CONVEGNO CONSAP, FRANCESCO TAGLIENTE: "NECESSARIO PASSARE DALLA PREVENZIONE ALLA PREVISIONE DEI REATI"
Redazione
Roma – "Le nuove tecnologie strumento di prossimità fra forze di polizia e cittadini". Questo il tema di un convegno organizzato a Roma dalla Consap, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato, in collaborazione con l’Università Telematica Pegaso. Il confronto sul tema della sicurezza in città, moderato da Michele Cucuzza, è servito per analizzare il delicato tema dell'impatto delle nuove tecnologie nel contrasto al crimine, in considerazione del fatto che le pattuglie su strada realizzano solo una parte della sicurezza, che oggi viene affidata all'integrazione degli interventi della tecnologia e di tutte quelle strutture, che nel rispetto dei ruoli, hanno una funzione e danno un contributo al risultato finale.
In apertura del Convegno il Segretario Generale Nazionale della Consap Giorgio Innocenzi, ha chiarito che "Da qualche anno si sono diffusi strumenti tramite i quali le forze dell'ordine possono monitorare le attività di controllo del territorio da parte dei malviventi andando a sottrarre loro le zone di caccia per renderli meno efficaci e più vulnerabili nel tempo. L'evoluzione tecnologica può favorire inoltre la partecipazione dei cittadini che possono diventare delle vere e proprie sentinelle della legalità.”
Al dibattito è stato arricchito da un intervento del prefetto Francesco Tagliente, già Questore di Roma, uno dei massimi esperti di controllo del territorio per decenni a capo delle volanti e della Sala operativa della questura di Roma.
“Bisogna passare dalla prevenzione alla previsione dei reati, dalla sicurezza partecipata a quella civica.” Ha detto Tagliente. “Per migliorare il controllo del territorio e garantire i romani e ai turisti il diritto a vivere in sicurezza e agli operatori economici di poter lavorare e investire senza il timore di subire condizionamenti ambientali è indispensabile il supporto della tecnologia più evoluta. “Per rispondere meglio e più rapidamente alle esigenze dei cittadini – ha proseguito – l’attività delle Forze e i Corpi di Polizia va supportata con tecnologie intelligenti idonee a ridurre il carico di lavoro burocratico, aumentare i servizi operativi esterni nelle zone critiche e migliorare anche la percezione della sicurezza.” “I reati denunciati e le segnalazioni dei cittadini relative a situazioni di pericolo, di degrado urbano e di disagio sociale fette per via telematica o al tavolo del “Consiglio per la Sicurezza Urbana” – ha chiarito l’ex Questore i Roma – potranno orientare gli interventi degli operatori di polizia prioritari e, nello stesso tempo consentire di passare dalla prevenzione dei reati alla previsione degli stessi. Con la tecnologia si possono tutelare meglio sia la sicurezza che il decoro.”
Tagliente ha poi affrontato il tema della percezione della sicurezza.“Le informazioni di prossimità rese anche dai cittadini – ha detto- potranno essere importanti per in diverso approccio dei residenti ed esercenti che, sentendosi nelle condizioni di svolgere un ruolo di protagonista attivo della propria sicurezza, potranno percepire diversamente la sicurezza.” “Un esempio concreto – ha chiarito – è censiremo tutti i sistemi di videosorveglianza, pubblici e privati, che insistono sulle aree pubbliche, per consentire agli operatori di polizia di disporre di un’informazione completa e immediata sulla dislocazione delle telecamere attive, anche al fine di ridurre il carico di lavoro degli operatori stessi a beneficio della sicurezza generale. E’ importante portare a sistema tutte le informazioni disponibili per controllare il territorio e dare sicurezza come promuovere investimenti sulla video-analisi, che consentendo il riconoscimento di veicoli o persone ritenute a rischio per la sicurezza della città riescono ad agevolare la prevenzione e il contrasto di eventuali atti criminali. Parimenti è importante svilupperemo una “App” con la quale sia i cittadini che tutti i dipendenti del Campidoglio e delle imprese partecipate, in servizio nei quartieri, possano segnalare situazioni di degrado urbano e disagio sociale, per orientare i gli interventi degli operatori di polizia e degli altri organismi interessati.” “Determinante – ha concluso Tagliente- è anche illuminare bene i luoghi della città ritenuti più a rischio perché l’ambiente urbano determina il comportamento sociale.
Al convegno sono intervenuti tra gli altri il capogruppo della Lista Civica alla Regione Lazio, Michele Baldi, il Presidente della sezione romana del Sindacato Tabaccai Albino Bernocchi, il Direttore Generale di Federalberghi Roma e Lazio Tommaso Tanzilli, Antonino Annetta dell'Ordine dei Farmacisti di Roma, il dirigente sindacale della Consap Elia Lombardo ei l Segretario Nazionale Aggiunto, Sergio Scalzo.
NAPOLI: UCCISO PARCHEGGIATORE ABUSIVO, È MISTERO
A.B.
