GROSSETO: CHIUDE IN CASA I VICINI E MINACCIA DI DECAPITARLI CON LA MOTOSEGA

Redazione

Grosseto – Ha segregato dentro casa i vicini di casa e, brandendo una motosega accesa, ha minacciato di decapitarli. E' accaduto a Scansano (Grosseto) dove un uomo di 59 anni è stato arrestato dai carabinieri per minaccia aggravata, sequestro di persona e porto abusivo di armi. E' tutto accaduto la notte tra il 6 e il 7 maggio, anche se i fatti sono stati resi noti solo oggi. Il 59enne, dopo una serata in pizzeria con la compagna, è tornato a casa e ha incontrato il vicino.

Un sorriso interpretato come gesto di scherno alla base dell'aggressione: il 59enne, ubriaco, è andato in cantina e ha preso la motosega. Ha poi suonato ai vicini e, una volta dentro casa, ha chiuso la porta segregando il vicino e la moglie in cucina. Li ha prima minacciati, brandendo la motosega accesa, poi ha preso l'uomo a schiaffi. Ha minacciato infine il sia il figlio del vicino che la sua compagna, intervenuti per fermarlo. Altri vicini hanno chiamato i carabinieri che sono intervenuti sul posto. Dopo una serie di indagini l'uomo è finito in carcere




VALANGA IN VALLE AURINA: 6 MORTI

Redazione

Sono sei i morti per una valanga che si è staccata sul Monte Nevoso, in Valle Aurina, in Alto Adige. I soccorritori hanno riferito che alcune persone sono riuscite a riemergere con i propri mezzi dalla neve.

Sono 5 altoatesini della Val Pusteria ed un austriaco le vittime della valanga abbattutasi in Valle Aurina. Tra le vittime c'è una donna. Nel bilancio c'è anche un ferito. Nessun disperso. Altri otto alpinisti sono stati recuperati illesi. Sul posto hanno operato cento uomini delle varie organizzazioni di soccorso in montagna, coadiuvati da quattro elicotteri. Sulla dinamica del distacco della valanga non c'è ancora chiarezza. Secondo i soccorritori, il pericolo di caduta valanghe segnalato nell'area era soltanto di due su una scala di cinque. Sembra che si sia creato il fenomeno del sovraccarico nevoso, vale a dire uno strato di neve fresca che scivola su uno strato, più duro di neve più vecchia.

In tutto sono stati una decina gli sciatori rimasti sepolti sotto l'enorme valanga si è staccata alle ore 11.15 a oltre 3.000 metri. Il Monte Nevoso (3.358 metri), per altezza, è la seconda cima nel gruppo delle Vedrette di Ries, lungo la linea di confine tra l'Italia e l'Austria e si trova in Valle Aurina, in Val Pusteria. La comitiva si stavano dirigendo verso la vetta ad oltre 3.000 metri dove gli elicotteri devono esser leggerissimi e perciò volano con poco carburante.




GLORIA ROSBOCH: RESPINTO IL RICORSO PER CATERINA ABBATTISTA, RIMANE IN CARCERE

di Angelo Barraco
 
Torino – Il delitto di Gloria Rosboch è tutt’altro che risolto, i protagonisti di questa terribile vicenda si passano la palla attribuendo la colpa all’altro, c’è chi si deresponsabilizza totalmente dal delitto. E’ stato respinto il ricorso per Caterina Abbattista, deve restare in carcere. Nelle motivazioni si legge: “dimostra di aver avuto consapevolezza e partecipazione in tutta la fase che costituisce il movente dell'omicidio di Gloria Rosboch”. Il suo è definito un “concorso morale”. Rimane un mistero la pistola che avrebbe nascosto Obert. Il 10 marzo, sono riprese le ricerche della pistola di Gabriele Defilippi nei boschi di Rocca Canavese, tra Barbania e Rivara. Alle operazioni ha partecipato anche Obert ma l’operazione ha avuto esito negativo. Obert avrebbe detto: “Posso ancora trovare la pistola, posso riuscirci”. 
 
Non si esclude che nei prossimi giorni, Obert, possa essere nuovamente ascoltato dal procuratore di Ivrea. L’arma era stata consegnata da Defilippi ad Obert con la richiesta ultima di nasconderla e farla sparire. L’arma non è stata utilizzata nel delitto della professoressa, ma il ritrovamento di essa potrebbe aprire nuovi scenari. Quali sono questi nuovi scenari su cui, attualmente, si sta puntando l’attenzione? Il 18 gennaio scorso, è stato ucciso un pregiudicato nelle campagne di Rivarolo, tale Pierpaolo Pomatto, di Feletto. Per il delitto è stato condannato M.P. ritenuto l’autore materiale del delitto poiché trovato in possesso del cellulare della vittima, ma l’uomo si è proclamato innocente. Ma cosa lega il caso Rosboch e il caso Pomatto? La risposta è un dato oggettivo che emerge come la nebbia che avvolge quei luoghi, le banconote false. Accanto al cadavere di Pierpaolo Pomatto sono state tovate delle banconote fac-simile di vario taglio. In un primo momento, tale elemento simbolico fu associato alle vicende giudiziarie passate di Pomatto, poichè era stato implicato in una vicenda che riguardava le Brigate Rosse e per questo processato, inoltre era stato processato nel 2009 per estorsione. L’arma del delitto non è mai stata trovata. Ma cosa c’entra Defilippi e Obert e la vicenda delle banconote false? Gabriele avrebbe consegnato a Roberto delle banconote false. Ritrovare l’arma è importante per chiarire alcuni punti importanti e per stabilire se i due episodi sono collegati oppure no.
 
Ultimi avvenimenti. E’ stata ascoltata in procura a Ivrea la fidanzata di Gabriele DiFilippi, una 20enne marocchina che dopo il delitto era tornata in patria. La giovane si è presentata spontaneamente in procura, è stata interrogata dal procuratore di Ivrea e dal capo del nucleo investigativo dei Carabinieri di Torino, ma senza un avvocato. Viene interrogata come persona informata sui fatti. Le indagini che stanno svolgendo gli inquirenti hanno lo scopo di appurare se vi siano altre persone coinvolte nella truffa ai danni dell’insegnante, l’inchiesta per truffa era stata aperta dalla procura di Torino ed è passata alla procura di Ivrea e quindi unificata all’inchiesta sull’omicidio. 
 
Gabriele Defilippi  è detenuto in  isolamento nel reparto psichiatrico del carcere di Torino e sorvegliato costantemente da telecamere. Il giovane non può inoltre leggere giornali né guardare la televisione. Ha visto il suo legale venerdì scorso. La madre, Caterina Abbattista, può invece accedere ai mezzi d’informazione. 
 
Il 27 febbraio sono stati effettuati degli accertamenti di natura tecnica, nell’area in cui è stato rinvenuto il cadavere dell’insegnante di 49 anni che, al momento del rinvenimento, si trovava in una vasca. Gli inquirenti si sono avvalsi dell’aiuto di un drone per riprendere l’intera area e ricostruire i movimenti di Gabriele Defilippi, Roberto Obert e Caterina Abbattista, tutti e tre detenuti per omicidio. Proprio sulla figura di Gabriele è puntata l’attenzione di inquirenti e avvocati. Emerge che il giovane reo confesso del delitto sarebbe stato in cura da uno psicologo nel 2011. Lui, ragazzo eccentrico, dai tanti profili facebook, che si sbizzarriva a mutare il suo aspetto per sembrare un’altra persona, è ricordato in paese proprio per questo. La difesa di Gabriele giocherà le sue carte sulla semi infermità mentale? Emerge che è stato nominato come consulente un primario di psichiatria. L’accusa, ricordiamo,  sostiene che Gabriele, insieme all’amante, avrebbe organizzato l’omicidio effettuando prima un sopralluogo nelle cisterne, precisamente due giorni prima e usando sim esclusivamente per il delitto. 
 
