ROMA: TRUFFATORE SI FINGE 007 E VIOLENTA UNA DONNA

Redazione

Roma – Si spaccia per 007 per conquistare una donna e la convince (forse con l'aiuto di qualche sostanza) a far sesso insieme ma quando lei, insospettita da alcuni suoi comportamenti, si rivolge alla polizia, fa perdere le proprie tracce. E' stato denunciato per violenza sessuale e ricettazione il 45enne romano identificato dagli agenti del Commissariato San Paolo e sorpreso in un albergo di Nettuno con le valigie pronte: il sospetto degli investigatori e' che possa essersi reso responsabile anche di alcune truffe, sempre fingendo di appartenere alle forze dell'ordine e millantando conoscenze altolocate. Inizialmente, la relazione tra il falso detective (che usava anche un nome di fantasia) e la sua "fiamma" e' parsa procedere normalmente ma presto la storia ha preso una piega sempre piu' inverosimile. Il 45enne, tra l'altro, ha raccontato alla donna di essere stato costretto ad avvicinarla per indagare sul suo ex marito, che secondo la sua fantasiosa ricostruzione era un soggetto pericoloso su cui stava indagando e che era in procinto di arrestare: per alcuni giorni, con la scusa di doverla proteggere, l'ha persino costretta a nascondersi in un hotel.

Una sera, poi, i due hanno consumato un rapporto sessuale non protetto, al quale lei – ormai in uno stato di completa sudditanza psicologica – non sarebbe riuscita ad opporsi. Tra le ipotesi investigative anche quella che, a sua insaputa, l'uomo le abbia somministrato qualche sostanza per far si' che non si opponesse. Quando il sedicente 007 ha capito che le sue bugie stavano per essere smascherate, si e' eclissato ma la polizia, raccolta la denuncia della vittima, gli ha stretto il cerchio attorno e ha aspettato che facesse un passo falso. Cosa puntualmente accaduta nella mattinata di ieri, quando l'uomo e' stato bloccato mentre si preparava a partire. Nella sua stanza gli agenti hanno trovato e sequestrato anche un assegno, risultato di provenienza furtiva, e una replica di pistola del tipo in dotazione alle forze dell'ordine.Redazione




NAPOLI, RIONE TRAIANO: UN FERITO GRAVE A CAUSA DI UN AGGUATO

Redazione

Napoli – Agguato a Napoli, nel rione Traiano. Un uomo di 39 anni e' stato ferito in maniera grave da alcuni colpi di arma da fuoco esplosi da due sicari, che viaggiavano in sella ad uno scooter. L'uomo, che abita poco distante dal luogo dell'agguato, e' stato raggiunto alla schiena e al torace: ferite che fanno ipotizzare alla polizia, che indaga sull'episodio, che i due malviventi avessero una missione di morte da compiere. Soccorso, il ferito e' stato trasportato all'ospedale San Paolo, dove versa in gravi condizioni.Redazione




OMICIDIO VERONICA BALSAMO: LE ACCUSE CHE PENDONO SUL FIDANZATO EMANUELE CASULA

di Christian Montagna

Soltanto pochi giorni fa la notizia dell'arresto di Emanuele Casula, il fidanzato diciottenne della giovane vittima. Posto dapprima in stato di fermo e successivamente arrestato, il giovane è stato incastrato dalle macchie del DNA. Quella tragica notte d' agosto, oltre Veronica, un' altra persona rischiò di perdere la vita: è Gianmario Lucchini, l'uomo disabile che fu ritrovato in una pozza di sangue e privo di sensi. Sin dai primi rilievi, la morte di Veronica non sembró accidentale; il giovane era stato il primo ad essere indagato poiché ultimo ad aver visto la Balsamo in vita. Diciamo che,sostanzialmente, Emanuele, non ha mai convinto nessuno. Opinione pubblica, magistrati e inquirenti hanno da subito emesso il proprio verdetto: il colpevole è lui.

