NAPOLI: CADAVERE RINVENUTO IN STRADA ALL'ALBA, È MISTERO

A.B.
 
Napoli – Continua a scorrere in modo inesorabile il sangue lungo le strade di Napoli. All’alba di oggi è stato rinvenuto il corpo senza vita di Giuseppe Matino, 35 anni e incensurato. Il cadavere è stato rinvenuto in Via Casanova, vicino la stazione centrale di Napoli, precisamente sui binari della linea tramviaria. Immediatamente bloccata la circolazione dei mezzi per circoscrivere la scena del delitto che, secondo quanto si apprende, si estenderebbe per circa 200 metri. Sul posto sono accorsi immediatamente i Carabinieri che hanno rilevato tracce di sangue lungo la strada e su uno scooter che si trovava a cinquanta metri dal cadavere, inoltre sono stati repertati due bossoli, due ogive, è stato trovato anche un cellulare e il casco. L’uomo potrebbe essere stato colpito mentre era a bordo del suo scooter, malgrado i colpi ricevuti potrebbe aver tentato invano la fuga ma le gravi lacerazioni lo avrebbero successivamente fatto cadere. La dinamica è al vaglio degli inquirenti.
 
Si stava probabilmente recando al lavoro Matino, ucciso poco dopo le 5. Matino lavorava in una pasticceria di via Marina e, come secondo lavoro, faceva il pony express. Era incensurato e, secondo le prime indagini dei Carabinieri, non risulta legato ad ambienti criminali. Ancora poco chiara la dinamica dell'accaduto: quel che è certo è che i killer lo hanno raggiunto in via Casanova, a poca distanza da Porta Capuana, mentre era a bordo del suo scooter e hanno esploso numerosi colpi di pistola, alcuni dei quali lo hanno raggiunto al torace. Matino è morto sul colpo.



NAPOLI, IMMIGRATO MOLESTA 25ENNE E FINISCE IN MANETTE

Redazione

Napoli – Un 46enne del Sudan, in Italia con lo status di profugo, è stato arrestato dalla Polizia dopo aver importunato pesantemente una ragazza in Piazza Bellini, in pieno centro a Napoli. L'uomo, sotto gli effetti dell'alcol, si è avvicinato a una comitiva di giovani che si trovava nei pressi di un bar e ha iniziato a molestare una ragazza, palpeggiandole il sedere. Il cittadino africano ha poi aggredito un amico della vittima che era intervenuto in sua difesa. La scena non è sfuggita agli agenti che sono subito intervenuti per bloccare l'uomo il quale per tutta risposta ha aggredito anche un poliziotto procurandogli lesioni guaribili in 5 giorni. Una volta ammanettato, il 46enne ha dato in escandescenze anche all'interno della volante, prendendo a calci il vetro divisorio. La ragazza, una 25enne, è stata invitata a sporgere querela nei confronti dell'uomo mentre quest'ultimo, dopo una nottata trascorsa nelle camere di sicurezza della Questura, sarà processato oggi con rito per direttissima per i reati di resistenza e lesioni a Pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato.