Ma non è tutto,  In un’intervista al programma Mattino 5 ha parlato ha parlato un compagno di gioco di Gabriele e ha riferito: “Gabriele ha attirato la mia attenzione perché giocava esattamente quattro volte la mia puntata ogni giro di pallina. Per essere un ragazzo così giovane era una cifra molto importante, giocava ogni giro dai 1.500 ai 2.500 euro. A fine serata erano migliaia di euro", ha detto anche “Era un giocatore molto importante, altrimenti non mi avrebbe mai affascinato questo tipo di personaggio. Una sera d’agosto vinse 15.000 euro ma, non sono in grado di dire se li rigiocò tutti. Aveva un gioco molto compulsivo, si spostava di volta in volta da tavolo a tavolo. Era sempre elegantissimo nel modo di vestire e aveva una raffinatezza linguistica incredibile. Si capiva che non aveva voglia d’interagire con me, probabilmente pensava che io lo monitorassi ma in realtà ero solo affascinato dalla sua mole di gioco. Era molto riservato e attento a non raccontarmi niente del suo lavoro tanto che, quando una sera cercai di invitarlo a cena, lui mi disse che faceva l’imprenditore ma notai che non era assolutamente interessato ad affrontare l’argomento. Era molto freddo, molto lucido e poco comunicativo”.  Tutto continua a girare attorno ai soldi quindi.
 
Gloria Rosboch era ancora viva quando è stata gettata nella cisterna, è questo ciò che ha dichiarato Gabriele Defilippi, reo confesso del delitto della Professoressa. “Gloria era ancora viva e si lamentava quando io e Obert l'abbiamo gettata nell'acqua” sono le sue parole, Gabriele continua dicendo “Dopo averla uccisa  abbiamo raccolto in un sacco tutte le sue cose e siamo andati a gettarle in giro per Torino”, ha sottolineato inoltre che “il mio amante mi ha rovinato. Ha preso lui tutti i soldi, sono stato fregato”, riferendosi a Roberto Obert. Caterina Abbattista, madre di Gabriele, aveva raccontato agli inquirenti che il 13 gennaio, giorno della scomparsa di Gloria Rosboch, il figlio si trovava a casa con lei e il fratello di 13 anni. Ma emerge un particolare che smentisce questa prima testimonianza della donna, poiché proprio il 13 gennaio la donna risponde su Whatsapp ad un’amica che chiede informazioni su Gabriele e la donna risponde “Lui è via”. Il capo d’accusa che pende sui tre è di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e concorso. La donna è infermiera all’ospedale di Ivrea e ha raccontato agli inquirenti che il 13 gennaio era in ospedale, ma dalle indagini è emerso che la donna in realtà si trovava altrove. La donna timbrava alle 14.47 e usciva dall’ospedale alle 22.55, ma le celle telefoniche della donna hanno determinato una sua collocazione nelle zone di Montalenghe, dove avrebbe fatto una telefonata alle ore 19.19. Le ricostruzioni fatte dalla donna sono ritenute dal gip “del tutto inveritiere” poiché ha sempre sostenuto di non essersi mai allontanata dall’ospedale di Ivrea. 
 
Gloria Rosboch, scomparsa il 13 gennaio e viene uccisa mediante strangolamento con un laccio, o una sciarpa o un foulard, sicuramente un tessuto leggero vista l’assenza di segni di escoriazione sul collo. Per il suo omicidio sono stati fermati Gabriele Defilippi, Caterina Abbatista e Roberto Obert. Defilippi e Obert sono accusati di omicidio premeditato e occultamento di cadavere, Abbattista invece è accusata di concorso in omicidio. L’avvocato di Gabriele Defilippi ha riferito: “Sarà inoltre da valutare l'aspetto psichiatrico, visti i numerosi profili che il mio assistito aveva su Facebook” e ha aggiunto “E' consigliabile che il mio assistito non risponda alle domande che gli verranno poste”. Il legale puntualizza che ci sono ancora aspetti da chiarire sul caso e afferma che Defilippi e la madre hanno risposto alle domande del gip: “Gabriele inizia a rendersi conto ora di quello che è accaduto.  Valuteremo la possibilità di chiedere una perizia psichiatrica. Sembra evidente, come confermano i numerosi profili Facebook, che la sua è una personalità disturbata”.
 
Gabriele Defilippi ha ammesso le sue responsabilità in merito all’omicidio della professoressa Gloria Rosboch nel corso degli interrogatori che si sono svolti in precedenza. Ha confessato di aver ucciso la professoressa insieme a Roberto Obert. Caterina Abbattista, madre di Gabriele Defilippi, nega invece ogni sua responsabilità.    “L'abbiamo strangolata in auto e poi gettata via. Io non volevo, è stato lui” così è stato confessato l’omicidio di Gloria Rosboch, professoressa di 49 anni scomparsa da Castellamonte il 13 gennaio scorso e rinvenuta cadavere a pochi chilometri da casa, in un bosco di Rivara, all’interno di una vasca di decantazione dell’acqua nei pressi di una cascina. Il corpo della professoressa era ben conservato, grazie all’acqua gelida in cui giaceva che ha rallentato il processo di decomposizione. 
 
Il Procuratore di Ivrea ha riferito nel corso di una conferenza stampa presso il Comando Provinciale dei Carabinieri: “Abbiamo due confessioni con ruoli ribaltati. Roberto Obert ha detto che a strangolare la professoressa Rosboch è stato Gabriele Defilippi, ma quest'ultimo ha rilasciato delle dichiarazioni di verso opposto. Entrambi, però, sono collocati con certezza sulla scena dell'omicidio”, ha precisato inoltre “Abbiamo elementi che provano che entrambi qualche giorno prima del delitto hanno visionato la cisterna dove è stata gettata la donna”. Colui che ha strangolato la Professoressa era seduto nel sedile posteriore dell’autovettura Renault Twingo di Obert, che è stata individuata dalle telecamere. Dietro al macchina vi è un’altra autovettura, una Mini Cooper Gialla, anch’essa appartenente ad Obert. In merito al ruolo di Caterina Abbattista gli inquirenti hanno spiegato: “Nega tutto, ma la sua versione dei fatti contrasta con gli accertamenti tecnici in nostro possesso”, la donna avrebbe riferito di essere stata a lavoro quel giorno, ma tale versione sarebbe stata smentita dalle celle telefoniche.
 
Gabriele Defilippi era stato querelato dalla professoressa per una truffa di 187mila euro, il giovane aveva promesso alla Rosboch una vita insieme e una sicurezza economica determinata dall’investimento della cospicua somma di denaro che, a detta del giovane, sarebbe servita come investimento per una società finanziaria presso cui, a detta del giovane, lavorava anche lui. Ma il giovane, dopo aver preso i soldi, ha interrotto i contatto con l’insegnante che successivamente ha intrapreso le vie legali. Ma i contatti del giovane con la società non esistono, la società che ha tirato in ballo il giovane ha annunciato querele contro Gabriele Defilippi. La professoressa ha presentato una querela per truffa, successivamente riesce a rintracciare il giovane con uno pseudonimo attraverso facebook e le viene riferito dal giovane che un “capo” l’avrebbe picchiato e gli avrebbe sottratto il denaro. Nel mese di Dicembre la professoressa di incontra con la madre del giovane che ribadisce la versione sopracitata e della sottrazione del denaro. Il 13 gennaio, dopo aver pranzato, la professoressa esce a piedi intorno alle 14.45 e riferisce di dover fare rientro a scuola per una riunione. Ma quel giorno non c’era nessuna riunione a scuola, Gloria scompare. Si fa sera e la professoressa non rientra a casa, numerose le chiamate fatte dalla famiglia ma il cellulare è sempre spento. Il 18 febbraio gli inquirenti hanno sentito un’altra insegnante, anche lei potrebbe essere stata truffata da Gabriele. 
 
