FANO: "MANIACO" MOLESTA SESSUALMENTE SEI 15ENNI IN STAZIONE

Redazione

Fano – Paura,angoscia e sgomento per sei giovanissime studentesse di 15 anni che aspettavano il treno per tornare a casa dopo un’intensa giornata passata tra i banchi di scuola. Un uomo di 45 anni, totalmente fuori controllo, originario di Bari, le ha molestate sessualmente per diversi minuti nella stazione della città di Fano tentando di toccarle e ha manifestato loro gesti volgari a sfondo sessuale, le giovani hanno tentato di sfuggire a tutto ciò cercando riparo in altri luoghi della stazione, ma invano. Sono scampate al pericolo ulteriore poiché una delle ragazzine è riuscita a chiamare il padre e in lacrime, con la paura e lo sgomento che soltanto una ragazzina di 15 anni può avere dinnanzi a tale ignobile gesto di un adulto, è riuscita a farsi aiutare. Subito sul posto una pattuglia della polizia che ha tratto in arresto l’uomo con l’accusa di tentata violenza sessuale a danno di minore. L’uomo aveva precedenti penali per spaccio e reati contro il patrimonio.



ECCO QUANTO SI SPECULA SULL'ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI

di Angelo Barraco
 
Siracusa – La Guardia di Finanza di Siracusa ha condotto delle verifiche sui centri di accoglienza della provincia che ospitano i migranti ed è emerso che sono stati sottratti al fisco ben quattro milioni e 252mila euro, vi era un giro di fatture inesistenti che fruttava un milione e 350mila euro, la presenza di 5 imprese apparentemente Onlus.

Sono stati denunciati 19 soggetti per reati tributari. Le indagini hanno portato inoltre all’individuazione di un evasore paratotale ed un evasore totale. Nel 2014 il Procuratore Capo Francesco Paolo Giordano aveva fatto avviare dei controlli a carico di soggetti che erano riconducibili a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, indagati nell’ambito dell’inchiesta di “Mafia Capitale”. Da queste indagini è emerso un collegamento tra soggetti coinvolti nell’indagine che ha infiammato al Capitale e un centro di accoglienza gestito con una società di Siracusa. Un consorzio i cui partecipanti erano le cooperative della Capitale: Eriches29 e ABC. L’indagine ha avuto il suo inizio nella seconda metà del 2013, quando sono giunti nelle coste siracusane circa 13.300 migranti.

Gli sbarchi non si sono arrestati in questi anni e i migranti hanno avuto bisogno, sin da subito, di un’assistenza adeguata. Tale assistenza, per il 2013 e il 2014, ha comportato un esborso di 13,9 milioni di euro. In questo specifico contesto, i controlli hanno portato alla luce diverse irregolarità. Le attività d’indagine hanno portato alla luce “"un vero e proprio fenomeno evasivo, caratteristico dei soggetti operanti nel 'terzo settore” ed inoltre è stata “disconosciuta, in carenza dei requisiti di legge per poter usufruire di agevolazioni contabili e fiscali, la natura giuridica di ente associativo no-profit” poiché i soggetti sono stati “inquadrati nella reale natura di impresa commerciale con ricostruzione del volume d'affari e recupero a tassazione delle imposte dovute in tutti i settori impositivi”. Dall’attività fiscale sono emerse invece “fatture per operazioni inesistenti emesse da societa' che hanno fittiziamente eseguito lavori di ristrutturazione, reso servizi di pulizia, fornito frutta e capi di abbigliamento, nei confronti dei soggetti controllati”. 
 