REGENI: VERTICE ITALIA-EGITTO, UN FALLIMENTO

di Angelo Barraco

Roma – Concluso il vertice tra Italia ed Egitto sul caso Regeni, rientrano al Cairo i magistrati e i responsabili della sicurezza egiziana che hanno preso parte alla riunione ma non hanno rilasciato dichiarazioni in merito alla missione. Lo riferiscono fonti aeroportuali del Cairo. Il vertice durato due giorni è da ritenersi un totale fallimento, poiché le risposte che l’Italia e la famiglia Regeni aspettavano da tanto tempo non sono arrivate. Ciò che è pervenuto all’Italia in merito alla terribile morte del ricercatore è un dossier di circa trenta pagine, ma tali documenti erano stati consegnati un mese fa. All’interno delle 30 pagine non vi era una spiegazione plausibile in merito al ritrovamento dei documenti. Matteo Renzi e Gentiloni, a seguito del’incontro, chiedono verità in merito alla vicenda Regeni e il Premier sottolinea su Twitter “Dopo esito incontri magistrati a Roma, Italia ha deciso formalmente di richiamare per consultazioni l'ambasciatore #veritàpergiulioregeni”. I genitori di Giulio hanno riferito “siamo certi che le nostre istituzioni e tutti coloro che stanno combattendo al nostro fianco questa battaglia di giustizia, non si fermeranno”. Il Procuratore Giuseppe Pignatore ha elencato in una nota le richieste che non hanno trovato risposta, ma con tale nota non ha chiuso la porta. Nella nota si parla della “Collaborazione” mediante “scambio di atti d’indagine” e la “determinazione” dei paesi “nell'individuare e assicurare alla giustizia i responsabili di quanto accaduto, chiunque essi siano”. La vicenda prosegue con il tiro alla fune, da un lato l’Italia che chiede i documenti sulla vicenda e dall’altro lato l’Egitto che prende tempo. Tornando ai documenti e alla riunione Italia-Egitto, gli italiani avevano portato una mezza dozzina di traduttori in modo tale da accelerare i tempi e mettersi prontamente a lavoro sui documenti in arabo. Ma il dossier non era corposo e voluminoso come si prospettava e come si vociferava. Una fonte racconta “Altro che duemila pagine Non c'è stato neanche bisogno di utilizzare tutti i traduttori poiché abbiamo avuto a disposizione pochissime carte, molte delle quali, tra l'altro, già le conoscevamo”. La Procura di Roma ha spiegato che “Sono stati consegnati i tabulati telefonici delle utenze egiziane in uso a due amici italiani di Giulio Regeni presenti a Il Cairo nel gennaio scorso, la relazione di sopralluogo, con allegate foto del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, una nota ove si riferisce che gli organizzatori della riunione sindacale tenuta a Il Cairo l'11 dicembre 2015, cui ha partecipato Giulio Regeni, hanno comunicato che non sono state effettuate registrazioni video ufficiali dell'incontro”. Gli inquirenti italiani non hanno ricevuto nemmeno le registrazioni delle videocamere di sorveglianza fatte a Dokki, la zone in cui Giulio è sparito, non hanno ricevuto il verbale completo dell’autopsia e nemmeno i tabulati delle persone che avevano indicato gli investigatori italiani e che erano vicine al ricercatore. Nessuna testimonianza è giunta agli italiani, nemmeno quella dell’autista che ha rinvenuto il cadavere e nemmeno quelle dei vicini. Manca soprattutto un elemento fondamentale che avrebbe potuto far luce su molti aspetti di questa torbida storia, mancano i tabulati telefonici che agganciano la cella di Dokki. Pignatone scrive “In relazione alla richiesta del traffico di celle presentata ancora una volta dalla Procura di Roma l'autorità giudiziaria egiziana ha comunicato che consegnerà i risultati al termine dei loro accertamenti, che sono ancora in corso. La procura ha insistito insistito perché la consegna avvenga in tempi brevissimi sottolineando l'importanza di tale accertamento da compiersi con le attrezzatura all'avanguardia disponibili in Italia”. Tramite quei dati si può risalire all’autore materiale del delitto. Un altro punto su cui il mistero persiste, riguarda i documenti. Una vicenda tutta da chiarire poiché risulta che “non vi sono elementi del coinvolgimento diretto della banda criminale nelle torture e nella morte” di Giulio Regeni. 