Martedì 16 febbraio è stato interrogato Gabriele Defilippi presso il comando provinciale dei Carabinieri di Torino come persona informata dei fatti. Un interrogatorio durato circa 4 ore, in quella stessa circostanza è stata sentita anche la madre del giovane, per circa un’ora. Hanno successivamente lasciato la caserma senza rilasciare alcuna dichiarazione, il loro legale ha riferito: “Hanno risposto alle domande e ripercorso il verbale già redatto in precedenza. Sono entrati da persone informate dei fatti e sono usciti nella stessa veste di testimoni”. Il giovane avrebbe riferito di non aver visto la professoressa dal novembre 2014 e ha raccontato cosa ha fatto il giorno della scomparsa della donna. Il giovane ha dichiarato agli inquirenti di essere rimasto nella casa di Gassino dove risiede con la madre, con il compagno della donna e il fratello.



LIDIA MACCHI: VERRA' RIESUMATA LA SALMA PER CERCARE TRACCE DELL'ASSASSINO

di Angelo Barraco
 
Milano – La salma di Lidia Macchi verrà riesumata dopo 29 anni dalla sua sepoltura. Lo scopo è quello di trovare tracce dell’assassino con l’uso della nuova tecnologia. La giovane studentessa di Varese, ricordiamo, fu uccisa con 29 coltellate il 5 gennaio del 1987. La decisione è stata presa dal gip di Varese Giorgetti, che ha accolto la richiesta del sostituto pg Manfredda. L’inchiesta, ricordiamo, ha avuto una svolta il 15 gennaio scorso, poiché dopo 30 anni dal terribile delitto è stato arrestato un ex compagno di liceo di Lidia Macchi, Stefano Binda. Nei giorni che seguiranno, con l’incidente probatorio, sarà conferito l’incarico ad alcuni perito come l’anatomopatologa Cristina Cattaneo. Intanto Binda nega ogni coinvolgimento nel delitto e si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al sostituto pg di Milano e continua a gridare la sua innocenza. Binda è imputato di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili, dalla crudeltà, dal nesso teleologico e dalla minorata difesa. Il 48enne avrebbe violentato Lidia e poi l’avrebbe uccisa. E’ descritto come un uomo colto, laureato in Filosofia e all’epoca dei fatti era ben rispettato per le sue doti intellettive. L’uomo non ha un lavoro fisso e negli anni 90 ebbe problemi di droga. Ricordiamo che nel pomeriggio del 5 gennaio 1987, Lidia Macchi andò a trovare un’amica in ospedale, si fece prestare dal padre anche 10.000 lire per la benzina. Raggiunge dopo 20 minuti l’ospedale di Cittiglio e incontra l’amica, rimanendo con lei fino alle 8.15, poi la saluta dicendo che doveva andare a  casa a cenare. Da quel momento Lidia scompare. La sua auto viene trovata il 7 gennaio in Via Filzi, il suo corpo è coperto da cartone, come se il killer avesse voluto occultarla. Uccisa con 29 coltellate e violentata. In quei giorni di dolore, giunge  casa Macchi una lettera anonima intitolata “In morte di un’amica”, dove vi sono versi come: “la morte urla contro il suo destino. Grida di orrore per essere morte: orrenda cesura strazio di carni. Perché io. Perché tu. Perché in questa notte di gelo, che le stelle son così belle, il corpo offeso, velo di tempio strappato, giace”. Lidia sarebbe morta per le ferite, ma anche per l’agonia e il freddo. Il pg di Milano attribuisce questa lettera a Binda, lettera riconosciuta da un’ex amica di Binda grazie alla trasmissione tv “Quarto Grado” che ha mandato in onda alcune lettere giunte alla famiglia Macchi. In fondo alla lettera c’era un disegno che somigliava ad un’ostia, un elemento che ha fatto entrare nell’inchiesta Don Antonio Costabile, responsabile del gruppo scout che frequentava Lidia. Su di lui si era creato il sospetto in un primo momento, ma la sua posizione è stata archiviata. In questa torbida vicenda è subentrato anche Giuseppe Piccolomo, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Carla Molinari. Le figlie riferivano che l’uomo, quando erano piccole, si vantava dell’omicidio di Lidia Macchi. 
 
Spunta un’altra lettera anonima che è stata firmata “Una mamma che soffre” e che fu inviata 29 anni fa ai genitori di Lidia Macchi. La lettera è stata mandata in onda in alcune trasmissioni tv con lo scopo di aiutare gli inquirenti e di fare in modo che qualcuno, riconoscendo la calligrafia, si faccia avanti. Tale letter fu imbucata il 21 gennaio 1987 a Vercelli giunse in casa Macchi. La lettera riporta frasi relative alla registrazione di un nastro magnetico di origine paranormale che avrebbe pronunciato Lidia dopo la morte “So chi è stato ad uccidermi, è stato un mio amico di Comunione e Liberazione” prosegue “C’era anche lui quando mi hanno trovato è stato proprio lui a trovarmi ed è stato costretto a fingere un grande sgomento e dolore”. Sulla busta è stato rilevato dna femminile, che però non corrisponde a tutti i campioni ad oggi sotto analisi. 



YARA GAMBIRASIO: BOSSETTI IN AULA "QUEL DNA NON MI APPARTIENE"

di Angelo Barraco
 
Bergamo – E’ il corso il processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, unico imputato per il delitto è Massimo Giuseppe Bossetti. Oggi è stato interrogato in aula e Bossetti, che ha messo in discussione, per la prima volta, l’appartenenza del dna “Quel dna non mi appartiene. E' un dna strampalato, e che per metà non corrisponde. E' dal giorno del mio arresto che mi chiedo come sono finito in questa vicenda visto che non ho fatto niente e voi lo sapete”. Nel corso del dibattimento si è parlato anche delle tanto discusse ricerche che avrebbe fatto Bossetti su ragazzine, alla domanda su tale questione Bossetti ha risposto: “No, assolutamente, sono sincero, non esistono ricerche di questo genere nei nostri computer, assolutamente” e ha puntualizzato inoltre che in intimità, con la moglie, guardavano siti pornografici ma ha specificato che non ha mai guardato siti di ragazzine e ha aggiunto “A me piace anche la cronaca nera”. Bossetti parlò anche del suo arresto, ricostruendo il suo fermo avvenuto il 16 giugno del 2014 “Non sapevo come fare, stavo svenendo, non capivo più niente. Non avevo mai visto tante forze dell'ordine, come se fossi uno spacciatore, neanche fossi stato Totò Riina”. Ma è stato un interrogatorio lungo e da L’Eco di Bergamo vi riportiamo alcuni stralci di questo dibattimento. Si è parlato del furgone, il pm chiede a Bossetti se lo riconosce, la risposta è la seguente: “Escludo categoricamente che sia il mio. La cabina è uguale, ma il cassone è diverso”. Si parla della sera del delitto, Bossetti dice “Non mi ricordo nulla di quella sera”, in merito a tale osservazione viene sollevata la questione di quanto detto in precedenza tra Bossetti e Marita in carcere e lui risponde “Forse l’ho anche detto a Marita dove sono andato. Ma io non me lo ricordo”. Poi Bossetti ha parlato del carcere, di come lo vive, di come lo ha vissuto all’inizio, di cosa ha provato e prova ogni volta, nel vedere i programmi che parlano della morte della piccola Yara Gambirasio e vede il suo volto accostato. Sottolinea poi: “Se uno è innocente, su che cosa deve cedere?” ha aggiunto inoltre “Ho ricevuto pressioni da tutti” per confessare, ma non ha fatto nomi. Ha parlato poi di Yara dicendo: “Non c’è sera che non preghi per lei: lei ha pagato con la vita. È stata una brutalità che le ha strappato la sua innocente quotidianità”.