Un immigrato necessita di cure e assistenza nel momento in cui giunge nel nostro paese. Ma quanti sono i migranti che giungono in Italia? I dati riportano che nel 2016 sono giunti in Italia 104mila richiedenti asilo e/o rifugiati che sono entrati nel sistema di accoglienza. In questo sistema di accoglienza sono state esaminate 71.110 domande e ne sono state respinte 41.509. I dati pubblicati dal Viminale nel dicembre del 2015 riportano che le richieste d’asilo sono state 83.970, nel 2014 invece sono state 63.456. Dai dati del 2015 emerge un calo i sbarchi sulle coste  e un numero di circa 153.842 migranti soccorsi, con un calo del 9%. Nei primi mesi del 2016, i migranti e i richiedenti asilo presenti nelle strutture di accoglienza sono 104mila. I dati dei migranti presenti nelle strutture d’accoglienza, pubblicati il 31 dicembre 2015, riportano che vi erano 76.683,00 migranti presenti nelle strutture temporanee; 7.394,00 nei Cara/cda e CPSA; 19.715,00 nei SPRAR. La presenta totale ammonta a 103.792,00. Dai dati del 2015 emerge inoltre che i migranti con lo status di rifugiato ammontano a 3.562 (5%), Status prot. Sussidiaria 10.214 (14%), Prot. Umanitaria 15.759 (22%), Non riconosciuti 37.403 (53%), Irreperibili 4.106 (6%), Altro Esito 66 (0%). Nel 2016 vi è stata una distribuzione dei migranti sul territorio italiano che possiamo definire, secondo i dati emersi, equa. Il quadro dei migranti pubblicato dal Ministero Dell’Interno e relativo alla distribuzione dei migranti per regione, datato 31/03/2016, riporta che i migranti presenti nelle varie regioni d’Italia è la seguente: Lombardia 13%, Sicilia 11%, Lazio 7%, Campania 7%, Veneto 7%, Piemonete 7%, Toscana 7%, Emilia-Romagna 7%, Puglia 6%, Calabria 4%, Friuli-Venezia Giulia 4%, Marche 3%, Liguria 3%, Sardegna 3%, Trentino Alto Adige 2%, Abruzzo 2%, Umbria 2%, Molise 2%, Basilicata 1%, Valle d’Aosta 0,2%. 



TRAGEDIA A GENOVA (PEGLI), CADE ASCENSORE: GRAVE MAMMA E FIGLIA DI TRE ANNI

Redazione

Genova – È in prognosi riservata Ilaria Porrata, 24 anni, la mamma che questa mattina si trovava, insieme alla figlia di tre anni, dentro l'ascensore precipitato a Pegli. La donna, che lavora al Grand Hotel Mediterranee, ha riportato numerose fratture e una lesione a un polmone. La signora è stata sottoposta a intervento chirurgico. Si apprende da fonti mediche. La bimba, invece, è fuori pericolo ma tenuta in osservazione all'ospedale pediatrico Gaslini. La piccola era sul passeggino, con le cinturine allacciate, questo ha attutito l'urto.

L'incidente è avvenuto in tarda mattinata in via Rizzo. A causare la caduta dell'ascensore sarebbe stata la rottura di un cavo.

Mezz'ora prima del crollo era stata chiamata l'assistenza per segnalare un guasto. Nessuno però, secondo quanto ricostruito dai carabinieri e dai vigili del fuoco, avrebbe staccato la corrente o avrebbe segnalato che l'ascensore non doveva essere usato.

"Ho visto l'ascensore che scendeva molto velocemente e poi ho sentito un botto fortissimo", ha raccontato una testimone ai carabinieri.

L'ascensore appartiene a un consorzio condominiale e collega via Rizzo bassa (civico 33) a via Rizzo alta (civico 122). Il mezzo è esterno, a vetri, e procede in posizione obliqua. Quando si è rotto il cavo l'ascensore era quasi arrivato nella parte alta ed è dunque precipitato per circa 30 metri. Le indagini mirano a capire se siano state fatte la manutenzione obbligatoria semestrale e la revisione e se non vi siano responsabilità di chi sapeva che il mezzo aveva avuto problemi e non lo aveva bloccato.




