SANTA MARIA CAPUA VETERE: CHIEDE VOTI AI CASALESI, ARRESTATO EX ASSESSORE

Redazione
 
Napoli – E’ stato arrestato dai Carabinieri Alfonso Salzillo, 49 anni ed ex consigliere e assessore comunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). L’uomo è accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso, corruzione elettorale finalizzata a supportare il clan dei Casalesi. L’ex consigliere/assessore è accusato di aver chiesto i voti al clan per poter essere eletto. L’operazione dei Carabinieri è stata compiuta all’alba ed è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. L’arresto è avvenuto al termine di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia.



L'AQUILA: CORTEO IN MEMORIA DELLE VITTIME DEL TERREMOTO

di Angelo Barraco

L’Aquila – Il terremoto che ha scosso L’Aquila la notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009 e ha cagionato la vita a 309 persone è un ricordo ancora vivo tra gli abitanti e i sopravvissuti. Oggi, a distanza di sette anni da quel terribile giorni, si terrà un corteo organizzato dai familiari delle vittime. Alle ore 22 partirà da Via XX Settembre. Il Sindaco Cialente ha annunciato che al corteo parteciperà anche Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri. Parteciperà anche il commissario di Roma Capitale Francesco Tronca e diversi sindaci d’Italia. Il Sindaco ha affermato inoltre “Ringrazio il Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, prefetto Francesco Antonio Musolino, e il Capo del Corpo, ingegner Gioacchino Giomi per il valido supporto che i Vigili del Fuoco hanno voluto fornire al Comune dell'Aquila, offrendoci la trasmissione in diretta della Fiaccolata di commemorazione delle vittime del sisma, nel settimo anniversario di questa immane tragedia”. Il Sindaco inoltre ha detto inoltre “Invito tutte le cittadine e tutti i cittadini aquilani a partecipare, alla Commemorazione delle 309 vittime del sisma del 6 aprile 2009. Una tragedia che ha continuato a uccidere, peraltro, oltre quella drammatica notte. Su ww.comune.laquila.it spiega il primo cittadino – sarà possibile seguire la Fiaccolata, a partire dalle 22. Un modo per consentirne la visione a tutti, compresi coloro che sono impossibilitati a partecipare. Un'iniziativa che ha richiesto un grande impegno da parte dei vigili del fuoco e una soluzione tecnologica di grande complessità. Un ennesimo motivo di gratitudine e riconoscenza per i vigili del fuoco, gli 'angeli del terremoto', che hanno contribuito a salvare tante vite umane, recuperando dalle macerie moltissime persone, e sostenendo in ogni modo la popolazione all'indomani del sisma. Un grazie a questi eroi per i meriti di ieri e di oggi”. Nella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009, il terremoto ha ucciso 309 persone. In quel terribile terremoto vi furono tantissimi feriti, 1.500 circa e 70mila sfollati che hanno perso tutto.



CASO REGENI: SCONTRO ITALIA – EGITTO

A.B.
 
Roma – La morte di Giulio Regeni è ancora tutta da chiarire, ma la mancanza di collaborazione tra Italia ed Egitto rende il tutto decisamente più difficile. L’Italia ha detto sin da subito che pretende la verità in merito alla morte del giovane ricercatore e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha detto in aula del Senato, in merito alla posizione dell’Italia “Ci fermeremo solo quando troveremo la verità, quella vera e non di comodo” aggiungendo inoltre che “non permetteremo che sarà calpestata la dignità dell'Italia.  Se non ci sarà un cambio di marcia, il governo è pronto a reagire adottando misure immediate e proporzionate”. Ma l’Egitto sembra non aver gradito questa reazione dell’Italia e il ministro degli Esteri egiziano, in seguito a quanto dichiarato da Gentiloni in Senato, ha dichiarato che gli avvertimenti fatti dall’Italia fatto dal ministro degli Esteri italiano “Complicano la situazione”. 
 