FIOCCO ROSA, È NATA ISABEL: LA FIGLIA DI FRANCESCO TOTTI E ILARY BLASI

Redazione

«Nessuno, tranne me, sapeva che era in arrivo una bimba. E, anzi, c'è stata un pò di suspense: tra le luci soffuse in sala parto, per creare un ambiente accogliente e naturale, il cordone ombelicale che 'intralciavà e un pò di emozione, papà Francesco e mamma Ilary ci hanno messo un pò a capire che la neonata era femmina». A raccontarlo all'Adnkronos Salute è il ginecologo Filippo Perniola, che ieri ha seguito alla clinica Mater Dei la nascita di Isabel, terza figlia di Ilary Blasi e Francesco
Totti. La bimba è nata alle 19.15, «dopo un travaglio di 10 ore e un parto spontaneo, in cui tutto è avvenuto in modo molto fisiologico», dice Perniola. Perniola ha seguito la mamma per tutta la gravidanza, «mentre al parto era presente anche mia moglie, Cristina Cesaro, in qualità di ostetrica». La Cesaro aveva anche assistito alla nascita della sorella di Isabel, Chanel. «La piccola è stata felicissima per l'arrivo della sorellina, che è nata con un peso di 3,240 Kg. Mamma e papà non avevano voluto conoscere il sesso per tutta la gravidanza, proprio perché volevano una sorpresa, che c'è stata davvero». Perniola sottolinea come il capitano della Roma sia stato «sempre presente, anche in sala parto, e come l'impegno di noi tutti fosse quello di rendere la nascita un momento intimo e il meno medicalizzato possibile. C'era una certa pressione, vista la notorietà dei genitori, ma nessuna particolare preoccupazione», assicura il ginecologo. Essendo stato un parto naturale, mamma e figlia sono ancora ricoverate nella clinica Mater Dei, presa d'assalto ieri dalla stampa.




OMICIDIO GLORIA ROSBOCH, OBERT: "POSSO ANCORA TROVARE LA PISTOLA"

di Angelo Barraco
 
Torino – “Posso ancora trovare la pistola, posso riuscirci”, sono queste le parole che avrebbe detto Roberto Obert, in carcere per l’omicidio di Gloria Rosboch insieme al suo amante Gabriele Defilippi e Caterina Abbattista. Ieri, 10 marzo, sono riprese le ricerche della pistola di Gabriele Defilippi nei boschi di Rocca Canavese, tra Barbania e Rivara. Alle operazioni ha partecipato anche Obert ma l’operazione ha avuto esito negativo. Non si esclude che nei prossimi giorni, Obert, possa essere nuovamente ascoltato dal procuratore di Ivrea. L’arma era stata consegnata da Defilippi ad Obert con la richiesta ultima di nasconderla e farla sparire. L’arma non è stata utilizzata nel delitto della professoressa, ma il ritrovamento di essa potrebbe aprire nuovi scenari. Quali sono questi nuovi scenari su cui, attualmente, si sta puntando l’attenzione? Il 18 gennaio scorso, è stato ucciso un pregiudicato nelle campagne di Rivarolo, tale Pierpaolo Pomatto, di Feletto. Per il delitto è stato condannato M.P. ritenuto l’autore materiale del delitto poiché trovato in possesso del cellulare della vittima, ma l’uomo si è proclamato innocente. Ma cosa lega il caso Rosboch e il caso Pomatto? La risposta è un dato oggettivo che emerge come la nebbia che avvolge quei luoghi, le banconote false. Accanto al cadavere di Pierpaolo Pomatto sono state tovate delle banconote fac-simile di vario taglio. In un primo momento, tale elemento simbolico fu associato alle vicende giudiziarie passate di Pomatto, poichè era stato implicato in una vicenda che riguardava le Brigate Rosse e per questo processato, inoltre era stato processato nel 2009 per estorsione. L’arma del delitto non è mai stata trovata. Ma cosa c’entra Defilippi e Obert e la vicenda delle banconote false? Gabriele avrebbe consegnato a Roberto delle banconote false. Ritrovare l’arma è importante per chiarire alcuni punti importanti e per stabilire se i due episodi sono collegati oppure no.
 
Ultimi avvenimenti. E’ stata ascoltata in procura a Ivrea la fidanzata di Gabriele DiFilippi, una 20enne marocchina che dopo il delitto era tornata in patria. La giovane si è presentata spontaneamente in procura, è stata interrogata dal procuratore di Ivrea e dal capo del nucleo investigativo dei Carabinieri di Torino, ma senza un avvocato. Viene interrogata come persona informata sui fatti. Le indagini che stanno svolgendo gli inquirenti hanno lo scopo di appurare se vi siano altre persone coinvolte nella truffa ai danni dell’insegnante, l’inchiesta per truffa era stata aperta dalla procura di Torino ed è passata alla procura di Ivrea e quindi unificata all’inchiesta sull’omicidio. 
 
Gabriele Defilippi  è detenuto in  isolamento nel reparto psichiatrico del carcere di Torino e sorvegliato costantemente da telecamere. Il giovane non può inoltre leggere giornali né guardare la televisione. Ha visto il suo legale venerdì scorso. La madre, Caterina Abbattista, può invece accedere ai mezzi d’informazione. 
 
Il 27 febbraio sono stati effettuati degli accertamenti di natura tecnica, nell’area in cui è stato rinvenuto il cadavere dell’insegnante di 49 anni che, al momento del rinvenimento, si trovava in una vasca. Gli inquirenti si sono avvalsi dell’aiuto di un drone per riprendere l’intera area e ricostruire i movimenti di Gabriele Defilippi, Roberto Obert e Caterina Abbattista, tutti e tre detenuti per omicidio. Proprio sulla figura di Gabriele è puntata l’attenzione di inquirenti e avvocati. Emerge che il giovane reo confesso del delitto sarebbe stato in cura da uno psicologo nel 2011. Lui, ragazzo eccentrico, dai tanti profili facebook, che si sbizzarriva a mutare il suo aspetto per sembrare un’altra persona, è ricordato in paese proprio per questo. La difesa di Gabriele giocherà le sue carte sulla semi infermità mentale? Emerge che è stato nominato come consulente un primario di psichiatria. L’accusa, ricordiamo,  sostiene che Gabriele, insieme all’amante, avrebbe organizzato l’omicidio effettuando prima un sopralluogo nelle cisterne, precisamente due giorni prima e usando sim esclusivamente per il delitto. 
 
Ma non è tutto,  In un’intervista al programma Mattino 5 ha parlato ha parlato un compagno di gioco di Gabriele e ha riferito: “Gabriele ha attirato la mia attenzione perché giocava esattamente quattro volte la mia puntata ogni giro di pallina. Per essere un ragazzo così giovane era una cifra molto importante, giocava ogni giro dai 1.500 ai 2.500 euro. A fine serata erano migliaia di euro", ha detto anche “Era un giocatore molto importante, altrimenti non mi avrebbe mai affascinato questo tipo di personaggio. Una sera d’agosto vinse 15.000 euro ma, non sono in grado di dire se li rigiocò tutti. Aveva un gioco molto compulsivo, si spostava di volta in volta da tavolo a tavolo. Era sempre elegantissimo nel modo di vestire e aveva una raffinatezza linguistica incredibile. Si capiva che non aveva voglia d’interagire con me, probabilmente pensava che io lo monitorassi ma in realtà ero solo affascinato dalla sua mole di gioco. Era molto riservato e attento a non raccontarmi niente del suo lavoro tanto che, quando una sera cercai di invitarlo a cena, lui mi disse che faceva l’imprenditore ma notai che non era assolutamente interessato ad affrontare l’argomento. Era molto freddo, molto lucido e poco comunicativo”.  Tutto continua a girare attorno ai soldi quindi.
 