ESPULSO MAROCCHINO DALL'ITALIA: INNEGGIAVA ALL'ISIS E VOLEVA TAGLIARE LA TESTA AGLI ITALIANI

Redazione
 
Potenza – Questa notte è stato espulso un marocchino di 32 anni che era entrato in Italia nel 2013 e risiedeva regolarmente a Potenza e vicino all’Isis e aveva dichiarato di voler tagliare la testa agli italiani. L’espulsione dell’uomo è avvenuta su decreto del ministro Angelino Alfano per “sicurezza dello Stato”, come ha spiegato lo stesso Alfano “Dopo una serie di attente indagini abbiamo accertato dei comportamenti che evidenziavano con chiarezza il suo processo di radicalizzazione religiosa in atto. A dicembre, infatti, aveva aggredito un minore e ai militari dell'Arma dei Carabinieri – che erano subito intervenuti – si era dichiarato vicino a Isis, gridando di volere 'tagliare la testa agli italiani” Ha aggiunto inoltre che “Ho deciso la sua espulsione perché, a seguito di altri episodi di questo genere, era ormai incline a posizioni di estremismo politico-religioso che, assieme alla reiterazione di condotte penalmente rilevanti, avevano dato segnali inequivocabili di pericolosità per la sicurezza dello Stato. Il nostro lavoro di prevenzione prosegue, quindi, senza sosta: salgono a 77 le espulsioni eseguite dal 2015, 11 delle quali nei primi mesi di quest'anno”. 



SIENA, INTASCAVANO TICKET SANITARI: DENUNCIATI DUE CASSIERI DELLA ASL

Redazione

Siena – Sono stati denunciati per peculato due cassieri che riscuotevano pagamenti dei ticket sanitari a Siena e intascavano una parte degli incassi; nel corso di un anno si erano appropriati di circa 40mila euro. La Guardia di Finanza di Siena ha denunciato alla Procura della Repubblica due dipendenti di una cooperativa locale, che svolge servizi per conto della Asl 7 di Siena, responsabili di altrettanti sportelli di cassa incaricati della riscossione dei ticket sanitari presso il presidio ospedaliero di Nottola a Montepulciano. Le indagini svolte dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria senese hanno consentito di accertare che i due cassieri si appropriavano sistematicamente di una parte degli incassi giornalieri che riscuotevano dai pazienti per il pagamento delle prestazioni sanitarie erogate dall'ospedale poliziano.

Alla fine della giornata, dopo aver riscosso i pagamenti eseguiti dagli utenti per le prestazioni sanitarie, i due cassieri dovevano compilare delle distinte di incasso di cui una copia, congiuntamente con il denaro e con le ricevute dei pagamenti elettronici, andava inserita nella cassa continua presente all'interno degli uffici. Invece, i due trattenevano una parte o, in alcuni casi, tutto l'incasso giornaliero omettendo di consegnare la documentazione contabile di cassa relativa ad alcune prestazioni sanitarie fatturate ai pazienti. In tal modo risultava complesso per gli organi interni di controllo dell'Azienda sanitaria risalire al numero complessivo di prestazioni giornaliere fornite presso la struttura, anche se le possibilità che una tale condotta potesse passare per lungo tempo inosservata erano minime.

Su segnalazione della stessa Asl, la Guardia di Finanza ha ricostruito attraverso un accurato esame documentale tutte le prestazioni fornite dal nosocomio poliziano, individuando in quali giorni e per quali servizi erogati risultavano non versati i pagamenti dei ticket. Dalla ricostruzione eseguita dalle Fiamme Gialle, è emerso che nell'arco di circa un anno (2015) sono stati complessivamente sottratti alla sanità pubblica circa 40.000 euro. La Procura della Repubblica di Siena, sulla base degli elementi raccolti, ha tempestivamente formulato le imputazioni e richiesto il giudizio immediato per le persone denunciate.