Le novità dei giorni scorsi. Giulio Regeni era seguito dagli 007 egiziani che lo pedinavano per i suoi rapporti con lavoratori e sindacalisti. Questa l'ultima clamorosa novita' sulla vicenda del giovane ricercatore italiano scomparso il 25 gennaio scorso e trovato cadavere il 3 febbraio sulla strada che collega il Cairo con Alessandria d'Egitto. Fonti della sicurezza egiziana citate dal quotidiano "al Akhbar", sostengono che il ministero dell'Interno avrebbe preparato un dossier completo sullo scenario nel quale e' avvenuto il delitto. La notizia del pedinamento, se confermata, proverebbe il coinvolgimento degli apparati statali del Cairo nella vicenda. Gli inquirenti egiziani, secondo il giornale, avrebbero preparato un dossier "completo" su Regeni, contenente tutti i suoi spostamenti e gli incontri tenuti prima della sua scomparsa. Nel rapporto che una delegazione della sicurezza egiziana "consegnera' il 5 aprile al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, ci sono anche i risultati di indagini compiute dagli inquirenti egiziani sugli incontri del giovane ricercatore con lavoratori e sindacalisti al Cairo", si legge su "al Akhbar". Lo stesso giorno il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, riferira' alla Camera sugli sviluppi del caso. 
 
Il giornale egiziano sottolinea come il rapporto contenga "molti documenti e informazioni importanti" tra cui "foto" e "tutte le indagini su Regeni dal suo arrivo al Cairo fino alla sua scomparsa", oltre ai suoi incontri con i lavoratori e i responsabili di alcuni sindacati sui quali conduceva ricerche e studi. Nel dossier vi sarebbero anche le dichiarazioni dettagliate degli amici, dei testimoni e gli ultimi spostamenti di Regeni al Cairo, oltre alle dichiarazioni dei suoi vicini di casa. La documentazione conterrebbe anche dettagli sull'uccisione dei membri della banda che aveva con se' i documenti di Regeni. Intanto oggi in Procura a Roma, si e' svolto un vertice tra il pm Sergio Colaiocco e il 'pool' investigativo di Ros e Sco rientrato l'altro giorno dalla lunga trasferta al Cairo dove ha seguito le indagini sulla morte di Regeni. L'incontro, organizzato in vista dell'appuntamento del 5 aprile quando nella sede della Criminalpol sull'Anagnina i nostri investigatori si confronteranno con una delegazione della sicurezza egiziana, e' servito per relazionare il magistrato di quanto fatto al Cairo e fare il punto delle indagini. In attesa di conoscere quello che la controparte egiziana vorra' consegnare martedi' prossimo, pm e investigatori hanno convenuto sulla necessita' e sull'importanza di acquisire, tra i tanti atti piu' volte richiesti all'Egitto, i tabulati telefonici riconducibili al cellulare di Regeni (che non e' mai stato ritrovato) e ad una decina di persone che possono aver avuto contatti o frequentazioni con il ricercatore nei giorni che hanno preceduto la sua scomparsa.



STRAGE TRIBUNALE MILANO: PERIZIA PSICHIATRICA E RITO ABBREVIATO PER GIARDIELLO

di Angelo Barraco
 
Brescia – Ha avuto inizio presso il Tribunale di Brescia il processo a carico di Claudio Giardiello, l’uomo che il 9 aprile del 2015 uccise 3 persone all’interno del Tribunale di Milano. Queste sono ore decisive per tutto l’iter processuale poiché il gup Mainardi si è ritirato in Camera di consiglio per decidere se accogliere il rito abbreviato condizionato ad una perizia psichiatrica,  quanto chiesto dall’avvocato di Giardiello. 
 
Ma ripercorriamo i fatti: Claudio Giardiello, il killer che con la sua beretta ha sparato in Tribunale a Milano. La sparatoria avvenne nell’aula della seconda sezione penale dove proprio Giardiello stava affrontando un processo per bancarotta. Giardiello sparò due colpi contro l’avvocato Appiani, uno dei quali andò a vuoto, un altro contro Erba e un altro ancora verso Limongelli che è rimasto ferito. Altri due colpi, sulle scale, hanno colpito Stefano Verna e altri due colpi colpirono in modo fatale il giudice Ciampi. Emergono anche i motivi per il quale Giardiello era stato condannato in passato; nell’aprile del 2013 venne condannato in primo grado per molestie e in via definitiva ad un’ammenda di 4110 euro per aver assunto un immigrato in nero, era stato invece assolto nel corso di un altro processo dove era accusato di estorsione. L’11 aprile Giardiello doveva essere interrogato dal gip e  mentre si trovava nella sala colloqui  ha avuto un malore ed è svenuto, il suo avvocato, per quella circostanza ha riferito che l’uomo in questo momento si trova in stato confusionale tant’è che non è in grado di riconoscere nemmeno il suo difensore. Il difensore ha aggiunto che: “L'udienza di convalida  si e' quindi tenuta senza la presenza del mio assistitto e l'interrogatorio di garanzia non e' stato fatto”. Gardiello è stato portato presso l’infermeria del carcere. Il gip, dopo questo episodio, dovrebbe deporre un’istanza in cui chiede esami medici per accertare se il malore è stato reale oppure è stata una messa in scena per ottenere l’infermità mentale. I dubbi sul malore di Giardiello sono palesi, poiché l’uomo ha avuto la lucidità di entrare in Tribunale armato e ha avuto anche la lucidità di sparare ed uccidere all’interno di un’aula di Tribunale senza porsi il minimo dubbio in merito alla sicurezza dell’aula e senza porsi scrupoli sui controlli e sulle conseguenze che tale gesto potesse avere sulla sua già complicata posizione giudiziaria. 
 