Gloria Rosboch era ancora viva quando è stata gettata nella cisterna, è questo ciò che ha dichiarato Gabriele Defilippi, reo confesso del delitto della Professoressa. “Gloria era ancora viva e si lamentava quando io e Obert l'abbiamo gettata nell'acqua” sono le sue parole, Gabriele continua dicendo “Dopo averla uccisa  abbiamo raccolto in un sacco tutte le sue cose e siamo andati a gettarle in giro per Torino”, ha sottolineato inoltre che “il mio amante mi ha rovinato. Ha preso lui tutti i soldi, sono stato fregato”, riferendosi a Roberto Obert. Caterina Abbattista, madre di Gabriele, aveva raccontato agli inquirenti che il 13 gennaio, giorno della scomparsa di Gloria Rosboch, il figlio si trovava a casa con lei e il fratello di 13 anni. Ma emerge un particolare che smentisce questa prima testimonianza della donna, poiché proprio il 13 gennaio la donna risponde su Whatsapp ad un’amica che chiede informazioni su Gabriele e la donna risponde “Lui è via”. Il capo d’accusa che pende sui tre è di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e concorso. La donna è infermiera all’ospedale di Ivrea e ha raccontato agli inquirenti che il 13 gennaio era in ospedale, ma dalle indagini è emerso che la donna in realtà si trovava altrove. La donna timbrava alle 14.47 e usciva dall’ospedale alle 22.55, ma le celle telefoniche della donna hanno determinato una sua collocazione nelle zone di Montalenghe, dove avrebbe fatto una telefonata alle ore 19.19. Le ricostruzioni fatte dalla donna sono ritenute dal gip “del tutto inveritiere” poiché ha sempre sostenuto di non essersi mai allontanata dall’ospedale di Ivrea. 
 
Gloria Rosboch, scomparsa il 13 gennaio e viene uccisa mediante strangolamento con un laccio, o una sciarpa o un foulard, sicuramente un tessuto leggero vista l’assenza di segni di escoriazione sul collo. Per il suo omicidio sono stati fermati Gabriele Defilippi, Caterina Abbatista e Roberto Obert. Defilippi e Obert sono accusati di omicidio premeditato e occultamento di cadavere, Abbattista invece è accusata di concorso in omicidio. L’avvocato di Gabriele Defilippi ha riferito: “Sarà inoltre da valutare l'aspetto psichiatrico, visti i numerosi profili che il mio assistito aveva su Facebook” e ha aggiunto “E' consigliabile che il mio assistito non risponda alle domande che gli verranno poste”. Il legale puntualizza che ci sono ancora aspetti da chiarire sul caso e afferma che Defilippi e la madre hanno risposto alle domande del gip: “Gabriele inizia a rendersi conto ora di quello che è accaduto.  Valuteremo la possibilità di chiedere una perizia psichiatrica. Sembra evidente, come confermano i numerosi profili Facebook, che la sua è una personalità disturbata”.
 
Gabriele Defilippi ha ammesso le sue responsabilità in merito all’omicidio della professoressa Gloria Rosboch nel corso degli interrogatori che si sono svolti in precedenza. Ha confessato di aver ucciso la professoressa insieme a Roberto Obert. Caterina Abbattista, madre di Gabriele Defilippi, nega invece ogni sua responsabilità.    “L'abbiamo strangolata in auto e poi gettata via. Io non volevo, è stato lui” così è stato confessato l’omicidio di Gloria Rosboch, professoressa di 49 anni scomparsa da Castellamonte il 13 gennaio scorso e rinvenuta cadavere a pochi chilometri da casa, in un bosco di Rivara, all’interno di una vasca di decantazione dell’acqua nei pressi di una cascina. Il corpo della professoressa era ben conservato, grazie all’acqua gelida in cui giaceva che ha rallentato il processo di decomposizione. 
 
Il Procuratore di Ivrea ha riferito nel corso di una conferenza stampa presso il Comando Provinciale dei Carabinieri: “Abbiamo due confessioni con ruoli ribaltati. Roberto Obert ha detto che a strangolare la professoressa Rosboch è stato Gabriele Defilippi, ma quest'ultimo ha rilasciato delle dichiarazioni di verso opposto. Entrambi, però, sono collocati con certezza sulla scena dell'omicidio”, ha precisato inoltre “Abbiamo elementi che provano che entrambi qualche giorno prima del delitto hanno visionato la cisterna dove è stata gettata la donna”. Colui che ha strangolato la Professoressa era seduto nel sedile posteriore dell’autovettura Renault Twingo di Obert, che è stata individuata dalle telecamere. Dietro al macchina vi è un’altra autovettura, una Mini Cooper Gialla, anch’essa appartenente ad Obert. In merito al ruolo di Caterina Abbattista gli inquirenti hanno spiegato: “Nega tutto, ma la sua versione dei fatti contrasta con gli accertamenti tecnici in nostro possesso”, la donna avrebbe riferito di essere stata a lavoro quel giorno, ma tale versione sarebbe stata smentita dalle celle telefoniche.
 
Gabriele Defilippi era stato querelato dalla professoressa per una truffa di 187mila euro, il giovane aveva promesso alla Rosboch una vita insieme e una sicurezza economica determinata dall’investimento della cospicua somma di denaro che, a detta del giovane, sarebbe servita come investimento per una società finanziaria presso cui, a detta del giovane, lavorava anche lui. Ma il giovane, dopo aver preso i soldi, ha interrotto i contatto con l’insegnante che successivamente ha intrapreso le vie legali. Ma i contatti del giovane con la società non esistono, la società che ha tirato in ballo il giovane ha annunciato querele contro Gabriele Defilippi. La professoressa ha presentato una querela per truffa, successivamente riesce a rintracciare il giovane con uno pseudonimo attraverso facebook e le viene riferito dal giovane che un “capo” l’avrebbe picchiato e gli avrebbe sottratto il denaro. Nel mese di Dicembre la professoressa di incontra con la madre del giovane che ribadisce la versione sopracitata e della sottrazione del denaro. Il 13 gennaio, dopo aver pranzato, la professoressa esce a piedi intorno alle 14.45 e riferisce di dover fare rientro a scuola per una riunione. Ma quel giorno non c’era nessuna riunione a scuola, Gloria scompare. Si fa sera e la professoressa non rientra a casa, numerose le chiamate fatte dalla famiglia ma il cellulare è sempre spento. Il 18 febbraio gli inquirenti hanno sentito un’altra insegnante, anche lei potrebbe essere stata truffata da Gabriele. 
 
Martedì 16 febbraio è stato interrogato Gabriele Defilippi presso il comando provinciale dei Carabinieri di Torino come persona informata dei fatti. Un interrogatorio durato circa 4 ore, in quella stessa circostanza è stata sentita anche la madre del giovane, per circa un’ora. Hanno successivamente lasciato la caserma senza rilasciare alcuna dichiarazione, il loro legale ha riferito: “Hanno risposto alle domande e ripercorso il verbale già redatto in precedenza. Sono entrati da persone informate dei fatti e sono usciti nella stessa veste di testimoni”. Il giovane avrebbe riferito di non aver visto la professoressa dal novembre 2014 e ha raccontato cosa ha fatto il giorno della scomparsa della donna. Il giovane ha dichiarato agli inquirenti di essere rimasto nella casa di Gassino dove risiede con la madre, con il compagno della donna e il fratello.