L'ESAME GENETICO

Nessun dubbio trapela dai risultati degli esami genetici effettuati. Sul pantalone che quella sera indossava Emanuele, erano state isolate tracce ematiche del ragazzo stesso di Veronica e di Lucchini. Le stesse tracce appartenenti al Casula, sono state rinvenute sul cacciavite che utilizzó per colpire il chirichetto. Nessun dubbio dunque per la magistratura che ha proceduto secondo i termini di legge ad accusare il giovane di omicidio e di tentato omicidio per la vicenda del testimone che quella sera avrebbe potuto vedere qualcosa di troppo.

L'ELEMENTO CHIAVE

Un altro elemento ritenuto dagli inquirenti fondamentale ha contribuito all'arresto del giovane. Sulla spalla sinistra di Veronica, al momento del ritrovamento del cadavere, è stata rinvenuta un'impronta di scarpa che corrisponde perfettamente a quella che la sera del delitto indossava Emanuele. Scatterebbe dunque l'ipotesi di una violenta lite prima dell'omicidio. E se il testimone avesse assistito alla lite? Quale potrebbe essere stato il movente di questo atroce delitto? Secondo le ricostruzioni della magistratura, la gelosia che ossessionava Veronica,sarebbe potuta essere la principale causa della lite terminata poi in tragedia.

LE ACCUSE

Diversi dunque sono i reati a cui dovrà rispondere Emanuele. Su di lui pendono molte accuse: omicidio volontario aggravato da futili motivi, l' aver agito in luoghi e circostanze tali da ostacolare la difesa della vittima, occultamento di cadavere, tentato omicidio, furto di medicinali, furto di auto e furto di bicicletta. Una lista lunga che se la giustizia facesse bene il proprio corso, un bel po' di anni in carcere non glieli toglierà nessuno. In attesa della seconda autopsia che sarà effettuata sul corpo di Veronica lunedì sei Ottobre, l'impianto accusatorio potrebbe ancora cambiare e per Emanuele potrebbero peggiorare ancora di più le cose.
 




POZZUOLI, RIONE ARTIACO: SCOMPARSO GIOVANNI VOLPE DA OLTRE 24 ORE.

Di Christian Montagna

Sono da poco passate le ore 9 di venerdi 3 ottobre quando Giovanni Volpe saluta la moglie ed esce dalla sua abitazione in via Artiaco nel Rione Artiaco con la scusa di una commissione. Da quel momento, si perdono le sue tracce. Alle ore 16, i parenti allarmati si recano al comando dei Carabinieri di Arco Felice per sporgere denuncia. Al momento della scomparsa, Volpe indossa un pantalone blu ed una t-shirt bordeaux.Di anni 57, capelli brizzolati, altezza 165 cm circa, corporatura magra,occhi chiari si allontana da casa sprovvisto di documenti di identità, portafogli e autovettura. I parenti e i conoscenti, per tutta la serata,hanno effettuato ricerche sui territori di Quarto, Pozzuoli, Arco Felice. "Inspiegabile il gesto"- commentano i familiari. Nessun motivo potrebbe portare i parenti a pensare ad un allontanamento volontario. I carabinieri del Comando di Arco Felice stanno indagando sulla vicenda. Le foto di Giovanni sono state diramate in tutta la nazione.Chiunque avesse notizie può contattare la nostra redazione o un qualsiasi comando di carabinieri e polizia.

LA TESTIMONIANZA DELL'ULTIMA PERSONA AD AVERLO VISTO:
Ieri sera, intorno alle ore 19, alla stazione ferroviaria di Napoli Centrale un amico lo ha incontrato e per nulla insospettito, lo ha salutato. Giovanni era alla stazione e ha detto all'amico che avrebbe fatto ritorno a casa pochi minuti dopo. Cosa però che non si é verificata. È apparso sereno e tranquillo, con gli stessi indumenti con cui è uscito di casa ed uno zainetto in spalla.




