MORTE ALESSANDRO NASTA: VERTICI DELLA MARINA MILITARE DI NUOVO IN TRIBUNALE

Redazione

Civitavecchia (RM) – Giovedì 10 dicembre, saranno nuovamente davanti al Gup del Tribunale di Civitavecchia gli ex ammiragli Luigi Binelli Mantelli e Bruno Branciforte, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi (attuale capo di stato maggiore della Marina militare) e il comandante della Vespucci e del suo vice, accusati del reato di cooperazione nel delitto colposo e omicidio colposo in relazione alla morte del sottocapo Alessandro Nasta avvenuta il 24 maggio 2012, a seguito della caduta dall'albero maestro della nave scuola Amerigo Vespucci sul quale stava eseguendo la manovra alle vele. 

“Per rappresentare tutte le vittime del dovere del servizio e dello Stato sarò nuovamente presente in aula rappresentato dall'Avvocato Giorgio Carta affinché il giudice decida anche sulla richiesta di costituzione di parte civile del Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm). – Dichiara Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) – .Mi auguro – prosegue Comellini – che la Ministra Roberta Pinotti, attuale titolare del Ministero della Difesa, già chiamato in giudizio come responsabile civile, voglia fare anche quel doveroso passo per schierarsi al fianco dei genitori di Alessandro Nasta costituendosi parte civile per difendere l'onore e il prestigio della forza armata che sono stati irrimediabilmente compromessi dalla tragica, evitabile, morte del giovane marinaio”.

Alessandro Nasta muore sulla nave scuola della Marina Militare italiana Amerigo Vespucci dopo un volo da un’altezza di 25 metri. Alessandro stava scendendo dal pennone di 56 metri dove era salito per spiegare la vela, un’operazione che aveva fatto tantissime volte. Aveva terminato il turno di guardia, rimasto in piedi tutta la notte ed era di comandata. La mamma di Alessandro, Marisa Toraldo, vuole conscere la verità sulla morte di suo figlio. “Non accuso nessuno, mi faccio solo tante domande – afferma la donna – tra questi interrogativi c’è quello sui dispositivi di sicurezza, se fossero sufficienti per quella manovra. Mio figlio era attaccato a due moschettoni, ma alcuni suoi colleghi mi hanno riferito che a un certo punto bisogna sganciarli perché non è possibile utilizzarli, lì proprio dove sarebbe caduto Alessandro. Stiamo parlando di 56 metri!”.




GIALLO A BOLOGNA: IMPRENDITORE AGRICOLO TROVATO MORTO IN AZIENDA

Redazione

Un imprenditore agricolo 73enne di Molinella è stato trovato morto, ieri sera, all'interno della sua azienda agricola nel bolognese. Il corpo era incastrato sotto al paraurti posteriore di una Toyota Yaris, intestata alla moglie. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di San Martino in Argine e di Molinella che stanno indagando per stabilire l'esatta dinamica del decesso. La scoperta è stata fatta intorno alle 20,40 da un socio dell'uomo, che aveva avviato le ricerche del 73enne su richiesta della moglie, preoccupata per il mancato rientro del marito. L'imprenditore si era allontanato da casa nel tardo pomeriggio, a bordo dell'auto, per sbrigare alcune incombenze in azienda. Sul posto sono intervenuti anche il Pm di turno, la sezione investigazioni scientifiche dell'Arma di Bologna, i Vigili del fuoco, il 118 ed il medico legale. Su disposizione dell'autorità giudiziaria, l'auto è stata sequestrata.