LEGA NORD: MUORE IN UN INCIDENTE GIANLUCA BUONANNO

Red. Cronaca

Gianluca Buonanno europarlamentare della Lega Nord è morto nel pomeriggio di domenica 5 giugno a causa di un incidente avvenuto lungo la Pedemontana a Gorla Maggiore in provincia di Varese. All'origine del tragico incidente costato la vita all'europarlamentare  un tamponamento avvenuto tra più auto dove Buonanno che si trovava fuori dalla sua vettura è rimasto investito morendo, a quanto sembrerebbe, sul colpo. Seduta invece sul sedile posteriore dell'auto di Buonanno, la moglie, che è rimasta ferita ed è stata ricoverata all'ospedale di Busto Arsizio. Questo quanto emerge dalla prime ricostruzioni sulla dinamica dell'incidente.

Dalla destra dell'Msi alla Lega – Sindaco di Borgosesia, Comune di quasi 13 mila abitanti in provincia di Vercelli dove era nato il 15 maggio 1966, Buonanno era noto per le sue dure posizioni in tema di immigrazione e diritti civili. Da sempre appassionato di politica, a sedici anni si iscrisse al Movimento Sociale Italiano affascinato dalla figura di Giorgio Almirante. Nel 1990 viene eletto con l'Msi consigliere comunale di Serravalle Sesia, di cui diventa sindaco con una lista civica nel 1993. Riconfermato nel 1997, dal 1995 al 2009 è stato consigliere della Provincia di Vercelli e vicepresidente dal 2007.

Nel 2002 l'adesione alla Lega Nord, con cui viene eletto sindaco di Varallo, incarico in cui cinque anni dopo viene riconfermato. Consigliere regionale del Piemonte nel 2010, nel 2014 viene eletto sindaco di Borsosesia, di cui nel frattempo era stato assessore. Deputato della Lega Nord dal 2008 al 2014, si candida alle elezioni europee risultando il secondo candidato piu' votato nella circoscrizione Nord-Ovest con oltre 26mila preferenze.

 




BOLOGNA: DONNA INCINTA AVVELENATA, CONDIZIONI STAZIONARIE

Redazione
 
Bologna – Si trova ancora ricoverata presso l’ospedale Maggiore di Bologna la donna incinta che ha ingerito un detersivo per lavastoviglie versatogli dal fidanzato. Le sue condizioni sono stazionarie e l’ingestione di tale sostanza ha cagionato lesioni all’esofago e allo stomaco, la donna comunque è cosciente e la prognosi è riservata. Per l’autore del gesto, il fidanzato di 35 anni che ha confessato, è stata disposta la custodia cautelare in carcere. L’uomo è un dipendente pubblico e ha confermato la sua confessione nel corso dell’udienza di convalida. Il movente sarebbe legato ai timori dell’uomo legati alla salute del feto di sette mesi che la donna tiene in grembo e dopo il riscontro di alcune anomalie. Il legale rappresentante dell’uomo ha dichiarato che “E' ancora sconvolto, chiede in continuazione di sapere le condizioni di M. e del bambino, si è reso conto della gravità di quello che ha fatto e delle sue responsabilità” e ha aggiunto “Una reazione abnorme e imprevedibile  in relazione ad una vicenda umana così importante”. La coppia stava per trasferirsi a Valsamoggia, nel primo Appennino Bolognese. La donna, che lavora come infermiera nell’assistenza domiciliare, si trova adesso ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Maggiore di Bologna. Ha subito una lavanda gastrica ed è cosciente, la sua prognosi è riservata. I medici hanno inoltre riferito che il feto sta bene. Gli accertamenti devono stabilire che la lesione non si estenda.