Successivamente si è svolto davanti al gip Patrizia Gallucci e al pm Franca Macchia, l’interrogatorio di garanzia a Claudio Giardiello, il killer del Tribunale. L’uomo però si è avvalso della facoltà di non rispondere. A riferire la circostanza è stato il suo avvocato Nadia Savoca che ha ribadito nuovamente che il suo assistito è in stato confusionale, ha inoltre detto che non è stata disposta nessuna perizia psichiatrica ma è stata fatta una valutazione medica, dopo il malore avvenuto sabato scorso e che ha impedito l’interrogatorio.E’ stato interrogato in carcere a Monza dal pm della Procura di Brescia Isabella Samek Lodovici, titolare dell'inchiesta, ma l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip Lorenzo Benini ha confermato la custodia in carcere per l’uomo. L’uomo si era avvalso della facoltà di non rispondere anche davanti al gip  Patrizia Gallucci e al pm Franca Macchia per l’interrogatorio di garanzia. Il suo avvocato in quella circostanza aveva ribadito che il suo assistito era in stato confusionale.
 
L’avvocato di Giardiello ha posto una questione morale al consiglio degli avvocati di Milano chiedendo di rimettere il suo mandato, ma l’ordine degli avvocati gli ha vietato la richiesta. L’avvocato ha detto: “Con quale stato d'animo potrei assistere l'assassino di un mio collega?”. Tale osservazione fatta dall’avvocato ha posto un dibattito all’interno del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano, ma la conclusione è stata che l’avvocato deve mantenere la difesa a Giardiello, l’imposizione dell’Ordine all’avvocato è stata motivata con tali parole: “Per rimettere il mandato è necessario non fare più parte delle liste dei difensori d’ufficio”. Se l’avvocato rinunciasse, rischierebbe un procedimento disciplinare. I guai giudiziari non finiscono; Giardiello è stato rinviato a giudizio per aver falsificato la firma dell’ex moglie su una fideiussione da 250mila euro. il killer del Tribunale di Milano è stato mandato a processo dal pm di Monza Salvatore Bellomo. Per questo processo il dibattimento inizierà il 14 ottobre presso il Tribunale di Monza.
 
La Procura di Brescia ha lavorato ad una nuova ipotesi che riguarda l’ingresso all’interno del Tribunale di Milano di Claudio Giardiello, 57 autore della strage avvenuta il 9 aprile scorso. Secondo la nuova ipotesi su cui sta lavorando la Procura di Brescia, dopo l’acquisizione di diversi elementi, Giardiello non sarebbe entrato dall’ingresso privo di metal detector, bensì dall’ingresso normale dotato di metal detector quindi avrebbe superato i controlli malgrado l’apparecchio elettronico avesse suonato l’allarme. Questa ipotesi è tanto sconvolgente quanto logica poiché sarebbe stato anche difficile e rischioso per lui –malgrado lo sia stato anche con questa- entrare dall’ingresso posto in Via Manara, un ingresso laterale riservato ad avvocati, un ingresso privo di controlli di metal detector e dove chi vigila e chi controlla conosce bene chi entra da quella porta poiché gli avvocati al loro ingresso mostrano il tesserino di avvocato, l’ipotesi che Giardiello avesse contraffatto il tesserino per eludere i controlli? 
 