ECCO LE ERUZIONI DELL' ETNA CHE HANNO LASCIATO IL SEGNO

Redazione

Cinquecento anni – dal XVI secolo a oggi – di evoluzione del disegno delle eruzioni che ha forgiato l'immaginario del territorio etneo. Il passaggio cruciale di questo racconto avviene nell'estate del 1833 a Berlino quando Wolfgang Sartorius di Waltershausen, giovane scienziato prussiano, manifesta al geologo Friedrich Hoffmann, autore della prima rappresentazione geognostica della Sicilia, la sua volonta' di approntare una carta di dettaglio topografica e geologica dell'Etna, oggi al centro di una nuova energica fase eruttiva. Quest'impresa cartografica, che rimarra' insuperata fino alla prima meta' del Novecento, costituisce uno dei tanti percorsi iconografici raccontati nel libro "Il disegno delle eruzioni storiche dell'Etna. Percorsi iconografici dal XVI secolo ad oggi", di Tiziana Abate, ricercatrice presso Ecole Pratique des Hautes Etudes-Sorbonne, e Stefano Branca, primo ricercatore dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ricostruisce la storia dell'Etna e delle sue eruzioni attraverso il disegno, inteso sia come oggetto di indagine sia come strumento di analisi, lente d'ingrandimento dietro cui verificare l'evolversi delle conoscenze vulcanologiche. Il volume sara' presentato venerdi' a Catania, testimonianza di un approccio multidisciplinare che ha permesso agli autori di raccontare i passaggi fondamentali che hanno segnato la storia della rappresentazione delle eruzioni dal XVI secolo fino alla moderna cartografia geologica del XXI secolo.

L'indagine storica contribuisce non solo alla ricostruzione di un passato piu' o meno recente, ma indirettamente anche a radicare il senso della continuita' col passato. La vasta e complessa ricerca riguarda esclusivamente le rappresentazioni grafiche dell'Etna in attivita' che permettono la localizzazione dell'eruzione sia nello spazio, perche' l'evento e' geograficamente localizzato, sia nel tempo, in quanto identificabile cronologicamente. Inoltre l'analisi e' stata focalizza su tutte quelle rappresentazioni che hanno apportato delle novita' al modo di descrivere gli eventi eruttivi dal punto di vista grafico. Il risultato scientifico di quest'opera e' di aver promosso un nuovo indirizzo metodologico, che ha permesso di ricostruire la complessa storia dell'evoluzione del disegno delle eruzioni dell'Etna fino alla moderna cartografia geologica, aprendo nuove prospettive di ricerca nel campo dello studio dei fenomeni naturali e della loro interazione con le vicende umane e con la storia del territorio. Un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso quel suggestivo sovrapporsi di coni e di colate che hanno forgiato il vulcano.




NAPOLI: SCOMPARSI DUE PESCATORI IN MARE. AL VIA LE RICERCHE

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Napoli – Due persone sono scomparse in mare nel golfo di Napoli. La segnalazione alla Capitaneria di Porto è arrivata ieri pomeriggio, intorno alle 16.30, dai parenti che non li hanno visti rientrare. Da ieri e anche questa mattina sono in corso le ricerche della Capitaneria di Porto di Napoli: impegnate tutte le motovedette degli uffici del golfo, Castellammare di Stabia, Pozzuoli, Ischia e Capri, e un elicottero dei Vigili del fuoco in perlustramento aereo. Ieri sera ha supportato le operazioni un mezzo dell'Aeronautica. I due sono pescatori sportivi che abitualmente affittano una piccola imbarcazione a Borgo Marinari, nello specchio d'acqua che bagna Castel dell'Ovo a Napoli. Proprio a bordo della piccola imbarcazione i due sono usciti ieri per una battuta di pesca, presumibilmente non dirigendosi troppo lontano da Castel dell'Ovo anche considerate le modeste dimensioni della barca. Le condizioni meteomarine al momento della scomparsa erano ottimali: assenza di vento, mare calmo e visibilità ottima.




