caputo sono stati dati 10 anni.

Al termine della lettura della sentenza, la mamma di Fortuna, Imma Guardato, è rimasto in silenzio per qualche minuto. Poi è scoppiata in lacrime, riuscendo soltanto a dire poche parole: «Certo, giustizia è fatta. Ma la condanna peggiore l’ho avuta io», ha detto riferendosi alla perdita della figlia. Caputo invece, uscendo dall’aula, ha continuato a ripetere: «Non ho ucciso io la bambina»
E’ stata riconosciuta la validità dell’impianto accusatorio, che si basava soprattutto sulle dichiarazioni delle tre figlie della Fabozzi oltre che sulle intercettazioni ambientali; impianto non condiviso dal padre della bimba uccisa, secondo il quale responsabile dell’orrore è proprio la Fabozzi, con la complicità di un suo successivo compagno.




Torre Annunziata, palazzina crollata: 8 morti

 

NAPOLI – Sono state recuperate le salme delle due ultime vittime del crollo di Torre Annunziata (Napoli). A confermarlo il sindaco Vincenzo Ascione, presente sul posto dall'alba: ''Da pochi istanti è stato estratto il corpo senza vita del piccolo Salvatore Guida. Poco prima era stata recuperato il corpo senza vita della sorella Francesca''. Con i due fratelli sale a otto il numero delle vittime del crollo della palazzina di quattro piani avvenuto ieri mattina in via Rampa Nunziate.

Tutte le salme sono state portate nell'obitorio di Castellammare di Stabia. Le operazioni di scavo sono state momentaneamente sospese e l'area recintata. I vigili del fuoco si preoccuperanno a questo punto della messa in sicurezza dell'area che è sottoposta a sequestro per disposizione dell'autorità giudiziaria che ha aperto un fascicolo d'inchiesta per disastro e crollo colposo e omicidio colposo plurimo.

''Stiamo valutando l'eventualità di proclamare il lutto cittadino nel giorno dei funerali. Adesso, però, è presto per queste cose. Attendiamo gli esiti delle autopsie e delle indagini''. ''Per la città – prosegue il primo cittadino – è una tragedia immane. Non facciamo polemiche e attendiamo i risvolti di ordine giudiziario''.

Sotto accusa i lavori di ristrutturazione in corso nei primi due piani dell'edificio anni Cinquanta che si affaccia sulla strada ferrata della linea ferroviaria che congiunge Napoli con Salerno. E già divampano le polemiche per delle avvisaglie che sarebbero state sottovalutate. La Procura di Torre Annunziata ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di crollo colposo. I lavori, se fatti male, potrebbero aver causato danni alla statica del palazzo determinando il crollo del terzo e quarto piano.