NAPOLI: SEQUESTRATE 8 TONNELLATE DI SIGARETTE DI CONTRABBANDO

Redazione

Napoli – La Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 8 tonnellate di sigarette di contrabbando a Striano, in provincia di Napoli. Cinque persone sono state arrestate. Le Fiamme gialle hanno individuato un deposito agricolo, di circa 200 metri quadrati, utilizzato quale luogo di stoccaggio di sigarette di contrabbando, sorprendendo cinque persone mentre svuotavano un autoarticolato, con targa straniera. All'interno del tir c'erano enormi casse contenenti oltre 8 tonnellate di sigarette di contrabbando. Le «bionde», di varie marche ma in prevalenza di tipo «regina», erano nascoste all'interno di un carico di copertura costituito da bobine, grazie al quale i tir superavano tranquillamente i controlli su strada delle varie forze di polizia. Al termine dei controlli sono stati rinvenuti oltre 8.000 chili di tabacchi lavorati pronti per essere immessi sul mercato. Il valore del prodotto sequestrato è stato stimato in circa 700 mila euro. I cinque responsabili, 2 cittadini portoghesi nativi della ex russia e 3 napoletani, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato e posti a disposizione dell'autorità giudiziaria competente mentre sono stati sottoposti a sequestro il deposito, i tabacchi, due furgoni per il trasporto e diversi transpallet per il carico-scarico.




FAMIGLIA DI REGENI: "NESSUN CONTATTO CON GLI INQUIRENTI EGIZIANI"

Redazione

La famiglia di Giulio Regeni "finora non è stata in alcun modo contattata, per un incontro, dagli inquirenti egiziani in questi giorni in Italia": lo riferisce la stessa famiglia attraverso il legale Alessandra Ballerini dopo la notizia di un possibile incontro diffuso dal sito di un quotidiano egiziano "Al Masry Al Youm" citando "una fonte giudiziaria". 

La delegazione degli inquirenti ed investigatori arrivati dal Cairo ha lasciato la Scuola superiore di Polizia a Roma dove da stamattina era in corso il vertice con gli inquirenti italiani che indagano sulla scomparsa e la morte di Giulio Regeni. All'interno della struttura sono ancora rimasti il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, il sostituto Sergio Colaiocco e gli investigatori dello Sco della Polizia e del Ros dei Carabinieri per fare un punto della situazione. Nella giornata di domani è previsto un nuovo incontro con gli egiziani.

Sul tavolo un dossier egiziano di duemila pagine, con indagini su circa 200 persone. All'incontro, alla scuola Superiore di Polizia a Roma, partecipano per l'Italia il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco, direttore dello Sco Renato Cortese e il comandante del Ros Giuseppe Governale. Per l'Egitto sono invece presenti due magistrati, il procuratore generale aggiunto del Cairo, Mostafa Soliman e il procuratore dell'Ufficio di Cooperazione internazionale Mohamed Hamdi el Sayed. Presenti anche tre ufficiali di polizia: il generale Adel Gaffar della National Security, il brigadiere generale Alal Abdel Megid dei servizi centrali della polizia egiziana e Mostafa Meabed, vicedirettore della polizia criminale del governatorato del Cairo.

Ci sono anche "le registrazioni delle videocamere di sorveglianza", un "registro delle chiamate del suo telefono portatile", "il rapporto di medicina legale sull'autopsia" e "le testimonianze di ufficiali e amici della vittima" nel dossier su Giulio Regeni portato oggi a Roma dagli inquirenti egiziani: lo scrive il sito del quotidiano egiziano Al Masry Al Youm citando una "fonte giudiziaria".

Madre scomparso egiziano a mamma Giulio, ti invidio – "Ti invidio per questo coraggio nel presentare le tue richieste determinate, ti invidio l'interesse del tuo governo per la causa di tuo figlio e, scusami, ti invidio per averlo potuto rivedere, anche se in modo tragico": così scrive alla madre di Giulio Regeni una donna egiziana mamma di un ragazzo scomparso in Egitto nel 2013, in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera online. "Cara Paola Regeni, sono passati mille giorni dal rapimento di mio figlio Amr Ibrahim Metwalli – si legge nel testo su Corriere.it -, che è stato nascosto nelle carceri del potere egiziano. Io e mille altre madri egiziane vorremmo rivedere i nostri figli, vedere che i media dell'Egitto parlassero delle nostre tragedie, invece di accusarci di raccontare bugie; vorremmo che un procuratore ci desse un po' d'ascolto" "Signora Regeni – conclude la lettera -, io e altre centinaia di mamme egiziane ti diciamo che la causa di tuo figlio è la nostra e che la causa dei nostri figli è nelle tue mani. La scoperta della verità su Giulio riporterà a noi i nostri figli e i nostri diritti. E ti diciamo anche che i nostri cuori si calmeranno soltanto quando tu e la tua famiglia otterrete giustizia".