ISERNIA: ECCO LA RICETTA PER RILANCIARE IL TURISMO GRAZIE AL SANTUARIO DI CASTELPETROSO

di Silvio Rossi

Isernia – Una nuova organizzazione per far funzionare adeguatamente il santuario. Questo è quanto è stato pensato dall’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, per rendere fruibile l’Addolorata, in località Castelpetroso, nei pressi di Isernia.
Quest’estate la diocesi di Campobasso ha deciso di porre a riposo le piccole discepole di Gesù, che per molti anni hanno avuto la custodia del santuario, in quanto le nuove esigenze che si devono soddisfare in vista di un aumento di visitatori non erano compatibili col piccolo gruppo di religiose, di cui alcune di età avanzata, che era presente sul luogo. Sono state quindi chiamate a sostituirle le “Serve del Signore e della Vergine di Matarà”, un ordine religioso nato nel 1983 su impulso di Padre Carlos Miguel Buela.
La decisione del vescovo Bregantini ha creato alcuni malcontenti nella comunità dei fedeli, che specie in alcune realtà come quella altomolisana, tende a essere conservatrice, ma il presule spera che presto le nuove “padrone di casa” possano svolgere adeguatamente il proprio compito e convincere gli scettici che la scelta effettuata è stata un passo avanti nel bene del santuario e di tutta la comunità.
Puntare sul turismo religioso può rappresentare, per una terra dove la disoccupazione raggiunge livelli record, una possibile circuito che consente un flusso di turisti da poter portare a visitare anche le altre attrazioni molisane. Basti pensare che i luoghi storici dei pellegrinaggi hanno milioni di visitatori l’anno (da un milione e mezzo pe Montevergine, circa quattro milioni per Loreto, quasi sei milioni per Assisi), mentre le visite al santuario dell’Addolorata sono stati circa 150.000 lo scorso anno. Esiste quindi la possibilità di aumentare notevolmente il numero di persone che si recano per un viaggio a Castelpetroso. Per dare in modo che ciò accada, però, bisogna dare al pellegrino una serie di servizi, ospitalità, accoglienza adeguata alle grandi folle.
Lo scorso anno, il 21 settembre, è stato elevato da Papa Francesco al grado di Basilica Minore, facendolo così diventare una meta di itinerari turistici religiosi, come in Italia esistono in altre realtà legate a santi o, come nel caso della struttura isernina, a luoghi di apparizioni mariane. Il turismo religioso può essere una delle chiavi per creare un circuito turistico nella piccola regione, in quanto può conciliare l’afflusso di un discreto numero di pellegrini col rispetto della natura e dei luoghi che conservano le chiese di cui il Molise è disseminato.
La storia del santuario
Il 22 marzo 1888 sul monte Patalecchia, nel territorio del comune di Castelpetroso, ci fu l’apparizione della Madonna a due pastorelle, Bibiana e Serafina. A questa prima apparizione ne seguirono altre.
Alcuni mesi dopo, il Vescovo di Bojano, Francesco Macarone Palmieri, inviato da papa Leone XIII per indagare sulla vicenda, ebbe a sua volta le stesse visioni, come confermò alcuni giorni in una lettera indirizzata al Papa.
Fu deciso di costruire un santuario per celebrare queste apparizioni, la posa della prima pietra ci fu il 28 settembre del 1890, più a valle rispetto a dove apparve la Vergine, per garantire un più facile accesso ai visitatori, mantenendo una “Via Matris” che collegava i due siti.
La costruzione fu affidata all’architetto Giuseppe Gualandi, bolognese, che adottò lo stile neogotico, utilizzato anche per altre chiese costruite dallo stesso a Roma e in Emilia Romagna. La mancanza di fondi e le due guerre mondiali fecero sì che l’edificazione andasse a rilento, l’esterno fu completato solo negli anni Cinquanta (curati dal figlio di Gualandi, Francesco), e l’inaugurazione avvenne il 21 settembre 1975, a 85 anni di distanza dalla prima pietra.
Frattanto, a dicembre 1973, papa Paolo VI proclamò la Vergine Addolorata di Castelpetroso patrona del Molise, confermando quindi la posizione papale di riconoscimento del fenomeno delle apparizioni avvenute nel luogo.
L’importanza di questo riconoscimento è confermata dal fatto che le apparizioni mariane ufficialmente riconosciute dalla Chiesa Cattolica, sono circa venticinque in tutto il mondo, e solo tre in Italia, avvenute oltre che a Castelpetroso, nella chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte e nelle campagne di Caravaggio, in Lombardia.
Il 19 marzo 1995, durante il viaggio pastorale di papa Giovanni Paolo II in Molise, il santuario dell’Addolorata fu uno dei posti visitati, assieme alla fabbrica Pontificia di campane Marinelli di Agnone e alla città di Campobasso.