Via Manara era priva di metal detector per mancanza di liquidità, era stato deciso piuttosto di spostare il metal detector in Porta Vittoria per presidiare il nuovo ufficio relazioni con il pubblico. Gli inquirenti avevano trovato un elemento probatorio che potesse dimostrare l’entrata in Tribunale di Giardiello dalla Via Manara, la prova era un fotogramma preso dalle telecamere interne. Ma la qualità era talmente pessima che vi erano dubbi se fosse realmente lui o meno, Giardiello poi si è avvalso della facoltà di non rispondere come ben sappiamo e allora il dubbio è rimasto dubbio e non ha avuto ne smentite ne conferme. I pm di Brescia, in merito alla nuova pista dicono: “Non possiamo esprimerci in termini di certezza, ma c’è questa possibilità sulla quale stiamo lavorando”. La pista è avvalorata dal fatto che Giardiello arriva con il suo scooter in Via San Barnaba dove sosta lo scooter, proprio in questa via vi è uno dei sei ingressi del Tribunale. E’ un ingresso dove vi è il metal detector per gli spettatori e coloro che vogliono entrare e invece non vi è metal detector per gli avvocati. Giardiello sarebbe entrato da quell’ingresso è le cose sarebbero andate più o meno così: Giardiello è in fila per entrare e davanti a lui vi è un’altra persona, la persona davanti a lui non passa subito poiché suona il metal detector, viene controllata e successivamente viene lasciata passare. Poi tocca a Giardiello che poggia la sua borsa nel rullo per il controllo ai raggi X, l’apparecchio elettronico suona ma le guardie lo fanno entrare ugualmente senza ulteriori controlli, dopo Giardiello tocca ad un’altra persona, suona nuovamente l’apparecchio di controllo e le guardie questa volta controllano manualmente. Si attendono conferme ma se i fotogrammi in mano agli inquirenti dovessero dare conferma, la colpa non ricadrebbe alle guardie di Via Manara ma a quelle di Via San Barnaba.



INCHIESTA PETROLIO, BOSCHI INDAGATA? NO, PERSONA INFORMATA SUI FATTI

Redazione
 
Potenza – La vicenda sulle estrazioni di petrolio in Basilicata ha sollevato un vero e proprio polverone giudiziario e un’attività investigativa intensa che si è spostata a Roma. I pm hanno ascoltato per circa due ore, come persona informata sui fatti, Maria Elena Boschi, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Mentre la ministra veniva interrogata, Renzi si trovava alla direzione nazionale del Pd e parlava proprio dell’inchiesta lucana e ha detto “Ci sono indagini della magistratura a Potenza con la cadenza delle Olimpiadi”, aggiungendo inoltre che “non si è mai arrivati a sentenza”. Che l’inchiesta si spostasse a Roma si era intuito quando Renzi, intervistato a “in 1/2ora” aveva riferito “Se i magistrati vogliono mi interroghino”. Il pool di Magistrati formato dai pm Francesco Basentini, Laura Triassi, Elisabetta Pugliese e coordinati dal Procuratore di Potenza Luigi Gay. Hanno riferito che “Non pensavamo di sentirlo”. In merito all’interrogatorio della Boschi, Luigi Gay ha detto che “era necessario farlo” ma non è trapelato nulla in merito a quanto è stato detto durante l’interrogatorio. Le indagini proseguono senza sosta e con il massimo riserbo, inoltre si è innalzato un muro di silenzio in merito al filone “siciliano”, in cui è indagato il Capo di Stato maggiore della Marina Militare, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi. La Polizia ha acquisito nei giorni scorsi, ad Augusta, atti relativi alle concessioni demaniali. In merito alle concessioni rilasciate, emerge che riguarderebbero cantieri navali, società che si occupano di servizi, imprese portual e aree di multinazionali del petrolio. Secondo il gip il compagno della ministra Guidi, Gianluca Gemelli, in un’intercettazione con un’altra persona, si sofferma proprio su queste compagine. Il Giudice, nell’ordinanza relativa a “Tempa Rossa”, precisa “all'avvenuto commissariamento di Confindustria Siracusa”. La conversazione intercettata tra Gemelli e l’interlocutore è la seguente “"da gennaio cominciamo pure su Saipem… tramite Confindustria ci arrivo, mi segui? C'arrivo pure abbastanza bene. Quindi vediamo come farlo e… facciamo una passeggiata in Sardegna, ci stiamo un paio di giorni, facciamo le presentazioni, bordelli… e quello che dobbiamo fare facciamo”. Un’inchiesta che fa tremare l’Italia. Verranno inoltre interrogati per gli arrestati, ovvero i locali dirigenti dell’Eni e l’ex Sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino. 