SCANDALO REGGIA DI CASERTA, AFFITTI DA 3 EURO: DANNO ALLO STATO DI OLTRE UN MILIONE

A.B.
 
Caserta – Affitti da 3 a 145 euro e un danno finanziario che ammonta a un milione e duecentomila euro, è questo ciò che è emerso dall’inchiesta sui 15 alloggi alla Reggia di Caserta. I consumi idrici erano a carico della Sopraintendenza che non ha mai chiesto nessun rimborso ai privati. Quattro persone sono finite nell’occhio del ciclone giudiziario: Paola Raffaella David, ex soprintendente di Caserta; Roberto Di Giannantonio, direttore regionale Demanio dal 2008 al 2010; Cesare Sarchiapone, anch’esso direttore dell’agenzia del Demanio ma dal 2006 al 2008 e Gaudioso Pellegrino, che dal 2006 al 2011 è stato responsabile unità organizzativa. Tutti i soggetti sopracitati devono rispondere dell’ingente danno cagionato al ministero dei Beni culturali in merito all’occupazione abusiva dei 15 alloggi. Secondo Tommaso Cottone, procuratore regionale, gli alloggi sono stati occupati abusivamente e senza alcun titolo da ex dipendenti e/o parenti. Il tutto è stato aggravato dalla collocazione stessa delle abitazioni, poiché situate all’interno della prestigiosa reggia, che ricordiamo essere patrimonio dell’Unesco. Gli abitanti degli alloggi hanno anche adibito gli spazi interni in parcheggi e/o altro.  
 
La Guardia di Finanza di Caserta, al termine di specifici accertamenti condotti su delega di Ferruccio Capalbo, Sostituto Procuratore Generale della Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania, diretta dal Procuratore Regionale Tommaso Cottone, sta notificando al Soprintendente pro-tempore della Soprintendenza di Caserta ed a tre dirigenti pro-tempore dell'Agenzia del Demanio – Filiale Campania, ritenuti responsabili, gli «inviti a dedurre» relativi alla mala gestio degli alloggi interni al complesso monumentale della Reggia di Caserta occupati da dipendenti della Soprintendenza o loro familiari. L'inchiesta svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria Caserta ha fatto emergere come le amministrazioni pubbliche coinvolte, Demanio e Soprintendenza, nel corso degli anni, abbiano non solo subito e tollerato la permanenza sine titulo in 15 alloggi del «complesso vanvitelliano» di ex dipendenti o di loro parenti ma, soprattutto, permesso agli stessi di corrispondere un importo mensile nettamente inferiore al reale valore di mercato delle locazioni di unità immobiliari con medesime caratteristiche logistico-strutturali, circostanza quest'ultima aggravata ancor di più dalla ubicazione degli alloggi all'interno della Reggia di Caserta, complesso monumentale di indubbio pregio storico, artistico e culturale, nonchè inserito nella «World Heritage List» dell'UNESCO sin dal 1997. Il nocumento arrecato alle pubbliche finanze, segnalato dalla Guardia di Finanza alla Magistratura contabile, derivante dalla cattiva gestione del «complesso vanvitelliano», ammonta complessivamente a circa un 1 milione e duecentomila euro. Significativa è la condizione di vantaggio degli occupanti gli alloggi, i quali, oltre ad usufruire di parcheggi in spazi interni al complesso monumentale, hanno anche la incondizionata possibilità di accesso ed utilizzo delle aree dello stesso Parco Vanvitelliano. Dall'attività d'indagine dei finanzieri di Caserta, è emerso che per le unità abitative di grandissimo pregio occupate dai privati sono stati corrisposti canoni mensili compresi tra un minimo di 3 euro e un massimo di 145 euro. Le Fiamme Gialle hanno, inoltre, appurato che i consumi idrici dei menzionati alloggi sono sempre stati totalmente a carico della Soprintendenza che, avendo la gestione di alcuni sistemi per il sollevamento e la potabilizzazione della risorsa idropotabile, non ha mai richiesto ai privati occupanti gli alloggi alcuna somma a ristoro delle spese sostenute. In relazione ai fatti suesposti, peraltro, sono in corso indagini della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, al fine di accertare eventuali fattispecie di rilevanza penale