STROMBOLI: ALISCAFO URTA LA BANCHINA DEL PORTO E SEMIAFFONDA
GALLERY IN FONDO ALL'ARTICOLO [CLICCARE SOPRA LE FOTO PER INGRANDIRLE]
di Vin.Gia.
Stromboli (ME) – A Stromboli, isole Eolie, un aliscafo è finito, mentre ormeggiava, contro la banchina del porto. L'imbarcazione è parzialmente affondata. Grande paura e momenti di panico per i 117 passeggeri che a quanto si apprende sarebbero tutti in salvo insieme ai 6 membri dell'equipaggio.
L'incidente è avvenuto attorno alle 16 di oggi giovedì 16 giugno 2016 e ha coinvolto l'aliscafo 'Masaccio', in servizio tra Milazzo, Lipari e Stromboli.
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NAPOLI, CAMORRA INFILTRAZIONI DEI CLAN NEGLI OSPEDALI
Redazione
Napoli – Infiltrazioni della camorra in appalti per la pulizia di ospedali e altre aziende pubbliche a Napoli emergono dall'operazione della Polizia che ha eseguito 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari. I provvedimenti eseguiti a carico di esponenti apicali del clan camorristico dei Lo Russo, di amministratori e consulenti di una società specializzata nel settore delle pulizie, e di funzionari pubblici dipendenti dell'Azienda ospedaliera Santobono Pausilipon.
L'inchiesta è condotta dai pm della Dda, Henry John Woodcock ed Enrica Parascandolo e coordinata dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice. Le 12 persone coinvolte sono ritenute, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbata libertà degli incanti, detenzione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, estorsione. Esplorato dalla Dda di Napoli e dalla Squadra Mobile, con il contributo del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, il connubio camorra/imprenditoria che – secondo quanto riferito in una nota – ha consentito ad entrambe le parti, imprenditori e criminali organizzati, di ottenere vantaggi reciproci. Emersi anche episodi di corruzione e turbata libertà degli incanti di funzionari pubblici dipendenti dell'Azienda ospedaliera di rilievo nazionale Santobono-Pausilipon che avrebbero favorito una società, la Kuadra spa, nelle operazioni relative al bando di gara per la fornitura di servizi di pulizia. E' stato verificato anche il particolare interesse del clan dei Lo Russo, detto dei Capitoni, operativo in particolare nell'area a nord di Napoli, agli appalti ed agli ingenti interessi economici che ruotano all'interno delle principali strutture sanitarie ed ospedaliere di Napoli con una ''conseguente pericolosa infiltrazione della criminalità organizzata nella pubblica amministrazione''. Nel corso dell'operazione disposto anche il sequestro preventivo del complesso aziendale, delle quote e del patrimonio della società Kuadra.
Il complesso aziendale, le quote e il patrimonio della società Kuadra spa, con sedi a Napoli, Roma e Genova, società specializzata nel settore delle pulizie, con numerosi e importanti clienti pubblici e privati sparsi su tutto il territorio nazionale, sono stati sequestrati nell'ambito dell'operazione coordinata dalla Dda e condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli contro infiltrazioni della camorra negli appalti per gli ospedali.
Il gip, sulla scorta degli elementi probatori raccolti, nel disporre il sequestro preventivo ha nominato contestualmente due amministratori giudiziari.
OMICIDIO MELANIA REA: CONFERMATI 20 ANNI AL MARITO PAROLISI
di Chiara Rai
Alle sue sceneggiate in tv ci abbiamo creduto in pochi, ma lui ha continuato a professare la sua innocenza nonostante tutte le prove volgessero a suo sfavore. Confermata dalla Cassazione la condanna a venti anni per Salvatore Parolisi, il militare che ha ucciso la moglie Melania in un bosco del teramano dove la donna era scomparsa l'11 aprile del 2011. Il ricorso di Parolisi contro la condanna ridotta nell'appello bis è stato "rigettato", come aveva chiesto stamani la procura della Cassazione. Dunque è stato convalidato quanto deciso dalla Corte di Assise di Perugia, nel secondo processo d'appello, con la sentenza emessa il 27 maggio 2015, che ora è definitiva.