 Daniele Ruscigno, Sindaco di Valdamoggia, ha espresso le seguenti parole nel corso di un presidio tenutosi in piazza Garibaldi a Bazzano, contro la violenza sulle donne e per la donna incinta avvelenata dal suo compagno: “La partecipazione a questo presidio segna innanzitutto la voglia di portare la solidarietà di tutti alla nostra concittadina che si trova al Maggiore e al suo bambino. Evento quello della doppia violenza che ha subito che non solo ha colpito la nostra comunità, ma che mi colpisce se possibile ancora di più visto che tra pochi mesi diventerò padre. È anche un modo per non restare in silenzio o da soli di fronte ad avvenimenti come questo, ma per ritrovarsi come comunità e dire a voce alta che rifiutiamo ogni forma di violenza sulle donne. Qui come ovunque. Per questo invito chi vuole a lasciare il suo pensiero scritto su quei post-it rosa che lasceremo esposti in municipio. Un modo per incoraggiare le donne che hanno paura, a parlare, a denunciare la situazione, a chiedere aiuto.”



CORLEONE, NINETTA BAGARELLA: L'ENNESIMO INCHINO SOTTO CASA DI LADY RIINA

Red. Cronaca

Palermo – La Curia di Monreale ha fatto sapere di aver avviato un'indagine su quanto avvenuto la sera del 31 maggio a Corleone, durante la processione di S. Giovanni Evangelista, che si è fermata davanti alla casa di Ninetta Bagarella, la moglie di Totò Riina. La Commissione si riunirà lunedì 6 giugno ed  stata nominata dall'arcivescovo. Informato dell'accaduto "appena qualche istante dopo", monsignor Michele Pennisi "ha manifestato il suo profondo rammarico e la sua ferma condanna".

La Curia precisa inoltre che "il parroco, don Domenico Mancuso, al quale è stata chiesta una relazione ben dettagliata dei fatti, afferma che il tragitto processionale e' stato quello tradizionale, comunicato a tempo debito, come di regola, al Commissariato di Polizia, al Comando dei Carabinieri e al Comando di Polizia municipale; la sosta, non concordata precedentemente, c'è stata realmente ma non c'è stato alcun 'inchino' del simulacro".

"Si consuma l'ennesimo episodio di 'inchino' nella culla del capo dei capi", ha denunciato il senatore del M5S e componente della Commissione Antimafia, Mario Giarrusso. Si tratta di "episodi ormai collaudati che si ripetono da anni in diversi parti del Meridione; luoghi dove la mafia si vuole imporre a tutti i costi anche tramite l'ausilio di politici corrotti e purtroppo anche delle istituzioni religiose. Questa volta l'episodio e' accaduto a Corleone. Un 'inchino' in via Scorsone – ha spiegato Giarrusso – sotto l'abitazione della moglie di Riina. E' un fatto gravissimo, l'episodio fa emergere il lato oscuro della complicita' di chi non poteva non sapere della scelta di fermarsi sotto l'abitazione della moglie del boss. Questo grave fatto avviene dopo una serie di episodi contrastati dalle forze dell'ordine con arresti effettuati nei mesi scorsi e di cattiva gestione pubblica che ha portato il ministro dell'Interno ad inviare un'ispezione per verificare l'esistenza di eventuali infiltrazioni mafiose presso il comune di Corleone". L'ispezione voluta dal ministero dell'Interno, ha riferito ancora Giarrusso, "si è conclusa da alcune settimane ma ad oggi non ne conosciamo l'esito. L'altro grave episodio – ha continuato il senatore dei 5 Stelle – e' l'intervista a Porta a Porta, trasmissione della tv di Stato, del figlio di Riina che ha di fatto sancito una nuova stagione tramite la 'personalizzazione mediatica' dei poteri mafiosi. Nelle prossime ore, presenterò un'interrogazione parlamentare urgente per chiedere se il ministro Angelino Alfano intende intervenire nell'immediato al fine di contrastare tali dinamiche di 'potere mediatico mafioso' e quali misure di pubblica sicurezza intende attivare per garantire la vera libertà non solo alla comunita' Corleonese, ma a tutte le altre comunità vittime degli 'inchini'", conclude.