ADDIO A PIANO E FAILLA, I DUE ITALIANI UCCISI IN LIBIA

Redazione Cronache

Bagno di folla ai funerali di Salvatore Failla, a Carlentini in Sicilia, e Fausto Piano, a Capoterra, in Sardegna. A Carlentini è giunto anche Filippo Calcagno, anche lui rapito in Libia e rilasciato. È arrivato nella chiesa di Santa Tecla accompagnato dalla moglie di Failla, Rosalba Scorpo.

Centinaia di persone si sono recate in chiesa per rendere omaggio a Salvo Failla. La cui salma è arrivata ieri sera in Sicilia alle 23.30 accompagnata dai familiari, la moglie Rosalba con le figlie Eva ed Erica, ed i genitori Natale e Pina, che si erano recati a Roma. Il sindaco di Carlentini, Giuseppe Basso, ha proclamato per oggi il lutto cittadino, invitando i commercianti a sospendere per un minuto la propria attività durante i funerali in segno di cordoglio. "Il Signore ci ha insegnato che il male bisogna vincerlo con il bene e il perdono è la nostra forza. Tutti ricordiamoci che dobbiamo camminare con sentimenti di amore, pace e giustizia". Lo ha detto l'arcivescovo di Siracusa Salvatore Pappalardo, nella sua omelia ai funerali di Failla. Una folla commossa si è stretta attorno alla famiglia, la quale ha voluto che il rito si svolgesse in forma privata, rifiutando i funerali di Stato, denunciando la solitudine e l'abbandono di Salvatore Failla. Vicino a Rosalba Castro, alle due figlie e agli altri familiari, il collega di Failla, Filippo Calcagno, liberato nei giorni scorsi. Presenti diversi sindaci e il presidente della Regione Rosario Crocetta. Il paese si è fermato nel giorno del lutto cittadino, con bandiere a mezz'asta negli uffici pubblici e il silenzio rispettato da residenti, associazioni e commercianti. "Siamo raccolti per pregare insieme – ha aggiunto il vescovo rivolgendosi ai fedeli ed alla famiglia – per il nostro fratello strappato in maniera tragica alla vita, ai familiari ed alla comunità. Una morte dovuta alla mano violenta di qualcuno, ma noi cristiani siamo discepoli di quel Signore Gesù che ci ha insegnato con la sua parola e la sua vita che il male bisogna vincerlo con bene. Ci ha insegnato a perdonare. Nei momenti duri ed insofferenza possiamo smarrirci ma dobbiamo pregare perché ci sia consolazione ai familiari che si sono visti strappare il loro caro. Noi chiediamo al Signore che nei momenti della prova ci faccia sentire più forte il suo amore. E credendo all'amore di Dio troviamo un punto fermo esistenza. Siamo chiamati noi uomini a costruire quel mondo della società dell'amore". Presente anche il prefetto di Siracusa, Armando Gradone, i sindaci di Lentini, Alfio Mangiameli, e di Francofonte, Salvatore Palermo, e di Limbadi, paese in provincia di Vibo Valentia, Francesco Crudo.

 A Capoterra, anche i funerali di Fausto Piano iniziati alle 15. La salma è stata accompagnata durante il viaggio da Ciampino a Cagliari dalla moglie Isabella, dalla figlia Maura e dai figli Giovanni e Stefano. Ad attenderla una trentina di parenti e amici, il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru, i sindaci di Capoterra ed Elmas, Francesco Dessì e Valter Piscedda. Esponenti delle forze dell'ordine hanno accolto i familiari sotto la scaletta appena scesi dal velivolo. I familiari del tecnico tenendosi per mano hanno raggiunto i parenti e gli amici che li aspettavano, tra abbracci e lacrime. I familiari non hanno voluto, anche in questa occasione, rilasciare alcuna dichiarazione, stringendosi insieme ai parenti che li attendevano. Nessun commento nemmeno dalle istituzioni locali e regionali presenti. "Le nostre perplessità sull'autopsia eseguita in Libia si sono rivelate fondate. Il prelievo di parte di tessuti corporei ha reso impossibile l'identificazione dell'arma usata, la distanza e le traiettorie. Non è stata un'autopsia (quella in Libia, ndr) è stata una macelleria". Così l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi. E' stato fatto qualcosa – ha aggiunto l'avvocato – che ha voluto eliminare l'unica prova oggettiva per ricostruire la dinamica dei fatti". Il penalista, che assiste i familiari di Salvatore Failla, ha tuttavia riconosciuto l'impegno dei rappresentanti italiani in Libia che "si sono battuti per evitare questo scempio".




SIRACUSA: SITO DELLA PROVINCIA SOTTO ATTACCO

di Silvio Rossi

Siracusa – Qual è il livello di sicurezza informatica dei portali istituzionali? Come fa un cittadino a essere sicuro quando naviga nel sito della regione, della provincia, del proprio comune? Spesso le istituzioni locali non hanno la possibilità di garantire un’adeguata manutenzione, col risultato di avere pagine vulnerabili all’attacco degli hacker.

Uno degli ultimi esempi è il sito della Provincia di Siracusa, dal quale sono partite mail spamming verso molte persone, nel tentativo di estorcere al malcapitato di turno i dati di accesso al conto bancario (il cosiddetto phishing). Una mail che giunge da un indirizzo riconducibile a una pubblica amministrazione può far abbassare le difese del navigatore medio, che può sentirsi rassicurato, per cui il pericolo è notevole.

Nel caso specifico, la mail, inviata da un indirizzo “postmaster@provincia.siracusa.it”, che non è una casella di mail gestita direttamente dal sistema informatico provinciale, ma probabilmente un “alias”, ossia un nome di facciata, generato da qualche hacker quando è entrato nel sistema di controllo del sito, contiene un link a una pagina chiamata: www.provincia.siracusa.it/public/atti.

Una pagina apparentemente innocua, ma che contiene il tranello. Infatti, come ci ha confermato la responsabile del sito provinciale, la dottoressa Vincenza Sicuso, nel loro dominio non esiste una pagina col nome “public”. Il link in questione, tramite la pagina creata dall’hacker nel sito, rilancia a un sito dove vengono raccolti i dati dei malcapitati, cui viene chiesto di confermare i dati di accesso al sistema di home banking di Banca Intesa (questo nel caso da me controllato, probabilmente ci sono altre pagine con le schermate di altre banche).

Il sito dove gli ignari visitatori vengono reindirizzati è gestito da una oscura società di software indiana, ubicata a Calcutta, dove difficilmente le denunce per truffa intentate da chi ha subito il furto dei dati potranno avere soddisfazione.
La responsabile del sito ci ha confidato come è un po’ di tempo che sono sotto l’attacco di hacker, e che le numerose denunce da loro presentate non sono riuscite comunque a far fermare questo problema. La provincia non dispone di fondi per dotarsi di un sistema di sicurezza adeguato. Forse, un piano nazionale per far convergere i siti istituzionali in server più controllati, gestiti direttamente dal Ministero all’Interno, con il controllo della Polizia Postale, potrebbe essere una soluzione da non sottovalutare.