INFERMIERA ACCUSATA DI AVER UCCISO 13 PERSONE A PIOMBINO, RIMANE IN CARCERE

di Angelo Barraco

Livorno – Fausta Bonino, 55 anni, l’infermiera accusata di aver ucciso con l’eparina 13 pazienti all’ospedale di Piombino, resta in carcere. La decisione è stata presa dal gip di Livorno Antonio Pirato, respingendo la richiesta di scarcerazione e di detenzione ai domiciliare, che aveva avanzato la difesa. Il gip ha quindi confermato l’arresto in mancanza di nuovi elementi. La donna continua ad urlare la sua innocenza dal carcere “Tiratemi fuori, non sono stata io”, il suo Avvocato inoltre aggiunge “La mia assistita è innocente ed è molto provata e ci chiede di fare tutto il possibile” e in merito alla decisione presa dal gip ha annunciato ricorso. Le indagini proseguono senza sosta, la Procura sta provvedendo nell’interrogare i parenti delle 13 persone decedute per emorragia e finite sulla “lista nera” dell’Ospedale di Piombino. Sull’infermiera pende la terribile accusa di omicidio continuato aggravato a danno di 13 pazienti. I fatti contestati sono avvenuti nel 2014 e nel 2015, nei confronti di pazienti  con diverse patologie, ricoverati nel reparto di terapia intensiva. Gli anomali decessi si sarebbero arrestati nel momento in cui i Carabinieri hanno spinto l’Asl a trasferire l’infermiera in un altro reparto. L’indagine ha avuto il suo inizio da una segnalazione per una morte inspiegabile a seguito di emorragie diffuse che non erano collegabili alle patologie di cui era affetto in paziente. L’eparina, oltre ad essere un anticoagulante, è un farmaco che non era nella lista dei farmaci da somministrare a quei pazienti. In seguito al trasferimento dell’infermiera, il tasso di mortalità è sceso dal 20% al 12%, gli inquirenti stanno indagando anche al periodo antecedente al 2014-2015. E’ stata sentita dal gip in merito ai fatti contestati, si è mostrata sicura di se e non ha mostrato segni di cedimenti ne tantomeno vacilli emotivi. Il gip Pirato le ha contestato il suo essere sempre presente nei 13 strani decessi e nel suo tentativo di deviare le indagini, il suo avvocato ha risposto “lei era l’unica che non faceva i turni di notte e dunque era più presente in reparto rispetto agli altri colleghi. Comunque alcune morti sono avvenute mentre la signora Bonino era a riposo”. 




SCONTRI AL CORTEO A NAPOLI. RENZI: "IL PIÙ GRANDE RECUPERO DELLA STORIA"

Redazione

Davvero "una giornata particolare". "Non date ascolto alle ricostruzioni farlocche: a Bagnoli non c'è nessuna cementificazione. Bonifichiamo le terre, bonifichiamo il mare: stiamo procedendo alla più grande opera di recupero ambientale della storia italiana. Vale più di dieci abbattimenti di ecomostri. Con buona pace delle polemiche di chi per anni non ha mosso un dito. Noi siamo quelli che messi davanti alle responsabilità, non ci prendiamo paura. Abbiamo promesso di sbloccare l'Italia. E lo faremo, con umiltà e coraggio". Lo afferma Matteo Renzi.

"Oggi presentiamo il progetto di bonifica" di Bagnoli – ha scritto Renzi su Facebook -. "Non c'è nessuna cementificazione, ma solo il rispetto rigoroso del piano regolatore di Vezio De Lucia. E non solo: eliminiamo la "colmata". Eliminiamo cioè il più grande scandalo ambientale, bonificando 230 ettari e rimuovendo due milioni di metri cubi tra colmata e mare di rifiuti lasciati per anni in condizioni atroci".