Mafia: Lumia (Pd), inchino sotto casa di Ninetta Bagarella è un fatto grave
“Da quando Salvuccio Riina si è presentato al grande pubblico come aspirante capo, chiarendo che la mafia è in grado di reggere l’urto della reazione dello Stato, dentro il popolo di Cosa nostra c’è un fremito. Molti boss alzano la testa, sono pronti a reagire, a intimidire e se è il caso anche a colpire. L’inchino fatto durante la processione di San Giovanni sotto l’abitazione di Ninetta Bagarella non va sottovalutato. Ecco perché già ieri avevo presentato un’interrogazione parlamentare per denunciare questo fatto grave”. Lo dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia. “Sia chiaro – aggiunge – che lo Stato dovrà impedire a Giovanni Grizzaffi di ritornare a Corleone dopo la sua scarcerazione. Si tratta, infatti, di un altro capo mandamento tanto atteso. Altrettanto chiaramente denuncio le minacce fatte da Ciavarello, marito della figlia di Riina, a Dino Paternostro per aver postato sui social l’articolo di Salvo Palazzolo, pubblicato sul quotidiano ‘la Repubblica’, proprio sulla notizia dell’inchino. Le sue minacce la dicono lunga sullo stato d’animo di sfida che oggi attraversa una parte del mondo di Cosa nostra”.
“Lo Stato – conclude Lumia – deve rispondere colpo su colpo, per stroncare sul nascere il tentativo dei boss di rialzare la testa. L’ho detto già in occasione dell’agguato ad Antoci: è guerra e guerra sia”.
 




MARSALA, OMICIDIO CARABINIERE: PIAZZA GREMITA E GRANDE COMMOZIONE DURANTE I FUNERALI

Redazione
 
Marsala (TP) – Si sono celebrati i funerali del Maresciallo Capo dei Carabinieri Silvio Mirarchi, ucciso mentre stava svolgendo il suo lavoro nel corso di un’operazione antidroga nelle campagne marsalesi, nelle contrade di Ventrischi e Scacciaiazzo. I funerali si sono tenuti in forma solenne presso la Chiesa Madre di Marsala. Tanta la commozione dei preseti che affollavano la piazza e le vie del centro, un lungo applauso ha accolto l’arrivo del feretro in Chiesa accompagnato dalla moglie, dai due figli e dal ministro degli Interni Angelino Alfano. Erano presenti anche il Sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo, il Magistrato Roberto Scarpinato, il questore Maurizio Agricola, il Prefetto di Trapani Leopoldo Falco e il pm Piscitiello. Vi erano anche i sindaci di Petrosino, Castelvetrano, Mazara Del Vallo, Salemi, Paceco, Calatafimi-Segesta. Marsala è una città che piange la morte di un eroe, morto mentre svolgeva dignitosamente il suo mestiere e serviva la sua patria. Un uomo che credeva nei valori fondamentali che tengono in piedi uno Stato e che stanno alla base dei principi costituzionali, etici e morali. Un uomo che aveva una famiglia, dei figli e che valorosamente dimostrava loro che non tutto è perduto, che la buona giustizia esiste, la ricerca della verità e la legalità sono principi sani che mantengono vivo l’amore per il paese e per la patria. 
 
Intanto le indagini proseguono senza sosta e dalle prime indagini che hanno portato alla morte del Maresciallo emerge che i militari in servizio di osservazione avevano notato la presenza di soggetti che si comportavano con fare sospetto, al buio. I militari decidono allora di avvicinarsi per verificare cosa stessero facendo, accendono le torce e si qualificano come Carabinieri, ma tale azione provoca una reazione inaspettata poiché dall’altra parte si scatena la reazione con il fuoco che provoca il ferimento mortale del Maresciallo Mirarchi. Gli elementi raccolti comprovano la presenza di un gruppo organizzato di criminali, che era intento nell’asportare la Canapa afgana da alcune serre di contrada Ventrischi e che, visti scoperti, hanno sparato. Allo stato attuale non è comunque possibile stabilire un collegamento tra gli episodi di Ventrischi e gli episodi di contrada Ferla, dove vi era un’altra piantagione. 
 