BARI: SI FINGE CLIENTE E CON SEGHETTO DA POTATURA RAPINA UNA GIOIELLERIA

Redazione

Bari – Ha rapinato una gioielleria, fingendosi cliente e usando un seghetto da potatura, ma è stato poi acciuffato da un carabiniere e un poliziotto, liberi dal servizio.
È accaduto l’altra mattina in pieno centro a Bari, dove i Carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno arrestato un 27enne del quartiere San Paolo, accusato di rapina aggravata e detenzione e porto illegale di strumenti atti ad offendere.
Il bandito, entrato nel negozio, in corso Cavour, ha chiesto al titolare di mostrargli degli anelli e dei bracciali, dovendo fare un regalo ad una sua amica.
Il commerciante, quindi, gli ha mostrato due cofanetti, contenenti anelli e bracciali in oro. Dopo averli osservati attentamente, nel momento in cui il gioielliere si è distratto un attimo, il rapinatore ha estratto da una busta, che portava in mano, un seghetto da potatura e lo ha puntato contro di lui.
Quindi, ha rapidamente afferrato i due cofanetti, infilandoli nella busta e si è dileguato in tutta fretta, inseguito dal commerciante.
All’esterno, però, vi erano un carabiniere e un poliziotto, liberi dal servizio, che intuito l’accaduto, si sono messi all’inseguimento del malfattore, sino a bloccarlo nel giro di poche decine di metri.
Lanciato l’allarme, è giunta sul posto una “gazzella” del Nucleo Radiomobile, che ha preso in consegna il bandito.
Su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, il 28enne è stato trasferito in carcere.
La merce, del valore di circa 15mila euro, è stata restituita al legittimo proprietario.
Il seghetto, invece, è stato sequestrato.




MARSALA, EMERGENZA SICUREZZA: ECCO IL PIANO DEL COMUNE

di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – La parola “Sicurezza” è diventata onnipresente sulla bocca dei marsalesi che, turbati e destabilizzati dalle rapine che hanno messo a ferro e fuoco ultimamente la città, si domandano quanto sia sicura Marsala e se tutto ciò che veniva svolto in passato, in termini di sicurezza, era sufficiente oppure no. Di certo i cittadini si chiedono anche come mai quel sistema di videosorveglianza interno alla città non sia funzionante, un sistema che dovrebbe garantire la sicurezza e qualora si verificasse una rapina o episodi simili dovrebbe garantire il colpevole o i colpevoli – come nel caso della rapina alla gioielleria in pieno centro storico – alla giustizia.
 
La domanda legittima che si è posta la stragrande maggioranza dei cittadini è stata la seguente: Come mai ci sono delle scatole vuote che dovrebbero video sorvegliare e invece non funzionano? L'Osservatore d'Italia ha voluto sentire l’amministrazione comunale di Marsala per cercare di fare chiarezza su quanto successo e su quanto potrebbe succedere in futuro.
 
Il Vicesindaco di Marsala Agostino Licari ha inteso rispondere al nostro quotidiano in merito alla situazione sicurezza e alle rapine che si sono verificate sul territorio: Gli abbiamo chiesto se c’è stato un rafforzamento delle misure di sicurezza nel territorio, come l’assenza di videosorveglianza. “Ci siamo trovati in una situazione assurda – commenta il vice sindaco di Marsala –  perché da tempo gli uffici avevano lasciato bloccata per un contenzioso al quale non si è voluto mai mettere mano. Successivamente, su iniziativa del Sindaco, finalmente ad ottobre ho fatto la revoca del contenzioso e adesso siamo nelle condizioni di poter partire con il servizio di videosorveglianza”.

Abbiamo chiesto ad Agostino Licari quando partirà con certezza il servizio di videosorveglianza: “Il servizio di videosorveglianza partirà a breve, – assicura Licari – prima di Natale già sarà attivo”. In merito allo stato attuale delle videocamere del centro storico abbiamo chiesto se sono tutte inattive, il vicesindaco di Marsala ci ha confermato che “sono inattive. Questo perché esiste un problema di software che era bloccato e che ora verrà attivato il tutto. Licari fa sapere inoltre che anche i sistemi video relativi la ZTL saranno utilizzati per monitorare il territorio comunale.
 
Il Sindaco, fa sapere Licari,  ha dato disposizione di incrementare le ore di lavoro dei Vigili Urbani, nel senso che gran parte degli operatori erano contrattisti, con un contratto di lavoro di 24 ore e che il loro contratto di lavoro è stato portato da 24 a 30 ore. Questo permetterà quindi una maggiore presenza sul territorio. La nuova contrattualizzazione è partita il primo dicembre.
 