Era il 18 aprile 2011 quando Melania Rea, 29 anni, scomparve sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dove era andata per trascorrere qualche ora all'aria aperta insieme al marito, Salvatore, militare del 235esimo Reggimento Piceno, e alla loro bambina di 18 mesi. Secondo quanto verrà riferito da Parolisi, l'unico in grado di confermare questa circostanza, la donna si allontana per andare in bagno in uno chalet. Nessuno però, si apprenderà in seguito, l'ha mai vista entrare. È lo stesso marito di Melania, trascorsi una ventina di minuti, a dare l'allarme: Parolisi chiama i soccorsi e fa scattare le ricerche. Il corpo della donna viene scoperto due giorni dopo, il 20 aprile, in seguito alla telefonata anonima di un uomo che, intorno alle 14.30-15.00, avverte il 113 da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo ma che non verrà mai rintracciato. La salma di Melania viene ritrovata in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco, poco lontano dalla località chiamata Casermette, dove si svolgono esercitazioni militari di tiro. Presenta ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul suo corpo. L'autopsia, eseguita dal medico Adriano Tagliabracci, appurerà che Melania è stata uccisa con 35 coltellate, ma non vengono trovati segni di strangolamento e nemmeno di violenza sessuale. Accanto al corpo di Melania viene trovato il suo cellulare con la batteria scarica. Poi viene ritrovata anche un'altra sim card. Il segnale del cellulare sarebbe stato attivo fino alle 19 circa. Poi, non si hanno più segnali. Parolisi non viene da subito iscritto nel registro degli indagati. L'avviso di garanzia gli viene notificato il 29 giugno 2012, a più di due mesi dall'omicidio della moglie Melania. L'arresto arriva invece quasi un mese dopo: a chiederlo il procuratore di Ascoli Piceno Michele Renzo e il sostituto Umberto Monti. A disporlo il gip Carlo Cavaresi, che il 19 luglio lo fa arrestare. Per il primo giudice che lo spedisce dietro le sbarre, Parolisi avrebbe ucciso la moglie Melania Rea a causa della situazione che si era creata con l'amante, la soldatessa Ludovica Perrone. La misura cautelare in carcere verrà confermata dalla Corte di Cassazione il 28 novembre del 2011: a 7 mesi dal delitto la prima sezione penale della Suprema Corte respinge il ricorso presentato dalla difesa del caporal maggiore che chiedeva di ribaltare l'ordinanza del Tribunale del Riesame dell'Aquila. Giudicato con rito abbreviato, concesso il 12 marzo del 2012 dal giudice Marina Tommolini, Parolisi viene condannato all'ergastolo il 26 ottobre del 2012. Il caporalmaggiore dell'Esercito viene condannato al massimo della pena, con isolamento diurno, per l'omicidio della moglie dal gup Marina Tommolini. A Parolisi il Gup commina anche tutte le sanzioni accessorie, compresa la perdita della patria potestà genitoriale, stabilendo inoltre il pagamento di una provvisionale di un milione a favore della figlia Vittoria e di 500mila euro per i genitori di Melania. Il 30 settembre 2013 arriva la sentenza di secondo grado: Parolisi viene condannato a 30 anni dalla Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila per l'omicidio della moglie Melania Rea. Nel ricorso presentato dai suoi legali Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, insieme anche al noto penalista Titta Madia, la difesa di Parolisi chiede alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza di condanna. Il 10 febbraio 2015 la Cassazione annulla l'aggravante della crudeltà nei confronti di Salvatore Parolisi.
PALERMO, IL COMANDANTE INTERREGIONALE CARABINIERI "CULQUALBER" IN VISITA AL GIARDINO DELLA MEMORIA
Redazione
Palermo – Il comandante Interregionale Carabinieri "Culqualber", Generale C.A. Silvio Ghiselli, ha visitato il Giardino della Memoria di Ciaculli a Palermo (il sito confiscato alla mafia e gestito da Unione cronisti e Associazione magistrati) e ha reso omaggio a tutte le vittime di Cosa nostra. Ghiselli, che in precedenza aveva partecipato alla cerimonia di commemorazione dei carabinieri caduti nella strage di via Scobar, avvenuta a Palermo il 13 giugno del 1983, era accompagnato dal comandante della Legione, Generale Riccardo Galletta, dal comandante provinciale di Palermo, Colonnello Giuseppe De Riggi e dal comandante del Gruppo Carabinieri “Palermo”, Colonnello Marco Guerrini. Ad accogliere il Generale Ghiselli, il vice-presidente nazionale dell'Unci Leone Zingales, il presidente regionale dell’Unione cronisti, Andrea Tuttoilmondo, ed il presidente della sezione distrettuale di Palermo dell’Anm, il Giudice Matteo Frasca. Presente anche il presidente della Corte d’Appello di Palermo, Gioacchino Natoli. Ghiselli si è soffermato in particolare davanti all’albero che ricorda i carabinieri uccisi in via Scobar: Mario D’Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici. Durante il momento di riflessione è stato osservato un minuto di silenzio che è stato sottolineato da un applauso dedicato ai tre militari uccisi nel 1983.
“L’esercizio della memoria è importante. Questo di Ciaculli è un luogo significativo, senza ombra di dubbio da far conoscere soprattutto ai giovani, – ha detto il generale Silvio Ghiselli –. Qui sono ricordati tutti coloro che sono caduti per mano della criminalità mafiosa ed il loro ricordo si intreccia con la natura. Ho potuto toccare con mano gli alberi dedicati a magistrati, uomini e donne delle forze dell'ordine, giornalisti, sindacalisti, imprenditori, politici, cittadini comuni, sacerdoti, bambini. E' stata una esperienza indimenticabile e devo elogiare i cronisti ed i magistrati che si stanno impegnando a fondo in questo percorso di legalità e di lotta al crimine organizzato. Qui il rito di piantare un albero e dedicare una targa alle vittime testimonia la straordinarietà di un importante tema che è quello della memoria”.