Sono state ritrovate due serre con seimila piante di marijuana ma non è tutto, è stato arrestato il proprietario delle serre, tale Francesco D’Arrigo, 54enne di Partinico. E’ accusato di coltivazione e detenzione di droga. L’uomo è stato posto ad interrogatorio e i punti da chiarire sono tanti: dove si trovava l’uomo quando si è verificata la sparatoria? Chi si occupava della piantagione di Marijuana? Sulla vicenda vige il massimo riserbo da parte degli inquirenti. L’ipotesi più accreditata è che a sparare al Maresciallo siano stati dei soggetti che sorvegliavano la piantagione. Un episodio analogo è avvenuto qualche settimana fa in una coltivazione di marijuana  situata tra Marsala e Mazara del Vallo, quando due romeni sono stati raggiunti da diversi colpi di fucile da custodi della piantagione. Uno è riuscito a scappare, l’altro invece è morto ed è stato rinvenuto carbonizzato qualche giorno dopo. 
 
Omicidio Silvio Mirarchi. Ignoti hanno colto alle spalle i due militati e hanno ripetutamente sparato, un proiettile ha raggiunto il maresciallo. L’uomo è stato immediatamente soccorso, dapprima dal collega presente sul posto, successivamente è portato all’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala, poi è stato trasferito all’Ospedale “Villa Sofia” di Palermo dove è stato sottoposto ad un lungo intervento chirurgico. Le ferite avevano cagionato ferite molto gravi e procurato un’emorragia. I medici hanno fatto di tutto per salvare la vita al Carabiniere ma purtroppo non c’è stato nulla da fare, Mirarchi è morto nel pomeriggio. La zona è ben nota alle forze dell’ordine e da tempo monitorata poiché il 25 maggio, nella stessa zona, era stato rinvenuto il cadavere di un romeno. Gli inquirenti non escludono che possa trattarsi di un omicidio, pochi giorni dopo inoltre, si è registrato un ferimento nei pressi della piantagione. Le indagini non si fermano e sono condotte dal comando provinciale dei Carabinieri di Trapani.



MILANO, STILISTA IMPICCATA: SI IPOTIZZA "ISTIGAZIONE AL SUICIDIO"

di Angelo Barraco

Milano – La morte di Carlotta Benusiglio, stilista milanese di 37 anni, è tutt’altro che chiarita. La donna è stata trovata impiccata martedì mattina, in un albero nei giardini di Piazza Napoli, nella periferia del capoluogo e poco distante dalla sua casa. Si è pensato subito al suicidio poiché tutti gli elementi portavano ad un’unica pista, ma vi sono degli elementi che gettano l’ombra del sospetto e aprono altri scenari. Il primo elemento evidente che emerge riguarda la posizione del corpo. Chi si uccide solitamente non tocca terra e il corpo rimane sospeso in aria, il corpo di Carlotta invece toccava terra con i piedi, come mai? La vittima ha inoltre lasciato il suo personal computer acceso con la musica, segno che l’uscita effettuata quel giorno avrebbe comportato un eventuale rientro immediato. Emerge inoltre che nell’ultimo periodo il suo rapporto con il fidanzato era diventato complesso e si era recata più volte al pronto soccorso per ricorrere a medicazioni, un rapporto fatto di allontanamenti e riavvicinamenti. Sarebbe saltata fuori anche una denuncia fatta dalla donna nei confronti del suo ragazzo, l’uomo però non risulta indagato. Gli inquirenti lo hanno sentito come persona informata sui fatti e insieme a lui anche altre persone. E’ stato aperto un fascicolo per istigazione al suicidio a carico di ignoti. Sono in corso esami tossicologici, esami del dna e dei dispositivi di videosorveglianza della zona. Dai primi esiti autoptici non sarebbero emersi segni di violenza sul corpo. La famiglia preme per approfondimenti investigativi. La sorella Giorgia, attiva per la lotta contro la droga dopo che all’età di 16 anni (evento accaduto 17 anni fa) rischiò la vita dopo l’assunzione di ecstasy e subì un trapianto di fegato. Ha pubblicato anche un libro che si chiama “Vuoi trasgredire? Non farti” e ha scritto sul suo blog il seguente messaggio “Io non credo, non riesco, non voglio credere che mia sorella Carlotta si sia tolta la vita volontariamente, perché questo è contrario a tutto quello che ho vissuto con lei e che con lei ho condiviso: i suoi progetti, le sue visioni e le sue ambizioni per il futuro. Niente aveva mai potuto farmi immaginare che nel pieno della sua esistenza potesse fare un gesto di questa portata, quindi mi capirete se insisto. Voglio chiedere a tutti, soprattutto agli operatori dell’informazione di essere prudenti e di attendere gli esiti dell’autopsia che verranno consegnati tra qualche settimana. Le indagini sono ancora in corso, minuziose, attente e scrupolose, quindi è presto per dire che il caso è chiuso poiché non sappiamo ancora cosa sia avvenuto nelle ultime ore di vita di mia sorella Carlotta.”