OSPEDALE MARSALA: SANITÀ SULL'ORLO DEL COLLASSO

di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – La sanità a Marsala è sull’orlo del collasso e a pagarne le spese sono proprio i cittadini che ogni giorno si lamentano per i continui disagi. L’Ospedale “Paolo Borsellino” è l’imponente struttura che dovrebbe assistere i cittadini marsalesi, ma così non è perché la mancanza di servizi rallenta inesorabilmente l’efficienza degli stessi. All’interno della struttura vi sono ben cinque sale operatorie dotate di macchinari necessari, ma ne è operativa soltanto una e le altre no, la a causa? La mancanza di anestesisti. Se un cittadino necessita di operarsi che deve fare? Deve far fronte alle liste d’attesa che si possono protrarre anche per 6 mesi, nella speranza che il problema non peggiori. Tranne se ci sono urgenze che ovviamente hanno la priorità. Ma nessuno parla, nessuno sembra voler dire come stanno realmente le cose al “Paolo Borsellino”, eppure l’inefficienza di un servizio reso ai cittadini è pubblico e lo si può leggere sul sito dell’asp poiché vi sono liste d’attesa chilometriche. Per effettuare una Risonanza Magnetica Nucleare (Rm) del Cervello e del tronco encefalico un cittadino deve attendere ben 81 giorni. Ma non è il solo dato sconvolgente poiché servono ben 101 giorni per effettuare un Eco (Color) Doppler dei tronchi sovraortici. I dati appena citati risalgono ad un periodo che va dal 31 luglio del 2015. 
 
 Oltre al problema della sala operatoria vi è anche il problema dei reparti, poiché i pazienti non vengono collocati nei reparti specifici alla loro patologia, ma vengono in altri reparti per mancanza di posti ed è statisticamente provata la morte dei pazienti fuori reparto. Proprio in merito ai ricoveri il sito riporta dell’asp liste d’attesa vertiginose. Un paziente deve attendere 50 giorni per un ricovero in Chirurgia Generale, 20 per Chirurgia Vascolare, 300 per Ortopedia e 90 per Urologia.  Nell’Ospedale di Marsala c’è anche il problema della reperibilità del medico poiché vi sono reparti in cui non c’è medico reperibile, quindi il paziente rimane in balia del suo male e nella speranza che qualcuno lo aiuti. E’ esattamente quello che è successo ad una signora nei primi di Marzo, che si è recata al pronto soccorso dell’Ospedale “Paolo Borsellino” poiché l’anziana madre di 78 anni era rimasta con una lisca di pesce in gola. Le due donne si recano al Pronto Soccorso intorno alle 15.15 e in quel momento non trovano molta affluenza, si rivolgono a chi di dovere e vengono invitare in sala d’attesa. Alle 16.00 vengono chiamate e viene riferito loro che il reparto di Otorinolaringoiatra chiude alle 14.00 e consigliano alle due donne di rivolgersi al primo intervento dell’Ospedale che forse possono ricevere assistenza. Le donne si recano  nel luogo indicato e un medico consiglia alle due donne o di andare a Trapani o di aspettare l’indomani mattina alle 08.00. Le donne decidono di rivolgersi ad un medico privato per far fronte al problema e raccontano quanto accaduto in una lettera aperta a TP24. Ma se un paziente non si può permettere un medico privato come fa?  Il primo comma dell’articolo 32 della nostra carta Costituzionale recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, ma sembra che a Marsala la salute e la garanzia della stessa abbia le fasce orarie. 
 
Ma cosa dicono i documenti ufficiali in merito a questa situazione critica? Le carte riportano che “L'area territoriale dell’ASP comprende le funzioni relative a:  igiene, sanità pubblica, assistenza sanitaria collettiva in ambienti di vita e di lavoro;  assistenza sanitaria di base, specialistica e riabilitativa; medicina fiscale e legale;  farmaceutica;  salute mentale e le tossicodipendenze; sanità pubblica veterinaria;  tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”. Parlano quindi di una situazione ben diversa rispetto a quella che appare agli occhi di chi chiede l’applicazione di un diritto inviolabile, un diritto che non deve essere calpestato e omesso da nessun vincolo ma garantito con la massima efficienza. 