Sull'argomento sicurezza a Marsala è intervenuto anche il Sindaco Alberto Di Girolamo  al quale abbiamo chiesto come ci si sta muovendo in seguito all'expoit di rapine a Marsala: “Stiamo riattivando tutte le pratiche rimaste bloccate a causa di un contenzioso. – afferma Di Girolamo – Zona a traffico limitato, contenzioso bloccato da 4 anni circa, dovrebbe ripartire entro Natale”.
 
Sul mancato funzionamento delle videocamere nel centro storico di Marsala il primo cittadino ha detto: “Mi sono attivato già per verificare – anche qui con un contenzioso di diversi anni che hanno creato- con dei tecnici che stanno verificando se si possono riutilizzare queste videocamere oppure bisogna acquistare un sistema nuovo”.Riguardo i controlli nel centro storico e nella periferia di Marsala il Sindaco ci ha confermato quanto riprotato dal suo vice, ovvero che “I Vigili Urbani dal primo di dicembre sono stati contrattualizzati a 30 ore e che questo comporterà una maggiore presenza di Vigili per la città”.

Di Girolamo fa inoltre sapere di aver avuto un incontro con il Prefetto riguardo i prossimi obiettivi in merito all sicurezza “Ho già parlato con il Prefetto, – dichiara il primo cittadino di Marsala –  il prossimo passo sarà quello di sollecitare Roma e i vari Ministri per potenziare le forze dell’ordine in questa città”.
 
Abbiamo sentito anche il Consigliere Comunale Calogero Ferreri (PD) in merito alle misure di sicurezza attuate in seguito alla raffica di rapine avvenute in pieno centro a Marsala. Il Consigliere ci ha riferito che “Il Sindaco e l’amministrazione comunale stanno provvedendo al ripristino della videosorveglianza in città quindi alla soluzione del contenzioso con la ditta che ha eseguito i lavori ai tempi di Carini.
 
Marsala disporrà quindi in tempi brevissimi ad un servizio di videosorveglianza grazie alla definizione di questo contenzioso con la ditta che anni fa aveva provveduto all'installazione del sistema cittadino di videosorveglianza.  "Per quanto riguarda la sicurezza, – ha concluso il consigliere Pd Ferreri credo che a breve si debba tenere un tavolo tecnico con tutte le forze dell’ordine per cercare di portare la serenità e la sicurezza soprattutto nel periodo di natale”. 
 
NUVOLA IT URBAN SECURITY è un nuovo sistema per la gestione della sicurezza acquistato dai Vigili Urbani di Marsala. L’apparecchio viene posto sopra l’autovettura dei Vigili e serve per rilevare le infrazioni al codice della strada da parte degli automobilisti. L’apparecchio in breve tempo darà ai Vigili tutte le informazioni necessarie delle auto che commettono infrazioni mediante un software che si chiama Street Monitoring. Tramite questo sistema si potranno individuare le autovetture. Noi abbiamo parlato con la Polizia Municipale per avere info in merito al nuovo sistema. L’utilizzo di questo nuovo sistema nella città di Marsala coincide con le rapine che hanno colpito la città. Abbiamo chiesto se la scelta sia stata in qualche modo influenzata da questi avvenimento. Ci è stato riferito che l’acquisto è stato fatto prima delle rapine e che l’oggetto potrà servire anche per individuare soggetti sospetti. 
 