BOLOGNA: DONNA INCINTA INGERISCE BIBITA AVVELENATA, IL COMPAGNO TEMEVA MALATTIA

Redazione
 
Bologna – Emergono nuovi ulteriori dettagli in merito alla donna incinta che ha ingerito, a sua insaputa, del liquido nocivo che le ha messo in serio pericolo la salute. Il 35enne compagno della donna era profondamente angosciato per il problema riscontrato al bambino che la compagna, con cui aveva una relazione da poco, portava in grembo. Sarebbe stato proprio questo il fulcro che avrebbe spinto l’uomo a far bere alla compagna un prodotto per lavastoviglie in una bibita. La coppia stava per trasferirsi a Valsamoggia, nel primo Appennino Bolognese. La donna, che lavora come infermiera nell’assistenza domiciliare, si trova adesso ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Maggiore di Bologna. Ha subito una lavanda gastrica ed è cosciente, la sua prognosi è riservata. I medici hanno inoltre riferito che il feto sta bene. Gli accertamenti devono stabilire che la lesione non si estenda. L’uomo si trova in carcere ed è sottoposto a fermo per lesioni gravissime.



CASERTA: MUORE DANIELE PANIPUCCI VITTIMA DI UN AGGUATO A MADDALONI

Red. Cronaca

Caserta – E' morto, nell'ospedale di Caserta, Daniele Panipucci, di 30 anni, ferito gravemente lo scorso 26 maggio, a Maddaloni (Caserta) con un colpo di pistola calibro 7,65 in un agguato che – secondo gli investigatori – potrebbe essere ricondotto a contrasti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Panipucci fu trovato dagli agenti della Polizia di Stato riverso a terra, in gravi condizioni, ferito alla gola, con un colpo di pistola, all'esterno della sua auto, alla periferia di Maddaloni.

Sul caso indagano gli uomini del locale commissariato e gli agenti della Squadra mobile guidati dal dirigente Alessandro Tocco. Tra le ipotesi al vaglio delle forze dell'ordine locali, c'è anche la lotta per il controllo delle piazze di spaccio.




MARSALA, CARABINIERE UCCISO: DOMANI L'ADDIO AL SERVITORE DELLO STATO

di Andrea Li Causi

Marsala (TP) – La città di Marsala è stata profondamente colpita da un lutto di un servitore dello Stato, di un uomo che svolgeva il suo mestiere per “Spirito di servizio”, come diceva Giovanni Falcone, un uomo che metteva davanti a tutto il benessere della propria terra, con l’obiettivo di migliorarla e portare in alto il valore della divisa e della legalità.
 
La comunità piange la morte del Maresciallo Capo Silvio Mirarchi e si stringe attorno alla famiglia. Venerdì 3 giugno 2016 sarà allestita la camera ardente in onore del Maresciallo Capo Mirarchi presso la chiesa Salesiani di Marsala, ingresso Via Dello Sbarco. I funerali saranno celebrati invece con forma solenne il 4 giugno alle ore 11:00 presso la Chiesa Madre di Marsala. 