CARTE DI CREDITO CLONATE: FINANZA IN AZIONE IN 4 REGIONI

Redazione

Siracusa – La Guardia di Finanza di Siracusa ha in corso, dalle prime ore dell’alba, in 7 regioni l’esecuzione di un’ordinanza per associazione a delinquere finalizzata all’indebito utilizzo di carte di credito clonate e per uso indebito di carte di credito nei confronti di 11 persone. Oltre 100 finanzieri impegnati per arresti e perquisizioni in 16 province.
L’operazione rappresenta l’esito di articolate indagini, coordinate dal Procuratore Capo della Repubblica, Francesco Paolo Giordano, delegate alla locale Compagnia ed all’Aliquota della Guardia di Finanza della Sezione di polizia giudiziaria. L’indagine ha preso le mosse da una complessa vicenda di riciclaggio di assegni e di truffe a società finanziarie ed istituti di credito della provincia.

L’attività investigativa ha permesso di individuare un’associazione a delinquere composta da vari soggetti con compiti ben definiti. Gli investigatori delle fiamme gialle sono riusciti a ricostruire i compiti assegnati a ciascun componente dell’organizzazione che prevedeva: un centro per la gestione informatica con sede in Catania; persone con il ruolo di procacciare nel nord Italia titolari di esercizi commerciali presso cui utilizzare le carte clonate; tecnici con incarichi definiti responsabili della logistica; titolari di esercizi commerciali compiacenti.




BOLZANO: SCONTRI TRA MANIFESTANTI E POLIZIA, FERMATO UN ITALIANO

di A.B.

Bolzano – E’ stato fermato un uomo dalla polizia austriaca a seguito degli scontri di ieri tra i dimostranti che si sono scagliati contro le forze dell’ordine. L’uomo fermato è un 41enne originario di Asti che potrebbe rispondere di violenza a pubblico ufficiale. L’uomo non ha fornito le sue generalità al momento del controllo. Era stata indetta una manifestazione sotto lo slogan “agire nella crisi”, una protesta contro la chiusura dei confini meridionali da parte dell’Austria e da parte delle politiche messe in atto dall’Unione Europea. Dal corteo di circa 700 manifestanti, un gruppo si è staccato e coeso, generando un violento scontro con la Polizia lanciando addosso a loro sassi, bengala e causando il ferimento di alcuni di essi. Hanno inoltre bloccato la ferrovia del Brennero, interrompendo per il transito dei treni. La Polizia ha risposto alla violenza dei manifestanti con spray al peperoncino. Il governatore Guenther Platter ha commentato quanto accaduto così “violenza da contrastare in ogni modo e che attaccare i poliziotti non è cosa tollerabile”.  



COLPO DI SCENA SUL CASO DI PALMINA MARTINELLI: RIAPERTO IL CASO

di Angelo Barraco
 
Bari – Riaperto il caso di Palmina Martinelli, ad indagare sarà la Procura di Bari che cercherà di far luce, a distanza di 35 anni, sul decesso della 14enne che fu trovata avvolta dalle fiamme all’interno della sua abitazione l’11 novembre del 1981. La morte della giovane sopraggiunse 22 giorni al Policlinico di Bari. La riapertura del caso è stata decisa dalla Corte di Cassazione con una sentenza del 30 marzo che ha annullato l’ordinanza del gip di Brindisi che in data 28 aprile 2015 aveva disposto l’archiviazione dell’inchiesta “a causa delle ustioni riportate nel suo abbruciamento”. Il caso è stato aperto grazie ad una denuncia presentata nell’ottobre del 2012 da Giacomina Martinelli alla Procura di Brindisi, la Suprema Corte ha accolto il ricorso. Ma cosa successe a Palmina 35 anni fa? La giovane venne ritrovata avvolta dalle fiamme sul piatto della doccia del bagno. Sin da subito fece i nomi dei responsabili che l’aveva arsa viva perché aveva rifiutato di prostituirsi. La giovane rimase diversi giorni presso il Centro di Rianimazione del Policlinico di Bari e parlò con il pubblico ministero Nicola Magrone e il Dott. Tommaso Fiore. La giovane parlò e le sue parole vennero incise su nastro e verbalizzate. Con voce sofferente la giovane ha risposto alle domande “Chi ti ha fatto del male?” gli fu chiesto, Palmina rispose “Giovanni, Enrico” gli fu chiesto inoltre “Puoi dire anche il cognome di queste persone?” la giovane aggiunse “Uno Costantino. L'altro non lo so”. Le domande sono state specifiche e mirate “Cosa ti hanno fatto queste persone?”, la giovane ha risposto con la voce sofferente e provata “Alcol, fiammifero”. Giovanni Costantino era un ragazzo di 19 anni di cui la giovane era innamorata. Il giovane faceva il militare e Palmina gli inviava tante lettere. Una sorella di Palmina, Franca, si era precedentemente innamorata di Enrico e con lui era andata a vivere ma successivamente fu avviata alla prostituzione. Il processo ebbe inizio il 28 novembre del 1983 e si concluse il 22 dicembre dello stesso anno con un verdetto inaspettato, l’assoluzione degli imputati. La Corte inoltre avvalorò la tesi del suicidio dopo il ritrovamento di una lettera della giovane. Il Pm propose inoltre l’impugnazione ma il verdetto fu confermato nel 1987 in Appello e anche il Cassazione. La sorella Giacomina non ha mai creduto al suicidio e si è sempre battuta affinchè venisse fuori la verità. 