GLORIA ROSBOCH: SI CERCA LA PISTOLA DI GABRIELE DE FILIPPI

di Angelo Barraco
 
Torino – Sono ancora tanti i dubbi che ruotano attorno alla morte della professoressa Gloria Rosboch, 49enne uccisa il 13 gennaio. Nella mattinata di oggi, 10 marzo, sono riprese le ricerche della pistola di Gabriele Defilippi nei boschi di Rocca Canavese, tra Barbania e Rivara. Alle operazioni di ricerca, presenzia anche Roberto Obert, amante di Gabriele Defilippi e complice nel delitto. Gli inquirenti avevano svolto precedentemente un sopralluogo per cercare l’arma, ma l’esito era stato negativo. L’arma era stata consegnata da Defilippi ad Obert con la richiesta ultima di nasconderla e farla sparire. L’arma non è stata utilizzata nel delitto della professoressa, ma il ritrovamento di essa potrebbe aprire nuovi scenari. Quali sono questi nuovi scenari su cui, attualmente, si sta puntando l’attenzione? Il 18 gennaio scorso, è stato ucciso un pregiudicato nelle campagne di Rivarolo, tale Pierpaolo Pomatto, di Feletto. Per il delitto è stato condannato M.P. ritenuto l’autore materiale del delitto poiché trovato in possesso del cellulare della vittima, ma l’uomo si è proclamato innocente. Ma cosa lega il caso Rosboch e il caso Pomatto? La risposta è un dato oggettivo che emerge come la nebbia che avvolge quei luoghi, le banconote false. Accanto al cadavere di Pierpaolo Pomatto sono state tovate delle banconote fac-simile di vario taglio. In un primo momento, tale elemento simbolico fu associato alle vicende giudiziarie passate di Pomatto, poichè era stato implicato in una vicenda che riguardava le Brigate Rosse e per questo processato, inoltre era stato processato nel 2009 per estorsione. L’arma del delitto non è mai stata trovata. Ma cosa c’entra Defilippi e Obert e la vicenda delle banconote false? Gabriele avrebbe consegnato a Roberto delle banconote false. Ritrovare l’arma è importante per chiarire alcuni punti importanti e per stabilire se i due episodi sono collegati oppure no.
 
Ultimi avvenimenti. E’ stata ascoltata in procura a Ivrea la fidanzata di Gabriele DiFilippi, una 20enne marocchina che dopo il delitto era tornata in patria. La giovane si è presentata spontaneamente in procura, è stata interrogata dal procuratore di Ivrea e dal capo del nucleo investigativo dei Carabinieri di Torino, ma senza un avvocato. Viene interrogata come persona informata sui fatti. Le indagini che stanno svolgendo gli inquirenti hanno lo scopo di appurare se vi siano altre persone coinvolte nella truffa ai danni dell’insegnante, l’inchiesta per truffa era stata aperta dalla procura di Torino ed è passata alla procura di Ivrea e quindi unificata all’inchiesta sull’omicidio. 
 
Gabriele Defilippi  è detenuto in  isolamento nel reparto psichiatrico del carcere di Torino e sorvegliato costantemente da telecamere. Il giovane non può inoltre leggere giornali né guardare la televisione. Ha visto il suo legale venerdì scorso. La madre, Caterina Abbattista, può invece accedere ai mezzi d’informazione. 
 
Il 27 febbraio sono stati effettuati degli accertamenti di natura tecnica, nell’area in cui è stato rinvenuto il cadavere dell’insegnante di 49 anni che, al momento del rinvenimento, si trovava in una vasca. Gli inquirenti si sono avvalsi dell’aiuto di un drone per riprendere l’intera area e ricostruire i movimenti di Gabriele Defilippi, Roberto Obert e Caterina Abbattista, tutti e tre detenuti per omicidio. Proprio sulla figura di Gabriele è puntata l’attenzione di inquirenti e avvocati. Emerge che il giovane reo confesso del delitto sarebbe stato in cura da uno psicologo nel 2011. Lui, ragazzo eccentrico, dai tanti profili facebook, che si sbizzarriva a mutare il suo aspetto per sembrare un’altra persona, è ricordato in paese proprio per questo. La difesa di Gabriele giocherà le sue carte sulla semi infermità mentale? Emerge che è stato nominato come consulente un primario di psichiatria. L’accusa, ricordiamo,  sostiene che Gabriele, insieme all’amante, avrebbe organizzato l’omicidio effettuando prima un sopralluogo nelle cisterne, precisamente due giorni prima e usando sim esclusivamente per il delitto. 
 
Ma non è tutto,  In un’intervista al programma Mattino 5 ha parlato ha parlato un compagno di gioco di Gabriele e ha riferito: “Gabriele ha attirato la mia attenzione perché giocava esattamente quattro volte la mia puntata ogni giro di pallina. Per essere un ragazzo così giovane era una cifra molto importante, giocava ogni giro dai 1.500 ai 2.500 euro. A fine serata erano migliaia di euro", ha detto anche “Era un giocatore molto importante, altrimenti non mi avrebbe mai affascinato questo tipo di personaggio. Una sera d’agosto vinse 15.000 euro ma, non sono in grado di dire se li rigiocò tutti. Aveva un gioco molto compulsivo, si spostava di volta in volta da tavolo a tavolo. Era sempre elegantissimo nel modo di vestire e aveva una raffinatezza linguistica incredibile. Si capiva che non aveva voglia d’interagire con me, probabilmente pensava che io lo monitorassi ma in realtà ero solo affascinato dalla sua mole di gioco. Era molto riservato e attento a non raccontarmi niente del suo lavoro tanto che, quando una sera cercai di invitarlo a cena, lui mi disse che faceva l’imprenditore ma notai che non era assolutamente interessato ad affrontare l’argomento. Era molto freddo, molto lucido e poco comunicativo”.  Tutto continua a girare attorno ai soldi quindi.
 
Gloria Rosboch era ancora viva quando è stata gettata nella cisterna, è questo ciò che ha dichiarato Gabriele Defilippi, reo confesso del delitto della Professoressa. “Gloria era ancora viva e si lamentava quando io e Obert l'abbiamo gettata nell'acqua” sono le sue parole, Gabriele continua dicendo “Dopo averla uccisa  abbiamo raccolto in un sacco tutte le sue cose e siamo andati a gettarle in giro per Torino”, ha sottolineato inoltre che “il mio amante mi ha rovinato. Ha preso lui tutti i soldi, sono stato fregato”, riferendosi a Roberto Obert. Caterina Abbattista, madre di Gabriele, aveva raccontato agli inquirenti che il 13 gennaio, giorno della scomparsa di Gloria Rosboch, il figlio si trovava a casa con lei e il fratello di 13 anni. Ma emerge un particolare che smentisce questa prima testimonianza della donna, poiché proprio il 13 gennaio la donna risponde su Whatsapp ad un’amica che chiede informazioni su Gabriele e la donna risponde “Lui è via”. Il capo d’accusa che pende sui tre è di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e concorso. La donna è infermiera all’ospedale di Ivrea e ha raccontato agli inquirenti che il 13 gennaio era in ospedale, ma dalle indagini è emerso che la donna in realtà si trovava altrove. La donna timbrava alle 14.47 e usciva dall’ospedale alle 22.55, ma le celle telefoniche della donna hanno determinato una sua collocazione nelle zone di Montalenghe, dove avrebbe fatto una telefonata alle ore 19.19. Le ricostruzioni fatte dalla donna sono ritenute dal gip “del tutto inveritiere” poiché ha sempre sostenuto di non essersi mai allontanata dall’ospedale di Ivrea. 
 