Lo scorso anno, il 21 settembre, il santuario è stato elevato da Papa Francesco al grado di Basilica Minore, conferendogli quindi un’importanza degna dell’importanza del luogo. Nel luglio di quest’anno, nella sua visita pastorale in Molise, papa Francesco ha incontrato sul piazzale del santuario i ragazzi appartenenti ai gruppi giovanili delle diocesi molisane.




NICHOLAS GREEN: UN GESTO D’AMORE CHE RIMANE CRISTALLIZZATO NEL CUORE DEGLI ITALIANI

di Cinzia Marchegiani

IL 1° ottobre 1994 è una data che gli italiani hanno scolpito nella propria memoria, quel giorno il piccolo Nicholas Green perdeva la vita in un letto d’ospedale al centro neurochirurgigo dell’ospedale di Messina. Nicholas aveva sette anni quando dalla California era partito con i genitori e sua sorella Eleonor per visitare il nostro belpaese della cultura, delle bellezze storiche che affascinavano la sua famiglia. Ma un destino e una casualità infame lo attendeva sull’autostrada A3 Salerno Reggio Calabria, nei pressi dell’uscita Serre, vicino a Vibo Valencia. La loro autovettura, una Y10 Autobianchi era stata scambiata per quella di un gioielliere cui i malviventi avevano avuto una soffiata per eseguire una rapina. Era il 29 settembre 1994, e Nicholas è colpito con un proiettile alla testa. La morte di Nicholas sconvolse l’Italia intera, rimasta ammutolita per la barbarie e disumanità perpetrata con tanta facilità. Un piccolo turista veniva ucciso in un agguato di malaffare e crudeltà inaudita, e tutti nel nostro intimo ci siamo sentiti impotenti contro quell'omicidio eseguito a sangue freddo.

Le indagini furono subito attivate, nel 1995 furono individuati gli autori del delitto che fece notizia sui giornali di tutto il mondo. Francesco Mesiano (di 22 anni) e Michele Iannello (di 27 anni), entrambi originari di Mileto (Vibo Nalencia) vennero indagati e rinviati a giudizio per questo omicidio, loro si dichiararono innocenti. Nel 1997 furono assolti dalla corte d'assise di Catanzaro, ma la corte d'assise d'appello di Catanzaro nel 1998 condannò Mesiano a 20 anni di reclusione mentre a Iannello (in qualità di autore materiale dell'omicidio) fu comminato ’ergastolo,la sentenza che sarà poi confermata in Cassazione. Iannello, decise in seguito di collaborare con la giustizia di confessare vari delitti chiedeva la revisione del processo Green in quanto continuava a dichiararsi estraneo a questo omicidio. ma l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Vibo Valencia sulle basi di queste indicazioni fu poi archiviata.
Di quest’immane tragedia, nacque un fiore stupendo, che rimane a tutt’oggi cristallizzato nella memoria e nei cuori degli italiani. Un gesto d’amore immenso messo a disposizione dei malati in Italia. Papà Reginald Green e sua moglie autorizzarono il prelievo e la donazione degli organi di Nicholas di cui ne beneficiarono ben sette, quattro adolescenti e un adulto, mentre altri due riceventi riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee.