Le rapine. Lo scorso 24 novembre arriva la quarta rapina, nel giro di pochi giorni, e la vittima è ancora una volta un supermercato, precisamente il Conad che si trova in Contrada Terrenove Bambina, noto come Megamarket, che si trova di fronte la Pizzeria Siciliana. La Rapina avviene intorno alle ore 19 circa di martedì 24 novembre e sul posto intervengono i Carabinieri per gli accertamenti di rito. Sabato 21 alle 18,30 la terza rapina ai danni di un supermercato Sisa in contrada Strasatti. Un uomo a volto coperto minaccia uno dei cassieri con un coltello intimandogli di farsi consegnare il denaro presente in cassa che ammontava a poche centinaia di euro. Non ci sono state colluttazioni e nessuno ha subito danni fisici, il titolare del supermercato ha prontamente chiamato i Carabinieri che hanno svolto gli accertamenti di rito. Venerdì 19 novembre 2015 alle ore 19 è stata rapinata in via XI Maggio, di fronte la sempre popolatissima Piazza della Repubblica, chiamata comunemente dai marsalesi Piazza Loggia, la famosa gioielleria gestita da Saverio D’Angelo. La rapina avviene alle ore 19.00, orario in cui il flusso di cittadini che percorre quelle vie del centro è intenso. Due rapinatori a volto scoperto si introducono all’interno della gioielleria asportando diversi gioielli.
Il gioielliere reagisce ai malviventi ma viene picchiato I malviventi subito dopo il saccheggio si dileguano per le vie del centro storico, confondendosi con la folla, senza destare alcun sospetto. L’allarme è stato lanciato proprio dal gioielliere che è stato poi condotto presso l’ospedale “Paolo Borsellino” per un trauma alla mandibola. Dei banditi invece non c’è traccia. Gli inquirenti stanno setacciando le riprese video delle telecamere del centro storico per cercare di individuare chi ha compiuto il furto e il danno fisico al gioielliere.
 
Solo ventiquattro ore dopo la rapina alla gioielleria, due uomini armati di fucile e a volto coperto entrano all’interno di una tabaccheria, prima dell’orario di chiusura. La rapina è avvenuta in Via Colocasio, di fronte al Pronto Soccorso del vecchio ospedale San Biagio. Uno dei due rapinatori ha puntato l’arma contro la proprietaria della tabaccheria e si è fatto consegnare l’intero incasso. La donna non ha reagito poiché ha temuto per la sua vita, per quella del figlio e di un cliente e ha consegnato l’incasso ai malviventi. Dopo aver preso l’incasso i due uomini si sono dileguati e hanno fatto perdere le proprie tracce, non è esclusa l’ipotesi che con loro ci fosse un terzo uomo in macchina ad attenderli. La donna ha poi chiamato subito le forze dell’ordine che hanno svolto gli accertamenti di rito. Non è dato sapere a quanto ammontasse l’incasso, le indagini sono indirizzare su due uomini di nazionalità italiana che hanno dimostrato, dal modus operandi, di non essere alla prima esperienza.



PAPA FRANCESCO APRE IL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA, GUARDA LA DIRETTA CON L'OSSERVATORE D'ITALIA

Redazione

L’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, Papa Francesco da il via al Giubileo straordinario delle Misericordia, ovvero una delle più antiche tradizioni della religione cristiana, con l’apertura della Porta Santa. Ma non tutti sanno qual è il vero significato di questo evento. Partiamo proprio dal nome, il quale deriva dalla parola ebraica yòbel, ovvero il corno d’ariete il cui suono dava inizio all’anno santo ebraico, dedicato al riposo della terra e alla liberazione degli schiavi.

Nel mondo cristiano, invece, ha sempre coinciso con l’anno in cui il Papa concede l’indulgenza, ovvero la remissione dei peccati, ai fedeli che, recandosi in pellegrinaggio a Roma, prendono parte a riti religiosi dedicati proprio a questo. Si tratta di una importante usanza religiosa che affonda le sue radici nel IV secolo a.C. e che, troppo spesso nei secoli successivi, ha prodotto degenerazioni, corruzione politica, problemi di sicurezza (che come vedremo non sono solo le minacce terroristiche dei giorni nostri), crudeli esecuzioni e loschi affari di ambigui personaggi di potere.

Il primo Giubileo ebbe luogo nel 1300 e fu indetto da Papa Bonifacio VIII, ma già da centinaia di anni i pellegrini si recavano a Roma per le indulgenze, tanto che dal VII secolo d.C., non fu più Gerusalemme la prima città santa, ma proprio l’attuale capitale italiana, che ospitava i successori di Pietro e le tombe apostoliche. Bonifacio, dunque, ufficializzò un’usanza che esisteva già da tempo, creando intorno all’evento un indotto non indifferente. E fu proprio nel 1300, quando migliaia di fedeli si radunarono a San Pietro chiedendo l’indulgenza, che il pontefice indisse il primo Anno Santo. Avrebbero ottenuto il perdono dei propri peccati solo coloro i quali, dopo essersi confessati, avessero visitato per 30 giorni, nel caso dei romani, e per 15, nel caso dei pellegrini, le basiliche di San Pietro e San Paolo. Quell’anno, inoltre, si decise che il Giubileo si sarebbe svolto ogni 100 anni. i Giubilei straordinari, come quello di quest’anno, sono arrivati solo in un secondo momento. Allo stesso modo, in seguito, cambiarono le modalità in cui veniva concessa la remissione dei peccati.