Momenti di tensione sul lungomare di Napoli tra le forze dell'ordine e un gruppo di manifestanti – circa un centinaio dei comitati di cittadini di Bagnoli, collettivi studenteschi e centri sociali – contro l'arrivo in città di Renzi. Sono stati sparati lacrimogeni e anche alcune bombe carta. La gran parte del corteo si è divisa e allontanata dal punto di scontro con i manifestanti che lanciavano pietre contro le forze dell'ordine, che hanno azionato gli idranti. Gli attivisti hanno bloccato il traffico sul lungomare, ferme diverse auto con cittadini a bordo che cercavano di passare tra i divisori di plastica. Ad aprire il corteo uno striscione con la scritta: "Napoli sfiducia il Governo Renzi" e un grande pupazzo di Pinocchio che indossa una maglia con la scritta Pd.

I manifestanti hanno intonanato cori contro l'esecutivo e in tanti indossavano maschere di pulcinella. Tra i cartelli: "Napoli città ribelle", "No al Governo delle lobby e degli speculatori", "Non c'è trippa per ratti, Renzi torna nelle fogne". Da un palazzo laterale in piazza Dante, alcuni manifestanti hanno esposto uno striscione: "Renzi via da Napoli".

Quattro poliziotti – si apprende da fonti della Questura di Napoli – sono rimasti feriti dal lancio di pietre effettuato da alcuni manifestanti all'altezza dell'incrocio tra via Partenope e via Colonna, a Napoli. Gli agenti hanno usato idranti e lanciato lacrimogeni per disperdere i manifestanti.




ROSA TIROTTA E IL MISTERO DELLA SUA SCOMPARSA. L'APPELLO DOPO QUATTRO ANNI

di Angelo Barraco

Crotone – Sono passati quattro anni dalla scomparsa di Rosa Tirotta, 49 anni, di cui non si sa più nulla dal 6 aprile del 2012. Una scomparsa che ha lasciato un dolore senza tempo negli animi dei familiari, un vuoto difficile da colmare e una moltitudine di domande che ancora oggi si pongono amici e parenti: Dov’è Rosa?
Noi de L’Osservatore D’Italia rinnoviamo l’appello per Rosa Tirotta e Chiediamo alla signora di Cutro che in data 6 aprile 2012 si trovava sull’autobus delle ore 10:00 che da Cutro va a Crotone di farsi viva, anche in forma anonima, con gli inquirenti, con il parroco del paese e anche con noi de L'Osservatore D'Italia se vuole. Questa signora è stata l’ultima persona a parlare con Rosa e potrebbe fornire informazioni utili sulla destinazione, sulle scelte e sugli obiettivi che avrebbero poi portato Rosa a sparire in questo lungo silenzio che l'ha inghiottita. Ripercorriamo questa storia ancora avvolta dal mistero attraverso le parole di Concetta Tirotta, sorella di Rosa, che ci ha concesso un’intervista il 4 gennaio scorso e ci ha raccontato in dettaglio quei giorni.

– Quando e dove scompare Rosa Tirotta?

Rosa viveva a Firenze, ha finito il liceo a Catanzaro ed è venuta a studiare a Firenze. Finita l’Università ha trovato lavoro presso il Tribunale di Firenze dove per dieci anni ha lavorato lì, era impiegata li. Nell’ultimo periodo aveva lasciato il lavoro, non stava bene, era un po’ depressa. Noi pensiamo per via della cicatrice, perché lei aveva questa cicatrice al volto sin da quando era piccola, causata da una caduta. Noi pensiamo che questo problema estetico l’abbia un po’ distrutta psicologicamente e lei non abbia fatto capire niente a nessuno. Il 5 aprile 2012 una delle mie sorelle che lavora e vive giù è venuta a Calenzano a trovare mia mamma qui a Calenzano, e Rosa gli disse “Maria quasi quasi scendo giù per le feste di Pasqua”. Rosa era molto credente.