I coniugi Green profusero con umiltà, un esempio di grande altruismo e coraggio che fu da subito contraccambiato con una grande riconoscenza e ammirazione, poiché in un momento di profondo dolore sono riusciti ad insegnare al mondo intero che la vita rimane comunque un dono prezioso, un atto che farà di seguito impennare le donazioni in Italia, sensibilizzando vivacemente una tematica delicata. L'Amministrazione Comunale di Cosenza, con a capo il sindaco Giacomo Mancini, ha intitolato l'ex Parco degli Ulivi "PARCO NICHOLAS GREEN"…. ma non solo, poiché in ogni parte d’Italia fu intitolata una piazza, un giardino, una scuola in ricordo di questa giovane vita rapita dalla mano violenta, per esprimere riconoscenza e ammirazione per la forza, il coraggio e l'umanità mostrati dai genitori di Nicholas. Ogni anno il papà di Nicholas torna in Italia avvolto dall’amore e riconoscenza di quel gesto d’amore. A Reggio Calabria Reginald Green, quest’anno a settembre è stato accolto in un convegno a Reggio Calabria, ricevuto da Francesco Talarico il presidente del Consiglio regionale della Calabria, l'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, e il responsabile del Centro regionale trapianti, Pellegrino Mancini. Il monumento eretto a nome di Nicholas con sette campane e sette colombe simboleggia la vita che rinasce proprio da quel gesto che commosse tutti in Italia. La targa con la scritta "Donare è rinascere. Giornata in memoria di Nicholas Green" è stata posta sul monumento che è stato realizzato con la fusione dei metalli ricavati dalle armi sequestrate alla criminalità organizzata.

Nicholas Green, vive non solo nei malati che beneficiarono della donazione, ma in ogni italiano, un gesto che rimarrà scolpito nella memoria di tutti. 




CREMONA, CALCIOSCOMMESSE: FIUME DI DENARO E GARE COMBINATE

Redazione

Cremona – La parola ai periti informatici nell'ambito della maxi inchiesta sul calcioscommesse. Nel corso dell'incidente probatorio disposto dal Gip di Cremona, Guido Salvini, ieri e' arrivata parte dei risultati delle perizie su richiesta del procuratore Roberto di Martino in cui sarebbero emersi ancora una volta un fiume di denaro e gare combinate dei campionati dal 2007 al 2008 e ci sarebbe anche il Sassuolo nell'occhio del ciclone. Sono stati passati al setaccio 200 tra computer, smartphone e tablet del centinaio di indagati nell'ambito dell'inchiesta. Negli apparecchi di 27 indagati sono state trovate le 19 parole chiave che il procuratore aveva chiesto di cercare. Parole come abbraccio, assegni, beppe, bolognesi, cambiale, cervia, civ, garanzia, gol-gol, handicap, makelele (il sopannome di Antonio Bellavista, l'ex capitano del Bari per l'accusa pedina chiave della scacchiera internazionale del calcio malato), over, ovetto, pareggio, under, uovo grande, uovo piccolo, vittoria, zingari-zingaro. Non in tutti i casi i periti hanno potuto lavorare per la mancata collaborazione di alcuni personaggi. Stefano Mauri ad esempio non ha fornito il codice pin del proprio telefonino, cosi' come hanno fatto Ivan Tisci e Mauro Bressan. Ma sono state le perizie sugli apparecchi dell'allibratore pescarese Massimo Erodiani e dell'ex commercialista di Beppe Signori, Mario Bruni, a far emergere nuovi particolari su partite vecchie e nuove. I dati raccolti sul pc di quest'ultimo hanno portato alla luce un enorme giro di denaro. Risulta illeggibile inoltre la copia forense delle analisi effettuate sul pc di Antonio Conte, tecnico della nazionale italiana. Intraducibili invece alcune conversazioni riferite a Luca Burini, ex manager che da vent'anni lavorava in Cina, accusato di riciclaggio di denaro.