Il primo Giubileo che possiamo considerare moderno avvenne nel 1950, quando per la prima volta i pellegrini si recarono a Roma in aereo. La Capitale fu letteralmente invasa da 2 milioni e mezzo di persone. Nel 2000, poi, arrivò un altro “segno di modernità”: Papa Giovanni Paolo II estese l’indulgenza anche a chi seguiva le celebrazioni tramite radio e televisione.
 

Ecco la diretta Tv del Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco




POTENZA: TRAGICA MORTE PER ANTONIO LUONGO SEGRETARIO PD DELLA BASILICATA

di Dom. Lec.

Potenza – Antonio Luongo, segretario regionale del Partito Democratico della Basilicata, è morto la mattina di martedì 8 dicembre 2015 in un incidente avvenuto a Potenza, sulla Via Appia, all'altezza del Rione San Rocco. La sua Micra Nissan è stata ritrovata contro una ringhiera.

Luongo dopo essere stato soccorso è stato trasportato nel vicinissimo ospedale San Carlo, ma i medici non sono riusciti a strapparlo alla morte. Probabilmente, si ipotizza, è stato colto da malore, mentre era alla guida dell'auto, dove viaggiava da solo.

Nato a Potenza il 26 luglio 1958, in possesso del diploma di liceo classico, ha ricoperto la carica di deputato della Repubblica Italiana dal 1999 al 2013, facendo parte della Commissione Politiche Europee. E’ stato eletto segretario regionale del Partito Democratico della Basilicata il 5 agosto 2014.
Dirigente di partito, Luongo ha ricoperto in passato cariche di vertice in seno al Pci-Pds. A lui, insieme con il segretario dell'allora Democrazia Cristiana Peppino Molinari, si deve la grande alleanza tra cattolici e riformisti lucani, che ha permesso al Centrosinistra di governare ininterrottamente la Basilicata dagli anni Ottanta ad oggi anche nella gran parte dei Comuni della Basilicata.

Il presidente della Regione, Marcello Pittella, ha espresso il proprio emozionato e sentito cordoglio e quello dei lucani per la perdita di un dirigente dotato di grande acume politico e di grandissime doti umane, sempre orientati all'interesse generale per favorire la crescita della Basilicata e alla formazione di una classe dirigente di politici e amministratori adeguata alle crescenti esigenze della popolazione lucana.
 




BARI, CENTRO ESPULSIONE IMMIGRATI: ARRESTATO PRESUNTO TERRORISTA

Redazione

Bari – Un presunto terrorista di nazionalità irachena, attualmente ospite del Centro Identificazione ed Espulsione (Cie) di Bari, è stato arrestato stamane dalla Digos, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare dal gip del Tribunale di Bari su richiesta del sostituto procuratore antimafia, Roberto Rossi, con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo anche intrenazionale e assistenza agli associati. Si tratta di Maijud Muhamad, di 45 anni, che era in attesa di espulsione dopo aver scontato una condanna per terrorismo, e che nel frattempo aveva fatto ricorso contro il provvedimento. L'uomo è ritenuto appartenente al gruppo 'Ansar al Islam' e alcuni dei suoi contatti sono stati arrestati un mese addietro dai carabinieri del Ros di Roma.