Gloria Rosboch, scomparsa il 13 gennaio e viene uccisa mediante strangolamento con un laccio, o una sciarpa o un foulard, sicuramente un tessuto leggero vista l’assenza di segni di escoriazione sul collo. Per il suo omicidio sono stati fermati Gabriele Defilippi, Caterina Abbatista e Roberto Obert. Defilippi e Obert sono accusati di omicidio premeditato e occultamento di cadavere, Abbattista invece è accusata di concorso in omicidio. L’avvocato di Gabriele Defilippi ha riferito: “Sarà inoltre da valutare l'aspetto psichiatrico, visti i numerosi profili che il mio assistito aveva su Facebook” e ha aggiunto “E' consigliabile che il mio assistito non risponda alle domande che gli verranno poste”. Il legale puntualizza che ci sono ancora aspetti da chiarire sul caso e afferma che Defilippi e la madre hanno risposto alle domande del gip: “Gabriele inizia a rendersi conto ora di quello che è accaduto.  Valuteremo la possibilità di chiedere una perizia psichiatrica. Sembra evidente, come confermano i numerosi profili Facebook, che la sua è una personalità disturbata”.
 
Gabriele Defilippi ha ammesso le sue responsabilità in merito all’omicidio della professoressa Gloria Rosboch nel corso degli interrogatori che si sono svolti in precedenza. Ha confessato di aver ucciso la professoressa insieme a Roberto Obert. Caterina Abbattista, madre di Gabriele Defilippi, nega invece ogni sua responsabilità.    “L'abbiamo strangolata in auto e poi gettata via. Io non volevo, è stato lui” così è stato confessato l’omicidio di Gloria Rosboch, professoressa di 49 anni scomparsa da Castellamonte il 13 gennaio scorso e rinvenuta cadavere a pochi chilometri da casa, in un bosco di Rivara, all’interno di una vasca di decantazione dell’acqua nei pressi di una cascina. Il corpo della professoressa era ben conservato, grazie all’acqua gelida in cui giaceva che ha rallentato il processo di decomposizione. 
 
Il Procuratore di Ivrea ha riferito nel corso di una conferenza stampa presso il Comando Provinciale dei Carabinieri: “Abbiamo due confessioni con ruoli ribaltati. Roberto Obert ha detto che a strangolare la professoressa Rosboch è stato Gabriele Defilippi, ma quest'ultimo ha rilasciato delle dichiarazioni di verso opposto. Entrambi, però, sono collocati con certezza sulla scena dell'omicidio”, ha precisato inoltre “Abbiamo elementi che provano che entrambi qualche giorno prima del delitto hanno visionato la cisterna dove è stata gettata la donna”. Colui che ha strangolato la Professoressa era seduto nel sedile posteriore dell’autovettura Renault Twingo di Obert, che è stata individuata dalle telecamere. Dietro al macchina vi è un’altra autovettura, una Mini Cooper Gialla, anch’essa appartenente ad Obert. In merito al ruolo di Caterina Abbattista gli inquirenti hanno spiegato: “Nega tutto, ma la sua versione dei fatti contrasta con gli accertamenti tecnici in nostro possesso”, la donna avrebbe riferito di essere stata a lavoro quel giorno, ma tale versione sarebbe stata smentita dalle celle telefoniche.
 
Gabriele Defilippi era stato querelato dalla professoressa per una truffa di 187mila euro, il giovane aveva promesso alla Rosboch una vita insieme e una sicurezza economica determinata dall’investimento della cospicua somma di denaro che, a detta del giovane, sarebbe servita come investimento per una società finanziaria presso cui, a detta del giovane, lavorava anche lui. Ma il giovane, dopo aver preso i soldi, ha interrotto i contatto con l’insegnante che successivamente ha intrapreso le vie legali. Ma i contatti del giovane con la società non esistono, la società che ha tirato in ballo il giovane ha annunciato querele contro Gabriele Defilippi. La professoressa ha presentato una querela per truffa, successivamente riesce a rintracciare il giovane con uno pseudonimo attraverso facebook e le viene riferito dal giovane che un “capo” l’avrebbe picchiato e gli avrebbe sottratto il denaro. Nel mese di Dicembre la professoressa di incontra con la madre del giovane che ribadisce la versione sopracitata e della sottrazione del denaro. Il 13 gennaio, dopo aver pranzato, la professoressa esce a piedi intorno alle 14.45 e riferisce di dover fare rientro a scuola per una riunione. Ma quel giorno non c’era nessuna riunione a scuola, Gloria scompare. Si fa sera e la professoressa non rientra a casa, numerose le chiamate fatte dalla famiglia ma il cellulare è sempre spento. Il 18 febbraio gli inquirenti hanno sentito un’altra insegnante, anche lei potrebbe essere stata truffata da Gabriele. 
 
Martedì 16 febbraio è stato interrogato Gabriele Defilippi presso il comando provinciale dei Carabinieri di Torino come persona informata dei fatti. Un interrogatorio durato circa 4 ore, in quella stessa circostanza è stata sentita anche la madre del giovane, per circa un’ora. Hanno successivamente lasciato la caserma senza rilasciare alcuna dichiarazione, il loro legale ha riferito: “Hanno risposto alle domande e ripercorso il verbale già redatto in precedenza. Sono entrati da persone informate dei fatti e sono usciti nella stessa veste di testimoni”. Il giovane avrebbe riferito di non aver visto la professoressa dal novembre 2014 e ha raccontato cosa ha fatto il giorno della scomparsa della donna. Il giovane ha dichiarato agli inquirenti di essere rimasto nella casa di Gassino dove risiede con la madre, con il compagno della donna e il fratello. 



TERRORISMO, PROGETTAVA UN ATTENTATO A ROMA: ARRESTATO IMAM A CAMPOBASSO

Redazione

Campobasso – La Polizia di Campobasso, presso il Centro di accoglienza rifugiati richiedenti asilo di Campomarino (CB), ha fermato un cittadino somalo, richiedente asilo. L'uomo, secondo l'accusa, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, svolgeva reiterata attività di istigazione alla commissione di delitti con finalità di terrorismo, nei confronti di correligionari ospiti della struttura di accoglienza per richiedenti asilo «Happy Family» di Campomarino

I poliziotti hanno riscontrato che il somalo sfruttava la qualità di Imam della locale comunità islamica per invitare alla Jihad contro gli infedeli; divulgava l´attività terroristica di stampo islamico, in particolare visionando, con alcuni di essi, ed esprimendo commenti elogiativi, immagini e filmati cruenti di azioni riferibili alle organizzazioni islamiche estremiste e riferendo agli astanti, alloggiati nello stesso centro, provenienti da zone prossime alle sedi del conflitto (Medio Oriente e Nord Africa) l´intenzione, una volta ottenuto il «passaporto» (cioè la concessione dell´asilo politico in Italia) di recarsi in Siria a combattere. Esaltava inoltre gli attentati terroristici di Parigi, ed il martirio suicidiario, indicando come bersaglio la stazione ferroviaria di Roma, e comunque invitando i precitati ad unirsi alla cruenta Jihad, allo scopo seguendolo, come dallo stesso reiteratamente proposto, nell´allontanamento dal Centro di accoglienza, nella giornata del 9 marzo 2016, e in un successivo viaggio vero la Siria, da intraprendere, con finalità di arruolamento

Così agendo, concretamente istigava la commissione dei delitti di attentato per finalità terroristiche, atti di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi, con pericolo per l´incolumità pubblica partecipazione ed arruolamento nelle predette associazioni terroristiche . Condotta posta in atto con finalità di terrorismo: con l´aggravante di aver commesso il fatto tramite l´uso di strumenti informatici e telematici Contestualmente al fermo, si è proceduto alla perquisizione dell´indagato, di un altra persona ospitata di nazionalità somala, nonchè di pertinenze immobiliari del Centro di accoglienza, pervenendo al sequestro di cellulari utilizzati per comunicazioni connesse ai fatti di cui sopra. L´indagine è iniziata nel dicembre scorso e si è svolta attraverso acquisizione di sommarie informazioni, indagini tecniche, perquisizioni ed attività di osservazione e controllo sul territorio