  Le perizie sono ancora incomplete e i risultati completi verranno illustrati all'udienza del 29 ottobre. Intanto, non si muove dalla Macedonia Hristiyan Ilievski, il principale latitante del calcioscommesse, difeso dall'avvocato Luca Curatti, che assiste anche Gegic e Marco Paoloni, l'ex portiere della Cremonese e del Piacenza, nei cui apparecchi informatici i periti, a detta del difensore, non hanno trovato nulla.




TEATRO DELL'OPERA DI ROMA: LICENZIAMENTO COLLETTIVO PER IL CORO E L'ORCHESTRA

di Daniele Rizzo

Il Teatro dell’Opera di Roma sin dal 1926 aveva sempre avuto un proprio coro e una propria orchestra. Ma il consiglio d’amministrazione convocato dai soci fondatori in seguito all’abbandono del maestro Muti ha decretato l’esternalizzazione, votando una procedura di licenziamento collettiva. Il Ministro della Cultura Franceschini ha parlato di una scelta coraggiosa, un passaggio doloroso ma necessario per salvare l’Opera di Roma e ripartire.
Dello stesso avviso il sindaco di Roma Ignazio Marino, che in conferenza stampa ha dichiarato: “ci rendiamo conto che quello che stiamo cominciando è un percorso che non è stato mai eseguito prima nel nostro paese, però dopo un’accurata riflessione abbiamo pensato che questo è l’unico percorso che può portare ad una vera rinascita del Teatro dell’Opera nella nostra città.”
Ciò significa che il Comune dovrà procedere con delle audizioni per scegliere il nuovo coro e la nuova orchestra in vista della stagione che sta per iniziare. Alle audizioni, come ha precisato il sindaco, potranno partecipare anche il coro e l’orchestra uscenti purché si organizzino in un’associazione. Questo modello adottato dal comune di Roma, ha spiegato il sovrintendente dell’Opera di Roma Carlo Fuortes, è nuovo per il nostro paese ma già in auge da diverso tempo in città come Valencia, Madrid, Parigi, Vienna e Amsterdam.
Il problema di fondo che ha portato a questa dolorosa (permetteteci di dire non per il Comune) scelta è l’indebitamento progressivo crescente. E così dopo un anno di proteste sindacali e opere liriche che fino all’ultimo momento sono state in bilico, ad inizio estate i sindacati Cigl e Fials non hanno firmato il piano industriale di ristrutturazione pensato da Fuortes. Questa instabilità a metà settembre ha convinto il maestro Riccardo Muti a lasciare l’Opera, lamentando la mancanza di serenità per operare nelle giuste condizioni.
Ecco dunque le ragioni che hanno portato il cda a prendere questa decisione; 182 saranno i lavoratori licenziati, 278 quelli che resteranno. Ma restano in che condizione? Lavorare con la spada di Damocle che pende sulla propria testa e la sensazione che si potrebbe perdere il lavoro da un momento all’altro non deve essere facile per nessuno. Tanto più che la stagione del Teatro sta per iniziare e mancano coro e orchestra. Ma Fuortes assicura che “se tutti ragionano con grande senso di responsabilità, e non sempre è avvenuto, si possono contemperare gli interessi di tutti”.
I sindacati annunciano battaglia, le opposizioni nel Consiglio Comunale anche. Ma intanto la privatizzazione – perché di fatto, l’esternalizzazione questo è – è stata annunciata. L’autunno sarà caldo anche fuori dal Teatro dell’Opera, e il comune avrà un’altra bella gatta da pelare.




CAMPOBASSO: BANCONOTE FALSE AI DISTRIBUTORI DI CARBURANTE

Redazione

Campobasso – La Polizia di Stato di Campobasso ha raccolto denunce da parte di titolari di impianti di carburanti della città, che hanno lamentato l'introduzione nell'apposito dispositivo di banconote da euro 10,00 false sulle quali era stato incollato l'ologramma ritagliato da una banconota autentica.