Continuano senza sosta le indagini sulla morte del Maresciallo, ucciso nel corso di un conflitto a fuoco in un’operazione antidroga nelle campagne di Marsala, nelle contrade di Ventrischi e Scacciaiazzo, mentre svolgeva un’attività di appostamento con un collega e monitoravano una serra utilizzata per la coltivazione di marijuana. Sono state ritrovate due serre con seimila piante di marijuana ma non è tutto, è stato arrestato il proprietario delle serre, tale Francesco D’Arrigo, 54enne di Partinico. E’ accusato di coltivazione e detenzione di droga. L’uomo è stato posto ad interrogatorio e i punti da chiarire sono tanti: dove si trovava l’uomo quando si è verificata la sparatoria? Chi si occupava della piantagione di Marijuana? Sulla vicenda vige il massimo riserbo da parte degli inquirenti. L’ipotesi più accreditata è che a sparare al Maresciallo siano stati dei soggetti che sorvegliavano la piantagione. Un episodio analogo è avvenuto qualche settimana fa in una coltivazione di marijuana  situata tra Marsala e Mazara del Vallo, quando due romeni sono stati raggiunti da diversi colpi di fucile da custodi della piantagione. Uno è riuscito a scappare, l’altro invece è morto ed è stato rinvenuto carbonizzato qualche giorno dopo. 
 
Omicidio Silvio Mirarchi. Ignoti hanno colto alle spalle i due militati e hanno ripetutamente sparato, un proiettile ha raggiunto il maresciallo. L’uomo è stato immediatamente soccorso, dapprima dal collega presente sul posto, successivamente è portato all’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala, poi è stato trasferito all’Ospedale “Villa Sofia” di Palermo dove è stato sottoposto ad un lungo intervento chirurgico. Le ferite avevano cagionato ferite molto gravi e procurato un’emorragia. I medici hanno fatto di tutto per salvare la vita al Carabiniere ma purtroppo non c’è stato nulla da fare, Mirarchi è morto nel pomeriggio. Si ipotizza che gli autori di tale gesto siano i responsabili della piantagione di cannabis, posta sotto sequestro, ma sulla vicenda vige il massimo riserbo. La zona è ben nota alle forze dell’ordine e da tempo monitorata poiché il 25 maggio, nella stessa zona, era stato rinvenuto il cadavere di un romeno. Gli inquirenti non escludono che possa trattarsi di un omicidio, pochi giorni dopo inoltre, si è registrato un ferimento nei pressi della piantagione. Le indagini non si fermano e sono condotte dal comando provinciale dei Carabinieri di Trapani. 
 
L’Italia esprime il massimo cordoglio e vicinanza alla famiglia di Silvio Mirarchi. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarela, addolorato per la morte del Maresciallo, ha inviato il seguente messaggio “il brutale agguato, che priva l'Arma di un servitore dello Stato coraggioso ed esemplare”. Il Premier Matteo Renzi ha espresso il massimo cordoglio ai familiari e all’arma. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha scritto un messaggio di cordoglio “Con profondo dolore ho appreso della morte del maresciallo capo Silvio Mirarchi. Vicina alla sua e alla grande famiglia dei Carabinieri”. Maurizio Gasparri ha commentato così quanto accaduto “Ancora una volta l'Arma dei Carabinieri paga un prezzo drammatico per il suo impegno a tutela della legalità. Ci stringiamo ai familiari di Silvio Mirarchi, ucciso a Marsala durante un'operazione antidroga, e a tutta l'Arma. La festa delle Repubblica si celebra nella triste consapevolezza che ogni ora in tutta Italia c'è chi rischia e può perdere la vita a difesa della comunità nazionale”. Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa invece ha riferito “Il valore, il costante sacrificio e il profondo coraggio resi al servizio dei cittadini e del Paese e ancora una volta testimoniati con il tributo più alto”.