 – Quindi Rosa decide di spostarsi…

Si, insieme a Maria, e Maria le ha detto “Vai a Firenze e vai a vedere se ci sono due posti, prenoti, così andiamo via”. La telefonata che Rosa fece da Firenze a mia sorella è stata individuata dagli investigatori. Il 5 aprile parte con la sorella con l’autobus, il 6 arriva a Cutro, Rosa lascia subito le valigie e va subito a messa, nella mattinata, è tornata a casa poi, si è fatta la doccia, si è lavata i panni, le scarpe, ha steso i panni e ha detto a mio fratello, che vive pure giù,  “quasi quasi vado a fare una giratina veloce a Crotone”, e poi non è più tornata a casa.

 – Quindi l’ultima persona che ha visto Rosa è stato suo fratello?

E’ stato Alfonso, poi l’autista di romano –noi abbiamo questi pulman giù- questo autobus si ferma a Cutro, hanno visto a Rosa che è salita e si è seduta dietro l’autista e parlava con una signora di Cutro per tutto il viaggio, da Cutro a Crotone. L’autista l’ha dichiarata questa cosa.

 – E’ risaputo intorno a che ora è stata vista…

Rosa ha preso l’autobus alle 10:00, anche perché noi non abbiamo gli autobus come nelle città che sono ogni 20 minuti o mezz’ora, se perdiamo quello dobbiamo adattarci con i nostri mezzi. Lei ha preso quell’autobus. Rosa era seduta con una signora di Cutro, però questa signora nonostante tanti appelli, anche dal prete del paese, dal Sindaco del paese, se poteva anche in forma anonima dire quello che Rosa gli raccontava perché hanno parlato per tutto il viaggio. Questa signora non si è mai fatta viva, mai.

 – Lei pensa che Rosa potesse conoscere questa persona?

Non credo, perché Rosa non aveva contatti giù con qualcuno, con nessuno, non scendeva neanche in paese.

 – Rosa si sarebbe potuta allontanare da sola e lasciare la sua famiglia?

Noi pensiamo che lei si sia rifugiata in qualche convento e nessuno vuole dire nulla, perché lei andava sempre a messa. Anche tempo fa un giornalista di Cosenza diceva di averla vista sul treno, per lui era proprio Rosa, aveva la cicatrice e gli disse che andava a Paola, lo hanno intervistato anche a “Chi l’ha visto?”.

 – Pensa che qualcuno abbia contribuito alla sparizione di Rosa?

Sa, non sappiamo dire se qualcuno gli abbia fatto del male.

 – A quali risultati hanno portato le indagini sulla scomparsa?

Secondo lei? Noi non ne abbiamo saputo più nulla, ma ancora crediamo nella giustizia

 – Era sposata o frequentava qualcuno?

Sposata no, poi noi non abbiamo mai saputo che lei ha frequentato qualcuno. Lei era una persona molto riservata. Noi, quando lei è andata giù, abbiamo trovato 6 mila euro in contanti nel cassettino del comodino di mia mamma, erano soldi suo lasciati da lei. Non siamo mai riusciti a sapere dove lei aveva il conto, niente.

 – E’ dato sapere l’abbigliamento che indossava al momento della scomparsa?

Rosa aveva un paio di jeans, un soprabito nero, uno zainetto marrone. Porta gli occhiali e ha questa cicatrice lungo la parte destra del viso.

 – Vuole lanciare un appello?

Noi abbiamo scritto anche a Papa Francesco 6 lettere ma non ha risposto. Sinceramente ho perso la fiducia e non credo più a niente ma vorrei fortemente aggrapparmi ad una speranza. Mia mamma ha 87 ed è una donna distrutta, Rosa viveva con lei. Il mio appello è rivolto ai conventi delle suore di clausura: chiunque sappia qualcosa, anche in forma anonima, per favore parli perché così non viviamo.