Gli ologrammi sono definiti come figure (o pattern) d'onda interferenti ottenute tramite l'uso di un laser, aventi la specificità di creare un effetto fotografico tridimensionale. Va segnalato che a circolare non è solo cartamoneta falsa ma molte volte anche banconote "vere" che vengono modificate (tagliate per formare due banconote, sovrapposti ritagli di carta, alluminio o scotch) per essere usate presso i distributori automatici di benzina, in modo da sviare la lettura ottica della banconota.

E' evidente che non potranno essere presidiate tutte le apparecchiature automatiche che accettano banconote per erogare beni. Si auspica pertanto che vengano perfezionati i sistemi di sicurezza volti ad impedire il perpetrarsi di questo tipo di truffa.

L'attività della Polizia di Stato è soprattutto preventiva e, pertanto, atteso che sono in circolazione banconote contraffatte, è bene aumentare i livelli di attenzione per riconoscere i soldi falsi: 1) Toccando la carta della banconota si devono percepire al tatto alcuni "rilievi" delle stampe sull'acronimo della Banca centrale europea e nelle 5 lingue ufficiali della Comunità europea nonché nelle cifre indicanti il valore nominale delle banconote e nei motivi architettonici delle finestre e dei portali. Inoltre, lungo i bordi delle banconote da 200 e 500 sono stati inseriti speciali elementi tattili ideati per i non vedenti. 2) Tenendo la banconota controluce si devono vedere un filo di filigrana ed un filo di sicurezza microscritto. 3) Sul fronte delle banconote di piccolo taglio (5, 10, 20) è presente una striscia olografica e muovendo la banconota è possibile osservare alternativamente il simbolo dell'euro in colori brillanti o il valore nominale; sui tagli grandi (50, 100, 200, 500) è presente una placchetta olografica. Muovendo la banconota è possibile osservare alternativamente le cifre indicanti il valore nominale, il motivo architettonico riprodotto sul biglietto o il simbolo euro. 4) Sul retro della banconota di piccolo taglio (5, 10, 20) è presente una striscia iridescente. Muovendo il biglietto, la striscia brilla per effetto della luce. Su quelle di grande taglio (50-100-200-500) è stato utilizzato un inchiostro otticamente variabile per indicare il valore nominale.




SALERNO, TRAGEDIA BAR NEW CLUB 2000: CADE L'ACCUSA DI OMICIDIO VOLONTARIO PER GIANNI PACIELLO.

di Christian Montagna 

Salerno – Ancora novità e colpi di scena nella tragica vicenda che la scorsa domenica ha visto morire quattro giovani ragazzi, colpevoli soltanto di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Gianni Paciello, il ventiduenne che con la sua BMW ha spezzato le quattro giovani vite, ancora ricoverato in ospedale resta in arresto ma cade l'accusa di omicidio volontario. Grande lo sgomento e il dissenso tra le persone di Sassano che giudicano vergognosa la decisione del gip Lucia Iodice. Allestita ad hoc in una stanza dell'ospedale, con la presenza dei legali di Paciello e dello staff sanitario pronto ad intervenire in caso di necessità, ieri, si è tenuta la sentenza per la convalida dell'arresto del giovane. Resta dunque soltanto l'accusa di omicidio colposo plurimo aggravato.




YARA GAMBIRASIO: COLPI DI SCENA NEL GIALLO DELL'OMICIDIO DELLA GIOVANE GINNASTA

A.P.

Colpi di scena nel caso che tiene col fiato sospeso l'intera penisola: l'omicidio della piccola Yara Gambirasio. E' il 26 novembre 2010 quando Yara esce dalla palestra che dista poche centinaia di metri da casa e di lei si perdono le tracce. Tre mesi dopo, il suo corpo viene trovato in un campo abbandonato a Chignolo d’Isola, distante solo una decina di chilometri da casa. L’autopsia svela una ferita alla testa, le coltellate alla schiena, al collo e ai polsi. Nessun colpo mortale: era agonizzante, incapace di chiedere aiuto, ma quando chi l’ha colpita le ha voltato le spalle lei era ancora viva. Il decesso è avvenuto in seguito, quando alle ferite si è aggiunto il freddo. 