UCCISO A COLTELLATE NEL CUNEESE: FERMATO IL FIGLIO DELLA COMPAGNA

Redazione

Un ventenne di origini romene, Y.P., è stato fermato dai carabinieri di Alba per un omicidio avvenuto nel corso della notte. La vittima è Valerio Sottero di 55 anni ucciso da numerosi fendenti nella notte nella sua abitazione di Guarene, nel Cuneese. A dare l'allarme la compagna della vittima che rientrando a casa lo ha trovato riverso a terra. Sul posto i sanitari del 118, che hanno inutilmente tentato di rianimarlo, e i carabinieri.

Il ragazzo fermato è il figlio della compagna della vittima. Il giovane, sotto choc, è ricoverato all'ospedale di Alba, piantonato dai carabinieri. Secondo le prime testimonianze raccolte, avrebbe accoltellato il compagno della madre al culmine di un violento litigio.

Il delitto nell'abitazione di strada Sotteri, a Guarene, dove con la vittima viveva anche la compagna di origini romene, due figli di quest'ultima, tra cui il giovane fermato, e l'anziano padre dell'uomo ucciso.
La vittima è un commerciante noto nella zona, titolare del negozio 'Tutto Zoo Garden', specializzato nella vendita di prodotti per animali domestici e toelettatura animali in regione Vaccheria, a poche centinaia di metri da casa. Il figlio della compagna della vittima è stato fermato dai carabinieri di Alba in evidente stato confusionale non distante dal luogo dell'omicidio. I carabinieri stanno ascoltando anche alcuni testimoni. La casa è stata posta sotto sequestro.




CALCIO IN LUTTO, MORTO CESARE MALDINI

Redazione

Milano – Lutto nel mondo del calcio, all’età di 84 anni è morto Cesare Maldini, conosciuto per essere stato l’allenatore della Nazionale Italiana di calcio, ma anche per essere stato un giocatore del Milan, un ex terzino e il padre di Paolo Maldini. La notizia è stata resa ufficiale dalla famiglia che attraverso una nota ha comunicato “"annuncia con immenso dolore la scomparsa di Cesare nella notte tra sabato e domenica”. Anche sul sito ufficiale del Milan si leggono messaggi di cordoglio “Oggi il Milan scende in campo a Bergamo contro l'Atalanta con il lutto al braccio per la scomparsa di Cesare Maldini. La squadra indosserà la maglia bianca” oppure “La scomparsa di Cesare Maldini, la scomparsa di una parte fondamentale della Storia Rossonera. Il Capitano del primo Milan europeo del 1963 a Wembley, il papà di Paolo, le lettere del Milan anagrammate nel suo cognome”. Cesare Maldini è nato nel 1932 a Trieste, a 21 anni esordisce con la maglia della Triestina e subito arrivano i primi successi. Passa poi al Milan con cui gioca fino al 1966. Nel 1963 ha innalzato al cielo la Coppa dei Campioni con Nereo Rocco in panchina e con loro ha portato a casa ben quattro scudetti. E’ stato inoltre vice di Bearzot ai Mondiali di Spagna che furono vinti dall’Italia nel 1982. Ma la sua carriera nel mondo del calcio è stata tutta in salita, dal 1986 al 1996 ha allenato la nazionale Under 21, vincendo anche tre campionati europei, nel 98 porta gli azzurri ai Mondiali in Francia. Ha inoltre allenato il Paraguay nel 2001 portandolo a risultati notevoli come i Mondiali di Corea del 2002.