NAPOLI: 500 MILA BIGLIETTONI FALSI SERIE NUOVA EUROPA

Redazione

Napoli – La Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 500mila euro falsi a un 39enne milanese, bloccato al termine di un inseguimento nelle strade di Casoria (Napoli). A.F. è stato notato alla guida dell'auto dai militari in servizio di perlustrazione del territorio; affiancato dai finanzieri che gli hanno intimato l'alt, il 39enne ha risposto dando il via a una fuga ad alta velocità che si è conclusa dieci minuti dopo con uno speronamento all'auto delle Fiamme Gialle. Dopo aver immobilizzato il fuggitivo ed effettuato le perquisizioni di rito sulla persona e sull'auto, sono state ritrovate all'interno del bagagliaio 4 scatole di cartone contenenti oltre 500mila euro nel taglio da 10. Gli accertamenti effettuati sulle banconote hanno permesso di constatarne la pregevole fattura, in grado di ingannare facilmente chiunque ne fosse venuto in possesso. A stupire i finanzieri non tanto l'importo quanto il fatto che si tratta di banconote false della nuova serie Europa introdotta dalla Bce appena dal settembre 2014, con nuove caratteristiche di sicurezza proprio per contrastare il fenomeno del falso ampiamente diffuso in tutti i Paesi dell'Unione. Si tratta del primo sequestro di banconote della nuova serie mai effettuato in Europa e, secondo la Guardia di Finanza, è indicativo che sia avvenuto nell'hinterland partenopeo dove la produzione italiana di banconote false meglio nota come «Napoli Group» ha radici storiche. L'arrestato è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Napoli Nord che ha assunto la direzione delle indagini.




RICCIONE: RIAPRE IL COCORICĂ’, GRANDE AFFLUENZA DI GIOVANI

di Angelo Barraco
 
Riccione – Ieri 5 dicembre il Cocorirò ha riaperto le porte in seguito allo stop durato quattro mesi. Poco prima della mezzanotte c’era tanta affluenza di ragazzi in attesa di entrare. All’interno del locale sono stati potenziati i controlli e vige un regime di maggiore sicurezza, inoltre ai minori è vietato l’ingresso, qualora un soggetto esce dal locale non può più rientrarvi, i parcheggi sono stati transennati e sono state istallate circa 70 telecamere. Ma come mai era stato chiuso il Cocoricò? Ripercorriamo la vicenda. La notte del 19/07/2015 ha perso la vita in seguito all’assunzione di ecstasy. Il giovane, della provincia di Perugia, si trovava all’interno del locale con gli amici e intorno alle 4 si è sentito male. L’ambulanza lo ha immediatamente soccorso, è stato portato in ospedale ma non c’e stato nulla da fare per il giovane. Le polemiche che si sono succedute sono state tante, giorno 11/09/2015 il Tar dell’Emilia Romagna ha rigettato il ricorso presentato dal Cocorico' contro la decisione del Questore di Rimini. Lo rende noto il Codacons, che si era costituito in giudizio difendendo il provvedimento della Questura.
 
L'ordinanza del Tar. Nel rigettare il ricorso il Tar scrive nel testo dell'ordinanza: "Considerato che ai sensi dell'invocato art. 41 della Costituzione l'iniziativa economica privata e' libera ma non puo' svolgersi in contrasto con l'utilita' sociale, e quindi non deve provocare 'danni sproporzionati all'ambiente e alla salute' (Corte Cost. 116/06) e alla sicurezza pubblica; che tale principio si impone in sede di bilanciamento degli interessi in gioco, assegnando prevalenza a quest'ultimo; che l'esercizio del potere ex art. 100 TULPS e' connotato da amplissima discrezionalita', nella fattispecie immune da censure di manifesta irragionevolezza o errori di fatto, esercitato in base ad un principio e per un fine di 'precauzione', cioe' allo scopo di provocare disaggregazione di criminalita' gravitante nel luogo considerato (e non certo di sanzionare responsabilita', coinvolgimenti o inerzie del gestore); che la durata della sospensione e' stata parametrata a tale esigenza, e che quindi non appaiono violati i principi di proporzionalita' e adeguatezza al fine". "Ci auguriamo – commenta il Codacons – che, dopo questa decisione del Tar, il Cocorico' sappia prendere adeguati provvedimenti contro lo spaccio di sostanze stupefacenti e a tutela della salute dei giovani, per i quali la discoteca rappresenta un importante punto di riferimento".