ILLEGITTIMO ANCHE TERZO FIGLIO DI ESTER

Anche il terzo figlio di Ester Arzuffi, madre di Giuseppe Bossetti, l'uomo accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, sarebbe stato illegittimo. Secondo "La Stampa" la prova arriva dal test del Dna, anche se la donna continua a negare. Questo ulteriore elemento farebbe crollare l'affidabilità della Arzuffi e ora gli inquirenti mettono in dubbio le sue dichiarazioni in merito al non aver avvertito il muratore di Mapello dopo il test. Il padre naturale del terzo figlio della Arzulli non è Giovanni Bossetti e neppure Giuseppe Guerinoni, l'autista di Gorno. Il pm letizia Ruggeri durante l'interrogatorio del 6 agosto aveva chiesto al presunto killer di Yara: "Ma lei lo sa che neppure suo fratello è figlio di Giovanni Bossetti?". E la risposta del muratore di Mapello era stata: "No, non so nulla e neppure ci credo.

LA FAMIGLIA GAMBIRASIO INTERVIENE NEI CONFRONTI DEI LEGALI DI BOSSETTI

Non può essere vero".Per la prima volta dopo molto tempo la famiglia Gambirasio interviene nel dibattito imperniato sulle indagini sull'omicidio della figlia Yara. E lo fa dopo che uno degli avvocati dell'arrestato Massimo Bossetti ha dichiarato durante una trasmissione di una tv locale: "Secondo noi non si tratta di un omicidio a sfondo sessuale, le indagini sono unidirezionali su Bossetti ma ci sarebbero da fare tanti altri accertamenti. Noi, con tutti i nostri limiti, li stiamo svolgendo e c'e' anche l'ipotesi di una vendetta contro la famiglia Gambirasio, ipotesi che non e' mai stata presa in considerazione seriamente". A questo ha risposto un comunicato dei Gambirasio: "Siamo da sempre convinti che i processi debbano essere celebrati nelle aule dei Tribunali e non nei salotti televisivi. Per questa ragione ci guardiamo bene dal partecipare ai dibattiti televisivi sul tragico caso di Yara. Usciamo, pero', oggi dall'abituale riserbo per dire che e' del tutto inaccettabile che uno dei difensori del sig. Massimo Bossetti, nel corso dell'ennesima trasmissione televisiva, abbia evocato nuovamente l'ipotesi di una presunta vendetta ritorsiva nei confronti della famiglia Gambirasio. Se il difensore del sig. Bossetti ha degli elementi concreti che vanno in quella direzione li porti non in televisione, ma in Tribunale ed in quella sede ci confronteremo. Se invece non li ha, e siamo convinti che sia cosi', si astenga dal rilasciare simili dichiarazioni. La famiglia Gambirasio ha sofferto fin troppo per dover anche sopportare sospetti ed illazioni fondate sul nulla"

MASSIMO BOSSETTI E L'INCONTRO CON IL FIGLIO

Primo incontro in carcere tra Massimo Bossetti e il figlio tredicenne Nicolas. Bossetti dal 16 giugno è detenuto nel carcere di Bergamo in quanto unico indagato nell’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra Yara Gambirasio. All’incontro in carcere il ragazzo è stato accompagnato dalla madre Marita Comi; qui un breve colloquio col padre, che alla fine della conversazione sembra aver detto al figlio “Tornerò presto a casa”. Che poi dipende dal significato che vogliamo dare a “presto”, dal momento che il Tribunale della libertà di Brescia – al quale i legali di Bossetti si sono appellati dopo il rifiuto del Gip di Bergamo – non deciderà prima del 14 ottobre. Comunque sia il figlio ha chiesto di essere presente all’udienza del 14: a prescindere dalla decisione del Tribunale sarà comunque un’altra occasione per vedere il padre, ormai giustamente/ingiustamente recluso da oltre 100 giorni.